Project Power, la recensione: i supereroi "drogati" sono l'ennesimo fuoco di paglia dell'estate Netflix

Autore: Elisa Giudici ,

Cosa faresti se una pillola ti donasse un potere straordinario per soli 5 minuti e senza poter conoscere in anticipo la natura dello stesso? Probabilmente sbadiglieresti, perché Project Power non parte esattamente da una premessa sorprendente o destabilizzante, a meno di scordarsi di film similari come Limitless (2011). Si è quasi tentati di cercare online il fumetto da cui è tratto il nuovo film di Netflix, salvo poi scoprire che è tutta farina del sacco di Mattson Tomlin, sceneggiatore romeno classe 1990 che confeziona per Netflix l'ennesimo tentativo di trovare il proprio franchise supereroistico con cui fare concorrenza a casa Marvel e DC. 

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Inutile trattenere il fiato: se The Old Guard forniva almeno 2 ore di solido intrattenimento, Project Power si presenta come il successore meno brillante, dimostrando che l'allure action di Charlize Theron è merce rara, che neppure attori rodati come Jamie Foxx e Joseph Gordon-Levitt possono uguagliare. Senza dimenticare che, per quanto impegnato in un film commerciale, avere uno sceneggiatore di fumetti d'esperienza come Greg Rucka aiuta eccome. Non che né The Old Guard né Project Power abbiano la forza necessaria a imporsi come qualcosa di più di una sorta di fast food cinematografico: li si guarda, li si gode per il loro gusto addizionato su base industriale, ma di certo non è il pasto cinematografico più memorabile dell'estate. Anzi, forse vale la pena di dedicare un paio di ore del proprio tempo a questi pigri tentativi di Netflix di rimpolpare il proprio catalogo solo per l'assoluta mancanza di concorrenza nelle sale italiane e internazionali.

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I capisaldi di questo ormai consolidato "metodo Netflix" sono tutti presenti anche in Project Power: un paio di attori di richiamo dai volti noti al pubblico, una spruzzata di contemporaneità statunitense per consolidare la nomea di piattaforma diversificata di Netflix, un miscuglio di action, thriller e supereroismo mai troppo impegnativo e la malcelata ambizione di tirar fuori un franchise simile al MCU con un terzo o meno del budget di quel genere di film. Chissà se questo gioco consegnerà mai a Netflix un Iron Man, ovvero un film altrettanto fondativo per un nuovo filone di cinema commerciale. Per ora l'impressione è che manchi un ingrediente fondamentale: l'impegno. 

Pillola rossa, pillola blu: il cinecomics senza comics

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Alla base di Project Power c'è una premessa che profuma di X-Men. C'è una nuova droga che viene venduta per le strade di New Orleans, una pillola in grado di far acquisire un potere strepitoso per soli 5 minuti. Il problema è che non si può conoscere in anticipo quale potere si otterrà: ogni persona sembra averne uno distinto, legato in qualche modo alle capacità degli animali. Robin (Dominique Fishback) è una ragazza afroamericana che sogna di diventare rapper ma è costretta dalla precaria salute della madre a trovare un modo per fare soldi in fretta. Così aiuta il cugino Newt a spacciare la pillola in città. Talvolta fornisce la sostanza anche a Frank (Joseph Gordon-Levitt), un agente della polizia locale che la utilizza di straforo per combattere i criminali che ne fanno uso.

S'imbatte così nel Maggiore (Jamie Foxx), un ex soldato alla ricerca di quanti tirano le fila del Power per ottenere risposte e riavere indietro la propria figlia. Ha chiamato Liam Neeson, ha detto che rivuole indietro la trama di Taken. Aspettate poi di vedere i poteri che questa pillola regala: strano che nessuno la spacci dicendo ai clienti "500 dollari per 5 minuti da supereroe Marvel". Dall'Uomo Torcia a Hulk, passando per Wolverine e Kitty Pride, Project Power dimostra scarsa fantasia nel sfruttare il suo elemento fantascientifico, ancor più raffazzonato che in film già discutibili come il già citato Limitless. 

Netflix
Il Maggiore armato
Jamie Foxx non fa più dello stretto necessario in un ruolo molto stereotipato

Assodato che l'originalità non è il punto forte della pellicola, cosa salvare? Nonostante la noia con cui Jamie Foxx approccia il suo stereotipato ruolo, è un fatto che Project Power venga salvato da tre attori decisamente migliori del materiale che viene rifilato loro. In altre mani, i ruoli di Gordon-Levitt, Fishback e Foxx sarebbero naufragati in un film senza redenzione. Più o meno quindi si ripete quanto successo con The Old Guard, che superava i momenti di stanca grazie all'impegno dell'ottimo cast. 

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Non è che Project Power sia uno spreco di tempo come altri film Netflix recenti, quali Spenser Confidential o il terrificante The Last Days of American Crime. Tuttavia è lungi dall'essere un bel lungometraggio, accontentandosi di fare il minimo indispensabile per portare l'utente che l'ha già visto a dire agli amici e ai conoscenti: "massì, si può fare". Qualche elemento interessante c'è, ma l'impressione è che si proceda in maniera macchinosa, ammassando una grande quantità di spunti ma sempre con il freno a mano tirato.

Un potenziale mai sfruttato

Per fare un esempio: il film è ambientato in una New Orleans cupa e senza speranza, che non ha dimenticato come sia stata abbandonata dalla politica all'indomani dell'uragano Katrina. La protagonista è una ragazzina afroamericana che ha tutte le ragioni per non avere fiducia nel sistema, atteggiamento che viene rafforzato dall'incontro con l'ex militare di Foxx. Il Maggiore la esorta a sfruttare il sistema a suo vantaggio, dato che è stato costruito per inghiottirla in quanto giovane donna nera e povera. Il più speranzoso a conti fatti è il poliziotto bianco allergico alla legge di Frank. Sarebbe un materiale di partenza interessante per dire o fare qualcosa d'incisivo, se il film non si fermasse al semplice constatare questa realtà, voltando presto pagina.

Insomma, Project Power non sa davvero cosa farsene di queste rimostranze sociali che ha a portata di mano, così come non sa davvero abbracciare le conseguenze devastanti della droga che mette al centro della narrazione. Il film scivola via via in un complotto internazionale per sovvertire l'ordine governativo vigente, gettando il caos per le strade. Certo l'effetto del Power è parecchio destabilizzante a livello sociale e criminale, ma con 5 minuti di durata e una roulette russa di possibili esiti, pretendere di sovvertire tutte le nazioni del sud America è un po' troppo ambizioso persino per un action che non va tanto per il sottile.

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Robin a scuola parla con un'amica
La voglia di rivalsa sociale di Robin non riesce mai a rimanere abbastanza a lungo al centro della scena

Pensandoci un po' su appare evidente come la sceneggiatura di Mattson Tomlin (che sta lavorando anche al nuovo Batman con Robert Pattison) è in realtà un sottilissimo strato narrativo teso all'inverosimile sopra il film, che lascia intravedere in trasparenza quanto sotto ci sia un contenitore vuoto. 

Tra luci rosse e convenienti movimenti di camera, la violenza accade ai margini, ridimensionata da effetti speciali mai impressionanti per mantenere il film saldamente nel territorio delle visioni adatti a un pubblico di ragazzi. Insomma, Project Power pecca soprattutto di avidità: cerca di arraffare tutti i filoni, le tematiche e i possibili target a sua disposizione, ma per farlo finisce per avere un approccio superficiale e poco incisivo in ogni singolo contesto. 

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Commento

Voto di Cpop

50
Non bastano 3 bravi attori protagonisti a nascondere l'inconsistenza di un progetto che vuole essere un action, un franchise supereroistico e un thriller, ma finisce per risultare assai superficiale.

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