Il ministero della guerra sporca, recensione: un’elegante e disordinata avventura bellica secondo Guy Ritchie

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Basato sul libro di saggistica di Damien Lewis del criptico titolo Churchill’s Secret Warriors: The Explosive True Story of the Special Forces Desperadoes of WWII, arriva su Prime Video il nuovo film d'azione e commedia storica diretto da Guy Ritchie, intitolato Il ministero della guerra sporca con la presenza di un cast stellare tra cui Henry Cavill nel ruolo del protagonista Gus March-Phillips, un veterano delle incursioni dei commando realmente esistito intento a impegnarsi in quella che Churchill stesso definì “una guerra poco signorile”.

Di solito è molto difficile annoiarsi con una produzione di Ritchie e di recente lo abbiamo osservato anche con la serie Netflix The Gentlemen che vi abbiamo recensito. In questo caso, inoltre, il regista è riuscito a realizzare un film dalla forte componente storica, basato su eventi veri di recente desecretazione, che risulta vivace, fresco e che funziona nonostante differenti livelli di narrazione e climax. 

Il ministero della guerra sporca: una delle vicende più misteriose della Seconda Guerra Mondiale

Il ministero della guerra sporca narra di alcune imprese pazzesche di un gruppo operativo non autorizzato creato da Winston Churchill in persona (interpretato da Rory Kinnear con un trucco così pesante da sembrare una maschera del Primo Ministro). Sono i primi anni della Seconda Guerra Mondiale e la Gran Bretagna è in gravi difficoltà. Gli Stati Uniti non sono ancora entrati in guerra e gli sforzi dell'Inghilterra per combattere la Germania sono gravemente ostacolati dalla tecnologia dei sottomarini nazisti, che permette loro di controllare vaste aree dell'Oceano Atlantico intorno all'Europa e all'Africa. Winston Churchill è sotto forte pressione per dimettersi da primo ministro e raggiungere un accordo con Hitler per evitare la completa distruzione della Gran Bretagna. La situazione è davvero critica. Così, lui e alcuni alleati selezionati ideano un piano disperato per infliggere un colpo decisivo ai tedeschi.

March-Phillips raduna una squadra che comprende Freddy Alvarez (interpretato da Henry Golding), l'ufficiale della marina danese Anders Lassen (Alan Ritchson nei suoi panni), Henry Hayes (del giovane Hero Fiennes Tiffin) e il sabotatore della SOE Geoffrey Appleyard (interpetato da Alex Pettyfer), insieme ad altri alleati del Brigadiere Gubbins 'M' (del brillante Cary Elwes), tra cui l'esuberante Marjorie Stewart (Eiza González), che hanno già iniziato a sorvegliare il loro obiettivo: la Duchessa d’Aosta, una nave da rifornimento italiana situata sull'isola spagnola di Fernando Po. Il loro ostacolo principale è il comandante delle SS Heinrich Luhr (Til Schweiger nei suoi realistici panni), la cui presenza rende la missione ancora più complicata. 

La storia secondo l'energico e giocoso Guy Ritchie

Come la maggior parte delle commedie d'azione di Guy Ritchie, anche Il ministero della guerra sporca è piena di stile e intelligenza. Tuttavia, a differenza di altre sue commedie d'azione, questa risulta essere una delle sue creazioni più contenute. Nonostante ciò, è un'entrata straordinaria e unica nel repertorio di Ritchie, poiché riesce a esaltare splendidamente gli eventi reali su cui è basata la storia coinvolgendo sempre lo spettatore come se fosse una delle sue classiche rapine d'azione mozzafiato.

La narrazione è principalmente lineare, ma la sceneggiatura brillante, accreditata a ben quattro persone, tra cui Ritchie, Arash Amel e il duo Paul Tamasy ed Eric Johnson, la rende scorrevole, con un accentuato focus verso i personaggi e le loro vite. Gli archi narrativi di Lassen e Stewart, in particolare, sono splendidamente complementati dalle potenti interpretazioni di Ritchson e González. La presenza scenica di Cavill è sufficiente a sostenere l'intero film sulle sue spalle, ma l'ampia gamma di performance di tutti gli attori comprimari e secondari tengono testa alla maniacale perfezione di Cavill, mostrando un'incredibile convinzione e forza.

Una parte memorabile, una meno

Per gran parte delle sue due ore, tuttavia, Il ministero della guerra sporca non sembra un'opera corale. Ritchie sostanzialmente divide il suo film in due parti, alternandosi tra le peripezie marittime di Gus e la missione seduttiva di Marjorie Stewart a Fernando Po. La parte che funziona meglio è la prima poiché è dove il regista attinge a fondo dalla sua ampia irriverenza stilistica, canalizzando il caos della squadra con una regia audace e sfrontata. La sua macchina da presa è energica, ma attenta nel mettere in scena le sequenze d'azione principali. La battaglia d'apertura sulla barca di Gus con un reggimento nazista è l'esempio perfetto del perché questa pellicola funziona, al contempo l'assalto a un campo nazista per salvare il compagno Geoffrey Appleyard dimostra perfettamente l'abilità straordinaria del team e la loro totale mancanza di serietà.

Dove Ritchie perde la sua fluidità è nel pantano delle manovre politiche e della costruzione dell'ambientazione storica. Dedica più tempo del necessario a contestualizzare il ruolo del ministero nella guerra, mettendo in primo piano le riunioni del gabinetto di guerra con Churchill e i suoi vice. Rispetto alle battaglie marittime, queste scene sono più noiose e sottraggono slancio al ritmo avvincente. Poi vi è una parte del film sostanzialmente senza difetti, ma che nel contesto risulta particolarmente inadatta ed è proprio quella dedicata a Marjorie.

Questa parte di trama risulta molto spesso tangenziale alla missione di distruggere gli U-boat e Ritchie non crea molti momenti forti per il personaggio di Marjorie al di fuori dell'archetipo della femme fatale. Vi è solo un momento, che non vi spoileriamo, ma in cui vi è un confronto tra Marjorie ed Heinrich, che è talmente teso e inquietante da essere la scena migliore di Eiza González.

Conclusioni

Il ministero della guerra sporca mette in mostra uno dei capitoli meno conosciuti della Seconda Guerra Mondiale e questo ha permesso al regista e agli sceneggiatori di giocare liberamente con gli eventi. Non dovete prenderlo assolutamente come un docufilm, ma sarebbe difficile immaginare Ritchie realizzarne uno, infatti ogni evento si presta bene alla finzione interpretativa, dando come risultato un film d'azione davvero coinvolgente. I personaggi di Ritchie, dotati di una grande profondità, vengono presentati come figure quasi supereroistiche che alleggeriscono la tensione e di cui si prova anche empatia.

C'è umorismo nelle loro scelte, ma anche una buona dose di brividi sotto forma di spionaggio e azione sanguinosa nonché i punti di forza di Ritchie. Probabilmente non è il film perfetto di Ritchie, sia per la lentezza di alcune parti sia per l'inutilità narrativa di altre, ma nel complesso è un prodotto ben fatto e che permette di passare due ore di leggerezza e adrenalina.

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