Altro che Tyson vs Paul, ecco i 10 film sulla boxe da recuperare

L'emozione di uno scontro di boxe è sempre molto intensa, ma ecco i migliori film sul pugilato da vedere o rivedere assolutamente.

Autore: Giovanni Arestia ,

Il cinema e il pugilato, dal lontano 1894, rappresentano un filone di grande successo per quanto riguarda la cinematografia sportiva. Basti pensare che proprio la pellicola del grande inventore William K.L. Dickson, realizzata per essere riprodotta tramite il kinetoscopio di Edison, fu un grande trampolino di lancio per la prima tecnologia di proiezione cinematografica e servì da precursore per le varie riprese sportive non solo della boxe. Sebbene il pugilato non sia uno sport per tutti, ci sono campioni conosciuti anche dai non appassionati e film che hanno fatto la storia del cinema mondiale.

Scopriamo, quindi, insieme i dieci film sul pugilato che devono essere visti almeno una volta nella vita sia dagli amanti di questo antico sport sia da chi magari vuole capirne qualcosa in più. La lista che vedrete poco sotto sarà puramente casuale e non si baserà su una classifica di gradimento.

Rocky

Impossibile non iniziare questa lista con il primo film di una delle saghe cinematografiche più amate, viste e longeve di sempre. Era il 1976 quando John G. Avildsen e Sylvester Stallone portarono per la prima volta al cinema la storia di Rocky Balboa e il successo fu talmente grande non solo da rendere Stallone, attore fino ad allora poco conosciuto, uno dei volti più amati di Hollywood, ma anche di far vincere alla pellicole tre premi Oscar tra cui quello per il miglior film e miglior regia. Come se non bastasse, proprio grazie a Rocky, Stallone divenne il terzo uomo nella storia del cinema dopo Charlie Chaplin e Orson Welles a ricevere la nomination all'Oscar sia come sceneggiatore che come attore per lo stesso film.

Il protagonista del lungometraggio è proprio Rocky Balboa, ovvero un pugile di quasi trent’anni che non è mai riuscito a sfondare sul ring. Un giorno arriva a Philadelphia il campione del mondo dei pesi massimi Apollo Creed per festeggiare il bicentenario della fondazione degli Stati Uniti d’America con un incontro di pugilato. Lo sfidante ufficiale si infortuna e la scelta per il sostituto cade su Rocky Balboa, soprannominato Lo Stallone Italiano. La notizia si sparge così velocemente che Mickey (Burgess Meredith), il vecchio allenatore di Rocky, si offre di allenarlo in modo da poter affrontare il campione. Lo scontro sarà epico e inaspettatamente complesso anche per un campione come Creed.

La storia di Rocky è puramente inventata, ma in realtà Stallone prese spunto da una vicenda realmente accaduta e osservata in diretta dallo stesso attore. Era il 24 marzo del 1975 e Stallone era tra il pubblico all’incontro di boxe tra Muhammad Ali e un pugile semisconosciuto di nome Chuck Wepner. L'incontro fu vinto dal noto campione, ma non senza difficoltà: infatti non solo Wepner riusciva a incassare bene molti colpi, ma riuscì a mettere al tappeto Ali durante la nona ripresa. Wepner, alla fine, dovette cedere durante la quindicesima ed ultima ripresa, ma questa grande resistente colpì profondamente Stallone il quale decise di scrivere la storia dal punto di vista dello sconosciuto che mette in difficoltà il campione. Stallone, quindi, propose la storia alla United Artists e disse ai produttori che lui avrebbe dovuto fare il protagonista, ma ci furono dei pareri molto contrari. I produttori, infatti, volevano affidare la parte a un attore più noto come Robert Redford o Burt Reynolds, ma Stallone si rifiutò di cedere la sceneggiatura se non gli fosse stato concesso di interpretare il protagonista e i produttori dovettero accontentarlo.

Per chi non lo sapesse, il nome di Rocky deriva da Rocky Marciano, un pugile italoamericano il cui vero nome era Rocco Marchegiano, che fu campione dei pesi massimi dal 1952 al 1956, unico nella storia ad aver concluso la sua carriera senza sconfitte. Tra i vari soprannomi aveva anche quello di The Italian Stallion, nonché il nome d’arte che lo stesso Stallone aveva adottato durante la sua breve carriera nel softporno. Adriana, invece, venne interpretata da Talia Shire solo perché Susan Sarandon era considerata troppo carina per il ruolo. Forse non lo sapete, ma il vero nome di Talia Shire è Talia Coppola, sorella di Francis Ford Coppola, zia di Nicolas Cage e Sofia Coppola e madre di Jason Schwartzmann. Infine piccola curiosità: nella scena della cella frigorifera, Stallone trascorse così tanto tempo a prendere a pugni le carcasse di animali da danneggiare in maniera irreparabile le sue nocche.

Alì

Nel 2001, il regista Michael Mann ci regalò un ritratto avvincente e coinvolgente della vita di uno dei più grandi campioni di sempre con Alì, interpretato magistralmente da Will Smith. Il film racconta dieci anni della straordinaria carriera di Muhammad Alì, dagli esordi sul ring fino agli incontri epici come The Rumble in the Jungle contro George Foreman.

La pellicola non si limita a narrare le gesta sportive di Alì, ma esplora anche gli aspetti più intimi e umani della sua vita, come l'amicizia con Malcolm X, la sua conversione all'Islam e il rifiuto di arruolarsi nell'esercito statunitense durante la guerra del Vietnam. Grazie a una performance straordinaria, Will Smith si distacca dai suoi ruoli precedenti dimostrando una versatilità e una profondità interpretativa sorprendenti. 

Smith si è preparato intensamente per il ruolo, dedicando 14 mesi e 6 ore al giorno di allenamento in palestra per calarsi al meglio nella figura del leggendario pugile. Ha anche guadagnato oltre 100 chili di peso, sotto la guida esperta dell'allenatore di Alì. Quest'ultimo ha seguito da vicino le riprese, fornendo consigli preziosi sia a Smith che ai produttori.

Il cast del film presenta alcune scelte interessanti, come l'ex campione mondiale dei pesi massimi James "Lights Out" Toney nel ruolo di Joe Frazier e il pugile Charles Shufford nel ruolo di George Foreman, garantendo una veridicità e un realismo unici nelle scene di combattimento. Questa pellicola rappresenta anche la prima collaborazione tra il regista Michael Mann e Jamie Foxx.

Inizialmente, il progetto Alì era stato affidato ad altri registi come Oliver Stone, Spike Lee e Norman Jewison, ma alla fine è stato Michael Mann per portare sullo schermo la storia del campione. Inizialmente pare che la produzione fosse destinata a Stone, il quale propose anche Denzel Washington come attore protagonista. L'attore però firmò per il film Hurricane – Il grido dell’innocenza e Stone decise di dedicarsi al film Ogni maledetta domenica, pertanto Alì passò proprio a Michael Mann. Una scelta che si è rivelata vincente, regalando al pubblico un film indimenticabile sulla vita e le imprese di uno dei più grandi pugili di tutti i tempi. 

Alì è disponibile in streaming su Netflix.

Million Dollar Baby

Nel 2004, Clint Eastwood ci ha regalato un film indimenticabile che ha sfidato gli stereotipi nel mondo della boxe con Million Dollar Baby, interpretato magistralmente anche da Hilary Swank e Morgan Freeman. Tratto da un racconto di F.X. Toole, il film racconta la storia di Maggie Fitzgerald, una cameriera dal talento naturale per la boxe, che sogna di scalare le vette del successo nel duro mondo del pugilato.

Clint Eastwood interpreta Frankie Dunn, un manager di boxe scorbutico e anziano, mentre Morgan Freeman è Eddie 'Scrap-Iron' Dupris, il suo unico amico ed ex pugile. La loro tranquilla routine nella vecchia palestra di Los Angeles viene sconvolta quando Maggie chiede a Frankie di allenarla. Con determinazione e talento, la ragazza si prepara a sfidare i migliori nel circuito mondiale, ma il suo cammino è ostacolato da avversità impreviste.

Inizialmente, il ruolo di Maggie era stato pensato per Sandra Bullock, ma quando l'attrice non poté accettare, Hilary Swank dimostrò di essere la scelta perfetta. La Swank si sottopose a un intenso programma di allenamento, guadagnando muscoli e resistenza per trasformarsi nel personaggio di Maggie. La sua interpretazione toccante e autentica le valse un meritato Oscar come Miglior Attrice.

Million Dollar Baby ha conquistato complessivamente quattro premi Oscar, inclusi Miglior Film e Miglior Regia per Clint Eastwood, che all'età di 74 anni diventò il più anziano a ricevere tale riconoscimento. Il film venne girato in soli 37 giorni, mantenendo lo stesso team di produzione di Mystic River, film realizzato nel 2003 dallo stesso Eastwood.

Durante le riprese, Hilary Swank contrasse un'infezione batterica, ma continuò a lavorare senza interruzioni, dimostrando una determinazione simile a quella del suo personaggio. La sua richiesta di riposo fu minima, poiché non voleva interrompere il flusso delle riprese per una malattia personale. Una curiosità riguarda la scritta in gaelico "Mo cuishle", che diventa il nome di battaglia di Maggie. Questa è in realtà scritta in maniera errata, perché la versione corretta è "Mo chuisle". Inoltre la traduzione italiana è alquanto libera: il significato letterale è "mio sangue", ma alla fine del film Frankie dice a Maggie che significa "mio tesoro".

Million Dollar Baby è disponibile in streaming su Prime Video e Infinity.

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Toro Scatenato

Nel 1980, Martin Scorsese e Robert De Niro ci regalarono un capolavoro senza tempo con Toro Scatenato, un film che racconta la vita travagliata e appassionante del pugile Jake LaMotta negli anni '40. LaMotta è un uomo di una forza incredibile, capace di sconfiggere i suoi avversari sul ring con una determinazione ferrea. Tuttavia, la stessa forza che lo rende un campione diventa una maledizione quando si tratta dei rapporti con la sua famiglia, trasformando la sua vita in un'altalena tra amore e violenza.

Il film prende ispirazione dall'autobiografia di Jake LaMotta, Raging Bull: My Story, adattata per lo schermo da Paul Schrader e Mardik Martin. Prima della produzione del film, De Niro propose a Scorsese di dirigere questa epica storia di lotta e redenzione. L'attore statunitense fu una vera e propria ancora di salvataggio per Scorsese, che aveva attraversato un periodo di crisi dopo il flop del suo precedente film, New York, New York.

La produzione non fu priva di sfide: lo showrunner Paul Schrader abbandonò il progetto dopo aver dato una struttura alla sceneggiatura, costringendo Scorsese e De Niro a riscrivere tutte le scene e i dialoghi. Le riprese furono impegnative, soprattutto per De Niro, che si dedicò anima e corpo al ruolo di LaMotta. Le scene di combattimento, girate in soli dieci giorni, mettevano alla prova la resistenza dell'attore, il cui impegno fisico sul set era paragonabile a quello di dieci film messi insieme.

Il film venne girato in bianco e nero per ricreare l'atmosfera nostalgica e cruda degli anni '40 e per evitare che il sangue sul ring risultasse troppo disturbante per il pubblico. Per simulare gli effetti del combattimento, Scorsese utilizzò spugne e tubicini per creare schizzi di sudore e sangue, mantenendo l'aspetto viscerale delle scene senza dover ricorrere a effetti speciali troppo realistici.

La colonna sonora, composta da Frank Warner, contribuì a creare l'atmosfera unica del film, utilizzando rumori insoliti come colpi di fucile e angurie che si rompevano. Warner mantenne segreti gli ingegnosi metodi utilizzati per creare gli effetti sonori, distruggendo tutti i nastri alla fine della produzione per preservare il suo segreto.

Toro Scatenato è disponibile in streaming su Prime Video.

Cinderella Man – Una ragione per lottare

Ispirato alla storia vera del pugile James J. Braddock che, dopo essersi ritirato dalla boxe in seguito ad una serie di sconfitte, non riesce a trovare un lavoro e pian piano deve vendere tutto ciò che possiede per sfamare la propria famiglia. Costretto ad usufruire del sussidio di disoccupazione e disperato per la condizione in cui versa tutta l'America nel pieno della Grande Depressione, Jim decide di tentare il tutto per tutto tornando sul ring. Cinderella Man è un film del 2005 che vede alla regia Ron Howard e Russell Crowe nei panni di protagonista.

Durante le riprese a Toronto, molte zone della città vennero riallestite per apparire come la New York degli anni '30. Sono state ricreate false facciate di negozi e semafori e sono state utilizzate numerose auto d'epoca. Tutte le riprese si svolsero di notte per evitare che durante il giorno si dovesse interrompere la circolazione e creare disagi agli abitanti. Oltre al celebre Russell Crowe nel cast spiccarono altri personaggi illustri.

Innanzitutto Rosemarie DeWitt (Sara Wilson) è la nipote del vero James J. Braddock, poi alcuni pugili professionisti interpretarono gli avversari di Crowe e la produzione disse loro di sferrare i colpi il più vicino possibile al corpo dell'attore, a volte arrivando a ferirlo quando non si rendevano conto di essere andati troppo vicini. Quest'ultime sequenze furono così brutali che Russell Crowe, in una dichiarazione, disse che girare Cinderella Man fu "da quattro a cinque volte più difficile de Il gladiatore". Non a caso l'attore soffrì di diverse commozioni cerebrali ed ebbe parecchi denti rotti.

Il direttore della fotografia Salvatore Totino, grazie a questo film, inventò la "tire-cam", ovvero una videocamera imbottita posizionata all'interno di una gomma protettiva e di un plexiglas. Ciò consentì ai pugili professionisti di colpire la gomma per creare reazioni realistiche da un punto di vista in prima persona. Purtroppo, però, nonostante il successo del film (soprattutto postumo perché inizialmente non riuscì a guadagnare moltissimo) la critica, i familiari di Max Baer e molti analisti di boxe, accusarono la produzione di aver dipinto in maniera del tutto falsa proprio la figura di Baer.

Nel film viene mostrato come il vero cattivo che si comporta in maniera appropriata sia fuori che dentro il ring finendo, addirittura, per aver ucciso due avversari. Baer, in realtà, uccise solo Frankie Campbell e questo evento lo perseguitò per il resto della sua vita arrivando, persino, a pagare per l'istruzione universitaria dei figli del suo avversario.

La morte di Frankie Campbell, però, fu anche colpa dell'arbitro che non fermò la lotta nemmeno quando Campbell rimase appeso e privo di sensi alle corde. Dopo il combattimento Baer si sedette negli spogliatoi con Campbell e la sua famiglia, tenendo la mano di Campbell, mentre aspettavano l'ambulanza. Quando il giorno dopo scoprì che il suo avversario era morto, Baer scoppiò in lacrime. Nel film Baer viene accusato anche della morte di Ernie Schaaf, ma in realtà la lotta con Baer fu solo una causa indiretta della sua morte e questo venne sostenuto anche dalla stampa del tempo.

Cinderella Man – Una ragione per lottare è disponibile in streaming su Disney Plus.

The Boxer

The Boxer è un film del 1997 diretto da Jim Sheridan che venne presentato al 48º Festival di Berlino come pellicola di apertura. Racconta la storia di Danny Flynn (Daniel Day-Lewis), un ex atleta di box membro dell’IRA che, dopo essere stato in carcere per quattordici anni, viene rilasciato e fa ritorno nella sua dimora a Belfast dove spera di poter cominciare una vita nuova.

Dopo aver incontrato il suo ex allenatore Ike (Ken Stott), decide allora di ristrutturare la vecchia palestra così da offrire la sua competenza pugilistica soprattutto ai ragazzi di strada. Mentre risistema la struttura, sotto il ring emergono alcune armi di proprietà dell’Ira che decide di buttare nel fiume. Questo gesto provoca la reazione rabbiosa del tenente Harry Gerard McSorley (Gerard McSorley) e un omicidio che segna l'inizio della fine.

Per prepararsi al film, Daniel Day-Lewis fece boxe e si allenò per tre anni. Il suo allenatore, Barry McGuigan, famoso commentatore regolare di combattimenti, durante un'intervista dichiarò che l'attore era così bravo e così serio riguardo al suo allenamento che avrebbe potuto facilmente disputare veri incontri di boxe contro i migliori combattenti della sua classe di peso di quegli anni.

Sebbene sia ambientato a Belfast, inoltre, il film venne girato quasi esclusivamente nelle fatiscenti dockland e nell'area di Sheriff Street. Il complesso di appartamenti utilizzato nel film, già destinato alla demolizione, fu mantenuto integro fino al completamento delle riprese. Da allora l'intera area è stata riqualificata e ora contiene diverse sedi di società multinazionali, un college, hotel, ristoranti esclusivi, una stazione ferroviaria e appartamenti da un milione di dollari. L'IRA, nella realtà, aveva una roccaforte in quest'area tra gli anni '80 e l'inizio degli anni '90. Ora è popolato da numerose nazionalità che non hanno idea della storia repubblicana della regione.

Girlfight

Girlfight, diretto da Karyn Kusama e interpretato da Michelle Rodriguez, è un film del 2000 che ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama cinematografico grazie alla sua potente narrazione e alle prestazioni straordinarie del cast. La pellicola, acclamata dalla critica internazionale, ha vinto numerosi premi in importanti festival, tra cui i National Board of Review, Deauville Film Festival, Independent Spirit Awards, e molti altri.

Il film racconta la storia di Diana Guzman, interpretata da Michelle Rodriguez, una giovane ragazza che lotta per trovare la sua strada in un quartiere popolare di Brooklyn, dove vive con un padre violento e un fratello introverso. Costretta a confrontarsi con una realtà difficile, Diana si trova spesso a combattere contro i suoi coetanei, soprattutto a scuola. Tutto cambia quando scopre la boxe durante una visita alla palestra del fratello, ma le sue aspirazioni sono ostacolate dalla sua condizione di donna. Tuttavia, quando l'allenatore riconosce il suo talento, Diana inizia a credere nel suo sogno e a lottare per realizzarlo.

Girlfight non solo affronta tematiche importanti, ma segna anche il debutto registico di Karyn Kusama e il debutto cinematografico di Michelle Rodriguez, che è stata scelta tra oltre 300 attrici durante il processo di casting. Rodriguez si è dedicata a un intenso allenamento per due mesi prima delle riprese (durate appena 30 giorni), dimostrando un impegno straordinario nel prepararsi per il ruolo. Nonostante le difficoltà incontrate durante la produzione, il sostegno del regista John Sayles (per cui Kusama era stato assistente) ha permesso al film di prendere vita, garantendo i fondi necessari per la sua realizzazione.

Girlfight è disponibile in streaming su Prime Video.

Stasera ho vinto anch'io

Stasera ho Vinto Anch'io, noto anche come The Set-Up, è un'autentica gemma del cinema del 1949, diretto da Robert Wise, che continua a suscitare ammirazione per la sua profonda rappresentazione della boxe e del mondo che la circonda. Presentato in concorso al terzo Festival di Cannes, il soggetto da cui prese spunto era il poema di Joseph Moncure March, la cui sceneggiatura di Art Cohn tolse la componente raziale (nel 1948 March si offrì volontario per lavorare a questo film, ma fu rifiutato. In seguito rimase irritato dal fatto che il suo pugile nero Pansy Jones fosse stato cambiato con il bianco Stoker Thompson).

La storia segue le vicende di Stoker Thompson, un pugile il cui spirito combattivo è ancora vivo nonostante la sua carriera sia in declino. Accompagnato da un manager senza scrupoli, Thompson spera ancora di ottenere una vittoria che lo riporti in cima al successo. Tuttavia, la sua prossima e ultima sfida sul ring cambierà il corso della sua vita.

La scelta di Robert Ryan per il ruolo principale non è casuale: l'attore, ex campione di pesi massimi di boxe durante gli anni del college al Dartmouth College, porta un'autenticità straordinaria al personaggio di Thompson. Inoltre, sia Ryan che l'attore che interpreta il suo avversario nel match principale, sono entrambi esperti di boxe professionistica, conferendo al film un realismo senza precedenti. 

La maestria tecnica di Wise è evidente anche nella scelta di utilizzare la tecnica del tempo reale, che rende il ritmo del film sincronizzato con gli eventi che si svolgono sullo schermo. Per catturare l'intensità delle scene di boxe, Wise impiega tre telecamere diverse, offrendo al pubblico una visione completa e coinvolgente dell'azione sul ring.

Nonostante le sfide e le limitazioni dell'epoca, inclusa la mancanza di attori afroamericani di spicco a Hollywood, Wise e il suo team sono riusciti a creare un capolavoro che continua a ispirare e intrattenere il pubblico ancora oggi. Tra i fan più illustri di Stasera ho vinto anch'io vi è Martin Scorsese, il quale rimase così colpito dalle sequenze di boxe che dovette evitare deliberatamente di copiare i trucchi della macchina da presa di Robert Wise quando iniziò la produzione di Toro scatenato (Martin Scorsese mostrò il film anche a Leonardo DiCaprio prima di girare The Aviator).

Stasera ho vinto anch'io è disponibile in streaming su Rai Play e Apple TV+.

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The Fighter

The Fighter del 2010, diretto da David O. Russell, è una potente rappresentazione della vita e della carriera dei pugili americani Micky Ward e Dicky Eklund. Il film segue le loro sfide personali e sportive mentre cercano di emergere nel mondo del pugilato, affrontando le loro battaglie sia dentro che fuori dal ring.

La storia ruota attorno a Dicky Eklund, ex pugile caduto in disgrazia e orgoglio della sua cittadina, e al fratellastro Micky Ward, un giovane pugile che cerca di farsi strada nel mondo del pugilato professionistico. Mentre Micky lotta per emergere dalla lunga ombra del fratello e della madre-manager Alice, Dicky cerca di redimersi dai suoi errori passati e di trovare un modo per aiutare Micky a realizzare il suo pieno potenziale.

Inizialmente, il progetto doveva essere diretto da Darren Aronofsky con Brad Pitt nel ruolo di Dicky Eklund, ma dopo alcuni cambiamenti di casting e di regia, il film è stato affidato a David O. Russell e il ruolo di Eklund è stato interpretato da Christian Bale. Quest'ultimo ha dedicato molto tempo a studiare il vero Dicky Eklund, imitandone il comportamento e perdendo peso per adattarsi al ruolo.

La trasformazione fisica di Bale è stata notevole, con l'attore che ha perso quasi 15 chili per interpretare il ruolo di Eklund, un ex tossicodipendente di crack. Questo impegno e dedizione all'interpretazione hanno reso la sua performance memorabile e premiata con un Oscar come Miglior Attore Non Protagonista.

Nonostante le sfide e le difficoltà incontrate durante la produzione, The Fighter è diventato un classico del genere sportivo e familiare, lodato sia dalla critica che dal pubblico. La sua autenticità e il suo realismo lo rendono una delle migliori rappresentazioni cinematografiche del mondo del pugilato e delle dinamiche familiari che lo circondano.

The Fighter è disponibile in streaming su Prime Video.

Creed

Concludiamo questa lista con Creed, film del 2015 diretto da Ryan Coogler (lo stesso di Black Panther), con protagonisti Michael B. Jordan e nuovamente Sylvester Stallone (anche se quest'ultimo, per la prima volta nella storia del franchise Rocky, non comparve tra gli sceneggiatori). Si tratta, infatti, di uno spin-off molto ben riuscito della saga di Rocky Balboa, la cui storia si svolge nove anni dopo gli eventi del settimo film della celebre serie cinematografica.

Il film è dedicato alla memoria di Robert Chartoff, storico produttore della serie Rocky, deceduto prima dell'uscita del film. La storia, brevemente, racconta l'avventura del leggendario lottatore Rocky Balboa il quale torna sul ring per allenare un giovane campione: il figlio del suo vecchio avversario, Apollo Creed, che ha deciso di dedicarsi al pugilato nonostante il padre sia morto durante un incontro. Il nome del figlio? Adonis, riferimento al semidio Adone.

Grazie alla sua incredibile interpretazione, Sylvester Stallone ottenne la sua seconda nomination agli Oscar come attore non protagonista (in Rocky, ovviamente, era il protagonista). Non riuscì a vincere l'ambito premio degli Academy Awards, ma si portò comunque a casa un ugualmente prestigioso Golden Globe. Il film ricevette anche l’approvazione pubblica di Carl Weathers, l'attore che nei primi quattro film di Rocky interpretò Apollo Creed: apprezzò, soprattutto, l’interpretazione di “suo figlio” Michael B. Jordan.

Una curiosità riguarda la scena in cui Creed finisce al tappeto: Sylvester Stallone, prima delle riprese del film, rivelò in un talk show che in tutti i Rocky c'era stato almeno un caso in cui era stato messo al tappeto e in un certo senso era diventata una sorta di "tradizione" per il franchise. Dopo aver appreso questo aspetto, Michael B. Jordan accettò di girare deliberatamente una scena del genere per mantenere viva la suddetta "tradizione". Di Creed sono stati realizzati anche due sequel, ovvero Creed II e Creed III.

Immagine di copertina Rocky IV UHD via Amazon

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