Il gennaio 2020 di Netflix si è concluso con una serie TV tutta italiana e al femminile, che attinge a piene mani da una superstizione sfociata nell'isteria di massa durante il XVII secolo: la stregoneria. Scritta da donne, diretta da donne e caratterizzata da un variopinto cast di attrici, la serie è un vero e proprio inno all'orgoglio del gentil sesso, alla sua libertà, unicità e potere, sia reale che metaforico. Luna Nera, questo il suo titolo, è quindi una produzione non solo tutta "in rosa", ma anche femminista.
Prodotta da Fandango, è composta da 6 episodi e rappresenta la prima incursione italiana nel genere fantasy, se escludiamo Fantaghirò. Si basa sul primo libro dell'omonima trilogia scritta da Tiziana Triana, che ha collaborato alla sceneggiatura, e segue le vicende della giovane Ade (Nina Fotaras) per raccontare una storia che ha, tristemente, un fondo di verità: migliaia di donne accusate di stregoneria furono condannate al rogo a causa di credenze popolari. Ma chi erano? E per quale motivo venivano perseguitate? Luna Nera dà la sua risposta a tali domande mettendo in scena una trama ricca di elementi magici, come vuole la tradizione del fantasy, ma con sotto la superficie un messaggio limpido come l'acqua, più che mai attuale e contro il sessismo: citando la nonna della protagonista in una delle battute del primo episodio, in riferimento ai cacciatori di streghe, "un'antica sapienza è custodita nelle donne, ma loro la temono, la combattono".
#Luna Nera è ambientata in Italia, più precisamente nella campagna laziale. L'estetica seicentesca dei costumi ha il suo fascino, come anche il territorio del nostro Paese, verdeggiante e rigoglioso, a tratti oscuro e mistico, specchio del passaggio di una crisi medievale abbattutasi sui meno abbienti: Ade è un'ostetrica adolescente che sta aiutando una futura madre dell'alto ceto a partorire, quando avverte qualcosa che non va nell'infante ormai vicino alla vita. La donna gravida la caccia spaventata, ma il presentimento di Ade si realizza: il bambino nasce morto. Ciò convince il popolo a credere ci sia lo zampino della giovane ostetrica, e di sua nonna lì in aiuto, dietro un simile evento nefasto. Vengono allora accusate di essere streghe e, mentre la vecchia viene messa al rogo, la protagonista è costretta a lasciare il posto per recarsi presso le Città Perdute, un nascondiglio in mezzo al bosco. Là trovano dimora altre "donne speciali" come lei: orgogliose e misteriose, compongono una congrega di cui una volta faceva parte anche la madre di Ade (interpretata da Barbara Ronchi), si prendono cura della nuova arrivata e le rivelano la sua vera identità.
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Luna Nera è un'occasione sprecata
La storia di Ade si muove in parallelo a quella di Pietro (Giorgio Belli), che sta frequentando una scuola segreta di medicina e crede fermamente nella scienza, nella spiegazione razionale di accadimenti non comprensibili all'uomo (e, indovinate? Si innamorerà della protagonista). È convinto che non ci siano streghe nel loro villaggio, né in altre parti del mondo, e che le persone accusate siano tutte innocenti. In un impeto di rabbia, il giovane dice nel secondo episodio "Le streghe smetteranno di esistere quando voi smetterete di cacciarle". Pietro, infatti, è il figlio del capo dei Benandanti, loschi figuri che danno la caccia alle streghe e non si quietano finché non le trovano. Sono accecati dall'ignoranza e dalla paura, nonché da una religione becera e primitiva.
Luna Nera è una serie coraggiosa e ha molto da dire: parla di donne discriminate e perseguitate che scoprono la loro forza (#MeToo vi dice qualcosa?), del conflitto tra scienza e superstizione e di una storia d'amore impossibile, sviluppandosi come una fiaba sullo sfondo di un mondo ostile. Insomma, la trama dello show Netflix diretto da Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi opera su vari livelli, che raggiungono il giusto equilibrio tra realismo e fantasia. È una serie in cui c'è tanta magia, sì, ma i personaggi sono fondamentalmente reali e umani, e fanno trasparire fragilità ed emozioni.
Luna Nera è un'opera che ripercorre un momento oscuro nella storia umana e lo riscrive attraverso il genere fantasy, ma delude con sommo dispiacere le aspettative. Non si può dire, infatti, che sia una bella serie TV: la recitazione è piuttosto scadente, nulla di davvero rilevante accade fino al finale (la narrazione è mediocre) e, nel complesso, il confronto con le produzioni di genere straniere è schiacciante. Salem per esempio, andata in onda nel 2014, è qualitativamente superiore nonostante sia stata bollata come serie trash dal popolo del web, e vince per irriverenza, scaltrezza e peculiarità. Se vogliamo che nel Bel Paese l'industria cambi marcia, sia per quanto riguarda le produzioni al femminile che i prodotti di genere, la qualità deve per forza di cose avere priorità.
E pensare che in Italia c'è un patrimonio di folklore fantasy/horror talmente vasto che potrebbe essere una vera e propria miniera d'oro per cinema e TV se ci dessimo da fare. È chiaro che dispiaccia per l'occasione sprecata da Luna Nera, ma ce ne sono tante di serie non riuscite e altrettante ce ne saranno.
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