L'America brucia, l'America ride: la recensione di Joker da Venezia 76

Joaquin Phoenix mette sul piatto un'interpretazione incredibile in Joker, un film a cui l'etichetta supereroistica sta stretta: la recensione da Venezia 76.

Autore: Elisa Giudici ,

Il lato peggiore della malattia mentale è che tutti si aspettano che ti comporti come se non l'avessi: lo scrive sul suo diario psicologico Arthur, un uomo devastato da una vita che gli riserva solo violenza, derisione, sospetto, solitudine. Nella Gotham che più newyorkese non si può dominata dal magnate Wayne senior, il protagonista di Joker è uno squattrinato clown di bassa leva che sogna di fare cabaret ma si ritrova a prendersi cura della madre malata nel tugurio dove vivono. 

Non c'è felicità nella vita di Arthur, anzi, dall'inizio del film si trova davanti solo una lunga emorragia di quel poco di buono che il presente gli offre. I servizi sociali tagliano il programma che gli forniva supporto psicologico e medicine, perde il lavoro, la madre si fa sempre più lontana nella sua ossessione per il suo ex datore di lavoro, la sua malattia si acuisce.

Warners Bros
Joker forza un sorriso allo specchio
Arthur è un uomo la cui vita è completamente priva di gioia

Isolato da una risata che non può controllare e che è impossibilmente raggelante e disperata, Arthur viene trasformato in un Joker che ha tutta la violenza della realtà e la disperazione della solitudine. 

Un grande film dal passato

Sì, Joker è un film bellissimo, esattamente il tipo di pellicola che i fan dei supereroi volevano da decenni: qualcosa di cinematograficamente importante, serio, prestigioso, capace di segnare un prima e un dopo. O forse no, perché se la sua qualità rimane innegabile, la sua connessione con il mondo dei supereroi è praticamente nulla, ancor di più che quanto avvenuto nel cupo realismo del Batman di Christopher Nolan. 

Joker è un film che guarda raramente al fumetto e anzi rilegge quel poco che sappiamo dell'iconico villain di Batman, fornendogli una devastante genesi e un vissuto davvero straziante. Invece che guardare alla DC, il film di Todd Phillips volge lo sguardo costantemente (e con enormi debiti) al cinema americano degli anni '70, su tutti alla New York alienante e violenta di Scorsese. Joker di fatto è un film concepito come si faceva in quell'epoca, a partire dall'elegante font dei suoi titoli di testa fino al gusto delle sue potenti musiche, per non scomodare la performance del protagonista. 

Warner Bros
 Joaquin Phoenix ride disperato
Joaquin Phoenix lo rivedremo di certo agli Oscar 2020

Joaquin Phoenix lo rivedremo di certo agli Oscar perché il suo Joker è iconico tanto quanto i suoi predecessori. Il film si affida totalmente a lui, anzi, indugia quasi pornograficamente sulla sua magrezza, sulla sua risata, sulla sua postura, sul suo semplice stare in scena, dandogli amplissimo spazio di manovra. La regia è così insistita sulla performance del protagonista che sembra davvero di guardare un film dell'epoca del metodo Actor's Studio. 

Il regista stesso Todd Phillips è irriconoscibile rispetto ai suoi film precedenti: difficile indovinare che chi gira qui scene di grande potenza e bellezza (ancorché derivative dalla grande tradizione del cinema statunitense) sia lo stesso della trilogia di Una notte da leoni e Parto col folle. 

Tragedia di un uomo che ride disperato

Per la sceneggiatura qualcuno ha parlato di V per Vendetta ed è un paragone calzante: anche questo film (che inspiegabilmente il regista definisce non politico) si fonda sull'esasperazione delle classi disagiate verso la strafottenza e lo strapotere dei ricchi, qui incarnati dalla famiglia Wayne. Joker diventa l'icona fraintesa dell'odio verso la ricchezza, dell'anarchia che dà la città alle fiamme. Arthur cerca disperatamente un contatto umano non meschino e quello che trova è una folla di maschere, che a loro volta lo usano per veicolare la loro rabbia confusa contro chi ha ciò che loro manca. A quel punto la sua discesa nella follia è completa e come pubblico la folla inferocita di Gotham gli basta.

Warnes Bros
Joker scende le scale
Joker è un grande film, sì, sia per risultati sia per furbizia

Nel suo delirio, Arthur vede cose che non esistono, laddove chi folle non è vede in lui un messaggio politico. Invece c'è solo una solitudine assoluta e disperante, dove ogni possibile contatto umano si trasforma in disprezzo e violenza. Joker è un grande film sì, ma di quale epoca? Il suo essere calato negli anni '70 a livello politico e storico così profondamente gli permette di affrontare i problemi di ieri e di oggi senza di fatto sporcarsi le mani.  

Insomma, in Joker ci sono le domande metropolitane di sempre, le ingiustizie su cui venne costruita anni fa Gotham. Non c'è alcun tentativo di cambiarne l'immaginario per renderlo metafora dell'oggi e ancor meno di fornire delle risposte. Insomma, è un grande film che di coraggioso ha pochissimo nel suo guardare al passato e nel suo nascondersi dietro un'icona che viene fraintesa per poter a sua volta essere frainteso incolpevolmente. 

Joker arriverà nelle sale italiane il 3 ottobre 2019.

Commento

Voto di Cpop

75
Sì, Joker è un grande film condotto da una performance esemplare e diretto con grande maestria. È però totalmente immerso nel passato ed evita accuratamente di guardare al presente .

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