Perché Forky ha preso vita? (e altre curiosità sul personaggio di Toy Story 4)

Autore: Giulia Vitellaro ,

Tra tutti i film del franchise, Toy Story 4 ha senza dubbio un’atmosfera più oscura. Si concentra molto sulla dimensione introspettiva di Woody ed è strutturato in modo da rendere il suo viaggio per tornare dalla piccola Bonnie un viaggio di crescita. Pur mantenendo i capisaldi dei film precedenti, come il tema dell’amicizia contrapposto alla rivalità tra simili (in questo caso giocattoli), introduce nuovi temi e nuovi personaggi, come il conflitto interiore di Bo e la figura di Forky.  Simbolo della svolta narrativa in questo senso è senza dubbio il personaggio di Forky, che ci pone davanti una domanda solo in apparenza banale: cosa rende un giocattolo tale? Questa domanda è alla base dell'intero film.

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Sporky mentre parla con Gabby Gabby

Forky è un progetto scolastico creato dalla piccola Bonnie, nuova amata proprietaria dei nostri beniamini; è stato creato durante il suo primo, traumatico giorno di scuola, unendo una posata da tavola in plastica, degli scovolini per lavelli, lo stecco di un ghiacciolo e altri mezzi creativi “di fortuna”. Forky però non capisce subito di essere un giocattolo; sembra non capire neanche come fa ad essere vivo, rimane ancorato alla sua vecchia funzione di posata usa e getta e tenta in continuazione di tuffarsi nella spazzatura.

Che genere di posata è Forky?

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Sporky regge una forchetta e un cucchiaio

Forky è un utensile da cucina, e dal nome (che ricorda il termine inglese fork) si potrebbe immaginare si tratti di una forchetta, nel suo caso stranamente tondeggiante. Non è esattamente così: Forky è uno spork
Spork è una parola inglese derivata dalla crasi tra spoon e fork, rispettivamente cucchiaio e forchetta: è molto popolare perché ha i vantaggi di entrambi gli utensili (si riescono sia ad infilzare i pezzetti solidi di cibo sia a raccogliere quelli più liquidi e sfuggenti col cucchiaio). 
Sebbene ne esistano di riutilizzabili in alluminio e altri materiali, gli spork sono diventati celebri come utensili da cucina usa e getta (oggi la maggior parte sono riciclabili) per i pranzi al sacco, e sono popolarissimi in America.

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Da dove è nata l'idea per il personaggio

Forky è un personaggio molto diverso rispetto a quelli che siamo abituati a vedere in Toy Story: il suo comportamento e il suo modo di parlare sono leggermente nevrotici, la sua storia personale è problematica, e sembra guardare tutto con un certo allarmismo.

L’idea per il personaggio di Forky parte sin dalle prime fasi di creazione di Toy Story 4. I creatori e il regista Josh Cooley, scherzando, si sono chiesti: “Quante volte spendiamo un sacco di soldi per comprare un regalo di Natale ai nostri bambini e poi loro, dopo averlo ricevuto, finiscono per giocare con la scatola?”. Da lì è partita un’intensa sessione di brainstorming dove si sono divertiti ad immaginare quali oggetti non fossero stati creati per essere giocattoli ma avrebbero potuto esserlo con uno sforzo di immaginazione. 
Le menti che hanno ideato il film di Pixar stavano solo giocando quando hanno ideato Forky, e proprio come la  piccola Bonnie, non avevano idea di cosa stavano creando.

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Forkie tra le mani della piccola Bonnie

In un’intervista per The Verge Josh Cooley parla di come un personaggio come Forky fosse necessario:

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Non ha certo mai vissuto le storie di Toy Story 1, 2 o 3, quindi non comprende le regole di quel mondo. Ci siamo sorpresi a pensare che esiti comici potesse avere questa cosa. La maggior parte delle persone che vanno a vedere Toy Story al cinema conoscono i film precedenti e sanno come funziona quell’universo. Quindi avere un personaggio che arriva e non lo capisce affatto dà un sacco di opportunità, in termini di ironia. E non solo: avere un personaggio così innocente forza Woody a dover spiegare, anche a se stesso, cosa vuol dire essere un giocattolo.

Disegnare Forky

Il concept per il personaggio era pronto, ora bisognava immaginarne l'aspetto. Parlando del character design di Forky, Cooley ha dichiarato:

È stato molto semplice, ed è una cosa che ho amato. Abbiamo iniziato a parlare di un progettino di asilo che diventava un giocattolo ed è venuto fuori uno spork. Quando lo abbiamo visto, abbiamo continuato a disegnare vari spork con tante braccia e gambe fatti in modo diverso. Gli spork fanno ridere. In un modo un po’ strambo -non lo avevamo pianificato- l’idea che potesse essere sia un cucchiaio che una forchetta allude al fatto che possa essere sia spazzatura e sia un giocattolo contemporaneamente.

C'era una bozza iniziale, ma anche un dettaglio che non poteva essere trascurato: il giocattolo doveva essere credibilmente creato da una bambina di 5 anni. Il produttore John Rivera racconta di avere riflettuto col team su “Come avrebbe creato Forky una bambina di 5 anni?”.

Questa idea è stata alla base dello Sporkshop: uno workshop di spork. Un momento creativo per bambini dell’asilo dove creare il proprio Forky, e un’occasione per i character design di prendere spunto dalla semplicità e dalla fantasia dei più piccoli.

Animare Forky

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Forky e Peas-in-a-Pod

Anche animare Forky ha presentato delle sfide. Un giocattolo imbottito di un cowboy come Woody ha degli arti e una certa fluidità nel movimento; uno spork con stecchetti di legno di ghiaccioli come gambe è certamente più limitato. L’intento dell’animatore Claudio de Oliveira era quello di “essere il più fedele possibile ai materiali di cui è fatto, ma mantenendo una certa giocabilità per un bambino".

Per fare delle prove, Oliveira si è ritrovato a creare dei modellini di Forky e a portarli a casa con sé “Ho iniziato a sentirmi in un modo che non mi aspettavo”, dichiara, “Mentre cercavo di incollare gli occhietti alla sua faccia, uno è caduto e ha iniziato a fissarmi intensamente”. Quando ha riportato il suo Forky a lavoro, la famiglia, ormai affezionata, gli chiedeva dove fosse finito.

Le limitazioni nei movimenti del piccolo utensile hanno finito per essere un vantaggio creativo. De Oliveira decise che Forky si sarebbe mosso in modo rigido, e che la sua potenzialità espressiva si sarebbe concentrata sulle sua voce e in parte sulla mimica facciale. “Il modo in cui muove la bocca ha una carica di energia ogni volta diversa”.

Perché Forky? Il nome del personaggio.

La ricerca del nome per lo spork animato non ha avuto risultati immediati. Perché Forky e non Sporky, dato che non è una forchetta ma uno spork? 

In un’intervista per Collider il regista Josh Cooley ha risposto così:

Stavamo già pensando a vari nomi, quando ho mostrato un’immagine del personaggio a mio figlio. Aveva 4 anni. Gli ho chiesto: “Quale pensi possa essere il nome di questo personaggio?”. Lui lo guarda bene e dice: “Fork face”. E io penso “Ma è spassosissimo e non possiamo usarlo!”.

In lingua inglese, infatti, Fork Face suona in modo preoccupante come Fuck face, un insulto molto volgare. In ogni caso, l’idea del figlio -quasi coetaneo di Bonnie-  gli rimase in testa. E dato che Fork Face era fuori discussione, sono arrivati a un compromesso con Forky. “Certo, siamo consapevoli che Fork Face non sarebbe stato adatto a un film per bambini, ma per noi lui resterà Fork Face per sempre”.

Come ha preso vita nel film?

Forky è uno spork senziente: all’inizio del film ci appare come una versione del mostro di Frankenstein un po’ meno minacciosa. Il suo prendere vita ci pone davanti diverse domande: gli oggetti hanno sentimenti? Come prendono vita nell’universo di Toy Story? Possono morire?

Sono domande che gli altri film del franchise non hanno mai affrontato in modo diretto, e hanno un risvolto inquietante, in particolare da quando si capisce che Forky non è molto interessato a rimanere in vita.
Per i creatori, nel film è presente un momento che sancisce l’ingresso nel mondo dei giocattoli di Forky: quando la piccola Bonnie scrive il proprio nome sotto la base del nuovo giocattolo improvvisato.

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Forky davanti una macchina fotografica giocottolo

I giocattoli sono tali e prendono vita nel momento in cui un bambino decide che lo sono. Troviamo la risposta dunque, più che sul piano filosofico e metafisico, su quello emotivo. È la capacità dei bambini ad animarli con la fantasia a determinare la loro condizione senziente. Cooley afferma: “In Toy Story ogni giocattolo ha uno scopo. È quello che dà vita ai giocattoli.” Il doppiatore di Forky, Tony Hale, aggiunge: “Quando qualcuno arriva e dice: ‘Sei un giocattolo’, adesso sei un essere che merita d’essere amato, e vieni alla vita."

Per la maggior parte del film, Forky non riesce ad accettare il fatto di essere un giocattolo. La sua funzione precedente era quella di consentire la consumazione di un pasto per poi essere gettato via. Malgrado tutti i tentativi di Forky di buttarsi nella spazzatura siano presentati in chiave comica, è possibile che rappresentino il desiderio di Forky di smettere di essere vivo?

Quando al produttore Jonas Rivera è stato chiesto se Forky desiderasse morire, ha affermato che i creatori non lo hanno mai immaginato con pensieri suicidi: la spazzatura per lui è come un letto caldo, è casa. È quello a cui sarebbe naturalmente destinato. Cooley ha aggiunto un dettaglio interessante:

Toy Story si costruisce proprio su questo: tutto ha uno scopo. Lo scopo di un giocattolo è essere lì per il proprio bambino. Lo scopo di una tazza è contenere acqua. Lui è uno spork ed è stato costruito per zuppa, insalata, chili, ed è usa e getta. Ora ha un nuovo scopo.

Questa affermazione dà anche una risposta più precisa alla domanda: cosa rende un giocattolo tale? Non è importante il suo design, il suo aspetto, ma i sentimenti che suscita negli umani attorno a lui.

L’insegnamento di Forky

Mentre Forky, amatissimo dalla piccola Bonnie, impara cosa vuol dire “essere vivo”, Woody si sforza di ricordarlo, e ridare significato alla propria esistenza. L’esistenza di un giocattolo è definita dall’appartenenza a un bambino? Bo e la sua gang di giocattoli del parco sembrano suggerirci di no: non sono giocattoli abbandonati, sono liberi. L’essenza stessa di Forky è quindi la risposta al dramma interiore del nostro cowboy preferito. Ritroviamo un concetto carissimo ai creatori di Toy Story: talvolta bisogna sapere lasciar andare ciò che abbiamo amato, e abbracciare nuove esperienze, nuove parti di sé, nuove sfide.

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Woody e Forky passeggiano nella notte

Forky si comporta in modo stupito, sconvolto e goffo per tutto il film, e inizialmente sembra avere come unico obiettivo quello di completare il ciclo a cui era destinato nella sua vita precedente: finire nella spazzatura. Insieme allo stupore di essere vivo e di essere un giocattolo, vediamo il suo smarrimento nel non sapere nulla del nuovo mondo in cui viene catapultato. Per giocare con questa sua peculiarità, Tony Hale ha ripensato al periodo in cui sua figlia era molto piccola: “Tutto era un interrogativo e non c’era nessuna vergogna nel porre domande”. Questa curiosità, questa innocenza e assoluta mancanza di preconcetti ha dato al personaggio la sua aura simpatica e malinconica, e gli ha concesso di essere comprensivo ed empatico persino con l’antagonista del film, Gabby Gabby, intuendone la parte più umana.
Nelle ultime scene, sarà Forky a guidare Knifey, l’altro giocattolo improvvisato nato dalle posate di Bonnie; e sarà sempre lui, man a mano che il film va avanti, a finire le frasi di Woody e a dimostrare una delicata ma fine intelligenza emotiva.

Forky è maschio o femmina?

Si è discusso sul genere di Forky: è maschio o femmina? Probabilmente, per gli italiani, la maggior parte della confusione deriva dal richiamo alla forchetta, tradizionalmente femmina.

Nella versione in lingua originale e nel sito ufficiale del film ci si riferisce a Forky usando sempre il maschile, e tutti i doppiatori selezionati per dargli voce sono uomini. Ma sul web sono presenti diverse teorie che vedono questo personaggio oltre il binarismo, etichettandolo non semplicemente come neutral ma come oltre il genere.

La voce di Forky

Chi ha dato il tocco finale al personaggio di Forky è stato Tony Hale. Conosciuto per il meraviglioso ruolo di Gary in Veep, e come Buster Bluth in Arrested Development, Hale racconta spesso divertito della sua reazione di fronte alla proposta di dare voce al confusissimo spork: “Un utensile con una crisi esistenziale? Ci sto!”.

Non essendo strutturalmente molto flessibile e con un’espressività leggermente ridotta a causa materiali di cui è composto, molte delle sensazioni di Forky devono essere rese nel modo in cui parli. In genere il tono di voce asseconda la mimica del corpo, ma in questo caso non era abbastanza: è stata la performance recitativa di Hale che è riuscita a dare una vitalità al personaggio, fornendogli quel tono stupito e leggermente nevrotico.

Empatizzo molto con Forky perché per certi versi siamo simili, lui è sempre molto sopraffatto da qualsiasi cosa.  Mi sono sentito allo stesso modo, quando mi è stato chiesto di fare parte di questo franchise. Lui prende vita e si chiede “Perché sono qui?” E mi ritrovo qui a farmi le stesse domande… Siamo uguali.

Tony Hale, nella versione inglese, ci ha consegnato un Forky che genera in noi un ampio spettro di emozioni: riesce ad essere inquietante, strambo, simpatico e profondamente umano.

Il doppiaggio italiano

L’attore italiano scelto per dare voce a Forky è Luca Laurenti, che si è accostato alle strategie di Hale nella versione originale. È sembrato da subito entusiasta di partecipare al progetto.

È un film molto più esistenziale, i giocattoli si fanno delle domande sulla vita e la morte chiedendosi perché esistono e come sono nati. In fondo sono creazioni della nostra fantasia umana, siamo noi che diamo valore agli oggetti.

Curiosità

  • Forky è uno spork di Pizza Planet, la tavola calda dove i nostri eroi finiscono nel primo Toy Story. La suggestione è confermata da uno dei poster ufficiali, dove tiene in mano un cucchiaio e una forchetta con il logo di Pizza Planet disegnato sopra.
  • Più avanti nel film il suo “piede sinistro” è abbellito da uno sticker a forma di arcobaleno.
  • Non è il primo spork ad apparire in un film Pixar: il primo è stato avvistato in Wall-e.
  • Forky è il primo personaggio creato a mano da un bambino in tutto Toy Story.
  • Anche dopo un anno dalla sua “nascita”, Forky ancora non sa come ha preso vita.
  • La scena in cui Forky tenta di spazzolare i capelli di Gabby Gabby col lato sbagliato della spazzola dicendo a se stesso “Che bei capelli!” è un riferimento a una scena di Arrested Development – Ti presento i miei, dove la madre di Buster, Lucille, si lamenta che suo figlio “Improvvisamente è un pezzo troppo grosso per pettinare i capelli di sua madre!”
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    Forky pettina Gabby Gabby in una bozza
  • Il modo in cui uno dei Benson aggiusta Forky riattaccandogli il braccio è, per coincidenza, simile al modo in cui i giocattoli mutanti aiutano Buzz a riattaccare il proprio.
  • Il modo in cui Forky incontra Knifey alla fine del film ricorda molto il modo in cui si incontrano Barbie e Ken in Toy Story 3 - La grande fuga.
  • Bonnie scrive il suo nome sulla base di Forky proprio come Andy aveva scritto il suo nome sotto lo stivale di Woody.
  • Il modo in cui Forky viene fuori dallo zainetto di Bonnie è una citazione: ricalca il modo in cui Gizmo viene fuori dalla scatola nel celebre film Gremilins (1984).

La serie dedicata a Forky

Non sappiamo ancora se ci sarà un Toy Story 5. Attualmente non sembra nei piani della Pixar.

Nel frattempo, se già vi dovesse mancare Forky, non preoccupatevi!

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Poster di Forky Asks a Question, spin-off

Disney ha infatti prodotto uno spin-off dedicato al nostro spork preferito. Si tratta di una serie di cortometraggi in una serie dal titolo Forky Asks a Question (Forky fa una domanda). È composta da 5 minuti l’uno, che iniziano tutti con Forky che pone una domanda di -solo apparentemente- facile risposta.  

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