Diabolik - Ginko all'attacco! recensione: di male in peggio

Era difficile fare peggio del primo film: purtroppo il cambio di attore non ha giovato e i Manetti continuano a non trovare la quadra.

Immagine di Diabolik - Ginko all'attacco! recensione: di male in peggio
Autore: Elisa Giudici ,

Errare è umano, perseverare è diabolico, anzi, Diabolik. Un anno fa vi raccontavo la delusione suscitata da un primo film dedicato al personaggio delle sorelle Giussani incapace di catturare le atmosfere borghesi e glaciali del fumetto originale (potete leggere il commento in questa recensione: Diabolik, che delusione: perché il film dei Manetti Bros fa cilecca). Pensavo di dovermi ripetere nel dire che lo stile, lo humour e l’approccio cinematografico dei Manetti non si confà a un ladro e assassino che ha davvero poco o nulla di goliardico e partenopeo. Purtroppo, se possibile, è andata addirittura peggio: Ginko all’attacco! travalica i confini della delusione e scivola nel disastro.

Diabolik cambia interprete, ma senza giovamento

A posteriori, nonostante la performance davvero incolore data nella prima pellicola, Luca Marinelli è stato avveduto nel sfilarsi da un’operazione che proprio non riesce a decollare. Nel ruolo del protagonista lo sostituisce Giacomo Gianniotti, che non fa nulla di particolarmente memorabile in positivo, avendo pochissimo spazio e minutaggio a disposizione. Lo stesso di può dire dell’altra new entry di pregio, Monica Bellucci nei panni della contessa Altea di Vallemberg (già apparsa nel primo trailer di Ginko all'attacco), a cui toccano una parrucca infelice e un paio di scene involontariamente comiche. La scena in cui sconvolta urla “Osvaldo!” diventerà senza dubbio un meme.

Qui però il problema non è un attore singolo né il cast, quando l’impostazione generale del film e la sua scrittura. Questo secondo capitolo non funziona mai, ma proprio mai, neppure in una singola scena. Tentare di trasformare le atmosfere eleganti e sofisticare, la crudeltà maligna e gli istinti oscuri e omicidi di Diabolik in un film che guarda al cinema italiano degli anni ‘60 (quando venne girato un primo film tratto dal fumetto), con gioielli di cartapesta e artifici da pellicole di altri tempi, non suscita altro che ilarità.

Diabolik 2 ha una sceneggiatura semplicemente imbarazzante

Quel che è peggio è la sceneggiatura del film, scritta con una superficialità imbarazzante. Un esempio tra i tantissimi disponibili: una coppia di ladri inafferrabili ed espertissimi di gioielli e preziosi può descrivere come una vecchia réclame pubblicitaria una parure, declamando che la stessa è fatta con “l’oro più puro, le pietre più preziose”? Diabolik non è mai né specifico, né incisivo, i personaggi spesso ragionano e agiscono in modo assurdo, soprattutto se stanno dalla parte della Legge. Ogni poliziotto in questo film sembra addestrato all’accademia di Scuola di polizia, senza contare che le comparse sono di rara inabilità recitativa.

La sequenza d’apertura d’ispirazione bondiana, montata sul brano inedito di Diodato, è una summa del film: fuori sincrono, mal montata, con una vena procace e un gruppo di ballerine e attrici che danza male e recita peggio. In mezzo a questo panorama sconfortantissimo, giganteggia un Valerio Mastandrea che sembra davvero incapace di sbagliare. Riflessivo mentre fuma la sua pipa, teso, preda di ossessioni amorose e lavorative, questo Ginko è davvero l’unico tesoro di questo adattamento e i Manetti almeno questo l’hanno capito, dandogli ampio spazio nel secondo film. Disgraziatamente un terzo è già in arrivo, ma mi riesce difficile pensare che possa fare ancora peggio di questo questo.

L’immagine di copertina di questo articolo è presa da Diabolik - Ginko all’attacco di 01 Distribution.

Commento

Voto di Cpop

35
L’unico motivo per vedere questo secondo capitolo di Diabolik è il Ginko di Mastandrea, che meriterebbe ben altro film.

Pro

  • Valerio Mastandrea
  • L'inedito cantato da Diodato

Contro

  • La regia scalcagnata
  • Monica Bellucci che urla "Osvaldo"
  • Tutta la sceneggiatura
  • I poliziotti involontariamente comici
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