Tyler Rake: l'azione come elaborazione del lutto, la recensione del film con Chris Hemsworth

Nel film di Sam Hargrave Chris Hemsworth interpreta il mercenario Tyler Rake, un action hero combattivo ma emotivamente spento. La nuova missione è per lui l'occasione per guarire dalle sue ferite.

Autore: Claudio Rugiero ,

Un action movie è un prodotto riconoscibile e vincolato da alcuni aspetti propri del genere, che spesso vengono privilegiati anche a discapito di altri. Sam Hargrave ha però alle spalle una solida esperienza cinematografica, innanzitutto come stuntman, ma anche come autore di alcuni cortometraggi d'azione. Perciò non dovrebbe stupire che nel suo esordio al lungometraggio cerchi di soddisfare diverse esigenze.

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#Tyler Rake (Extraction) prevede sicuramente molte scene d'azione, eppure sembra altrettanto riuscito sul piano della narrazione. Certo non si può dire che il film brilli per innovazione o per originalità, sia per quanto riguarda logiche di storytelling sia per gli stunt - è forse questo il suo limite -, ma ha ben chiaro il suo obiettivo finale e presenta comunque spunti interessanti, sebbene questi rischino di passare in secondo piano in presenza di un'azione così ingombrante. Vediamo quindi quanto ha da offrire il film di Sam Hargrave.

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Tyler Rake

Innanzitutto abbiamo al centro della vicenda un personaggio davvero interessante. Tyler Rake è chiaramente costruito addosso al suo interprete, Chris Hemsworth: è il suo corpo, il suo volto, le sue doti atletiche e il suo approccio al personaggio. È l'anima del film e tutti gli altri personaggi servono solo a far emergere lui. Certo, c'è spazio pure per Ovi (Rudhraksh Jaiswal) e per il cattivo Amir Asif (Priyanshu Painyuli), ma nessun altro all'infuori di Tyler sembra avere un impatto così forte.

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Dopo un bellissimo set up che mostra una veduta dall'alto la città in cui si svolge l'azione (Dhaka), vediamo Tyler nel bel mezzo di una sparatoria. È armato fino ai denti, completamente insanguinato. Eppure questa macchina umana è ferita: vomita sangue, si trascina stancamente e si accascia a terra. Può l'eroe morire nel primo atto del film?

A questo punto facciamo un salto indietro di due giorni e dopo aver conosciuto anche l'altro protagonista, Ovi Mahajan, entriamo meglio nel mondo dell'eroe. La prima vera immagine che abbiamo di Tyler (perché a questo punto è chiaro che quanto visto in precedenza si trova narrativamente alla fine del film) è invece completamente opposta: disarmato, pulito, rilassato e steso sull'erba insieme ad altri due uomini. Poi si alza, beve un sorso di birra e si lancia da una rupe cadendo in acqua. Non riemerge, resta in apnea. Il suo fisico non presenta nessun graffio, ma nel profondo è ferito (sott'acqua sembra quasi che trattenga le lacrime). Qui torna in mente una battuta che pronuncia Ovi in uno dei momenti più importanti del film:

Ciò che fa annegare non è l'immersione, ma il fatto di rimanere sott'acqua.

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Tyler non è infatti un eroe duro e puro come nel più classico degli action. Non è il coraggio che lo spinge ad accettare anche le missioni più rischiose, ma il fatto che voglia morire. Per questo si lancia dalla rupe con nonchalance. Non sono gli istinti vitali che lo tengono in vita, ma l'indole avventurosa, che non va di pari passo con il coraggio come saremmo forse abituati a credere. Anzi, lo stesso Tyler non si definisce coraggioso: non è riuscito ad assistere alla morte inevitabile del figlio di sei anni e ha preferito partire volontario per una missione. Un trauma che lo porta naturalmente ad avere un atteggiamento distaccato verso il mondo, che emerge chiaramente all'inizio del film. Poi scatta lo spirito di protezione verso Ovi - è la sua seconda chance! - e questo lo porta a diffidare anche degli "aiutanti" (Saju).

È sicuramente insolito vedere un action hero che dubita di sé stesso, soprattutto quando sul campo di battaglia ostenta la sicurezza del professionista. Qui sta il primo merito della sceneggiatura di Joe Russo, che è basata sul graphic novel Ciudad (scritto insieme al fratello Anthony e ad Ande Parks): assistiamo praticamente ad un tentativo di smantellamento del personaggio e per Hemsworth non è certo una novità. Già in passato lo abbiamo visto tagliare la bionda chioma al suo Thor e privarlo del martello, nessuno più indicato di lui per interpretare Tyler Rake quindi. Non ci troviamo certo nell'universo dei supereroi Marvel, ma il film presenta tutte le caratteristiche di un film di genere, a partire dal suo stesso personaggio, che comunque rientra perfettamente in uno stereotipo.

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È chiaro da subito che quella che vediamo sullo schermo non è una missione come un'altra e non è certo la portata bellica a differenziarla, ma il fatto che l'estrazione di Ovi porti Tyler ad un conflitto interno, ad affrontare sé stesso.

Se a prima vista potrà sembrare che questo sia solo un aspetto marginale in un film che vive prevalentemente del suo alto tasso adrenalinico, in realtà le cose non stanno così. La sceneggiatura è molto attenta a disseminare indizi sulla caratterizzazione di Tyler. Così a momenti esclusivamente d'azione si alternano scene di confronto della stessa intensità. D'altronde, va detto che in un'intervista a NME i fratelli Russo hanno parlato dell'idea di sviluppare più film su Tyler Rake. Quindi è giusto che quello che potrebbe essere il primo capitolo di una saga verta più sul personaggio che si appresta a lanciare. È una scelta non sempre imboccata dai franchise, ma ha l'effetto di creare una connessione con l'eroe in questione.

Non c'è niente di particolarmente sorprendente nella trama di Tyler Rake e l'arco del personaggio è dei più classici, ma è un film in sé compiuto e perfino il finale ambiguo acquista in questo senso una sua potenza.

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Chris Hemsworth attraversa la strada in una scena di Tyler Rake

Le sequenze d'azione

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Nelle sequenze d'azione la scrittura continua a mostrarci i suoi pregi. Prendiamo il momento in cui il cecchino da cui si stanno riparando Ovi e Tyler si rivela essere un amico, cioè Saju (Randeep Hoda). Una possibile reunion tra i personaggi viene subito messa fuori gioco dalla diffidenza di Tyler, che trattiene Ovi quando cerca di raggiungere Saju e lo porta verso una rocambolesca fuga in auto. L'azione quindi non è gratuita, ma strettamente connessa a logiche narrative.

In effetti gran parte di quello che si vede sullo schermo suona abbastanza realistico: altrove si sarebbe visto forse Tyler scavalcare il posto di blocco e sopravvivere miracolosamente, qui invece fa retromarcia e sfonda un vecchio cancello col paraurti, il tutto ripreso con un emozionante finto piano sequenza di 12 minuti che dà la sensazione che lo spettatore si trovi all'interno dell'auto seduto sul sedile posteriore. Un espediente che cavalca lo spirito del tempo (abbiamo visto a gennaio 1917) in cui si nota però un eccesso di virtuosismo. In compenso il regista mostra una certa perizia nel riprendere l'intera sequenza, specie per quanto riguarda la coreografia. 

L'elemento fuori posto è la color correction statica e spesso falsa che francamente snatura un po' il senso della scena. Il suo demerito peggiore è, come è stato più volte osservato, che abbraccia lo stereotipo che qualsiasi location al di fuori dal territorio americano sia automaticamente vista come esotica. Il film non mostra però nessun interesse per la location e tutto quanto si vede sullo schermo, per quanto realistico, non sembra che stia accadendo in una Dhaka che esiste realmente.

Al di là della spettacolarità degli stunt, appare abbastanza chiaro come in questa sequenza sia insito un discorso sulla conquista dello spazio: buoni e cattivi che proseguono l'inseguimento in abitazioni private incontrando inquilini già pronti in una posizione di remissività. L'uso del piano-sequenza sembra suggerire questa idea: chi resta in piedi si conquista lo spazio. L'eroismo di Tyler è tutto riassunto qui. In effetti dal realismo iniziale passiamo ora ad un'azione decisamente più videoludica - che comunque aleggiava già su questa sequenza - e vediamo quindi Tyler lanciare Ovi e poi saltare lui stesso da un tetto all'altro.

Lo scontro tra Tyler e Gaspar

C'è un forte legame tra azione e parola: le auto sfrecciano e l'eroe si muove come in una corsa contro il tempo (tutto quello che stiamo vedendo è accaduto due giorni prima rispetto alla sequenza iniziale del film), ma anche la scrittura fa altrettanto.

Questo legame però non si esaurisce nel solo ritmo, come è evidente dallo scontro tra Tyler e Gaspar (David Harbour). All'inizio di questa sequenza, Gaspar racconta a Tyler di aver sparato al suo primo colombo all'età di dieci anni. È un racconto, questo, che ha per tema la fine dell'innocenza. Agli occhi di Gaspar infatti Ovi, in quanto figlio di un potente criminale, non è innocente e per questo deve essere ucciso. C'è naturalmente dietro le sue parole una ragione meramente egoista, ma lui si giustifica dicendo che il destino di quel ragazzo è in ogni caso già segnato. Tyler da mercenario disinteressato dovrebbe forse cedere, ma sappiamo che non è in grado di stare a guardare mentre si compie un'ingiustizia e questo porta inevitabilmente allo scontro. Clamorosamente è però Ovi ad uccidere Gaspar mettendo quindi fine alla sua stessa innocenza.

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Chris Hemsworth in apnea in una scena di Tyler Rake

Da militare che rischia la vita per gli altri, Tyler viene per la prima volta salvato e, contrariamente a quanto accaduto in passato, adesso ha un'opportunità: può salvare un bambino solo. Questo momento è magnifico però confina il personaggio di Gaspar ad un ruolo palesemente utilitario, pur tradendo una back-story ben più importante. Il pregio di questa scena è che per la prima volta vediamo Tyler combattere contro un suo pari. Gaspar ha molto da condividere con lui: passato, valori, vigoria e perfino gli stessi riflessi. Tyler è stanco dall'inseguimento in auto e Gaspar è ubriaco: è uno scontro ad armi pari e l'esito non è poi così scontato. In un altro contesto non avrebbero neppure lottato perché due forze uguali e contrarie si annullano, e questo era già evidente nel combattimento tra Tyler e Saju quando entrambi finivano per precipitare giù dal palazzo. 

Lo scontro tra Tyler e Gaspar ha luogo nel momento in cui i loro valori finalmente si dissociano. Tyler rinuncia ad uno stile di vita distaccato e sceglie la via del riscatto lottando contro la propria ombra. Quindi sì, questo è il momento migliore del film.

L'azione è impressionante, ma è anche vero che si tende a confondere ciò che intrattiene con ciò che desta effettivamente stupore, che è forse più legato al cosiddetto "effetto sorpresa". Fatta questa precisazione, non si può che accogliere positivamente l'eroismo di un film come Tyler Rake.

Commento

Voto di Cpop

75
Un action movie che non brilla per idee originali, ma trascina con la carica adrenalinica e con un personaggio emotivamente coinvolgente.

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