Anelka: genio e sregolatezza, di cosa parla il documentario Netflix?

Autore: Alessandro Zoppo ,

"Sono un calciatore, non ero lì per divertimento": Nicolas Anelka è stato un attaccante formidabile, un talento purissimo, un goleador dal carattere nient'affatto facile.

Netflix dedica ad uno dei giocatori più controversi e discussi degli ultimi anni il documentario Anelka: genio e sregolatezza, disponibile sulla piattaforma streaming a partire dal 5 agosto 2020.

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Dopo Le K Benzema e Griezmann: È nata una leggenda, Netfix si tuffa su un altro fenomeno del calcio transalpino che ha fatto parlare spesso e volentieri di sé, soprattutto al di fuori del campo.

Ma di cosa parla precisamente il documentario Netflix?

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Anelka: l'incompris (questo il titolo originale) è diretto da Éric Hannezo (già regista del thriller Enragés, remake di Cani arrabbiati di Mario Bava) e ripercorre vita privata e professionale di un calciatore estroso e fuori dal comune, attualmente alla guida tecnica delle giovanili del Lille e capace in carriera di cambiare maglia ben tredici volte.

Sono tantissime le squadre di club nelle quali Anelka ha giocato: Paris Saint-Germain, Arsenal, Real Madrid, Liverpool, Manchester City, Fenerbahçe, Bolton, Chelsea, Shanghai Shenhua, Juventus, West Bromwich, Atlético Mineiro. Fino agli indiani del Mumbai City, dove ha chiuso la carriera agonistica nel campionato 2014-2015.

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Gli appassionati italiani lo ricordano per l'esperienza negativa alla Juventus. È l'inizio del 2013, la stagione in cui Antonio Conte è squalificato per l'inchiesta sul calcioscommesse e la società acquista Anelka a parametro zero. Lui gioca appena tre spezzoni di partite in Serie A per un totale di 45 minuti complessivi, mai allo Juventus Stadium davanti ai tifosi. "Mi vergogno di quel trasferimento", ricorderà successivamente il bomber.

"Le gros clash": gli insulti a Domenech

Il documentario Netflix si concentra in particolare su un avvenimento che ha "sconvolto" la Francia e che l'allora presidente Nicolas Sarkozy definì "inaccettabile": l'esclusione dalla Nazionale per i rapporti turbolenti tra il calciatore, l'allenatore Raymond Domenech e gli altri compagni di squadra.

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È l'estate del 2010, quella dei Mondiali in Sudafrica. Le continue intemperanze sono già costate ad Anelka l'esclusione dal giro della Nazionale per i dissapori con i due precedenti mister dei bleus, Roger Lemerre e Jacques Santini.

Incluso nella lista dei convocati dal selezionatore Domenech, Nicolas viene epurato dalla rosa perché, nell'intervallo tra primo e secondo tempo della partita persa 2-0 contro il Messico, apostrofa l'allenatore con un "Vai a farti fott..." al quale aggiunge un "figlio di putt...". Non solo: Anelka si rifiuta di presentare pubbliche scuse e viene squalificato per diciotto gare dalla stessa commissione disciplinare della FFF.

L'unico a prendere le sue difese, rivela L'Équipe, è il capitano Patrice Evra, il quale in conferenza stampa dichiara che "il problema non è Anelka, ma il traditore che c'è tra di noi. È lui che va eliminato dal gruppo perché è qualcuno che vuole male a questa Nazionale".

Nel libro autobiografico Tout seul: Souvenirs, l'ex ct della Francia ricostruisce in tutt'altro modo l'accaduto. L'insulto rivolto da Anelka a Domenech, che lo incitava ad andare in profondità mentre "tu te ne rimani là fermo", è "enculé" (stronzo), al quale l'attaccante ha aggiunto "fattela da te la tua squadra di merda".

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Nicolas è un dilettante: ha ucciso il gruppo e non ha nemmeno chiesto scusa.

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Anelka capro espiatorio vittima di un complotto? La vita del bomber è sempre stata così: mai semplice e banale, da genio in campo ma tutt'altro che ligio alle regole.

Prima di sfondare al Psg e all'Arsenal, Nicolas tira i primi calci al pallone nella banlieu parigina dov'è cresciuto. Conosce la vita di strada e non nasconde mai atteggiamenti sopra le righe, in assoluta libertà.

Il lato oscuro di Nicolas Anelka

A Londra, sponda Gunners, litiga furiosamente con Patrick Vieira che accusa (ma la notizia si rivela falsa) di averlo "schiaffeggiato con il pene".

A Madrid, nel periodo al Real, se la prende con i compagni (gente come Casillas, Morientes e Raúl) che non festeggiano a sufficienza ai suoi gol perché gelosi di lui.

Nei sei mesi passati al Liverpool, si scaglia contro il tecnico Gerard Houllier, un "razzista" secondo il quale "i miei fratelli volevano vendermi al miglior offerente".

Nel dicembre del 2013, quando torna in Premier con la casacca del West Bromwich, segna un gol al West Ham e per esultare fa il controverso gesto della "quenelle", inventato dal comico Dieudonne e additato dalla comunità ebraica francese di rappresentare un saluto nazista. Lui si giustifica dicendo che "il gesto era anti-semita, non razzista", ma si becca lo stesso cinque giornate di squalifica, 80mila euro di multa e l'obbligo di frequentare un corso di rieducazione.

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Quando arriva all'Atletico Mineiro, ormai a fine carriera, il club verdeoro rescinde l'accordo prima ancora di farlo scendere in campo perché lui ha fatto letteralmente perdere le sue tracce: ha firmato il contratto e poi è sparito nel nulla.

Questo e tanto altro è stato Nicolas Anelka, un attaccante ribelle e talentuoso, dalla classe sopraffina (gli unici ad averlo valorizzato al meglio sono stati Arsène Wenger all'Arsenal e Carlo Ancelotti al Chelsea) ma totalmente allergico alle regole e alle convenzioni.

#Anelka: genio e sregolatezza include numerose interviste a giornalisti sportivi, addetti ai lavori e attori con i quali il calciatore ha stretto amicizia, da Jamel Debbouze e Gérard Depardieu a Omar Sy, con il quale ha recitato nel film Le boulet - In fuga col cretino e nel documentario Jamel... en vrai!.

Prima dell'approdo al Lille, Anelka si è fatto notare pure in Algeria: diventato direttore sportivo dell'Hussein Dey, ha preso a pugni l'allenatore Meziane Ighil.

Genio e sregolatezza, fuori dagli schemi in campo e nella vita.

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