365 giorni, la cantante Duffy chiede a Netflix di togliere il film dal sito

La popstar di Warwick Avenue ha inviato una lettera aperta nella quale accusa il "50 sfumature polacco" di "rendere glamour lo stupro": "Nessuno dovrebbe avere questa idea di intrattenimento". Netflix ha risposto.

Autore: Alessandro Zoppo ,

Nell'aprile del 2020 la cantante Duffy ha pubblicato una lunga lettera sul suo sito ufficiale nella quale ha raccontato i dettagli dello stupro che ha subito tempo fa, il giorno del suo compleanno. La popstar gallese è stata rapita, drogata e violentata per diversi giorni.

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"Lo stupro è come un omicidio: anche se resti in vita, ti senti morta", ha scritto nella sua testimonianza. Da allora, la sua vita è ricominciata, ma con alcuni segni dolorosi ed indelebili addosso.

È per questo che Aimee Anne Duffy ha deciso di esporsi ancora una volta in prima persona, stavolta per denunciare un film: 365 giorni, il thriller erotico polacco che da settimane spopola come uno dei contenuti più visti su Netflix.

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Duffy ha inviato una lettera aperta a Reed Hastings, l'amministratore delegato di Netflix, per chiedere la rimozione del film dalla piattaforma.

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#365 giorni è il primo adattamento della trilogia erotica di Blanka Lipińska: i protagonisti sono Michele Morrone e Anna Maria Sieklucka nei panni del mafioso Don Massimo e della sua "preda" Laura.

Nel film, il criminale rapisce la donna, in vacanza in Sicilia con il fidanzato e una coppia di amici, e la tiene segregata nella sua lussuosa mega-villa: Laura ha i fatidici 365 giorni del titolo per innamorarsi di lui.

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Sin dall'uscita in sala in patria e dall'arrivo su Netflix, 365 giorni ha suscitato numerose polemiche (e ricevuto sonore stroncature di pubblico e critica) perché fornisce un "cattivo esempio": il film legittima la violenza sulle donne e la "giustifica" come atto di richiesta dominazione.

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La lettera aperta di Duffy, riportata integralmente dal sito Deadline, si scaglia contro il film perché, in qualche modo, riproduce la sua storia, con l'aggravante di ammantarla di una inopportuna patina glamour.

365 giorni rende glamour la brutale realtà dello sfruttamento della prostituzione, del rapimento e della violenza sessuale. Nessuno dovrebbe avere quest'idea di intrattenimento e non dovrebbe essere descritta o commercializzata in questa maniera.

La cantante, vincitrice di un Grammy nel 2009, cita i numeri di queste violenze: nel mondo 25 milioni di persone hanno subito stupri e abusi di diverso tipo. Tra queste, l'80% sono donne e ragazze, di cui il 50% minorenni.

Mi addolora che Netflix fornisca una piattaforma per questo tipo di 'cinema', che rende erotico il rapimento e distorce la violenza sessuale e lo sfruttamento proponendolo come un film 'sexy'. Non riesco a immaginare come Netflix possa ignorare quanto sia avventato, insensibile e pericoloso mostrare questo film. Ha persino spinto alcune giovani donne, di recente, a chiedere con gioia a Michele Morrone, l'attore protagonista, di rapirle.

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Duffy parla a nome di tutte le vittime perché ha vissuto sulla propria pelle l'esperienza che 365 giorni ha banalizzato in un pericoloso "intrattenimento casuale".

Quando sono stata rapita e stuprata, sono stata fortunata ad uscirne sana e salva, ma troppe non hanno avuto la stessa sorte. E ora devo assistere a queste tragedie, e alla mia tragedia, erotizzata e avvilita.

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La popstar gallese aggiunge che questo "non è solo un film" e vuole incoraggiare "i milioni di persone che l'hanno apprezzato a riflettere sulla realtà del rapimento, del traffico e dello sfruttamento sessuale. Ma soprattutto su un'esperienza che, se vissuta nella realtà, è l'opposto della fantasia patinata raffigurata nel film".

La cantante chiude la sua lettera invitando i lettori a consultare le cifre sul sito delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali che si occupano di questa palese violazione dei diritti umani.

Se tutti voi di Netflix non prendete nulla da questa lettera aperta se non queste ultime parole, mi accontenterò. Non vi siete resi conto di come 365 giorni abbia arrecato un enorme dolore a coloro che hanno sopportato gli orrori che questo film spettacolarizza, per divertimento e per soldi. Quello di cui io e altre che conoscono queste ingiustizie abbiamo bisogno è l'esatto contrario: una narrazione della verità e della speranza, e di essere ascoltate. Quando ne sapremo di più, sarà meglio per tutti.

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La risposta di Netflix

Netflix ha commentato la lettera aperta di Duffy attraverso una breve dichiarazione riportata dal sito Reuters. 

Crediamo fermamente nel dare ai nostri iscritti nel mondo più scelta e controllo sulla loro esperienza di visione su Netflix. Possono scegliere cosa vogliono guardare o meno impostando gli appositi filtri nel loro profilo e rimuovendo titoli specifici per proteggersi da contenuti che ritengono essere troppo maturi.

Reuters ha tentato di avere un commento da parte dell'attore maschile protagonista del film, l'italiano Michele Morrone, ma non ha ricevuto risposta da parte sue. 

Voi cosa ne pensate: siete d'accordo con le parole di Duffy o sostenete la posizione di Netflix?

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