Oblivion Song: NoSpoiler intervista Lorenzo De Felici e Annalisa Leoni

Autore: Lorenzo Bianchi ,

Uscito il 9 marzo in Italia in contemporanea con gli Stati Uniti, Oblivion Song è la nuova serie a fumetti di Robert Kirkman, il papà di The Walking Dead, realizzata in collaborazione con due artisti italiani: il disegnatore Lorenzo De Felici e la colorista Annalisa Leoni.

Dopo aver recensito il primo volume, edito nel nostro paese da saldaPress, NoSpoiler ha avuto modo di fare a quest'ultimi alcune domande, che vi proponiamo nell'intervista qui di seguito.

Le edizioni italiane di Oblivion Song - Volume 1

Lorenzo, Annalisa, benvenuti su NoSpoiler! Partiamo dall'inizio. Come siete stati coinvolti nel progetto?

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De Felici: È stato un fulmine a ciel sereno! Qualche anno fa mi è arrivata una mail firmata da Robert Kirkman in persona, nella quale mi proponeva di essere disegnatore e co-creatore di una nuova serie a fumetti di fantascienza da lui scritta. Sul momento sono rimasto senza parole, in quanto non avevo nessuno contatto con la Skybound né mi ero mai mosso per lavorare in America. Ovviamente non mi sono lasciato sfuggire questa opportunità e ho accettato, e Robert è stato gentilissimo nell'aspettarmi per oltre un anno, visto che in quel periodo ero occupato con un progetto per la Francia.

Leoni: Io sono stata coinvolta in un secondo momento. Inizialmente Lorenzo ha realizzato il primo numero, il quale è rimasto in bianco e nero per parecchi mesi. Al tempo io ero molto impegnata con un altro progetto, tanto da non prendere neanche in considerazione la cosa, nonostante mi sarebbe molto piaciuto. Dopo svariati mesi la serie era ancora priva di un colorista e io stavo quasi per concludere il fumetto su cui stavo lavorando, per cui ho deciso di propormi. Così, dopo aver inviato alcuni miei lavori a Robert per presentarmi, lui ha accettato di farmi fare delle prove e alla fine sono stata presa.

Come è lavorare a stretto contatto con Robert Kirkman, uno degli sceneggiatori più influenti dell'ultimo decennio?

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De Felici: Il nostro è per lo più un rapporto epistolare. Pensa che la prima volta che ci siamo incontrati è stata lo scorso ottobre a New York, quando abbiamo annunciato insieme il progetto alla stampa. È stato bello ritrovare la tranquillità con cui si rivolgeva a me via mail anche di persona. Lui è un grandissimo professionista, ama davvero i fumetti, sia leggerli che scriverli. Tornando al nostro rapporto lavorativo, Robert mi manda via mail le sceneggiature dei vari albi, io le leggo, disegno i layout e, una volta approvati, passo ai definitivi. Poi è il turno di Annalisa.

A livello produttivo, che differenza c'è tra lavorare come colorista per una serie americana come Oblivion Song e una italiana (penso per esempio a Orfani)?

Leoni: Sono sicuramente due ambienti diversi. Su Orfani lavoravo insieme a un team di coloristi con cui ci si poteva confrontare e con cui ci si alternava nella colorazione dei numeri, così da avere più "gioco" con le scadenze. Quando possibile ci si dava una mano, però i tempi erano molto stretti e si lavorava sempre un po' "in corsa". Su Oblivion Song la situazione è diversa. Ho sicuramente avuto più tempo per lavorare dato il largo anticipo con cui abbiamo iniziato, ma sono l'unica colorista. È una grossa responsabilità, sia per le tempistiche che per la gestione e il peso delle decisioni prese sul progetto.

© Eric Gaynor / ComicsVerse
Il disegnatore Lorenzo De Felici e la colorista Annalisa Leoni
Il disegnatore e co-creatore di Oblivion Song Lorenzo De Felici e la colorista Annalisa Leoni

Lorenzo, come hai detto prima oltre che disegnatore sei anche co-creatore della serie. Che apporto hai dato alla storia a livello narrativo?

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De Felici: Oltre ad aver progettato graficamente la dimensione di Oblivion, invio spesso idee e suggerimenti a Robert sull'evoluzione dei personaggi o delle varie storyline, visto che lui mi ha fin da subito spronato a farlo. Alcune di esse vengono utilizzate così come gliele ho proposte, altre vengono rielaborate e altre ancora cestinate. Questo continuo confronto e scambio che c'è tra me e Robert è una delle cose che più mi entusiasma di questo progetto. Quando mi trovo a disegnare il layout di un nuovo personaggio la mia mente comincia a fantasticare sulla sua storia e poterla raccontare a Kirkman è un privilegio non da poco.

Quali sono state le tue principali ispirazioni per dar vita graficamente alla dimensione di Oblivion?

De Felici: Sono partito dalla descrizione che Robert mi ha fornito nel soggetto di serie, ovviamente ben più sviluppato della trama che si può leggere in rete. Da videogiocatore entusiasta ho cercato fin da subito di evitare ambientazioni che ricordassero titoli post-apocalittici, come The Last of Us. Ho quindi iniziato a immaginare in che modo la natura avesse sopraffatto la porzione di Philadelphia finita su Oblivion, una colonizzazione aliena ma non completamente astratta. L'idea è stata quella di una sorta di muffa, di un fungo che si espande e distrugge tutto quello che incontra sul proprio cammino. Nel documentarmi ho scoperto cose inquietantissime!

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Tu sei principalmente noto come colorista. Come ci si sente a vedere il proprio lavoro colorato da qualcun altro?

De Felici: Inizialmente è stato molto traumatico! Ho sempre lavorato come colorista per altri, un mestiere che a quanto pare in pochi vogliono fare e per cui c'è molta richiesta, e le volte che mi sono proposto come disegnatore ho sempre colorato i miei disegni senza distinguere le due fasi. L'ostacolo più grande è stato proprio superare questo mio modo di lavorare, lasciando a chi sarebbe venuto dopo di me tutti gli elementi per completare le tavole come io le avevo immaginate.

Le prime pagine di Oblivion Song #1

Annalisa, quanta libertà hai avuto sulla scelta dei colori da utilizzare per i due mondi presenti in Oblivion Song?

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Leoni: Ho sperimentato molto, la libertà è stata praticamente totale. Dopo aver studiato bene il fungo della dimensione di Oblivion sono passata allo studio delle svariate ambientazioni e ho presentato delle proposte a Lorenzo e Robert. Insieme abbiamo poi discusso di cosa funzionasse di più e cosa di meno e abbiamo dato vita a questo nuovo universo.

Lo stacco tonale tra i due mondi è abbastanza evidente.

Leoni: Lo stacco naturalmente è voluto. Al di là della pura necessità di voler distinguere al primo colpo d'occhio le due dimensioni per facilitarne la lettura, ho fatto anche uno studio sul tipo di storia che Robert e Lorenzo volevano raccontare e cosa le due diverse dimensioni dovessero suscitare al lettore.

Ultima domanda. Ormai le serie a fumetti di Kirkman sono facilmente opzionabili tanto per la televisione quanto per il cinema. Se Oblivion Song dovesse un giorno migrare dalla carta allo schermo, chi vorreste come interprete del protagonista Nathan Cole?

Leoni: Allora... Se parliamo di una possibile serie TV ho sempre pensato che Harry Treadaway, il Victor Frankenstein di Penny Dreadful, assomigliasse molto a Nathan, ma forse è fin troppo giovane. Se parliamo di un possibile film e magari di un Nathan un po' più belloccio, direi Michael Fassbender.

De Felici: Non ci ho mai voluto pensare più di tanto perché voglio evitare di mettermi nella testa una faccia precisa, ma non mi dispiacerebbe se a interpretare Nathan fosse Jimmi Simpson, che ho molto apprezzato in Westworld e che seguo dai tempi di C'è sempre il sole a Philadelphia, di cui sono un grandissimo fan. Di lui mi piace molto questo suo essere in grado di interpretare sia ruoli comici che drammatici. Ora come ora forse è un po' troppo giovane, ma tra qualche anno credo sarebbe perfetto per il ruolo.

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