Odio l'estate, la recensione: la presa di consapevolezza di Aldo, Giovanni e Giacomo

Autore: Elisa Giudici ,

È più difficile sfuggire al tempo che corre o alla propria indole eternamente uguale a sé stessa? Non è una domanda facile per nessuna persona che abbia superato da un pezzo gli anta, quando reinventarsi più che una sfida sembra una possibilità appartenente al passato. Se da interrogativo personale diventa urgenza artistica, il discorso si fa ancora più complesso. Lo sanno bene Aldo, Giovanni e Giacomo, che dopo l'accoglienza disastrosa del film da loro diretto e interpretato Fuga da Reuma Park (2016) sembravano più impegnati che mai a prendere tempo. Non c'è chiodo peggiore da piantare nel coperchio della propria bara artistica che l'autocelebrazione e tra biografie, ospitate e anniversari, il trio comico negli ultimi anni ne ha fatta parecchia. 

D'altronde non è semplicissimo reinvertarsi senza cadere nel patetico, soprattutto quando il tuo maggior tentativo di rottura con il passato si è trasformato nel tuo più clamoroso insuccesso. Al contrario di quanto suggerisca la spensierata e ironica locandina - forse l'elemento più artefatto di un film che fa della sincerità il proprio punto di forza - Odio l'estate si rifiuta di vivere di revival e vecchie glorie. Il che non vuol dire che sia privo di omaggi e citazioni (la partita di calcio, le scene con il terzetto che si confronta in macchina, Giacomo e Giovanni davanti e Aldo sul sedile posteriore), ma l'attenzione è puntata tutta sul cogliere cosa sia cambiato e cosa no.

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Aldo e Giovanni esultano
In Odio l'estate torna anche la celebre partitella di calcio, ma non è una vuota autocelebrazione

Dai tempi del clamoroso successo di Tre uomini e una gamba (correva l'anno 1997) tutto è cambiato: il cinema, la comicità italiana, l'Italia stessa, inserita in un mondo a sua volta radicalmente differente. Cambiamenti epocali e talvolta traumatici si scontrano con tre uomini e comici che sono cambiati pochissimo e più che altro fisicamente, con qualche ruga e capello bianco in più. Odio l'estate funziona perché si concentra proprio su questo: constatare quanto Aldo, Giovanni e Giacomo così come li conosciamo siano un'emanazione del nostro passato, facendoli scontrare col presente. La commedia, dolce e amara, fa i conti, quasi a voler decidere cosa vale la pena di tenere e cosa non merita la nostra e loro nostalgia. Con esiti talvolta sorprendenti. 

Quanto vale un'estate italiana

Stavolta i tre protagonisti non sono amici di vecchia data, non si contendono una donna bella e spiritosa. Sono tre sconosciuti che incarnano classi sociali e visioni del mondo molto diverse tra loro, costretti a trascorrere l'estate in una casa vacanze del sud Italia tutti insieme, con le rispettive famiglie, a causa di un errore compiuto dall'agenzia. Già nel presentarli il film suggerisce un giudizio di merito. Aldo e Carmen formano la famiglia più povera e godereccia, l'incarnazione stessa di un certo stereotipo di meridionalità. Sono sgangherati e casinari, ma la loro intesa amorosa (e sessuale) è marmorea, fatta di complicità e comprensione sconfinata. I guai familiari, i piccoli problemi e le grandi tragedie non incrinano i solidi legami che li uniscono, i veraci appetiti che soddisfano, la saggezza che in più occasioni dimostrano di avere in grande quantità. 

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Rispetto a loro i due nuclei familiari di Giacomo e Giovanni appaiono immaturi e fragilissimi, immersi in un benessere economico da cui sembra scaturire una differenza verso l'altro e una meschinità sotterranea. Sono due personaggi bellissimi nella loro bruttezza spirituale. Giovanni è artigiano imprigionato in un mondo di eredità professionali polverose e di parole e moralità piuttosto opache, mentre Giacomo è il professionista di successo che misura il mondo e il valore delle persone sulla base del fatturato, sognando la flat tax ma cercando conferme su cosa fare o chi essere nelle persone intorno a lui.

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Le mogli di Odio l'estate chiacchierano al mare
Le tre protagoniste di Odio l'estate sono un trio comico alternativo altrettanto efficace

Più che i personaggi in sé, ricalcati sul ruolo tipo che i tre hanno sempre incarnato nei loro numeri comici teatrali e televisivi, sono i piccoli tocchi a fare la differenza, quello che non dicono, quel particolare non chiarito che rimane sullo sfondo. Tocchi che portano prepotentemente il presente in un film apparentemente senza tempo, immerso nella dimensione eterna dell'estate italiana. Per esempio il figlio con cui Giacomo tenta disperatamente di avere un rapporto affettivo la moglie nevrotica e infelice se lo è portato dietro da un'altra relazione ed è un dato di fatto, non un elemento su cui creare pathos. Così come l'inevitabile fine del negozietto di scarpe e accessori di Giovanni, eredità paterna e maschile su cui l'uomo ha costruito il suo valore, viene salutata senza drammi, persino con un certo sollievo. 

Ben più di tre mogli

In altre parole Odio l'estate funziona particolarmente bene quando permette a Aldo, Giovanni e Giacomo di essere quelli di sempre, fotografando il loro immobilismo in un mondo che attorno a loro corre e cambia, riscrivendo le regole e la propria moralità. Ne è un esempio bellissimo il cast femminile del film, ben più del love interest o della spalla del passato. Le mogli dei tre - Paola, Barbara e Carmen - formano a loro volta un trio compatto e capace di essere altrettanto protagonista. Persino tra i giovani a dimostrare una maturità scanzonata anche in fatto di sesso è la figlia di Giovanni che, approcciata in maniera imbranata dal figlio di Aldo, lo batte al suo stesso gioco. 

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Quello di Odio l'estate è un presente di donne in pace con sé stesse, disinibite senza bisogno di essere fatalone, in cui la fisicità di Lucia Mascino è presentata con una normalità potentissima e disarmante, senza essere eccezione o alternativa comica. Invece sono gli uomini a dover toccare dolorosamente con mano i limiti del mondo che hanno costruito per sé stessi. Giovanni confrontandosi con le meschinità del passato e del presente, Giacomo con la mediocrità che incarna anche nell'ambito lavorativo, attraverso cui si definisce.

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Giovanni e le mogli di Odio l'estate
La divisione di una villetta al mare dà il via ai confronti e scontri del film

Il presente è lì, sui margini ma incapace di entrare in scena (quelli del Papete danno buca alla partita di calcetto, guarda caso). L'estate italiana, fatta di partenze fiume e spiagge affollate, fuochi d'artificio e primi amori, è ancora lì, anche se lisa, consunta. Come dice il rassegnato carabiniere interpretato da Michele Placido: è una meraviglia se non ci pensi, ma se ti fermi a farlo è una minchiata. I fuochi d'artificio, l'estate, la vita.

Il presente di Odio l'estate (e di Tolo Tolo)

Due dei tre protagonisti di Odio l'estate impiegheranno l'intero film a riscoprire il senso e la bellezza dell'estate della vita, ormai al capolinea. In questa riscoperta dei propri limiti il denaro, la meschinità e la vecchiaia sono spie del presente che tentano di irrompere in nella dimensione giocosa del film. In un certo senso Odio l'estate è il perfetto contraltare di Tolo Tolo: entrambi i film riescono a fotografare un'Italia del 2020 che si vede poco in sala, uno delineandola con l'irruenza di chi è arrabbiato, l'altro con quel sottile non detto di chi ne ha viste tante, forse qualcuna di troppo. 

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Non parlerei di resurrezione per Odio L'estate, quanto piuttosto di presa di consapevolezza. Aldo, Giovanni e Giacomo hanno dovuto sbagliare clamorosamente un film per rimettere a fuoco le priorità (ritornando non a caso a farsi dirigere da Massimo Venier, con cui non collaboravano da 15 anni) e fare il punto su sé stessi. Non è un film strepitoso, ma è una pellicola dallo sguardo onesto e sincero, che evita tanto il melodramma quanto il vuoto ottimismo di facciata. 

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Odio l'estate arriverà nelle sale italiane il 30 gennaio 2020.

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Commento

cpop.it

70

Aldo, Giovanni e Giacomo guardano al mondo che cambia e a ciò che è immutabile dentro sé stessi, con l'onestà figlia della maturità. Odio l'estate è un ritorno lucido, dolce e amaro, che funziona.

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