Durante questa edizione della Mostra - con 5 è il numero perfetto e Il sindaco del rione Sanità - ho già avuto modo di sottolineare quanto Napoli sia un centro geografico ormai cruciale per il cinema italiano, soprattutto quello festivaliero. Questo non toglie che richieda un certo spirito imbastire una produzione importante come quella di Martin Eden, adattamento dell'omonimo romano di Jack London, e ambientarla nella città partenopea.
"È un porto di mare accogliente in cui è facile girare, è la mia città": commenta così Pietro Marcello la decisione, rivelatasi poi vincente, di prendere una storia dalla quintessenza avventurosa e americana e trasportarla da San Francisco all'ombra del Vesuvio.
Un accostamento che pare azzardato, ma il risultato finale è splendido: Martin Eden è la prima pellicola italiana che riesce davvero a lasciare il segno nel concorso veneziano numero 76. Quella raccontata infatti è una storia prototipica che può avvenire a tutte le latitudini, certo, ma che in questo caso è tinteggiata dei colori della storia e del cinema italiano del Novecento.
Tra Alice Rohrwacher e Elena Ferrante
Martin Eden non è il primo film italiano che gira per i festival a guardare al recente passato novecentesco, anzi, per come è girato ricorda molto da vicino tutto il lavoro recente di una collega (e amica) di Marcello, Alice Rohrwacher. Per cromie, volti consumati dalla fatica d'altri tempi, elogio della vita bucolica senza nasconderne tutta la brutalità, Martin Eden mi ha ricordato in più di un passaggio il recente Lazzaro Felice. Laddove però quel film sembra una copia carbone del cinema italiano di altri tempi, colpevolmente slegato dal presente e in ultima istanza poco incisivo, Martin Eden ha la vita che gli ribolle dentro.
A graffiare è la storia di London, certo, ma anche la forza che acquisisce nei fondali italiani in cui viene allestita. C'è tutto quello che attraverso il Novecento ha reso l'Italia quella che conosciamo oggi: i migranti, la vita agra, la miseria delle periferie, il malcelato disprezzo delle classi alte per coloro che ne foraggiano la ricchezza, la cultura usata come arma di taglio da chi la possiede. Qualche riferimento al presente c'è, ma è l'affresco d'insieme a parlare forte e chiaro: Martin Eden ricorda davvero una di quelle grandi tele di Giuseppe Pellizza da Volpedo in cui i singoli personaggi si uniformano al resto della moltitudine di classe.
A unire i vari livelli del film e a fare da perno emotivo dello stesso c'è l'interpretazione intensa e coinvolgente di Luca Marinelli, che riesce a rendere personali e credibili tutte le cadute, le scelte azzardate e i sogni infranti del suo personaggio (a differenza del resto del cast un po' monocorde). Tutti passaggi ampiamente prevedibili. Martin cerca di diventare il granello di sabbia che fa saltare l'ingranaggio della società, salvo poi distruggere sé stesso. Il film ci guida attraverso i suoi errori, facendoci immergere nella sua speranza e nella sua rabbia, rendendola una questione personale.
I lettori del romanzo di London si sono detti sorpresi dell'adesione molto fedele del film al libro. Chi invece conosce la quadrilogia napoletana di Elena Ferrante non potrà che collegare la furiosa dedizione con cui Martin si scrolla di dosso la propria classe sociale con lo studio da autodidatta ("pescando e facendo sue parole dal grande mare della conoscenza") con la parabola similare di Elena Greco, detta Lenù, nei romanzi della Ferrante. Con un pizzico di avventurosa malizia si può già dire che la vicinanza politica e narrativa tra film, romanzi e serie TV renderà molto appetibile Martin Eden anche per il mercato estero.
Il cinema secondo Marcello
Pietro Marcello però la rende innanzitutto una creatura sua, in cui non manca un'iniezione documentaristica figlia dei suoi lavori precedenti, una valanga di libri (soprattutto di Spencer) che vengono letti, sfogliati, inquadrati e declamati, una rabbiosa frustrazione politica che vaticina il naufragare dell'ideale socialista e il protrarsi infinito della miseria dei deboli.
Pur con qualche sbavatura sul finale, quando il film si fa meno coeso e scivola in qualche manierismo da film impegnato italiano, come tanti predecessori di successo Martin Eden ha trovato un terreno fertile a Napoli e nella storia e nel cinema del Novecento italiano. Una volta tanto si sente un pizzico di orgoglio a vedere un film tanto riuscito e tanto nostrano insieme alla stampa internazionale a Venezia 76.
Martin Eden arriverà nelle sale italiane il 4 settembre 2019.
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