Far ridere al cinema non è mai qualcosa di scontato. O si ha dietro una sceneggiatura che prevede momenti esilaranti (Bud Spencer e Terence Hill docent con la loro comicità fisica e di situazione) oppure si è in possesso di una vis comica in grado di sovrastare il film stesso, un po' come accadeva a gente del calibro di Totò e Peppino De Filippo.
Oggi, forse, si ride meno. È mutata la società, siamo mutati noi. Al tempo stesso si registra una sempre più forte inclinazione per la polemica, per l'odio, per l'insulto. I social, a tal proposito, forniscono un esempio impietoso di tutto ciò.
Per questo, quando al cinema ci si imbatte in un'ottima commedia (caso non così raro) oppure in un buon film comico (meno probabile), scatta quasi sempre il paragone con la risata che fu.
Prendiamo il caso italiano. Siamo (stati) la patria del principe della risata, del ghigno beffardo di Sordi, della comicità surreale e sofisticata di Tognazzi, del riso teatrale di Gassman, della mimica geniale di Manfredi. Abbiamo amato le espressioni e i virtuosismi di Proietti, la maschera immortale di Villaggio e l'iracondo Banfi. Ci hanno strappato un sorriso i re del trash - da Bombolo a Vitali passando per Tomas Milian - e i mattatori della risata popolare anni '80, da Pozzetto e Boldi a De Sica e Calà.
Abbiamo amato incondizionatamente la comicità autoriale di Troisi e Verdone, la spensieratezza del primo Pieraccioni e la verve di Aldo, Giovanni e Giacomo nei loro lungometraggi d'esordio. Poi, un po' alla volta, come una miniera che esaurisce le sue riserve, la risata è scemata, scaduta addirittura, stiracchiata in cinepanettoni sempre più infimi e commedie identiche tra loro.
Non che la comicità non sia sopravvissuta a quello che è a tutti gli effetti un mancato ricambio generazionale. Ha flirtato (tanto) con la neo commedia all'italiana e con volti più o meno nuovi: si pensi allo strepitoso Giallini di Posti in piedi in paradiso (l'ultimo vero grande film di Verdone), alla genuinità di Benvenuti al Sud, alla risata nerd della saga di Smetto Quando Voglio o a quella graffiante e cinica di Perfetti sconosciuti, senza contare il fenomeno Zalone.
Travalicando i confini nazionali, noi di NoSpoiler abbiamo decretato i migliori film comici del 2015 dopo aver stilato le classifiche delle migliori commedie italiane di tutti i tempi e delle più belle pellicole del 2015.
Prima di andare alla scoperta dei più bei titoli ridanciani, vi ricordiamo che questa lista è stata scritta a quattro mani dal sottoscritto Emanuele Zambon e dal collega Francesco Lomuscio, critico esperto di cinema di genere. L'ordine dei film è puramente casuale.
1) Banana
Interpretato da Marco Todisco e soprannominato "Banana" per i suoi piedi non certo a loro agio col pallone, un buffo e fragile quattordicenne di periferia è convinto che nella vita sia necessario prima di tutto cercare di essere felici e che la sua felicità sia l'essere compagno di banco della Jessica dalle fattezze di Beatrice Modica – della quale è segretamente innamorato - anche per il prossimo anno.
Sotto la regia dell’esordiente Andrea Jublin, infatti, lo seguiamo nelle sue avventure quotidiane mentre cerca anche di aiutare la ragazzina a studiare per farla promuovere, sebbene, al contrario di lui, sia la più crudele e disinvolta sessualmente dell'universo, oltre che protetta da tre perfide coetanee che lo detestano.
La sorella aspirante ricercatrice, gli annoiati genitori, una burbera professoressa e il preside, infine, rappresentano la combriccola di adulti che, smarriti e che non sembrano riuscire più a ricordare quale era l'esistenza allo stato puro, completano una commedia capace di rimanere sempre amara nell'inscenare i confronti tra il simpatico protagonista e la violenta e sboccata "fauna giovanile" (e non solo) che lo circonda.
2) Belli di papà
Deciso a far sì che i tre viziati figli ventenni la smettano di condurre un'oziosa vita tempestata di agi e ignari di qualsiasi responsabilità, Diego Abatantuono è un imprenditore di successo che organizza una messa in scena per far credere loro che l'azienda di famiglia stia fallendo a causa di bancarotta fraudolenta e che, quindi, l'unica via di salvezza sia la fuga in una vecchia e ormai malconcia casa in Puglia.
E, grazie alla propria consueta gamma di battute ed espressioni, è proprio lui – che si scontra anche di continuo con l’odiatissimo genero incarnato da un convincente Francesco Facchinetti – a strappare buona parte delle risate in quello che, diretto da Aurelio Chiesa, è il remake italiano del messicano Nostros los nobles, firmato nel 2013 da Gary Alazraki.
Rifacimento ritmatissimo e non privo di momenti velati di amarezza; man mano che, impegnati a sgomberare cantieri, vendere una particolare crema porta a porta e servire in un ristorante, i tre ragazzi (Andrea Pisani, Francesco Di Raimondo e Matilde Gioli) si trovano anche ad affrontare l'impatto generato dal passaggio dalla nullafacenza milanese alla fatica del quotidiano vivere della classe operaia pugliese.
3) Come ammazzare il capo 2
Dopo Come ammazzare il capo… e vivere felici, diretto nel 2011 da Seth Gordon, i protagonisti Jason Bateman, Charlie Day e Jason Sudeikis tornano in questo sequel che, con Sean Anders al timone di regia, li vede sempre più stanchi di rispondere agli ordini dei piani alti e, di conseguenza, decisi a mettersi in proprio per affidare ad un cinico investitore dalle fattezze di Christoph Waltz un prodotto da bagno da loro concepito.
Cinico investitore che manda all’aria il loro piano in cerca di successo, con il risultato che i tre, disperati, arrivano a rapirne il viziato e insopportabile figlio incarnato da Chris Pine; man mano che dal capostipite tornano Kevin Spacey, Jennifer Aniston e, soprattutto, Jamie Foxx nel ruolo del grottesco ex galeotto Dean "Fottimadre" Jones.
Tra equivoci, doppi sensi e azzeccate gag come quella dell’armadio, senza dimenticare inseguimenti automobilistici con la polizia coinvolta.
4) Loro chi?
"Fa il chirurgo...no il vigile, anzi è un sacerdote". In poche parole, Marco Giallini è un imbroglione senza scrupoli nel divertente Loro chi?, commedia sulle conseguenze imprevedibili di "un'innocente carbonara" a cui non rinuncia David (Edoardo Leo), 36 anni e un’unica ambizione: guadagnare la stima del presidente dell’azienda in cui lavora, ottenere quindi un aumento di stipendio e la promozione a dirigente. Finalmente la sua occasione sembra essere arrivata: dovrà presentare un brevetto rivoluzionario che gli garantirà la gloria e l’apprezzamento inseguiti da sempre. Ma in una sola notte l’incontro con Marcello (Marco Giallini), un abile truffatore, cambierà il corso della sua vita. Raggirato per mezzo di un'invitante quanto soporifera spaghettata, resa piccante dall'ausilio di due avvenenti complici di Marcello, David perde tutto: fidanzata, casa e lavoro. Per rifarsi dell'imbroglio subito, dovrà imparare l’arte della truffa proprio da colui che l’ha messo nei guai.
Francesco Miccichè e Fabio Bonifacci realizzano una scanzonata e divertente commedia che vive sui tempi comici di Giallini e sulla duttilità di Edoardo Leo, capace di esaltarsi nel ruolo della vittima a tratti fantozziana e di sorprendere in quello del furfante machiavellico. Farsa dai toni leggeri, storia che ha i colori e sapori della commedia, i ritmi del giallo e la fantasia di inganni multipli. E dove niente, probabilmente, è come sembra.
5) Torno indietro e cambio vita
Se in Ritorno al futuro Michael J. Fox tornava trent’anni indietro nel tempo trovandosi costretto a fare di tutto per consentire ai genitori di accoppiarsi e metterlo al mondo, Raoul Bova passa dal 2015 al 1990 nell’intento di impedire che sui banchi di scuola nasca la sua storia d’amore con la futura moglie Giulia Michelini, che nel presente gli ha chiesto la separazione, confessandogli di frequentare un altro uomo.
Al fianco del protagonista, un esilarante Ricky Memphis nei panni del suo migliore amico; mentre, al timone di regia, Carlo Vanzina non manca di omaggiare in più occasioni la mitica trilogia di Robert Zemeckis, tirando addirittura in ballo una variante con smartphone dell’almanacco sportivo di Ritorno al futuro parte II.
E se da un lato Max Tortora, Michela Andreozzi, Fiorenza Tessari, Stefano Masciarelli e Paola Minaccioni provvedono a completare il cast nei ruoli di genitori, dall’altro la giusta dose di risate lascia non poco spazio alle emozioni, tra nostalgica presenza di lettere cartacee non ancora sostituite da sms e chat e romanticismo volto a ribadire che non si può andare contro il destino.
Complice un taglio meno italiano e più internazionale del solito, e chiudendo un occhio su qualche piccola disattenzione scenografica nella ricostruzione della Roma anni Novanta, Torno indietro e cambio vita regala 1 ora e mezza di spensieratezza.
6) Come ti rovino le vacanze
Ed Helms è Rusty Griswold, pilota regionale di una compagnia aerea sconosciuta, che decide di portare nel rinnovato e più grande parco a tema di Walley World la sua famiglia, costituita dalla moglie Debbie e dai figli James e Kevin, ovvero Christina Applegate, Skyler Gisondo e Steele Stebbins. Sfruttando questo semplice pretesto, John Francis Daley e Jonathan M. Goldstein – sceneggiatori di Come ammazzare il capo... e vivere felici – debuttano dietro la macchina da presa per rispolverare la mitica saga comica statunitense National Lampoon’s Vacation, iniziata nel 1983 da Harold Ramis e della quale i protagonisti Chevy Chase e Beverly D’Angelo vengono recuperati per essere qui calati nei panni di nonni gestori di un bed and breakfast a San Francisco.
Disavventure con un minaccioso camion proto-Duel, un superdotato Chris Hemsworth (!!!) nel ruolo di un famoso presentatore del meteo in diretta dedito all’allevamento di bovini e un immaginario minivan Tartan Prancer corredato di accessori piuttosto inutili condiscono un reboot/sequel on the road che, tirando in ballo anche apparizioni di volti noti dell’entertainment a stelle e strisce (si va da Regina Hall a Colin Hanks), diverte pur ricorrendo a qualche volgarità, ma senza infastidire troppo lo spettatore.
7) La prima volta (di mia figlia)
Metodico e maniaco dell’ordine separato da dieci anni e totalmente dedito alla figlia quindicenne Bianca, ovvero Benedetta Gargari, Alberto alias Riccardo Rossi entra nel panico dal momento in cui, leggendo di nascosto il suo diario, apprende che sta per consumare la sua prima esperienza sessuale.
Ed è lo stesso Rossi a trovarsi dietro la macchina da presa per questo esordio la cui idea di base trascina il tutto in una dimensione decisamente teatrale, in quanto è una cena organizzata dallo stesso in un locale e nel corso della quale intende far capire alla ragazzina come dovrebbe essere presa la prima volta a rappresentare lo svolgimento dell’azione.
Cena in cui si trovano coinvolti la stramba collega psicologa Irene, la ginecologa al consultorio Marina e l’indesiderato marito Giovanni, rispettivamente interpretati da Anna Foglietta, Fabrizia Sacchi e Stefano Fresi, destinato a strappare non poche risate.
Il resto, tra flashback ambientati tra gli anni Ottanta e Novanta e i racconti di ognuno dei presenti, impegnati a raccontare la propria perdita della verginità, sguazza in mezzo a situazioni e battute divertenti per garantire una piacevolissima visione volta a dimostrare, inoltre, come gli adulti, spesso, tendano a fare la morale ad adolescenti forse più “puliti” di loro.
8) Noi e la Giulia
Edoardo Leo adatta, assieme al fido Marco Bonini, il romanzo “Giulia 1300 e altri miracoli” di Fabio Bartolomei. Protagonisti dell'agrodolce commedia Noi e e la Giulia sono un il “tele-sola” venditore di orologi fasulli Fausto (Edoardo Leo), l'impacciato ristoratore fallito Claudio (Stefano Fresi) e il timido venditore d’auto Diego (Luca Argentero).
I tre, in fuga dal passato, dagli spettri del presente o semplicemente dai creditori, si incontrano davanti ad una vetusta masseria, in rovina da chissà quanti decenni. Un incontro fortuito che ricorda quello di Posti in piedi in paradiso tra Carlo Verdone, Pierfrancesco Favino e Marco Giallini. Complice un affarista senza scrupoli che fa lievitare il prezzo del casale, i tre acquirenti decidono di entrare in società e di ristrutturare il complesso per farne un agriturismo (con o senza massaggiatrici). Al trio di quarantenni alla disperata ricerca del "piano B" si aggiunge Sergio (Claudio Amendola), ex sessantottino di poche parole a cui il coatto Fausto deve dei soldi. Completano il quadro una ragazza incinta un po' ingenua (Anna Foglietta), un bracciante ghanese e un guappo che si presenta alla masseria a bordo di una vecchia Giulia 1300 per chiedere il pizzo: si tratta di Vito (Carlo Buccirosso), signorotto al soldo dei potenti della zona.
Leo, alla sua terza regia, trasforma i "soliti ignoti" sfigati in un’assurda banda di sequestratori, capeggiati dal "rosso" Sergio, colui che decide di rovesciare il gioco delle parti riducendo la malavita a ostaggio, rispondendo picche dinanzi alla richiesta di pizzo.
La criminalità organizzata in Noi e la Giulia viene stordita, legata e gettata in cantina. Uno schiaffo morale alla camorra, tra una risata e l'altra.
9) Daddy’s home
Will Ferrell e Mark Wahlberg tornano a dividere lo schermo a cinque anni di distanza dal divertente I poliziotti di riserva. Stavolta, però, i due sono l'uno contro l'altro. In Daddy's Home impersonano infatti un patrigno ed un padre biologico in conflitto, decisi ad assicurarsi la stima dei propri figli.
La pellicola scivola via senza particolari sussulti, forte di meccanismi ben rodati dalle parti di Hollywood. L'impianto non è certo dei più originali - il tema del film verte sulle famiglie allargate, non certo una novità - ma il feeling tra Ferrell e Wahlberg è ottimo, con il primo mattatore assoluto e il secondo spalla esilarante.
10) Italiano medio
Giulio Verme è un ambientalista convinto in crisi depressiva che, finito a fare la “differenziata” in un centro di smistamento rifiuti alla periferia di Milano e ormai totalmente incapace di interagire con chiunque, vede cambiare la propria vita nel momento in cui ritrova il vecchio compagno di scuola Alfonzo, il quale gli offre il rimedio per tutti i suoi mali: una miracolosa pillola che fa usare soltanto il 2% del cervello.
Al di là di questo esilarante pretesto volto a fornire una parodia del Limitless interpretato da Bradley Cooper, sarebbe sufficiente pensare alla esilarante didascalia di apertura mirata ad avvertire che il film in questione è tratto da una storia finta per intuire la genialità del debutto cinematografico di Marcello Macchia in arte Maccio Capatonda, noto per l’infinità di cortometraggi e falsi trailer che, diffusi in televisione e sul web, hanno contribuito a trasformarlo in un vero e proprio fenomeno della risata.
Un debutto che lo vede anche calato nei panni del protagonista, pronto a trasformarsi da scontento cittadino modello giudizioso e rispettoso nei confronti del prossimo a rozzo frequentatore di discoteche, con il continuo pensiero del sesso, le passioni e le virtù di ogni italiano medio.
Al servizio di un’operazione che, a suon di storpiature di nomi, doppi sensi e ironico citazionismo cinefilo, si mostra capace di rinnovare la Commedia all’italiana nell’epoca di internet e del linguaggio di YouTube, rivelandosi anche denuncia riguardante l’appiattimento culturale derivato dal bombardamento mediatico di talent show e simili.
11) Lui è tornato
Cosa accadrebbe se Adolf Hitler si risvegliasse nella Berlino del terzo millennio? Muovendo da un bestseller del giornalista Timur Vernes, ce lo mostra il cineasta tedesco David Wnendt calando Oliver Masucci nei panni dell’ex cancelliere dagli iconici baffetti, il quale, nonostante i suoi discutibilissimi ideali (tanto per utilizzare un eufemismo), finisce per essere trasformato in una star dalla televisione odierna.
Man mano che si trova alle prese con la tecnologia moderna e con la società multiculturale, non rinunciando neppure ad ascoltare per la strada le dichiarazioni della gente comune, a quanto pare nostalgica nei confronti di una certa destra, "Lui" avrà modo di riflettere sull'attualità.
Quelle propinate nel corso dei minuti sono autentiche testimonianze raccolte sulla falsariga delle candid camera; testimoniando la maniera in cui, in un mondo governato da piuttosto discutibili politici che sono per lo più dispensatori di chiacchiere incantatrici, un minimo della personalità del terribile Adolf sembra annidarsi all’interno di chiunque.
Con molto humour nero, per rappresentare con grande intelligenza un’epoca storica in cui, a quanto pare, la ragione e l’intelligenza vengono relegate nell’angolo della pazzia dai disgustosi individui per i quali risultano scomode. Aspetto fondamentale, questo, del tutto snaturato dal rifacimento mussoliniano Sono tornato di Luca Miniero.
12) La vita è facile ad occhi chiusi
Javier Cámara è Antonio, professore che, nella Spagna del 1966, intraprende un lungo viaggio in macchina verso il Sud, in quanto ha appreso che John Lennon si trova in Almeria per interpretare Come ho vinto la guerra.
Perché quella messa in piedi dall’iberico David Trueba altro non è che una dolceamara commedia on the road ispirata a quanto realmente accaduto a un professore d’inglese che, con l’obiettivo di chiedere all’ex Beatles di correggere i testi trascritti nel proprio quaderno per poterli poi insegnare ai suoi alunni, pare che lo incontrò davvero sul set del film di Richard Lester.
Commedia on the road nel corso del cui svolgimento si aggiungono un sedicenne scappato di casa e una giovane apparentemente fuggita da qualcosa, destinati a stringere un’amicizia con il protagonista, insieme al quale finiscono per rappresentare tre forme di ribellione all’ordine costituito.
Tra ironia, citazionismo cinefilo e tanta delicatezza, al servizio di un racconto di formazione atto a ricordare, tra l’altro, che non bisogna mai farsi rubare la dignità.
13) Ted 2
Riecco l'orsetto più irriverente, sboccato e politicamente scorretto che il cinema abbia mai partorito. E nel sequel Ted 2 è, se possibile, ancora più volgare. I momenti spassosi escogitati da Seth MacFarlane non mancano di certo, affidati ora a gag slapstick oppure alla surreale lotta per i diritti civili che vede l'orsetto di pezza impegnato a farsi riconoscere come soggetto giuridico.
Il sequel di Ted, diretto ancora una volta da MacFarlane (chiamato anche a donare le movenze all'orsetto Ted in motion capture), vede il ritorno ai propri ruoli di Mark Wahlberg (John), Jessica Barth - interpreta nuovamente la cassiera Tami-Lynn - e del villain Giovanni Ribisi (Donny). Le new entry sono invece Amanda Seyfried (giovane avvocato con una cotta per John) e Morgan Freeman, nei panni di un principe del foro che prima rifiuta e in seguito accetta di difendere Ted in tribunale.
14) Dio esiste e vive a Bruxelles
E se Dio esistesse e fosse un uomo spregevole che vive nel cuore dell'Europa? Il regista belga Jaco Van Dormael firma una favola surreale, irriverente nei confronti dell'Onnipotente.
Dio esiste e vive a Bruxelles è forse la pellicola meno comica delle quindici selezionate. È più una commedia grottesca in cui, però, le trovate esilaranti fanno capolino a intervalli regolari.
15) Quo vado?
Diretto per la quarta volta da Gennaro Nunziante, Checco Zalone si trova a dover decidere tra lasciare il posto fisso o essere trasferito lontano da casa, dopo anni trascorsi nell’ufficio provinciale caccia e pesca, dal momento in cui il governo vara la riforma della pubblica amministrazione che decreta il taglio delle province.
Con Lino Banfi nei panni del senatore Binetto, pronto a dargli consigli, si rende ancora una volta protagonista di uno spettacolo tutto da ridere che, destinato a portarlo in una base scientifica nell'Artide, dove ha il compito di difendere i ricercatori dall'attacco degli orsi polari, non manca di muovere una vera e propria critica nei confronti della società odierna.
Infatti ad essere attaccate sono le stravaganti stranezze dei neo borghesi, le illegalità tipiche del Sud Italia, il comportamento tutt’altro che civile degli abitanti dello stivale tricolore e, soprattutto, i furbetti sui posti di lavoro che sfruttano fantozzianamente ferie, cartellini già timbrati e vantaggi economici a non finire.
E se il respiro generale è degno più del solito della Commedia italiana che fu, a condire il tutto provvede la esilarante La prima repubblica inclusa nella colonna sonora, ovvero l’omaggio zaloniano alle hit di Adriano Celentano.
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