Il Mio Povero Pancreas, recensione: il miglior manga autobiografico per affrontare le sfide della vita

Autore: Giovanni Arestia ,

Kabi Nagata è una rinomata autrice di manga giapponesi divenuta celebre in tutto il mondo per l'opera autobiografica La Mia Prima Volta - My Lesbian Experience with Loneliness, arrivata in Italia nel 2019, con la quale ha vinto numerosi premi tra cui l'ambitissimo l'Harvey Award come "miglior manga del 2018". Proprio il genere autobiografico porta nella vita di Nagata gioie e dolori e queste, dopo averle raccontate in La Mia Fuga Alcolica – Scappando Dalla Realtà, vengono riproposte con più forza nel proseguo Il Mio Povero Pancreas – Eppure La Mia Vita È Un Po’ Migliorata edito in Italia da J-POP Manga (ecco a voi tutte le uscite mensili di J-POP). Qui Kabi Nagata continua a condividere con il suo pubblico le esperienze più personali, mostrando senza filtri i suoi limiti umani e il coraggio con cui li affronta di volta in volta.

Il Mio Povero Pancreas: una storia di dolore e tanta determinazione 

In quest'ultimo volume, l'autrice giapponese rivela la sua dura quotidianità fatta di lotte legate alla salute mentale, alla famiglia, ai suoi disturbi alimentarti e soprattutto all'alcolismo. Il sopracitato successo mondiale, generalmente simbolo di gioia per la maggior parte di chi svolge mestieri del genere, per lei si è trasformato in un calvario che l'hanno portata ad avvicinarsi all'alcool per cercare di sfuggire ai problemi e allo stesso tempo sentirsi più adulta. Il successo ha portato con sé tanto stress e una ricerca perenne di mantenere alti gli standard produttivi velocizzando le tempistiche. Tutto ciò ha dato manforte ai suoi già presenti problemi alimentari e soprattutto alla dipendenza dall'alcol. 

Sebbene non se ne parli allo stesso modo di altre dipendenze, purtroppo anche quella dell'alcol provoca danni molto gravi. Nel caso di Nagata la situazione è peggiorata al punto tale da costringerla a più di un ricovero ospedaliero a causa di pesanti e dolorosissime forme di pancreatite acuta. Per evitare ulteriori spiacevoli conseguenze, è stato necessario un radicale cambiamento del proprio stile di vita che è stato ulteriormente complicato dalla diffusione della pandemia da Coronavirus e dall'isolamento. In che modo combatte tutto ciò? Riuscirà a uscirne fuori?

Tra dramma e commedia con un'ironia pungente e agrodolce

Nagata, in questo Il Mio Povero Pancreas – Eppure La Mia Vita È Un Po’ Migliorata, innalza il livello dei suoi racconti autobiografici affrontando apertamente i suoi demoni psicologici e fisici. Anche se l'opera può essere apprezzata indipendentemente dalla lettura di La Mia Fuga Alcolica, la conoscenza delle opere precedenti arricchisce il background dell'autrice e l'esperienza di lettura. La novità assoluta è l'inizio tramite un prologo talmente stravagante tra dramma e commedia, che sembra quasi un'opera di fantasia. Come una sorta di commedia suddivisa in più atti (più precisamente un prologo, un epilogo e 7 capitoli più una storia bonus), il lettore viaggia nella vita e nella mente della protagonista raggiungendo un finale luminoso e speranzoso che lascia a bocca aperta. 

Si comprende fin da subito, tuttavia, come l'alcolismo resti il protagonista dell'intero racconto. Questo diviene la luce in fondo al tunnel dell'ansia, dei sensi di colpa, dello stress e delle paure, ma allo stesso tempo, inevitabilmente, anche una gabbia la cui uscita risulta molto complessa. Nonostante venga seguita da medici, dalla famiglia e da una clinica psichiatrica, i risultati sono scarsi e nebulosi. 

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Serve una grave malattia a farle comprendere che il limite è stato raggiunto, ma nonostante ciò non riesce ad abbandonarsi alla tentazione anche a causa di un ulteriore vincolo dato dal Covid e dalla chiusura forzata all'interno di un claustrofobico e inquietante ospedale. Il sottotitolo del manga è eloquente, infatti in puro stile Zerocalcare, volendo fare un paragone italiano, Nagata riesce sempre a trovare una fiamma di speranza con grande forza e agrodolce ironia. 

Il compito dell'autrice è quello di condividere un messaggio di speranza con i lettori, incoraggiandoli a cercare un costante supporto anche quando la montagna da scalare risulta complessa. Il racconto è crudo, a tratti drammatico, ci sono momenti in cui il lettore si sente impotente dinnanzi a un palese grido d'aiuto della mangaka, ma quest'ultima lo fa anche per far comprendere che il dialogo e il condividere i propri problemi sono un modo funzionale per combatterli. In questo caso i drammi di Nagata sono gli stessi di milioni di persone in tutto il mondo, pertanto sfruttando una sorta di empatia universale, quest'opera si pone come un mezzo per confrontarsi e offrire ispirazione a chiunque affronti delle sfide personali.

Uno stile artistico originale e incredibilmente funzionale 

La suddetta ironia, utile a sdrammatizzare le situazioni complesse e a esorcizzare il dramma, è sia narrativa che artistica. Lo stile di Kabi Nagata, infatti, è deciso, preciso, didascalico, ma allo stesso tempo veloce, a tratti stilizzato e che va dritto al punto senza troppi fronzoli. Possiamo definirlo un tratto artistico sintetico, che sfrutta al meglio tutti gli spazi a disposizione con l'uso anche di tavole libere senza fossilizzarsi in stilemi artistici. Interessante l'utilizzo del colore giallo in contrapposizione al classico bianco e nero.

La nota colorata serve, infatti, per sottolineare la narrazione e rappresenta la nota spensierata o ironica della storia, al contrario il puro bianco e nero prevale dove gli eventi sono più dolorosi e drammatici sia fisicamente che mentalmente. Questa particolare scelta artistica viene rafforzata da un'alta qualità del volume con una sovraccoperta con bassorilievi plastificati e lucidi e una carta ruvida di grammatura maggiorata rispetto ai classici manga che aiuta a non rovinare l'esperienza di lettura. 

Conclusioni

Il Mio Povero Pancreas – Eppure La Mia Vita È Un Po’ Migliorata è, in conclusione, forse l'opera più matura, intensa e riflessiva di Kabi Nagata. Al suo interno ha voluto mostrare tutta se stessa, tanto da inserire anche brevi accenni alle sue precedenti opere. Lo stile narrativo è unico, poiché riesce a descrivere momenti drammatici, dolorosi e intimi con una leggerezza e un umorismo inaspettato e curioso.

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È importante comprendere, comunque, come questa opera, al pari di tutte le altre dell'autrice, sia più di un semplice lavoro di intrattenimento. Nascono tutte con il duplice scopo di aiutare chi vive gli stessi problemi e di divulgare ai più la loro esistenza. Charlie Chaplin diceva che "per ridere veramente, devi essere in grado di prendere il tuo dolore e giocarci" ed è con questa filosofia che Nagata cerca di infondere la giusta forza per affrontare anche le sfide più complicate. 

Commento

cpop.it

97

Kabi Nagata ritorna con un meraviglioso e toccante volume autobiografico in cui svela, senza veli e senza paura, i suoi demoni e le sue battaglie contro l'alcolismo e i problemi mentali. Una storia drammatica raccontata con matura e agrodolce ironia che rende la lettura più leggera soprattutto per chi vive e lotta con gli stessi problemi. Un volume da possedere assolutamente sia per capire come affrontare le sfide che la vita pone dinnanzi al nostro percorso sia per conoscerle e prevenirle.

Pro

  • Stile narrativo unico e incredibilmente efficace
  • Storia ricca di speranza che funge da grande insegnamento
  • La colorazione gialla in contrapposizione al bianco e nero per sottolineare alcune scene

Contro

  • Lo stile stilizzato e a volte sopra le righe potrebbe non piacere a tutti
  • -
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