Benvenuti a Marwen, la recensione: se anche Robert Zemeckis vede tutto nero

Steve Carell è l'assoluto protagonista del nuovo progetto di Robert Zemeckis, che ricostruisce la storia vera di un'artista senza memoria da dentro la sua opera. La recensione di Benvenuti a Marwen.

Autore: Elisa Giudici ,

Per alcuni è un obbligo, un peso o un lavoro. Per altri è chiaramente un piacere sottile, talvolta autoreferenziale. In questo ultimo lavoro di Robert Zemeckis si ha la netta sensazione che per lui continuare a parlare al pubblico attraverso l'arte del cinema sia quasi una necessità. Benvenuti a Marwen è decisamente qualcosa di differente all'interno del suo percorso creativo, ma è davvero difficile stabilire se si sia di fronte a un'evoluzione sofferta o a un'involuzione altrettanto dolorosa. 

Universal Pictures
Steve Carell guarda le foto scattate alle sue bambole
Ancora panchine, ancora uomini peculiari: Benvenuti a Marwen è decisamente un film di Zemeckis

Quel che si percepisce chiaramente è l'urgenza di raccontare qualcosa degli Stati Uniti di oggi attraverso un episodio realmente avvenuto nel 2000. Lo spunto però è perfetto per raccontare la recrudescenza di una certa violenza verbale e fisica in America, descrivendola da una parte come senza tempo e immortale, dall'altra come un'animale che, da sopito, rialza improvvisamente la testa e torna a far paura. Il discorso non è così diretto, ma si percepisce una nota cupa molto forte all'interno di un film dalle svolte bizzarre, un altro ritratto di un uomo peculiare nella galleria di quadri filmici del regista di Forrest Gump. Insomma, anche Robert Zemeckis è diventato pessimista?  

Benvenuti a Marwen: la trama del film

Mark Hogancamp (Steve Carell) è un uomo adulto, eppure ha appena una manciata di memorie del suo passato. Dopo essere stato vittima di un brutale pestaggio perpetrato da 5 uomini fuori da un bar, si ritrova a chiedersi perché il suo guardaroba sia pieno di scarpe da donna coi tacchi o se sia stato davvero lui a disegnare i bellissimi schizzi per fumetti ad ambientazione storica che trova in giro per casa. 

Impossibilitato a disegnare per le ferite invalidanti riportate dopo il pestaggio - da cui è uscito vivo per pura fortuna e solo dopo una lunga riabilitazione - Hogancamp esorcizza la sua condizione fuggendo a Marwen. La sua casa infatti è invasa da un cittadina belga da lui immaginata e ricostruita in scala 1 a 6 , tra il salotto e il giardino. Marwen è popolata da bambole che hanno nomi e fattezze delle persone importanti nella vita dell'uomo. Colleghe di lavoro, amiche che l'hanno aiutato durante la riabilitazione, attrici di film sexy, donne che ormai non fanno più parte della sua vita: le loro fattezze e i loro guardaroba sono ricreati fedelmente a partire da bambole in stile Barbie.

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La bambola con le fattezze di Steve Carell
Steve Carell in versione

Entro i confini di Marwn Hogancamp inscena storie tortuose popolate da nazisti malvagissimi e tostissime donne che difendono la sua città e il suo alterego, un pilota statunitense sagace e tostissimo. L'uomo trascorre le sue giornate scattando foto di sorprendente bellezza che ritraggono le avvenute del suo alter ego e gli avvenimenti fittizi di Marwen.

Nella realtà però è palese quanto Hogancamp sia un uomo fragilissimo, che vive perennemente in balia dell'angoscia di un qualcosa i cui contorni non riesce nemmeno a definire chiaramente. Con l'arrivo di un'avvenente e gentile vicina di casa, l'avvicinarsi del processo ai suoi assalitori e l'apertura della sua prima mostra personale con le sue fotografie, la situazione si complica ulteriormente. 

Benvenuti a Marwen: la recensione del film

Si ricavano impressioni davvero contrastanti dalla visione di Benvenuti a Marwen, tanto che è davvero difficile trarne un giudizio definitivo. Ci sono passaggi magnifici, che ci ricordano quanto Zemeckis ami prendere in contropiede lo spettatore, introdurre lo straordinario all'interno della sua pellicola come ordinario, utilizzandolo come metro per misurare la rigidità di ciò che consideriamo normale. 

Catalizzatori di questo elemento "peculiare" sono spesso i suoi protagonisti. Mark non fa eccezione e anzi è il prototipico personaggio zemeckiano tipo, pur essendo un uomo fragile e con parecchie aree oscure nel suo recente passato. Al risultato finale del film contribuisce in maniera determinante Steve Carell, che con Benvenuti a Marwen inanella la terza performance meritevole di nomination agli Oscar in una singola stagione cinematografica. Tra il film di Zemeckis che lo vede come assoluto protagonista e le spalle di pregio interpretate in Vice - L'uomo nell'ombra (di cui vi ho già parlato) e A Beautiful Boy, risulta sorprendente come non abbia ancora una delle celebri statuette dorate sulla mensola di casa. 

Universal
Le abitanti di Marwen
Nelle fattezze delle bambole abitanti di Marwen potete riconoscere molti volti noti di Hollywood

Nonostante la storia sorprendente (narrata già in un documentario di Jeff Malmberg) e il cast di tutto rispetto, Benvenuti a Marwen è stata una delusione, per la critica e al botteghino. Non è difficile capire come finisca per scontentare tutti. I sostenitori di Zemeckis, quanti amano la sua visione positiva e ottimista della vita (per quanto dolorosa possa essere) rimangono spiazzati dalla visione cupa e senza redenzione della prima parte del film. Quanti leggono questo cambiamento come un'evoluzione si sentono traditi dal ritorno del vecchio, rassicurante regista di feeling good movies nella seconda parte. 

L'urgenza di denunciare il ritorno di certe correnti destrorse e intolleranti negli Stati Uniti gioca un brutto scherzo a Zemeckis, che sforna un film contradditorio, altalenante, che a tratti sembra confuso quanto il suo protagonista. Non è una bocciatura in toto, ma in queste settimane al cinema - con o senza Steve Carell - si possono vedere film che portano avanti la stessa denuncia, ma in maniera molto più soddisfacente e riuscita. 

Benvenuti a Marwen arriverà nei cinema italiani il 10 gennaio 2019.

Commento

Voto di Cpop

60
Steve Carell come al solito si dimostra un attore esemplare, ma nemmeno lui può salvare un Zemeckis cronicamente indeciso se abbracciare o meno una visione più oscura del suo feeling good movie tipo.

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