The Undoing - Le verità non dette: la recensione della serie

Autore: Chiara Poli ,

David E. Kelly difficilmente sbaglia un colpo. L'autore di The Practice, Ally McBeal e Big Little Lies sa benissimo come incollare il telespettatore allo schermo, e ci riesce anche con #The Undoing - Le verità non dette - in onda su Sky Atlantic e già disponibile con tutti gli episodi su Sky on demand.

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Perché dal momento in cui veniamo a conoscenza del coinvolgimento dei protagonisti nel delitto che sconvolge genitori e alunni dell'esclusiva e costosissima Reardon School (sì, avete ragione: l'edificio è lo stesso della scuola di Gossip Girl), tutto cambia.

La madre di un alunno della Reardon, la giovane e bellissima Elena Alvez (l'italiana Matilde De Angelis), viene trovata assassinata nel suo atelier. Massacrata. Escluso il coinvolgimento del marito Fernando (Ismael Cruz Cordova), con un alibi piuttosto fragile, le indagini si concentrano a sorpresa su un altro, e insospettabile, genitore della Reardon.

Episodio dopo episodio, i dettagli del puzzle emergono e veniamo spinti - efficacemente - a sospettare di molti personaggi, appassionandoci al mistero.

Un conto, però, è tenere incollato lo spettatore, ben altro dargli soddisfazione nel finale. E con The Undoing, il finale delude.

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Ecco perché, in un'analisi di pregi e difetti che non può prescindere dal cast, e proprio da qui voglio partire. Per un motivo preciso.

Il punto di partenza: il cast

Inutile girarci intorno: Nicole Kidman ha 7 anni meno di Hugh Grant e sembra sua figlia. L'attrice si è fatta spianare le rughe così tanto che sembra a malapena una trentenne (contro i 54 anni anagrafici). Per contro, non ha più nemmeno una ruga d'espressione.

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Strano ma vero, questo gioca a favore del personaggio. Ed ecco perché ho voluto partire dal cast: perché l'aspetto di ogni singolo personaggio contribuisce perfettamente al suo ruolo. La Kidman è stata una grande attrice, ma da quando ha deciso di non accettare il passare del tempo ha perso ogni potere sul pubblico. Non le resta che cantare (ricorderete Moulin Rouge, il successo in coppia con Robbie Williams e la sigla di The Undoing, che interpreta personalmente).

E se la canzone scelta come sigla ci racconta di una vita sognata, immaginata - proprio come nel caso di Grace Fraser (il personaggio di Nicole Kidman) - tutto il resto è molto concreto. A patto che non passi dal suo sguardo.

Il fascino intramontabile di Donald Sutherland, classe 1935, nei panni del padre di Grace, Franklin Reinhardt, si sposa alla perfezione con il ruolo del ricchissimo ma apparentemente molto distaccato genitore che si trova coinvolto in un incubo.

Il signor Franklin Reinhardt non appartiene all'élite newyorkese: la incarna. E i modi algidi e signorili di sua figlia, personaggio vestito in modo tanto assurdo quanto giustificato dall'educazione (ovvero: gli abiti siano costosissimi, anche quando non ti stanno granché bene), vengono direttamente da lì.

Grace è una terapista, si occupa dei matrimoni degli altri e, come il proverbiale calzolaio con le scarpe rotte, non è in grado di scrutare nel suo.

Suo marito Jonathan (Hugh Grant), stimato oncologo specializzato nella cura dei bambini, sembra il suo opposto: alla mano, pieno di rughe (Hugh Grant non se li porta granché bene, i suoi 60 anni), elegante ma anche molto spiritoso, alla mano, socievole e privo di quello sguardo dall'alto in basso che caratterizza la moglie e il suocero.

E tutto questo, naturalmente, fa gioco alla trama.

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Poi ci sono la splendida Elena, l'amica di Grace, Sylvia (la sempre straordinaria Lily Rabe), il marito di Elena, l'avvocatessa di grido Haley Fitzgerald (Noma Dumezweni) e il detective determinato (Edgar Ramirez, l'ex Gianni Versace di American Crime Story).

Tutti loro, perfetti nei ruoli assegnati - fanno filare The Undoing in modo spedito - incluso il giovanissimo Noah Jupe nei panni di Henry Fraser, figlio dei protagonisti, fino a una conclusione che lascia l'amaro in bocca... Ma anche una porta aperta.

La mente di Grace: il nostro filtro

The Undoing è costellata da sequenze immaginate da Grace, il nostro punto di vista sul mondo della serie.

Non sono ricordi, né visioni: sono semplicemente incursioni nella sua mente, nella sua realtà. Il modo in cui il marito si prende amorevolmente cura dei suoi piccoli pazienti, gli ultimi drammatici istanti di vita di Elena, il dolore di Henry... Tutti quegli spezzoni che lasciano perplessi gli spettatori perché non sono né ricostruzioni né racconti fanno capo all'immaginazione di una donna incapace di vedere la realtà.

Gli occhi di Grace filtrano l'universo narrativo fin dall'inizio: il suo sguardo clinico, quell'intuizione e quella professionalità che con tanta attenzione rivolge ai suoi pazienti, svaniscono nel momento in cui Grace mette piede fuori dal suo studio.

Sia col marito che col figlio, per non parlare del padre e delle amiche, la donna non è in grado di applicare l'acume che la caratterizza come terapeuta.

Ed è voluto. Un'attrice "limitata" dal suo aspetto fisico nella recitazione corrisponde a una professionista "limitata" nella sua vita privata, in cui si muove alla cieca come se fosse in balia degli eventi. Cosa che, in effetti, risulta essere nonostante il suo tentativo di opposizione.

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Il finale della serie

Sono tutti sospettati. E questo funziona, alla grande.

Show hidden content A cominciare dalla stessa Grace, per proseguire con suo padre e poi con il figlio Henry - in un colpo di scena davvero efficace - e via via con tutti: dal marito della vittima a suo figlio, il piccolo Miguel (Edan Alexander), dall'amica Sylvia al vero colpevole, Jonathan Fraser.Non so se anche voi, come me, abbiate tenuto duro fin dal principio, con la consapevolezza che l'assassino non poteva che essere lui.Ma che l'abbiate fatto o meno, l'efficacia del depistaggio nelle varie direzioni resta innegabile. Per questo, per la straordinaria interpretazione di Hugh Grant, per i colpi di scena che si susseguono nelle indagini e nella scoperta di una protagonista che non ha nemmeno indagato sul vero motivo per cui il marito sia in guerra con la propria famiglia d'origine, The Undoing è una serie da vedere.Per il finale, che ci tiene col fiato sospeso e ci fa temere per il destino di Henry - che è infarcito di mancanza di verosimiglianza per l'autonomia dell'elicottero di Franklin e Grace sul luogo dell'inseguimento (va bene che i soldi comprano tutto, ma ci sono dei limiti...) e soprattutto per la decisione di Jonathan di farsi catturare - mentre prima sembrava determinato a non farsi prendere vivo, e magari anche a portare il figlio con sé - il discorso cambia.Il finale non funziona. Delude. Mostra la mancanza di determinazione di un personaggio, Jonathan, che ci era stato descritto come tanto determinato da aver addirittura vissuto una doppia vita, una vita da sociopatico, per decenni.L'unica spiegazione plausibile è questa: la volontà di tenersi aperta una porta per girare un seguito. Magari trasformando una miniserie in una serie in due stagioni, con il racconto della vita di Jonathan in carcere e degli effetti della sua colpevolezza su Grace.Perché, in effetti, questi elementi sono stati solo accennati, così come il dolore di Fernando - il marito di Elena - nel doversi prendere cura della figlioletta di un altro uomo.

Ho visto subito il finale in quest'ottica: una porta lasciata aperta in caso di necessità

E se sarà così, bene.

Diversamente, tutta l'attenzione rivolta ai personaggi e ai colpi di scena negli episodi precedenti tende a essere dimenticata in quei pochi, scadenti secondi della conclusione (anche piuttosto brusca, cosa che mi fa pensare ancor più a un seguito).

Se The Undoing avrà davvero un sequel, al momento non è noto. Ma anche Big Little Lies, interpretato e prodotto dalla Kidman insieme a Kelley come The Undoing, era stato pensato come una miniserie... E forse continuare a raccontare Grace, Jonathan, Henry, Franklin, Fernando e naturalmente anche Elena - personaggio intrigantissimo - sarebbe una buona idea, voi che dite?

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