È iniziato il processo Weinstein: l'ex produttore in tribunale a New York

Autore: Silvia Artana ,

A distanza di più di due anni da quando è scoppiato lo scandalo che ha travolto Harvey Weinstein, è iniziato il processo all'ex produttore. Il 6 gennaio 2020, l'ex boss di Miramax è comparso per la prima volta in aula a New York per rispondere di molteplici accuse. Come riporta Deadline, su Weinstein pende una lunga lista di capi di imputazione, che comprende numerose aggressioni sessuali, una violenza sessuale di primo grado, uno stupro di primo grado e uno stupro di terzo grado.

In totale, sono oltre 60 le donne che accusano l'ex produttore di crimini sessuali di vario genere. Tra loro, alcune sono coinvolte (seppure con riluttanza) nella trattativa per un accordo da circa 25 milioni di dollari, che chiuderebbe ogni controversia con l'ex Re Mida di Hollywood. Senza contare, al di fuori dell'attuale processo, la causa intentata contro Weinstein da Ashley Judd (al momento in stand by), la class action promossa da un gruppo di vittime e una nuova accusa emersa di recente, relativa a una presunta aggressione perpetrata nel 2002 ai danni di una ragazza allora 16enne.

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Non solo. L'ex produttore è attualmente oggetto di indagine da parte del procuratore distrettuale di Manhattan, dei procuratori federali, della polizia di New York e di Los Angeles. E proprio dalla West Coast, nelle scorse ore, è arrivata una notizia bomba.

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Come scrive il New York Times, poco dopo che l'ex boss di Miramax si è presentato in tribunale per la prima udienza, il procuratore di Los Angeles ha accusato formalmente Weinstein di nuovi capi di imputazione per crimini sessuali. Questo significa che, se anche l'ex produttore uscirà vincitore dal procedimento in corso a Manhattan, dovrà affrontare un nuovo processo a Los Angeles. Stando alle informazioni trapelate, le accuse riguardano due episodi avvenuti a febbraio 2013. L'identità delle vittime non è stata rivelata, ma una delle accusatrici sarebbe una modella e attrice italiana. 

La scelta del procuratore di Los Angeles, Jackie Lacey, di procedere nei confronti dell'ex Re Mida di Hollywood nel giorno dell'inizio del processo a suo carico a Manhattan è stata aspramente criticata da Donna Rotunno, l'avvocato a capo del pool legale dell'ex boss di Miramax. Ma Lacey ha replicato che si è trattato di "una coincidenza".

D'altra parte, le nuove accuse stanno avendo pesanti ripercussioni sul procedimento appena iniziato. Per prima cosa, il vice procuratore distrettuale di Manhattan, Joan Illuzzi-Orbon, ha chiesto alla Corte che Weinstein venisse preso in custodia, ritenendo concreta la possibilità d fuga da parte dell'imputato. Tuttavia, il giudice James Burke non ha ravvisato lo stesso pericolo e ha convalidato la cauzione da 5 milioni di dollari e le restrizioni stabilite da Jackie Lacey (che corrispondono ai termini di New York). 

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In seconda battuta, il team di avvocati dell'ex produttore ha richiesto un aggiornamento del processo, per fare fronte alle possibili (probabili) conseguenze e implicazioni della mossa del procuratore di Los Angeles. Ma anche in questo caso, il giudice Burke ha rigettato la domanda.

Ultimo ma non ultimo, le novità della West Coast complicherebbero ulteriormente la già molto difficile ricerca di una giuria imparziale. Come riporta Variety, la (super) copertura e rilevanza mediatica del caso sta rendendo a dire poco arduo trovare 12 giurati e 6 sostituti disposti ad affrontare il procedimento con presunzione di innocenza per l'imputato. 43 su 120 potenziali giurati hanno dichiarato di non essere in grado di avere un approccio equo o imparziale e la ricerca di candidati idonei potrebbe avere ripercussioni sulla data di inizio del dibattimento (prevista il 21 gennaio).

Alla fine, chi presenterà i requisiti richiesti, dovrà dare disponibilità da 6 a 8 settimane (la durata del processo presunta dal giudice Burke), nel corso delle quali non potrà avere accesso ad alcun tipo di media, dovrà segnalare eventuali contatti con la stampa e non potrà condividere informazioni sul caso sui social o parlarne via messaggio e telefono.

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E a proposito di divieti, chi sembra non curarsene è proprio Harvey Weinstein. La seduta di martedì 7 gennaio si è aperta con una dura reprimenda del giudice Burke all'imputato e ai suoi avvocati, non solo perché l'ex produttore stava usando il cellulare in aula, dopo che gli era stato già ordinato più volte di non farlo, ma anche perché non avrebbe dovuto neanche averne uno:

È davvero il modo in cui vuole finire in prigione per il resto della sua vita, signor Weinstein, per avere inviato sms in violazione all'ordine di non farlo?

Weinstein, che ancora una volta si è presentato con il deambulatore, non ha replicato e la sua difesa si è più volte scusata con il giudice e ha garantito che l'episodio non si ripeterà più.

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Una "scaramuccia" che non sembra altro che il preludio di una battaglia senza esclusione di colpi. Per sapere cosa accadrà, restate sintonizzati.

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