Ispirata al romanzo omonimo della scrittrice tedesca Petra Hammesfahr, # The Sinner è una serie TV antologica statunitense di gran successo giunta alla sua seconda stagione, mentre una terza è attualmente in fase di lavorazione.
Chi ben conosce il genere antologico è conscio di come quindi le stagioni della serie di riferimento siano slegate le une dalle altre. Spesso tutto è diverso: dai personaggi ai luoghi, dalla trama alla collocazione temporale dei fatti.
La prima stagione di The Sinner ha visto Jessica Biel interpretare Cora Tannetti, madre e moglie felice, che un bel giorno in spiaggia uccide a coltellate uno sconosciuto. Arrestata per il suo terribile crimine, Cora rinuncia alla sua difesa mentre sul caso indaga il detective Harry Ambrose (un eccezionale Bill Pullman), che cerca di scoprire le motivazioni che hanno spinto la donna ad un gesto così in apparenza del tutto privo di senso.
Lungi dal voler svelare cosa è accaduto nella prima stagione di The Sinner (vi invitiamo a guardarla - o rivederla - in quanto osannata dalla critica), rivolgiamo la nostra attenzione alla seconda stagione della serie TV, che rinuncia alla Cora di Jessica Biel ma segna il ritorno del detective Harry Ambrose, stavolta chiamato ad investigare su un crimine efferato quanto inquietante.
The Sinner 2: la trama
Andata in onda per la prima volta in Italia su Premium Stories, canale a pagamento di Mediaset Premium, da febbraio ad aprile 2019, la seconda stagione di The Sinner è ora disponibile alla visione su Netflix.
La trama di The Sinner 2 vede il detective Harry Ambrose (Bill Pullman) ritornare, a distanza di ben 15 anni, a Keller, sua città natale che si trova a nord dello stato di New York. L'uomo, insieme a Heather Novack, diventata detective da poco, è chiamato ad indagare sull'omicidio di Adam e Bess, una coppia trovata morta, per presunto avvelenamento, nella stanza di un motel. Julian, il figlio 13enne dei due, rivela alla polizia che si stavano dirigendo verso le Cascate del Niagara quando la loro auto si è rotta. Dopo che Ambrose nota un'eruzione cutanea sul viso del ragazzo, Julian confessa di aver avvelenato il tè dei suoi genitori con l'erba di Jimson. Il tredicenne, reo confesso, non svela però le motivazioni che lo hanno spinto a compiere l'efferato gesto.
L'indagine di certo non appare semplice e finirà con l'aprire un vaso di pandora fatto di misteri e intrighi che avvolgono i nostri protagonisti e la cittadina di Keller. In primis, cominceremo con lo scoprire che Adam e Bess non sono i genitori naturali di Julian, ma che l'adolescente è figlio in realtà di Vera (Carrie Coon), una donna che nei sogni di Julian si manifesta come la sua terapeuta e che, nella realtà, dopo il suo arresto si presenta alla polizia per reclamare i suoi diritti di madre.
Mentre le indagini proseguono e Julian ritira la sua confessione dopo aver parlato con Vera, scopriamo che la donna vive a Mosswood Grave, una specie di comunità "utopica" di Keller. Qui Vera, per anni, ha vissuto sotto il dominio patriarcale della comune, prima di prendere finalmente una posizione ed usarla per diventarne la leader. Il proseguire delle puntate ci svela che, in realtà, neppure Vera è la madre naturale di Julian, ma solo la sua vera madre adottiva. Lo ha allevato come se fosse suo figlio, ma il ragazzo è figlio di Marin, vecchia amica di Heather (nonché "oggetto del suo amore non corrisposto). Il finale di stagione ci porta dritti dritti verso una verità ancor più sconvolgente: il padre biologico di Julian è in realtà il padre di Heather, che ha violentato l'amica di sua figlia nel corso di una notte in cui Marin ha dormito a casa loro.
Il tutto è, inoltre, condito dal percorso di "vicinanza" di Ambrose a Julian. Le lotte del giovane sono state in un certo senso lo specchio di quelle intraprese da Harry Ambrose (l'unico personaggio che proviene dalla prima stagione di The Sinner), quando ha fatto i conti con il suo passato e sua madre, la cui presenza è ancora sospesa su di lui come uno spettro.
The Sinner 2: la spiegazione del finale
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L'intero tema di fondo della seconda stagione di The Sinner sembra essere quello del rapporto tra genitori e figli e di cosa significhi avere un posto da poter davvero chiamare casa. Le lotte di Julian sono state rispecchiate pienamente dall'Harry Ambrose di Bill Pullman (l'unico personaggio crossover della prima stagione), quando ha fatto i conti con il suo passato e sua madre, la cui presenza ancora aleggia sulla sua vita.
Anche la madre naturale di Julian lo "ha perseguitato", anche se in questo caso letteralmente: visto che Marin di notte entrava nella sua stanza per cercare di portarlo via da Vera e Mosswood. Ambrose, inoltre, ha creato con il ragazzino un rapporto che è diventato un'importante pietra miliare per tutta la stagione, soprattutto alla fine quando Julian convince Vera a riportarlo indietro per affrontare le conseguenze di ciò che ha fatto.
Probabilmente, la maggior parte degli spettatori aveva già immaginato che Marin fosse la madre di Julian molto prima che ciò fosse rivelato verso la fine della stagione. E ciò, forse, vale anche per quanto riguarda il fatto che Jack fosse il suo vero padre. Ma tutto ciò non ha molta importanza per Julian. Quando alla fine dell'ultimo episodio si rivolge a Heather e Jack, raggiungendo infine le Cascate del Niagara, dice che sua madre si sarebbe divertita. Intende Marin o Vera? Probabilmente quest'ultima, dal momento che Marin era poco più che un estranea per lui. Ma, in fondo, nessuno può saperlo con certezza.
L'amore non corrisposto di Heather per Marin è stato sicuramente uno dei fili più potenti della narrazione, con Hannah Gross (Marin) che ha interpretato in modo straziante l'adolescente in travaglio emotivo (e in seguito, l'adulta conflittuale e travagliata) che è stato vista come un oggetto sessuale da tutti quelli che ha incontrato. Il dolore di non potere far affidamento sulla "sua migliore amica" Heather ha sicuramente influenzato la vita di Marin, con un confronto finale tra le due che si è rivelato particolarmente emozionante.
Per tutta la stagione, The Sinner ha sovvertito le aspettative in un modo che ha reso la narrazione estremamente interessante: dalla rivelazione della parentela di Julian (più volte) alle pratiche di Mosswood, fino a momenti relativamente accennati (ma importanti) come la morte di Marin. Parallelamente, anche Ambrose, come Julian, deve affrontare la sua verità: non ha dato fuoco alla sua casa da ragazzo per uccidere sua madre, ma per attirare la sua attenzione, per porre termine all'indifferenza della donna nei suoi confronti. Il motivo che lo ha spinto quasi sempre alla ricerca della morte: una sorta di punizione e auto-distruzione.
Il finale di The Sinner offre un'opportunità di purificazione anche per Vera, interpretata da una magistrale Carrie Coon. Indipendentemente dal fatto che Julian abbia commesso questi omicidi e abbia quindi dato inizio a tutta la storia, appare inevitabile come ci sarebbe stata una resa dei conti tra Julian e Vera a un certo punto, con il crescere del ragazzo. Non poteva rimanere a Mosswood per sempre - avrebbe iniziato a mettere in discussione le cose diventando un giovane uomo, facendosi domande e Vera non era preparata per questo stravolgimento. Era troppo impegnata a vivere nella sua bolla. Quindi tra i due avviene un conflitto duro quanto interessante, nonostante le intenzioni di Vera fossero davvero buone: creare un Eden apparentemente perfetto per suo figlio.
Le dichiarazioni di Derek Simonds
Derek Simonds, sceneggiatore di The Sinner 2, a proposito del personaggio interpretato da Carrie Coon ha dichiarato:
Vera è stata certamente un personaggio sospetto sin dall'inizio per via del suo segreto, ma aveva delle buone intenzioni. Sin da quando ho presentato il ruolo a Carrie Coon, ho sicuramente messo in evidenza l'idea che Vera è una madre molto impegnata e amorevole che ha questi segreti oscuri nel suo passato. Quando questi segreti vengono rivelati ci rendiamo conto di quanto sia stata piuttosto eroica nel trasformare questa tossica comunità patriarcale, al limite del culto, in un matriarcato che in realtà ha corretto gli sfruttamenti avvenuti in passato. Volevamo esplorare come fosse difficile oggi per una donna avere come fardello l'eredità di un simile patriarcato.
Lo sceneggiatore, inoltre, ha aggiunto:
Quando la storia ha cominciato a indirizzarsi verso Mosswood e poi verso Vera, c'erano così tanti misteri e domande a cui rispondere: 'qual è la natura di questa comunità? In cosa credono coloro che ne fanno parte? Con quali di quei valori, che sono considerati aberranti dalla società (ma non lo sono necessariamente) ma in realtà sono solo diversi, avrebbero cresciuto Julian? In definitiva, quello che volevamo fare era suscitare i sospetti delle persone e poi ribaltarli in modo interessante e mostrare che c'è molta area grigia in queste comunità.
Vera ha finito per mettere Julian e il suo senso di maternità davanti a Mosswood e al suo più ampio senso di responsabilità. Penso che la tragedia di Vera sia che, come genitore, sia fiduciosa nel credere di poter modellare un nuovo essere umano con i valori da lei sposati. E adoro la storia perché per me è una vera indagine sui genitori in generale. Ho visto Vera aver sofferto sotto questo patriarcato per così tanto tempo, ma si è anche impegnata a creare questo nuovo "uomo". Lei crede che questi nuovi valori siano qualcosa di buono nel mondo e Julian ne è un simbolo. Ma il suo tentativo è destinato a fallire, per cui è costretta a lasciare andare il ragazzo.
Nonostante la storia, soprattutto all'inizio, lasci configurare una serie TV in pieno stile thriller, c'è da dire che il suo approccio romanzato che ha fatto sì che le cose si muovessero nel corso degli episodi senza intoppi, sebbene senza trascurare i cliffhangers di ogni puntata. Questa stagione, e in particolare il suo finale, non ha mostrato rabbia, inseguimenti, urla, schiamazzi e sparatorie della polizia, ma si è offerta al pubblico in maniera tranquilla e al tempo stesso in modo sofferto quanto soddisfacente, come può essere "il duro mestiere" di essere genitori.
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