I migliori film del 2020 per il NYT: al primo posto c'è Martin Eden

Autore: Alessandro Zoppo ,

Il New York Times incorona Martin Eden di Pietro Marcello.

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Il quotidiano statunitense ha stilato la propria classifica dei dieci migliori film del 2020 e, a sorpresa, il primo posto nella lista della critica Manohla Dargis è occupato dall'adattamento del romanzo di Jack London con Luca Marinelli, premiato con la Coppa Volpi a Venezia 76.

La lista è stata stilata dai due giornalisti del prestigioso giornale, Dargis e A.O. Scott, gli stessi che una settimana fa hanno inserito Toni Servillo al settimo posto nella graduatoria dei 25 più grandi attori del 21esimo secolo.

#Martin Eden precede film come City Hall di Frederick Wiseman e Gunda di Victor Kossakovsky, mentre si piazza al settimo posto nella lista di Scott, guidata da #Borat - Seguito di film cinema,"innegabilmente il film più 2020 di tutti i tempi".

Ecco la Top 10 completa di Manohla Dargis.

  1. Martin Eden
  2. City Hall
  3. Gunda
  4. David Byrne's American Utopia
  5. Bacurau
  6. First Cow
  7. Mai raramente a volte sempre
  8. Collective
  9. The Forty-Year-Old Version
  10. La ragazza d'autunno

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Martin Eden

Fresco di doppia candidatura (miglior film e miglior attore protagonista) alla 33esima edizione degli European Film Awards, l'inedita versione del romanzo di Jack London conquista il New York Times.

"Un eccezionale adattamento", secondo Dargis, "un'ardente lettera d'amore" e "uno sfacciato atto di appropriazione culturale e immaginativa", in cui Luca Marinelli, scrive Scott, è "insanamente hot".

Letteratura, politica, lotta di classe, sesso: è tutto qui, concentrato in un'epica che sorprende di continuo e che cancella qualsiasi distinzione tra realismo e fantasia.

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City Hall

Il film di Frederick Wiseman documenta le attività del sindaco e dell'intero apparato amministrativo di Boston, la città d'origine del grande regista.

Scott lo definisce "una dimostrazione di come la democrazia resiste in assenza di dramma". 

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Gunda

Presentato in Italia al Torino Film Festival, il documentario del regista russo è "un film sugli animali come esseri viventi", raccontati proprio attraverso il loro punto di vista.

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Secondo Dargis è un lavoro "profondo e squisitamente bello".

David Byrne's American Utopia

Spike Lee realizza un doc sullo spettacolo tenuto all'Hudson Theater di New York da David Byrne, portato in scena con undici musicisti provenienti da tutto il mondo.

Scott lo piazza all'ottavo posto della sua lista (a pari merito con l'episodio Lovers Rock della serie antologica #Small Axe di Steve McQueen) perché, in entrambi i casi, "il mezzo è il messaggio e il piacere è la politica".

Bacurau

Premio della Guria al Festival di Cannes 2019 (ex aequo con #I miserabili di Ladj Ly), il film di Juliano Dornelles e Kleber Mendonça Filho con Sônia Braga e Udo Kier mescola fantascienza e western, slasher e cangaço brasiliano trascinando gli spettatori nella città immaginaria del titolo, scomparsa dalle mappe stradali e satellitari.

Un film "divertente, strambo, cruento e profondamente politico".

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First Cow

Il quasi-western di Kelly Reichardt, la regista di #Certain Women, #Night Moves e Meek's Cutoff, è un libero adattamento del romanzo The Half-Life di Jonathan Raymond.

Questa "tenera amicizia al maschile" (i protagonisti sono i "misfits" Orion Lee e John Magaro) offre "un'alternativa al trionfalismo della maggior parte delle storie della frontiera americana".

Mai raramente a volte sempre

Diretto e sceneggiato da Eliza Hittman, il dramma che ha vinto l'Orso d'argento Gran Premio della Giuria a Berlino 2020 è la storia di un'adolescente (Sidney Flanigan) alle prese con una gravidanza non voluta e l'aborto.

"Scena dopo scena – scrive Dargis – viviamo la missione difficile della protagonista e la formidabile messa in scena della regista".

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Collective

Se Dragis mette in settima posizione il documentario di Alexander Nanau, Scott lo inserisce subito in seconda pari merito con City Hall.

Il lavoro del regista, che denuncia la corruzione del sistema sanitario romeno e di altre istituzioni nazionali a partire dall'incendio del Colectiv Club di Bucarest costato la vita a 65 persone, è "un'esposizione di orribili disfunzioni governative e degli sforzi eroici per combatterle che vi farà battere il cuore e ribollire il sangue".

The Forty-Year-Old Version

Radha Blank dirige e interpreta questa commedia su una drammaturga newyorkese in crisi d'ispirazione che a 40 anni decide di diventare rapper.

Con l'esordio dietro la macchina da presa, Blank conferma di essere, per Scott, "una fantastica regista, con un occhio alle assurdità del teatro di New York e al glorioso teatro che è la città stessa".

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La ragazza d'autunno

Dopo #Tesnota, il giovanissimo regista russo Kantemir Balagov (classe 1991) si conferma con il secondo lungometraggio, candidato all'Oscar e premiato a Cannes 2019.

Beanpole (ossia "spilungona", come recita il titolo internazionale in riferimento al personaggio di Ija: quello originale, Dylda, indica il gambo del granoturco) è un dramma "tragico, doloroso e folgorante".

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Scott aggiunge alla sua classifica personale #Palm Springs di Max Barbakow al sesto posto, il documentario Dick Johnson Is Dead di Kirsten Johnson al nono e l'animazione #Soul di Pete Docter al decimo.

Manohla Dargis avrebbe voluto includere Time di Garrett Bradley, ma ha dovuto escluderlo per un evidente "conflitto di interessi": il documentario – il racconto di una donna che ha trascorso gli ultimi vent'anni della sua vita a combattere per ottenere il rilascio del marito condannato per rapina – è co-prodotto da New York Times.

L'articolo di Dargis e Scott cita tantissimi altri titoli meritevoli di segnalazione – da 76 Days e Alex Wheatle a The Truffle Hunters e #Le verità – e le speranze per il 2021.

I film più attesi per la coppia di critici sono The Boy from Medellín di Matthew Heineman (doc sul ritorno in Colombia del "principe del reggaeton", J Balvin), MLK/FBI (altro doc, diretto da Sam Pollard, dedicato alle imbarazzanti indagini di sorveglianza del Bureau su Martin Luther King) e The Woman Who Ran di Hong Sang-soo, vincitore dell'Orso d'argento per la miglior regia alla Berlinale.

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