Se non ci fosse bisognerebbe inventarla, invece per nostra fortuna #La fantastica signora Maisel è già qui, confermandosi la serie TV più blasonata di casa Amazon, fresca di nuove nomination ai Golden Globes. Tra i tanti meriti che la serie TV scritta dai coniugi Palladino vanta c'è quello di aver fatto scoprire il catalogo Amazon a tantissimi utenti in tutto il mondo. Dopo l'infornata di premi che Maisel & soci hanno vinto con la prima e la seconda stagione di questa comedy d'antan, Amazon è riuscita farsi notare a livello internazionale, facendo scoprire a tanti utenti un catalogo poco chiacchierato e conosciuto, ma di grande qualità.
La fantastica signora Maisel gode quindi di un certo trattamento di riguardo in casa Amazon, in quanto serie apripista di una linea produttiva che il servizio di produzione e streaming sembra voler improntare a una rosa di titoli votati all'assoluta eccellenza. Lo si capisce sin dall'apertura della terza stagione, con cui si postula ancora una volta che per la sua Midge Amazon non bada a spese.
Ritroviamo infatti l'attrice Rachel Brosnahan nei panni di una Midge sulla soglia del successo professionale, impegnata a intrattenere i soldati statunitensi prima della partenza per una missione all'estero. Insieme a Midge c'è la manager Susie (Alex Borstein) e Shy (Leroy McClain), il cantante afroamericano che ha offerto alla comica la possibilità di seguirlo in tour e aprire i suoi spettacoli come cabarettista (o come dicono gli statunitensi, stand-up comedian).
Maisel è a caccia di sfide anche nella sua terza stagione
Amazon ha abituato gli spettatori della serie ad aperture in grande stile: nella scorsa stagione c'era un lungo e accuratissimo excursus a Parigi, che la troupe è andata a girare in loco con set, costumi e riprese faraoniche per il mondo della TV. Stavolta a impressionare è il numero di comparse coinvolte nelle dinamiche del primo episodio, ambientato in un hangar dell'esercito completo di mezzi militari dell'epoca. Centinaia di comparse interpretano i soldati che assistono allo spettacolo, mentre uno stuolo di ballerine e performer condiscono le esibizioni di Shy e Maisel, esaltando un grandeur produttivo che non passa inosservato. Anche la regia si concede qui un numero di bravura, con lunghe sequenze dai movimenti complessi e persino qualche ambizione di piano sequenza.
Da grande fan del cinematografo, ho sempre apprezzato come La fantastica signora Maisel non si accontenti di essere una "semplice" commedia in costume ambientata negli Stati Uniti degli anni '50, ma dia continuamente prova di ambizioni di livello cinematografico. Questa terza stagione in particolare alza l'asticella, perché frammenta la linea temporale e moltiplica gli scenari da visitare e ricostruire. La protagonista rimane la ex casalinga e mamma diventata cabarettista Midge, come sempre incarnata dalla fantastica Rachel Brosnahan. Sulle soglie del salto di qualità professionale, Midge dovrà misurarsi con settimane di viaggio e lavoro in città statunitensi molto diverse e distanti dalla sua New York. Prima c'è una lunga parentesi a Las Vegas, poi una sosta a Miami, entrambe ricostruite con ambienti e costumi del periodo.
La serie però sottolinea soprattutto la diversa sensibilità (comica e non solo) di due metropoli profondamente differenti dal punto di partenza della serie, la Grande Mela. Per sopravvivere e far ridere, Midge dovrà cambiare i suoi numeri, acquisire esperienza e sensibilità.
La fantastica signora Maisel trova una nuova alchimia
Insieme agli "spettacoli nello spettacolo" di Midge, anche la serie cambia alchimia e si ricalibra. Il quasi ex marito di Midge Joel, i genitori dei due quasi divorziati e la manager Susie acquisiscono ulteriore spazio con storie narrative più complesse. Grazie all'inserimento della misteriosa Mei - una studentessa di medicina di origini cinesi - e grazie al progetto di aprire un locale tutto suo a Chinatown, Joel finalmente decolla come personaggio, smettendo per sempre i panni dell'antagonista o del semplice interesse amoroso della protagonista. Più complesso il percorso di Susie, qui ancora una volta chiamata a tentare di superare le sue paure ataviche (dal non saper nuotare al lasciarsi andare in ambito professionale e umano), ma ancorata ad altri personaggi che non sembrano ingranare; uno su tutti la Sophie Lennon di Jane Lynch.
Gli unici momenti di stanca che la serie dimostra riguardano i genitori di Joel e Midge, che ormai sembrano avviati ad avere una funzione esclusivamente caricaturale. In particolare il padre di Midge, Abe (Tony Shalhoub), che era stato il vero cardine drammatico della seconda stagione, è incastrato in questo ritorno di coscienza politica che sembra un po' girare a vuoto, così come il suo rapporto con Moishe e Shirley.
Quello che invece continua a funzionare è il versante da Luci del varietà, la voglia della serie di lasciare che il mondo dello spettacolo abbia il suo spazio nell'economia della storia, non solo dietro le quinte ma anche sul palco. C'è una vibrazione da vecchio varietà del periodo d'oro della Rai (nel senso produttivo migliore possibile), in pieno stile Studio Uno o Mille luci, in come La fantastica signora Maisel permetta ai suoi personaggi di esibirsi. Nel farlo poi è sempre attenta a catturare l'attenzione del suo pubblico, scegliendo uno scorcio sempre differente, venando le performance canore di Shy o i monologhi di Midge di sfumature sentimentali sempre diverse.
Sarà interessante capire quanto Amazon avrà il coraggio di far evolvere irreversibilmente Midge, regalandole il successo vero o facendola scontrare con gli imminenti anni '60 e tutti i cambiamenti sociali che il nuovo decennio comportò a livello mondiale. Per il momento però non c'è davvero di che lamentarsi: invece di sedersi sugli allori e ripetere il solito copione, La fantastica signora Maisel dimostra di essere ancora ambiziosa e affamata di sfide, confermandosi tra le migliori comedy in circolazione.
La terza stagione di La fantastica signora Maisel è composta da 8 episodi ed è disponibile su Amazon dal 6 dicembre 2019, insieme alle due precedenti.
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