Come tutti i grandi creativi, Guillermo Del Toro è tanto ricco d'ispirazione quanto facile a stancarsi di un progetto. Anche considerando i guizzi creativi e le bizze caratteriali tipici dei cineasti di un certo prestigio, il regista messicano detiene una sorta di record di progetti accarezzati, annunciati e poi abortiti in diverse fasi di produzione e realizzazione. Per chi conosce il modus operandi di Del Toro insomma non è stata una grande sorpresa scoprire che non aveva intenzione di dirigere il secondo capitolo della sua sorprendente creatura tutta robottoni e omaggi ai b movie di mostri giapponesi.
Il tempo ha dato ragione a Del Toro, che a qualche anno di distanza contempla in qualche angolo di casa un Leone d'Oro e un paio di Oscar di rilievo per La forma dell'acqua.
Ad avere torto invece sono i tanti che davano per spacciato il film che sin dalle prime battute già profumava di franchise, convinti che senza la visionaria creatività del regista sudamericano (comunque rimasto in veste di produttore) il tutto si sarebbe risolto in un sequel mediocre e una serie senza futuro.
Contro ogni aspettativa, l'onesto mestierante Steven S. DeKnight scrive e dirige un Pacific Rim indubbiamente diverso dal precedente, ma con una sua inaspettata coerenza interna e un suo proprio valore.
Pacific Rim 2: un onesto film commerciale
Basta guardare al box office e alle reazioni della critica per comprendere come girare un blockbuster tutto effetti speciali e azione davvero riuscito sia tanto complesso quanto convincere in campo autoriale. Non tutti sono Steven Spielberg, non tutti hanno il suo tocco e si presentano al cinema con l'adattamento di un best seller già attesissimo.
Forse è la sua esperienza come sceneggiatore e produttore televisivo (Spartacus è la sua creatura più nota) che ha forgiato la sensibilità di Steven S. DeKnight. Forse è grazie all'esperienza accumulata al timone della sanguinaria e adrenalinica serie Starz che DeKnight sin dalle prime scene di Pacific Rim: la rivolta appare in pieno controllo di una creatura non sua. La sua regia è acutamente consapevole del bisogno di trasformarsi per rendere l'eredità ricevuta gestibile. D'altronde bisogna ammettere che persino Del Toro non era riuscito a manovrare davvero il corso di un film tanto cult quanto caotico.
Sin dalla rifondazione con nuovi personaggi che prendono via via il posto degli eredi del primo capitolo (su tutti un John Boyega alla ricerca di un franchise da assoluto protagonista) Pacific Rim rinuncia al piglio innovatore e dalle forti note geek d'Oriente. L'orizzonte a cui guarda costantemente è quello dei grandi film d'azione statunitensi, impostando la struttura e il ritmo della pellicola di conseguenza.
Si respira un'aria di familiarità anche con tutte le giovani new entry del cast, perché il modo in cui ci sono presentate, i conflitti che vivono e l'umorismo di cui si avvalgono per risultare accattivanti li conosciamo da anni. Sono quelli dei protagonisti del nostro botteghino, da sempre sbilanciato a favore delle produzioni e dei gusti statunitensi.
Pacific Rim 2: cambiare per sopravvivere
Il sequel di Pacific Rim è un film dinamico, con svolte tradizionali ma anche un paio di colpi di scena abbastanza sorprendenti, la cui scrittura denuncia un'acutissima consapevolezza delle reazioni e dei gusti di chi ha eletto il film di Del Toro come proprio personale cult. Gli Jaeger ci sono, i Kaiju fanno una puntata per non farsi scordare, non mancano combattimenti epici e qualche battuta fulminante. Certo non siamo ai livelli di genialità cialtrona in grado di cancellare l'Apocalisse e creare una personalità unica per un film action, ma ci si diverte il giusto, senza uscirne instupiditi.
Sarà il pubblico a decidere se premiare il film al botteghino e assicurargli un florido futuro. Se dovesse riuscire nell'impresa, il franchise di Pacific Rim se lo sarebbe ampiamente meritato. Il prezzo da pagare sul versante cinefilo è comunque alto: dite pure addio alle influenze nipponiche, alle sbruffonate colossali ma indimenticabili, a un film esagerato ed orgoglioso di esserlo. La Rivolta, nei cinema dal 22 marzo 2018, fa un gran balzo verso la tradizione e i cugini statunitensi di successo, i Transformers.
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