Raccontami di un giorno perfetto: trama e finale del film con Elle Fanning

Raccontami di un giorno perfetto è approdato su Netflix il 28 febbraio. I protagonisti sono due adolescenti, Violet e Theodore, che vivono una situazione personale drammatica. Leggi la storia.

Autore: Rosanna Donato ,

Il 28 febbraio 2020 è approdato su Netflix il film Raccontami di un giorno perfetto (All The Bright Places è il titolo originale), con Elle Fanning e Justice Smith protagonisti. La pellicola, diretta da Brett Haley, è basata sull’omonimo romanzo del 2015 di Jenny Niven, anche co-sceneggiatrice dell’adattamento. Raccontami di un giorno perfetto è incentrata su una storia d'amore drammatica, di accettazione l'uno dell'altra e di smarrimento. Emozioni di felicità, senso di impotenza, paura, rabbia, desiderio e speranza, che si intrecciano in un progetto dove il tema principale sembra essere quello di ritrovare se stessi, anche nelle avversità, anche quando il dolore la fa da padrone.  

La trama del film

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La storia di Raccontami di un giorno perfetto è incentrata su due adolescenti, Violet e Theodore, che vivono un proprio dolore, le cui origini sono legate al loro passato. Le anime dei due protagonisti, che frequentano lo stesso liceo, si incontrano, per caso, su un ponte della cittadina in cui vivono, nell'Indiana. Un ponte simbolico per Violet, che proprio in quel posto stava pensando di porre fine alla propria vita. "Pensando", perché l'arrivo di Theodore cambia tutte le carte in tavola: lei scende dal muretto. Possiamo dire che in qualche modo Finch, che inizialmente aveva avuto la sua stessa idea, le salva la vita nel giorno del compleanno della sorella, morta a causa di un incidente stradale (Violet era in macchina con lei) proprio sotto quel ponte. Un segno del destino, che con il tempo darà i suoi buoni frutti.

Theodore resta affascinato dalla sensibilità di Violet, tanto che vuole lei al suo fianco per un progetto assegnato dal professore: scrivere una relazione su due o più meraviglie dello stato dell'Indiana. Quando lui si propone come suo partner, lei è restia ad accettare: dopo la morte della sorella, non trova più piacere nel passare il tempo con gli altri. Il professore, però, la obbliga a partecipare all'esperienza formativa e lei si sente costretta ad accettare la proposta di Theodore.

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I due iniziano ad avvicinarsi durante questo viaggio all'insegna di luoghi che diventeranno molto importanti per loro: è grazie al compito che Violet e Theodore riscoprono un sentimento di amore e fiducia reciproco. Dal giorno dell'incidente lei non si era più aperta con nessuno, non era più salita in auto con qualcuno e non riusciva più a ridere, a lasciarsi andare. Il giorno dopo il loro primo bacio Theodore scompare, senza dare alcuna notizia di sé a Violet, che nel frattempo, non vedendolo a scuola, continua a chiamarlo senza ricevere risposta. Il giorno seguente il giovane si presenta a casa della ragazza e per farsi perdonare le regala dei fiori e la porta al Blue Hole, un lago meraviglioso. È in questo luogo che i due si aprono profondamente l'uno all'altra: lui le racconta di un padre violento, dopo avergli detto di aver bisogno di entrare nella sua vita appieno.

Quella stessa notte i due restano fuori casa senza avvisare nessuno. Per questo motivo i genitori di Violet si arrabbiano con Finch e lo allontanano dalla loro dimora. È da questo momento in poi che si assiste a un cambio di rotta nella narrazione: la drammaticità la fa da padrone. A mettere i bastoni tra le ruote di Violet e Theodore, sarà, infatti, la fortissima depressione di cui soffre il ragazzo.

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Il finale e le sue possibili spiegazioni

Nella versione cinematografica di Raccontami di un giorno perfetto Theodore Finch scompare per diversi giorni, dopo essere stato espulso dalla scuola a causa di un litigio con un compagno, e frequenta un gruppo di supporto, dove incontra una compagna di scuola, Amanda. Quest'ultima racconta a Violet ciò che affligge il ragazzo: spesso si sente perso. Violet corre da Theodore per parlargli e lui, consapevole di poter far male a chi gli sta intorno e non sapendo cosa fare, decide di mandarla via, trattandola anche male. Lei non si dà per vinta: sa che Theodore non è cattivo, che le vuole bene. Ne parla al padre, glielo dice. Gli dice che si erano conosciuti su quel famoso ponte, da dove lei aveva intenzione di buttarsi. Gli dice che Finch le ha salvato la vita. 

Dove potrebbe essere Theodore adesso? La ragazza si dirige al Blue Hole, dove trova la macchina di Theodore abbandonata, i suoi vestiti e niente altro: il suo corpo non c'è e lei immagina che si sia suicidato lasciandosi annegare. La sua sofferenza è molta ed è evidente. In seguito si assiste al funerale di Theodore. La scena si sposta poi su Violet che, durante la presentazione del progetto a scuola, racconta di come Theodore abbia cambiato la sua vita in meglio. Perché lui, con la sua vitalità, il suo amore, la sua presenza, ha reso la sua vita migliore e degna di essere vissuta. 

Nella camera Violet scopre, tramite il "diario di bordo" del ragazzo, che Theodore usava anche per organizzare le sue giornate, quella che sarebbe dovuta essere la meta finale del loro viaggio: una cappella costruita per commemorare i morti di incidenti stradali, come era successo in passato alla sorella. Quando entra, legge nel diario di bordo la scritta “Ero qui - TF.”. Nel finale del film con Elle Fanning la protagonista torna al Blue Hole e nuota da sola, esattamente come si conclude il romanzo originale.

Nel finale del film con Elle Fanning non è molto chiaro cosa stia realmente affrontando il personaggio di Theodore, perché il regista ha deciso di mettere in luce il dolore di Violet per la perdita di sua sorella. Il giovane è evidentemente segnato da un passato troppo violento. Nonostante siano passati molti anni da quando il padre aveva abbandonato lui e la sorella, Finch non riesce a darsi pace: perché era violento? Cosa facevo di male per meritarmelo? È questo che lo affligge nel profondo: la paura di essere sbagliato, di essere il colpevole di tutto, e la consapevolezza di non riuscire a tenersi nessuno. Sarà davvero così? È il giovane ad affermare di sentirsi "perso", e a volte anche fuori controllo. Nemmeno il gruppo di supporto riesce a calmarlo, a fargli vedere il mondo da un'altra prospettiva, a fargli capire che la vita è importante. Talvolta il dolore supera qualsiasi altra perdita. 

Nel finale non vediamo mai un corpo, solo Violet che piange sul mucchio di vestiti di Finch vicino al lago, le luci di un'auto della polizia e il funerale di Finch. Le parole del regista:

Finch è andato intenzionalmente in quell'acqua con l'obiettivo di porre fine alla sua vita? O se è stato un incidente? Non vogliamo dirlo nel film, perché non ci siamo. Non ci siamo nel libro e non ci siamo nel film. Sta al pubblico decidere. La mia risposta è chiara, ma non giudicherò nessuno per la loro interpretazione.

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Il romanzo Raccontami di un Giorno Perfetto

In realtà non potrebbe essere altro che suicidio per chi conosce il romanzo a cui il film è ispirato. Che poi non si veda un corpo, non ha importanza: il lettore, così come il fruitore di Netflix, sa che Theodore è morto suicida. Perché non vede alcuna via dì uscita dal suo stato di depressione e si sente un peso per la comunità e le persone accanto a lui: la sorella cerca di aiutarlo, dandogli man forte, ma non è abbastanza. Theodore non riesce a comprendere il senso di quanto ha vissuto e sta vivendo in quel momento. Il suo dolore è troppo forte, raggiunge la sua anima, e nemmeno l'amore è in grado di cambiare il suo stato d'animo. Ciò che è certo, però, è che Violet, anche se per poco, gli ha salvato la vita: gli ha fatto provare emozioni nuove, lo ha fatto uscire dal suo senso di vuoto e gli ha permesso di esplorare se stesso e il mondo che lo circonda. Alla fine, però, ha vinto la sua malattia, il suo senso di ineguatezza.

Eppure la scelta di non mostrare il corpo senza vita di Finch ha un suo perché e dà il via a molte possibilità: i sognatori potrebbero andare oltre al libro e pensare che sia successo altro, che non si tratti di suicidio, o che magari abbia inscenato la sua scomparsa per non essere più un problema per nessuno e ricominciare daccapo. Insomma, l'immaginazione è senza dubbio uno strumento meraviglioso se messo nelle mani di chi riesce andare oltre ciò che vede. D'altronde dobbiamo tenere conto della malattia mentale non diagnosticata del protagonista, che rende possibile una qualsiasi teoria.  

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Il commento di Brett Haley 

Nonostante sin dall'inizio si percepisca il malessere interiore di Theodore, il regista, insieme alla co-sceneggiatrice, ha scelto di spostare l’attenzione dal suicidio - infatti non sono presenti scene particolarmente esplicite - con l’intento di non “romanticizzare i pensieri negativi o i tentativi di suicidio”. 

Ricordiamo infatti che nel romanzo originale del 2015 di Jennifer Niven, All the Bright Places, i lettori incontrano il personaggio principale, Theodore Finch, mentre si trova sul bordo di un edificio di sei piani. Sta contemplando se togliersi o meno la vita. È un adolescente ossessionato dalla morte, tanto da tenere un diario sui metodi suicidi. Alla fine ne usa uno, i sonniferi, ma se ne rammarica immediatamente, corre al pronto soccorso, dove gli pompano lo stomaco e sopravvive. Alla fine del libro, Finch manda una lettera d'addio e viene trovato annegato in un lago. Nel film, invece, queste scene sono stata volutamente evitate. 

Non a caso Raccontami di un giorno perfetto termina con una dedica a "coloro che sono stati colpiti da problemi di salute mentale, suicidio o dolore”.

Justice e io non ci siamo avvicinati a Theodore come a un “personaggio suicida”. Penso che il finale sia aperto all’interpretazione: lascio al pubblico il compito di decidere cosa succede a Finch.

Queste le parole del regista, che aggiunge:

C'è stata una decisione consapevole, per me personalmente, di non concentrarmi sulle "tendenze suicide" di Finch che forse erano nel libro. Questa è stata la mia visione del film. Stiamo affrontando il dolore di Violet e abbiamo a che fare con un altro personaggio con una malattia mentale non diagnosticata, che nasconde questo trauma. Le persone possono mettere gli altri in pericolo a causa di malattie mentali incontrollate, e questa è ciò che abbiamo cercato di trasmettere attraverso Raccontami di un giorno perfetto.

Pare immediato un confronto con la nota serie TV di Netflix Tredici, almeno per quanto riguarda l’istigazione al suicidio, ma il regista Brett Haley rassicura: 

Ne abbiamo discusso con Netflix e non siamo a quei livelli di dramma. Abbiamo parlato con esperti di salute mentale di Netflix. Ne abbiamo parlato in pre-produzione, a livello di sceneggiatura e pure una volta finito il film. È stato deciso che non era necessario attivarsi per l'assistenza agli utenti e mi sono fidato del loro istinto su questo.

È proprio per questo motivo che viene tagliato il primo tentativo di suicidio di Theodore Finch e l'e-mail di addio che ha scritto prima di essere trovato annegato nel lago. 

L’obiettivo di Raccontami di un giorno perfetto ce lo spiega Brett Haley

Il nostro obiettivo per questo film era catturare lo spirito del libro di Jennifer, l'emozione del suo libro, lo spirito di Finch e Violet, la loro storia d'amore e ciò che quei personaggi significano per i fan. Ogni scena è inclusa? No. Ci sono stati cambiamenti? Ovviamente. È solo una parte del processo e so che i fan a volte non lo sanno. Tutto quello che puoi fare è cercare di non pensare di piacere a tutti, ma di piacere a te stesso e alle persone con cui ti sei circondato nel team di cineasti, come collaboratori.

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Se nel romanzo originale Theodore si suicida senza lasciare dubbi, nel finale del film non è del tutto chiaro cosa sia successo al ragazzo: Violet trova solo i vestiti e la macchina di Finch. Quindi Il regista lascia un grande margine di speranza per chi sa sognare: e se non fosse suicidio?

Raccontami di un giorno perfetto fa riflettere sulle fragilità altrui e commuove come pochi. Sei pronto a lasciarti sorprendere?

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