Coco, la recensione: musica, Messico e muerte nel mix Pixar di Natale

Il Natale in casa Disney Pixar è più colorato che mai con la storia del piccolo Miguel, pronto ad affrontare anche la morte per realizzare il suo sogno musicale: la recensione di Coco.

Autore: Elisa Giudici ,

Non c'è Natale senza una puntata al cinema e non c'è programmazione natalizia che si rispetti senza la proposta animata per famiglie targata Disney. Nel 2017 tocca a Pixar mantenere alta la tradizione, con un film che riprende i messaggi incentrati sulla famiglia tipici della Casa del Topo, sfruttando però un'ambientazione non convenzionale: questo è l'obiettivo di Coco.

Dopo avervi presentato in anteprima i primi 20 minuti del film mostrati a Lucca Comics & Games 2017, è arrivato il momento di parlare più nel dettaglio di Miguel, un ragazzino messicano con una sfrenata passione per la musica ma con una famiglia che gli vieta ogni attività a sfondo canoro.

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Coco le la sua famiglia all'ingresso della città dei morti
La famiglia è sempre al tuo fianco... anche dopo la morte!

Coco è un grande film che scalda il cuore o la stanca riproposizione dei valori tradizionali e familiari del canone disneyano? Ecco la recensione del film.  

Coco, la recensione: suggestioni messicane 

Da qualche anno a questa parte il canone cinematografico di casa Disney è chiaramente molto attento alla diversità geografica, etnica e narrativa. Coco colpisce da subito lo spettatore per come colora il Natale con i toni vividi e caldi delle tradizioni messicane. Seppur talvolta così didattico da diventare didascalico, Coco è innanzitutto un'introduzione alla tradizione culturale del Messico e  alla visione del mondo dei suoi abitanti.

La spasmodica attenzione al mondo della morte e la sua esorcizzazione in festività come lo Día de Muertos - centrali per la trama del film - si trasformano attraverso il caleidoscopio Pixar in soluzioni visive brillanti. Sin dai titoli di testa e dall'introduzione "tagliata" in vivaci festoni di carta per le vie del paese dove vive Miguel, la notoria verve artistica dello studio d'animazione più amato dai grandi e dai cinefili, coniugata allo stato dell'arte delle tecniche d'animazione, rendono il film davvero accattivante a livello visivo

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I protagonisti del film Héctor e Coco
Un pizzico di talent musicale e tanta suggestione sud americana: ecco la ricetta di Coco

Purtroppo gli elementi che hanno decretato il successo critico e artistico di casa Pixar finiscono qui. Coco è il il lungometraggio recente meno vicino alla tradizione dei film illuminati dalla lampada Luxo e dal genio creativo dei suoi fondatori. Con la sua storia elementare e ricca di morali e lezioni da impartire, Coco segna un ulteriore, forse irreversibile passo in avanti verso l'annacquarsi del credo di Pixar nella visione ben più tradizionale di Disney.

Coco, la recensione: la famiglia al primo posto 

Nella prima grande fase di Pixar uno dei tratti distintivi delle sue creazioni era l'obiettivo di rivolgersi al pubblico adulto con grandi tematiche e risposte importanti, con l'ambizione di non perdersi i piccoli per strada. Ricordando quei tempi sperimentali e ambiziosi non si può che rammaricarsi di fronte a un film che come messaggio primario pone la famiglia e come pubblico d'elezione quello dei più piccoli. Se si è superata l'età in cui si crede senza tentennamenti a Babbo Natale anche la magia di Coco sembrerà un prodotto per l'infanzia, così prevedibile da diventare qua e là un po' noioso. 

Il viaggio di Miguel nel mondo dei morti, originato dalla sua ribellione al divieto familiare di fare musica, è così pedissequo nel ricalcare le tappe individuate da Christopher Vogler nel suo celebre manuale da mancare completamente di aspettative. Miguel parte per un'avventura pericolosa, ma noi non solo intravediamo il suo futuro, ma conosciamo chiaramente l'arrivo e prevediamo con largo anticipo diverse tappe. Non mancano poi svolte chiaramente votate a fini terzi e decisamente extra cinematografici, che rischiano d'indispettire il cinefilo iper-consapevole del Nuovo millennio. 

Coco, la recensione: la tradizione natalizia basta?

In Coco non mancano momenti di commozione e afflati familiari con cui scaldare il cuore del pubblico. Entrando in sala in compagnia dei più piccoli e senza aspettative superiori a quelle di godersi un bel momento cinematografico in allegria durante le feste, i numeri musicali del film (interpretati per l'Italia dalla voce di Michele Bravi) e la sua storia conquisteranno di certo. Il botteghino insomma darà probabilmente ragione a Disney.

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La locandina di Coco
La locandina italiana di Coco

Da cinefili e adulti con buona memoria della tradizione Pixar si rischia però di rimaner delusi, così come accaduto di recente per performance non esaltanti come quelle di Arlo e dell'intero franchise di Cars. Il difetto che difficilmente si perdona a Coco è di sfruttare un impiantito più che canonico (la ribellione giovanile, la trasgressione di un divieto, l'animaletto amico e mascotte) in maniera meccanica, con poca personalità e ancor meno incisività.

Senza qualcosa di davvero forte o nuovo da dire, Coco sembra la riproposizione di un film che abbiamo già visto molte volte, che sfrutta il Messico e la sua secolare culturale quasi che fosse un paravento esotico alle sue mancanze.

Forse invece durante le feste è giusto che un film si limiti a rassicurarci e a ricordarci la centralità dei rapporti umani familiari, pietra angolare dello spirito del Natale: agli spettatori l'ardua sentenza. Coco sarà nelle sale italiane a partire dal 28 dicembre 2018. 

Commento

Voto di Cpop

70
Coco è una favola commovente sui valori della famiglia, che saprà far breccia nel pubblico. Resta un po' di amaro in bocca per la struttura quasi canonica data all'arco narrativo, senza guizzi.

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