Venezia 76 si avvia oggi, 28 agosto 2019, ma il film di apertura e ogni altro evento di giornata rischiano di essere messi in ombra dalle polemiche, che già divampano durante la conferenza stampa di presentazione delle giurie. Se agli occhi del pubblico il film più atteso dell'edizione può sembrare Joker, per gli addetti ai lavori l'evento da non perdere è lo scontro a distanza tra Lucrecia Martel, la regista argentina presidente della Giuria che assegnerà il Leone d'Oro e il convitato di pietra dell'edizione: Roman Polanski.
Il regista francese di origini polacche dalla grande filmografia e dalla travagliatissima storia personale presenta in concorso L'ufficiale e la spia (J'accuse), un progetto a cui lavora da alcuni decenni a questa parte. Non sono un segreto i suoi problemi con la legge a causa di alcune accuse di molestie e violenze sessuali, a cui ha fatto seguito una lunga storia processuale, il perdono della vittima e rocambolesche fughe da eventi ufficiali per evitare l'arresto.
Sul suo capo pende ancora un mandato di cattura internazionale da parte della giustizia statunitense datato 2005. Incalzata dalla stampa che le chiede se saprà giudicare con obiettività il film di Polanski, lei che da anni si batte contro la violenza di genere, Martel prima nicchia, poi risponde lapidaria:
Non andrò alla cena in onore del film così non dovrò applaudire un uomo accusato di stupro.
Cala il gelo sulla sala stampa e i giornalisti girano il dito nella piaga, chiedendo poi a Barbera un commento riguardo la scarsa partecipazione femminile al concorso, in cui le registe rimangono mosche bianche. La regista argentina di Zama Martel rumoreggia, ma Barbera spiega che al momento, anche con il supporto di tutte le figure professionali del caso, un concorso diviso equamente tra uomini e donne non è realizzabile. Le giovani cineaste faticano a produrre i film in prima istanza, per cui è l'intero sistema che deve cambiare oltre al circuito dei festival, che sono l'ultimo anello di una lunga catena di discriminazione
Binoche e Deneuve insieme grazie a un giapponese
A rasserenare gli animi ci pensa la conferenza stampa di La Vérité, il nuovo film di Hirokazu Kore-eda che apre la competizione ufficiale al Leone d'Oro. Fresco della vittoria della Palma d'Oro (nel 2017 con Un affare di famiglia), il regista giapponese vivente più amato in Occidente si dice onorato di aprire la Mostra con il suo nuovo lavoro.
Le tematiche sono quelle di sempre, ovvero la famiglia e le difficoltà nei rapporti tra i suoi membri, cardine del suo ultimo decennio dietro la cinepresa. Per la prima volta però Kore-eda lascia il Giappone per ambientare il suo film in Francia. Le protagoniste di La Vérité sono infatti due grandi attrici del cinema francese come Catherine Duneuve e Juliette Binoche, che interpretano madre e figlia divise in un rapporto difficile da rinsaldare.
L'origine del progetto, a cui il regista lavora dal 2011, è un copione teatrale da lui scritto e interamente ambientato in un camerino di teatro. È stato l'incontro con Catherine Deneauve a dare nuova linfa e un nuovo volto al progetto:
La produzione si è mossa grazie a Caterine, che mi aveva chiesto se fossi interessato a fare un film insieme a lei. All’epoca non sapevo se lo avremmo girato in Giappone o altrove. Quando ho deciso di girarlo in Francia ho voluto chiamare delle attrici che rappresentassero la storia cinematografica del paese.
Se il sogno di Deneauve era quello di lavorare con il regista giapponese, per la collega Binoche è stato magico poter lavorare insieme a un cineasta che sognava di contattare da tempo e con una collega che ammira sin da piccola e considera un'icona di femminilità.
Per scoprire come sia il film d'apertura della Mostra non rimane che attendere qualche ora, quando l'embargo ufficiale per la stampa scadrà e verrà pubblicata la recensione del film. Per rimanere sempre aggiornati sugli altri contendenti al Leone e sulle polemiche al Lido, continuate a seguirci per tutta la durata della Mostra, che si chiuderà il 7 settembre 2019 con l'annuncio del Leone d'Oro.
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