La buona notizia è che se siete impazienti di vedere un nuovo Indiana Jones e pensate che il ritorno di Harrison Ford sia il pinnacolo di ciò che è desiderabile vedere sul grande schermo nel 2023, è abbastanza probabile che questo film vi dia esattamente ciò che volete.
Per tutti gli altri l’impressione qui è più sfumata. Si rimane certo impressionati da come Indiana Jones e il Quadrante del Destino riesca a sembrare un film coeso e a tratti divertente, nonostante poi di fondo gli venga chiesto di non fare assolutamente nulla, se non forse cancellare dal franchise ogni traccia del precedente, vituperato Il teschio di Cristallo.
La scomoda verità è questo: il Quadrante del Destino è forse il miglior film possibile che il capace regista James Mangold poteva tirare fuori dal cappello, a partire dalla richiesta sottintesa di questa operazione. In altre parole, non solo al regista tocca l’ingrato compito di prendere il posto di Steven Spielberg (impresa già ardua di per sé). Per giunta deve rendere credibile un film di Indiana Jones girato come se fossimo negli anni 80, con gli stessi cattivi, la stessa ironia, la stessa storia. Mangold prova a farlo aggirando i limiti agiografici dettati dal fatto che oggi la star protagonista, pur in ottima forma, ha comunque compiuto 80 anni.
La trama di Indiana Jones e il Quadrante del Destino:
Il nuovo Indiana Jones si apre con un lungo flashback ambientato in piena Seconda guerra mondiale. Ringiovanito dalla computer grafica, Harrison Ford penetra in un castello nazista alla ricerca della Lancia di Longinus. Si troverà a sottrarre a un professore simpatizzante nazista (interpretato da Mads Mikkelsen) un artefatto ancora più incredibile: una metà del Quadrante del Destino.
È artefatto perfetto per dare il via a un film che ha al suo centro l’ossessione per il tempo, una pellicola che guarda al passato ma riflette sul presente. Il Quadrante, messo a punto da Archimede durante l’assedio di Siracusa, si dice abbia il potere di alternare il corso del tempo. L’oggetto ideale per chi, come il cattivo di questo film, vuole tornare indietro e rimediare agli errori del Terzo Reich, affinché non perda la guerra.
L’avventura continua nel 1969, nel giorno in cui il professor Jones va in pensione. Stanco, solo e senza più la sua scintilla avventurosa, si ritrova a fare un’ultima, fantastica spedizione al fianco di Helena, la figlioccia di un collega di Oxford ossessionato dal Quadrante.
Intraprendente e molto pragmatica, Helena trascina il vecchio professor Indy in un’avventura sulle coste del Mediterraneo, tentando di battere i nazisti contro il tempo e ricomporre il Quadrante.
Perché vedere Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Se da Indiana Jones volete solo un film che si avvicini il più possibile ai vecchi titoli del franchise, senza variare di una virgola il canone, Il Quadrante del Destino è il film che fa per voi. Mangold fa davvero un ottimo lavoro nel ricreare con la sua regia quel tono avventuroso dei blockbuster action anni 80.
Preparatevi però a una massiccia dose di computer grafica (CGI), purtroppo molto visibile, che interrompe un po’ la magia. Dal ringiovanimento artificiale di Ford nel flashback a certe scene d’inseguimenti e sparatorie (come quella in metropolitana), l’intervento della post produzione è tanto e tale che tira fuori lo spettatore dal film. Perché fare scene così ambiziose da non poter essere girate sul set coi soli stuntman, se poi il risultato è qualcosa di tanto finto?
Anche a livello di trama manca un guizzo creativo vero e proprio. I cattivi sono gli stessi di sempre (peccato che il personaggio di Mads Mikkelsen sia tanto banale), le risoluzioni anche. L’unica novità davvero efficace è il personaggio di Helena, ma ha così poco spazio di manovra da non utilizzare che una frazione del naturale carisma della sua interprete Phoebe Waller-Bridge.
Forse Harrison Ford e i suoi fan meritavano un addio o un arrivederci così, ma viene da chiedersi se la cifra enorme che è costato questo film sia stata ben spesa. Senza prendersi rischi, senza introdurre novità per paura di scontentare il pubblico, questo ultimo Indiana Jones è condannato in partenza ad essere la copia scolorita degli originali.
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Voto di Cpop
58Pro
- Il personaggio di Phoebe Waller-Bridge è accattivante
- Mangold riesce a far rivivere lo spirito dei film di Spielberg
- Indovina un paio di scene d’azione
Contro
- Gli effetti speciali sono troppi e troppo invasivi
- Non fa niente, ma davvero niente, di nuovo
- Harrison Ford è costretto a replicare sé stesso
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