Shibatarian, recensione: quando l'horror non spaventa, ma intrattiene egregiamente

Autore: Federica Polino ,

Shibatarian è il nuovo, discusso titolo horror giunto in casa Star Comics da poche settimane: con storia e disegni di Katsuya Iwamuro, il manga di target shonen sfornato da Shonen Jump+ risulta interessante ed atipico, in grado di turbare anche i lettori più avvezzi al genere.

Una storia di rimandi e citazioni alla cultura pop, sia a grandi autori quali Urasawa, sia a film cult quali Gremlins o Die Hard, in un tripudio di suspense, sangue, teste mozzate e tetri segreti: un puzzle che, tassello dopo tassello, dovrà essere risolto dall’eroe che, nel racconto di Iwamuro, non coincide col protagonista.

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In occasione del Comicon Napoli 2024, abbiamo avuto la possibilità di dare uno sguardo al primo volume di quest'opera decisamente interessante ed appassionante, malgrado non abbia realmente spaventato nessuno: attendiamo tutti con trepidazione il secondo volume per scoprire quali saranno le prossime mosse di quel ragazzo dal sorriso bonario e gli occhi vitrei che porta il nome di Hajime Shibata.

Shibatarian Star Comics
Shibatarian
Shibatarian

Attento a ciò che desideri

Hajime Sato si sente diverso, un adolescente emarginato dai propri compagni perché, malgrado abbia un bel viso, risulta poco interessato alle mode contemporanee. Un giorno, passeggiando in collina, s’imbatte in un suo omonimo, un tale Hajime Shibata: il ragazzo, sepolto sino al collo ai piedi di un ciliegio in fiore, lo saluta e i due iniziano a dialogare del più e del meno.

Una volta sradicato Shibata dal terreno, a mo’ di tubero, Sato si dirige a casa sua per una serata-film, accorgendosi di avere parecchio in comune con il misterioso quanto sorridente, simpatico ed entusiasta studente.

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Uniti dal senso di isolamento e la passione per il cinema, i due giovani decidono di voler girare un film del tutto originale, coinvolgendo anche la capoclasse di Sato: la dolce e timida Michika Watari.

All’entusiasmo del compagno, però, Michika risponde con titubanza: Sato nomina costantemente un certo Shibata, ma lei non l’ha mai visto, ne’ incontrato.
Nonostante tutto, però, spinta da affetto ed interesse nei confronti del compagno, Michika accetta di essere l’eroina del film.

I tre girano la pellicola, sperando di poterla proiettare all'imminente festival scolastico, ma l’entusiasmo scema quando la loro richiesta viene rifiutata per far posto alla proiezione dei video delle partite di calcio della scuola.

Ferito e amareggiato, bullizzato dai compagni, Sato incontra Shibata ed esprime un folle quanto macabro desiderio:

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come sarebbe bello se ogni persona sulla terra diventasse te, Shibata.

Il giovane, in preda ad una rabbia adolescenziale, propone a Shibata di girare un nuovo film, uno in cui l’amico si moltiplichi ed uccida tutti i loro compagni di scuola. Tuttavia, il ragazzo dal sorriso contagioso risponde che non ha intenzione di dar vita ad un film che non abbia un lieto fine. A meno che…

…Il protagonista sarai tu, Sato. Sarai tu l’eroe, ed io il cattivo. E alla fine… tu mi ucciderai.

Mentre Sato sembra rendersi conto di aver esagerato, Shibata gli dice addio e lo abbandona lì, sulla collina che accoglie il loro albero di fiori di ciliegio. 

Solo 5 anni dopo, Sato è sul punto di accettare di essere stato vittima di una serie di allucinazioni in adolescenza, tutte riguardanti un ragazzino che diceva di essere suo compagno di scuola: Hajime Shibata.

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Il suo nome non era in alcun registro di classe, nessuno l’aveva mai visto, inoltre, dopo la discussione avvenuta tra i due, il ragazzo sembrava essere scomparso nel nulla. Eppure, quando Michika comunica a Sato che un uomo di 22 anni di nome Hajime Shibata, con un sorriso bonario in viso, si è palesato a lei con un invito al Cinema diretto all'ex compagno di scuola, il giovane è evidentemente disorientato: Shibata è sempre stato reale?

Intenti a passeggiare nel viale dei ricordi, i due amici di vecchia data si rincontrano per assistere al film, ma proprio al termine di quest'ultimo Shibata, sorridendo mellifluo, dichiara di non aver apprezzato la pellicola, definendola banale e asserendo di detestare i lieto fine.

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Sato comprende immediatamente che qualcosa che non và: voltandosi verso il ragazzo, gli chiede, turbato, chi sia realmente, ma Shibata gli risponde con:

Hei, te la ricordi quella storia in cui mi moltiplicavo? Mi è venuto in mente il titolo per il film…
Shibatarian.

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Shibatarian
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Immersi in un mare di gente, gli spettatori ignari hanno assunto le fattezze del volto di Shibata. D’ora in poi, il nostro eroe dovrà necessariamente combattere contro il bizzarro ed inquietante uomo che si ritrova dinanzi: lottare per sé stesso e per proteggere Michika, eroe ed eroina di un film diretto ed interpretato da un esercito di Hajime Shibata pronti ad uccidere, smembrare, decapitare, accoltellare.

Il pubblico in sala? Il mondo intero, costretto ad assistere alla fuga e alle macabre nefandezze perpetrate ai danni di esseri umani più o meno colpevoli di aver infastidito quello che è, a tutti gli effetti, un demone.

Riuscirà Sato ad uccidere Shibata, come nello script del suo vecchio e puerile film? O sarà il villain Shibata a vestire i panni del vero protagonista della storia?

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Shibata, antagonista o protagonista?

Malgrado Iwamuro sia alla sua prima esperienza di serializzazione, l’incalzante andamento del tankobon ha destato non pochi dubbi e titubanze in merito allo stile narrativo: che sia volutamente acerbo per creare un ulteriore senso di disagio nella mente del lettore? Oppure è dettato da una mancanza di esperienza nel settore?

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Shibatarian vol 1

Katsuya Iwamuro, primo volume del manga horror

Nonostante ciò, le tavole sono disposte in maniera originale e i dialoghi sono ben scritti, spesso spennellati da battute colme di ilarità, soprattutto se a parlare è quel burlone di Shibata: quest'ultimo non disdegna frasi argute, sorrisi e black humor, mentre l'irrequieto Sato sembra essere focalizzato unicamente sul tentare di sopravvivere.

La parola d’ordine per approcciarsi a Shibatarian è turbamento: una sensazione che nasce e si dipana man mano che si sfogliano le pagine di questa opera prima, mentre accresce la bramosia di conoscere quale sarà la prossima mossa di Shibata, vero protagonista dell'intera vicenda, villain di un certo rilievo.

Il dualismo che permea l’intera opera è palese sin dalla omonimia dei due personaggi principali: Hajime Sato e Hajime Shibata, due facce della stessa medaglia, due entità che sembrano scambiarsi ruoli ed ideali. Mentre Sato, ferito in età adolescenziale, esprime il desiderio di voler uccidere i propri compagni di classe, Shibata ripudia la violenza e scompare.

Tuttavia, solo qualche anno dopo è Shibata a voler dar vita al piano infantile di Sato, mentre quest’ultimo tenta di fermarlo: un rovesciamento bizzarro, che, a nostro parere, nasconde qualcosa di sospetto, un mistero che s’insinua nella mente del lettore intanto che ci si immerge nel vivo della narrazione.

Shibatarian Star Comics
Shibatarian
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Disturbante la capacità di Shibata di dar vita ad una sua copia partendo da una qualunque parte del corpo, in particolare ci riferiamo alla scena del dente con le fattezze dell'antagonista. Una tavola che inizialmente scuote e disgusta, dopodiché lo sbigottimento fa spazio ad un'atroce consapevolezza: uccidere il formicaio shibatariano sarà arduo, forse impossibile.

L’alone di oscurità che aleggia attorno alla figura di Shibata, privo di personalità ed identità, la predominanza del nero, la poca chiarezza, il dubbio, il non-detto sono ciò che maggiormente crea disagio nel lettore: non a caso, il maestro dell’horror Junji Ito ha dichiarato di recente, nel suo saggio intitolato Come nasce l’orrore, che:

L’ansia e il sospetto che nascono dal non capire cosa sta succedendo diventano la forza che spinge il lettore a proseguire, ed è quindi necessario innalzare il livello di tensione fino al momento del climax.

La critica sociale che permea l’opera ruota tutta attorno al concetto di diversità: Shibata e Sato sono diversi, emarginati, ed il diverso fa paura. È quest’ultima ad innescare la catena di eventi che si susseguono nel corso della disavventura narrata da Iwamuro: il Sato adolescente si sente diverso, quasi superiore agli altri poiché non conforme alla massa e questo lo spinge a pronunciare un discorso puerile, pericoloso ed intriso di rabbia e frustrazione. 

Quando, però, da adolescente diventa un adulto consapevole ed integrato nella società, la sua verve sociopatica sembra attenuarsi, mentre Shibata, staccatosi in precedenza da lui e rimasto privo di personalità, accoglie il lato oscuro e lo alimenta col rimorso, moltiplicandosi ed espandendosi a macchia d’olio, come un virus letale.

Un tratto leggero per una storia difficile

Quella che è, a nostra parere, una nota dolente: lo stile di disegno, acerbo e, a tratti, un po’ confuso. A giudicare dall’abissale differenza tra una tavola e l’altra, potrebbe trattarsi di una discrepanza voluta e volta a mettere in evidenza la natura disturbante della storia, ma non possiamo esserne certi. 

Tuttavia, ci teniamo ad attenzionare anche qui alcune probabili influenze di autori nipponici, quali il già citato maestro dell’horror Junji Ito (in particolare Tomie, con la moltiplicazione degli Shibata, o ancora Uzumaki, per il ripetersi del volto di Shibata), ma anche Hideshi Ino o Aya Makiro, mentre per quanto riguarda le ascendenze provenienti dal Cinema, vi lasciamo un estratto dell'intervista al sensei in occasione del Napoli Comicon 2024:

La paura è il sentimento più comune. Un film horror che mi ha influenzato è Gremlins... C'è quel cuccioletto carino che se viene bagnato si moltiplica, come Shibata. Ma amo anche La bambola assassina e Ghostbusters.

L’utilizzo del tratto leggero e sottile gli permette di spaziare nella resa dei personaggi e delle situazioni, passando da uno stile buffo e vivace ad uno più inquietante e grottesco, con spaventosa facilità. 

La ripetizione del volto dell'antagonista è sicuramente uno degli elementi più disturbanti dell’intera vicenda: frammentando il ragazzo in migliaia di esseri viventi (umani e non), Iwamuro rimarca l’idea che Shibata, in realtà, non abbia una vera e propria identità.

E non vi è nulla di più spaventoso che conformarsi alla massa circostante, rinunciando alla propria personalità.

Shibatarian Star Comics
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Immagine in evidenza tratta da Shibatarian, via amazon.it

Commento

cpop.it

73

Un manga interessante ed atipico, in grado di turbare anche i lettori più avvezzi al genere. Una storia di rimandi e citazioni alla cultura pop, sia a grandi autori quali Urasawa, sia a film cult quali Gremlins o Die Hard, in un tripudio di suspense, sangue, teste mozzate e tetri segreti: un puzzle che, tassello dopo tassello, dovrà essere risolto dall’eroe che, nel racconto di Iwamuro, non coincide col protagonista.

Pro

  • Ritmo narrativo incalzante ed originale
  • Disegni e scene disturbanti
  • Antagonista\Protagonista d'alto livello, spietato ed invincibile
  • Black humor

Contro

  • Tratto un po' acerbo
  • Trama scontata e prevedibile
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