C'era una volta a... Hollywood apre una nuova era per Quentin Tarantino: la recensione del film

Quentin Tarantino torna al cinema per raccontare la Hollywood (e l'America) di Sharon Tate e Charles Manson, con un cast stellare e un film attesissimo: la recensione C'era una volta a... Hollywood.

Autore: Elisa Giudici ,

C’era una volta Quentin Tarantino, il protetto della Miramax, geniale e iconoclasta impastatore di ispirazioni pulp e cinema di serie B fino a creare un nuovo mito scintillante e pop. C’era una volta e ancora c’è Tarantino, anche se i 25 anni trascorsi dalla Palma d’Oro a Pulp Fiction non sono passati invano. C'era una volta a... Hollywood ne è la prova e non è sbagliato definirlo l’inizio di una nuova era, uno spartiacque nella carriera di un regista poco prolifico ma sempre impattante sull’immaginario cinematografico collettivo.

È passato il tempo della riscoperta. Con il suo nuovo film il regista di Le Iene non riabilita volti caduti nel dimenticatoio né racconta storie di cinema e d’America diventate cult per i pochi che le conoscono. Anzi, prende di petto un fattaccio di cronaca nera che a mezzo secolo di distanza ancora è intrinsecamente avvinto all’identità americana stess: il massacro di Sharon Tate e degli occupanti della villa di Polanski a Hollywood per mano della "famiglia" di Charles Manson.

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Leonardo DiCaprio e Brad Pitt sono Rick e Cliff
Leonardo DiCaprio e Brad Pitt sono due amici che si sostengono di fronte alle amarezze hollywoofiane

Lo fa con una squadra di stelle di primissima fascia nella loro seconda giovinezza cinematografica.

Alba e tramonto ad Hollywood

Brad Pitt e Leonardo DiCaprio, ex belli impossibili diventati le star da prendere maledettamente sul serio, sono Cliff e Rick, due uomini avvinti da un senso d’impotenza e imminente rovina. L’era d’oro del cinema western e della Hollywood classica sta terminando e il sole si prepara a calare anche sulle loro carriere. Da attore e da alcolizzato, Rick combatte contro un declino professionale che ne fa soffrire l’ego e l’anima. Da stunt-man sopravvissuto ad acrobazie varie e a un grave episodio con ripercussioni giudiziarie (in cui la sua colpevolezza è tutta da definire), Cliff condivide la stessa malinconia crepuscolare di Rick, a cui fa da autista, factotum, persino consigliere spirituale. I due sono avvolti da una solitudine che solo il loro rapporto di amicizia sembra riuscire davvero ad infrangere.

La Hollywood che sta sorgendo, dove Roman Polanski è un nome sensazionale e la bellissima e dolce Sharon Tate (Margot Robbie) vede nascere per lei un avvenire luminoso, sta già chiudendo i suoi cancelli a Rick e Cliff. L’attore di western è il vicino di casa dei Polanski, eppure le vite di Sharon, Roman e Rick s’incrociano a malapena e sempre brevemente.

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Rick e Cliff secondo Tarantino
Rick e Cliff sono tra i personaggi più malinconici di Tarantino

C'era una volta a... Hollywood è un film di convergenze e contatti improvvisi, in una Hollywood in cui l’era dorata sta finendo e le ombre lunghe del ranch di Charles Manson si allungano spettrali sul suo futuro. La variabile bizzarra e inaspettata è la presenza di Cliff e Rick, messi in crisi da una gioventù che ne tira fuori tutto il dolore esistenziale, eppure capaci di fare la differenza nel rimettere in carreggiata un futuro giusto e impossibile.

Un nuovo Tarantino

Crepuscolare e frammentario com’è, C'era una volta a... Hollywood si identifica solo a tratti con l’aspettativa tarantiniana che lo spettatore tipo ha rispetto a ogni film del regista. Lo si capisce da subito, da un’apertura stranamente disadorna e anti climatica, da una serie di feticci e scene ricorrenti che mancano all’appello. A colpire è la mancanza voluta di un’estetica pulp rifinita e di una ricerca registica implacabile, scena dopo scena. Visivamente il film non è impattante come in passato, anzi, ha persino delle derive “realistiche” e autoritari nel senso classico del termine. Per esempio Tarantino allunga a dismisura un particolare momento quotidiano e transitorio (Cliff che guida la macchina per le strade di LA, Rick che prepara un margarita) oltre l’aspettativa, oltre la naturale conclusione cinematografica, dilatandolo oltre misura, fino a sfociare nella realtà stessa.

Ci sono parentesi narrative genuinamente tarantiniane come “l’esplorazione” di Cliff del ranch abitato da un esercito di ragazzine hippie o le riprese dei film dentro il film con protagonista Rick in versione cowboy. C’è anche tantissimo altro non chiaramente connotato o definito, quasi questa copia fosse un primo montaggio ricco di decisioni ancora da prendere, tagli ancora da effettuare.

Non tutto funziona: la parentesi dedicata a Bruce Lee ad esempio lascia un sapore agrodolce in cui o l’omaggio non è riuscito o - come molti sostengono - il discorso che Tarantino fa s’inoltra in territori problematici. La stessa Sharon Tate, interpretata da una luminosa Margot Robbie, è ritratta come una fatina dolce, speranzosa e luminosa. In un contrasto nettissimo con Cliff e Rick, le persone sofferenti dietro e dentro l’industria di Hollywood, Tarantino ama e omaggia il mito dorato della giovane Sharon. Una scelta legittima ma che ne depotenzia enormemente il personaggio. In aperto contrasto con Margot Robbie c’è il contraltare randagio e dalla forte carica sessuale della Pussycat di Margaret Qualley, magnetica in tutto il suo mistero ambiguo e ineffabile, che non a caso l’avvicina a Cliff.

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Margot Robbie è Sharon Tate
Margot Robbie interpreta più il mito che la vera persona dietro Sharon Tate

L’impressione più forte stavolta non la lascia né la violenza fulminea e brutale tipica del cinema di Tarantino, né la chiusura che chiarisce il titolo e l’omaggio a una fiaba hollywoodiana che c’era una volta e non c’è più. No: a colpire e convincere di più in un film così maschile nel suo essere forte e debole insieme, è la vulnerabilità profondamente umana del suo duo di protagonisti. Le lacrime improvvise e involontarie di Leonardo DiCaprio, l’amarezza e la tenerezza che emergono a tratti dall’imperturbabile e statuario Brad Pitt (anche grazie alle rispettive ottime performance) portano la realtà nel cinema di Tarantino. Ritroviamo anche l’umanità nelle performance di due grandi star di cui spesso l’anima è celata tra le pieghe delle interpretazioni e del glamour.

Prima di andare al cinema fatevi un favore e disinnescate le aspettative rispetto al ritorno di Quentin su grande schermo, per dare la possibilità a questa nuova fase del suo cinema di sedurvi poco a poco, di arrivarvi dritto al cuore, una carezza e un pugno alla volta.

C'era una volta a... Hollywood sarà nelle sale italiane a partire del 18 settembre 2019.

Commento

Voto di Cpop

75
C'era una volta a... Hollywood è un diamante grezzo, il film più profondo e sentimentale della carriera di un Tarantino quasi autoriale: una visione imperdibile e che non mancherà di sorprendervi.

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