Ghostbusters: storia degli acchiappafantasmi più amati del cinema

Ghostbusters: storia di come quattro scienziati fuori di testa salvarono New York dai fantasmi, conquistando tutto il mondo

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Autore: Manuel Enrico ,

Gli anni ’80 sono stati un decennio di pura estasi per gli amanti del cinema, che hanno assistito alla nascita di pellicole che sono divenuti veri e propri cult. Dalla fantascienza al comico, dall’avventura agli action movies, ogni genere fu graziato da film che ne esaltassero lo spirito, contribuendo a creare un immaginario cinematografico che ha segnato profondamento il gusto dell’epoca e gettato le basi per le successive generazioni di cineasti e cultori del cinema. In mezzo a questo marasma di idee, meritatamente figurano quattro scienziati folli, convinti di poter contrastare fantasmi e spiriti per liberare New York da fastidiose presenze ultraterrene, guadagnando nel frattempo qualche dollaro: gli Acchiappantasmi, o Ghostbusters per usare il nome con cui sono meglio conosciuti in tutto il mondo.

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Sono passati quasi quarant’anni dall’uscita del primo film dei Ghostbusters, datato 1984, e nel corso di questi quattro decenni il loro mito non ha accennato a scemare, anzi si è sempre più consolidato, arrivando a renderli una delle icone della pop culture. Difficilmente quanto negli anni ’80 uscì al cinema la prima avventura dei quattro cacciatori di fantasmi si poteva immaginare un simile successo, eppure dopo tutti questi anni ancora ne ricordiamo con affetto le gesta e ci apprestiamo a tornare in sala per vedere una nuova generazione di Ghostbusters in azione.

Ghostbusters: who you gonna call?

Fantasmi e affini sono da sempre parte del folklore, figurano nelle tradizioni di ogni cultura, una condivisione che è alla base del successo mondiale di Ghostbusters. Una consapevolezza che spinse Dan Aykroyd, arruolato da Ivan Reitman come protagonista di una sua trasposizione cinematografica di Guida Galattica per Autostoppisti, a proporre al regista di mollare la sua idea e di lavorare su un concept totalmente diverso: un film su cacciatori di fantasmi.

Materia che Aykroyd conosceva abbastanza bene, dato che in famiglia aveva antenati che si erano dedicati ad occultismo e paranormale, materia che anche lui conosceva piuttosto bene e su cui era sicuro si potesse basare un film di successo.

I ain't afraid of no ghost

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Oltre all’aspetto più esoterico, Aykroyd si lasciava ispirare anche da elementi più leggeri, come la celebre storia Disney Topolino e i fantasmi, aggiungendo un tocco comico alla sua idea, che aveva ribattezzato Ghost Smashers. Aykroyd aveva in mente una trama incredibilmente articolata, fin troppo per quelle che erano le risorse messe a disposizione dalla Columbia, tanto che gli fu affiancato Harold Ramis, nel tentativo, fortunatamente riuscito, di ricondurre il vulcanico Aykroyd a più miti consigli. Ghost Smashers stava prendendo forma ma la Columbia, non convita dal titolo proposto da Aykroyd, chiese di modificarlo in Ghostbusters, scoprendo, però, uno scomodo precedente.

L’idea di una squadra di cacciatori fantasmi, infatti era stata al centro di un’altra produzione che aveva un grande successo in America, negli anni ’70, Ghost Busters. Incentrata sulla figura di due cacciatori di fantasmi sui generis con un gorilla come assistente, questa serie dai risvolti comici vedeva i tre protagonisti confrontarsi con figure celebri del contesto sovrannaturale, dal Barone Rosso a Frankenstein e l’Olandese Volante. Il successo di questa serie si colloca all’interno di un gusto del periodo, che aveva visto anche la comparsa di una lunga serie di offerte del mondo dell’entertainment che si rivolge al paranormale e al magico, da Scooby-Doo al Dottor Strange.

Ghost Busters, i cui diritti erano saldamente in mano alla Filmation, divenne un problema quando la Columbia identificò in Ghostbusters il titolo per il proprio film. Dopo una trattativa, si arrivò a un accordo con Filmation, che garantì alla Columbia di non intentare cause per l’omonimia. Una decisione che tornò utile quando, in seguito al successo del film, si decise di dare vita a una serie animata, idea avuta anche dalla Filmation, e che portò alla presenza di ben due formazioni di acchiappafantasmi animati: The Original Ghost Busters per Filmation e The Real Ghostbusters. Dove la Filmation puntava a identificare i propri cacciatori di fantasmi come quelli originali, la Columbia preferiva giocare su una maggiore importanza (real può essere tradotto anche come veri).

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Quando Aykroyd aveva iniziato a sviluppare la sua idea, nella sua mente era ben chiara la composizione dell’insolita squadra che lo avrebbe affiancato: Eddie Murphy, John Candy e John Belushi. Questo dream team del paranormale, figlio di quel trampolino di lancio che era il Saturday Night Live, non si concretizzò mai per la prematura scomparsa di Belushi, mentre gli altri due attori, per quanto interessati a interpretare i ruoli proposti dovettero rifiutare per precedenti ingaggi: Candy per Splash – Una sirena a Manhattan, mentre Murphy stava per indossare i panni dell’insolito sbirro Axel Foley, il protagonista di Beverly Hills Cop.

A sostituire Muprhy fu chiamato Ernie Hudson, che dovette pagare lo scotto interpretando un Winston Zemorde dall’importanza visibilmente ridotta. Nella prima stesura della sceneggiatura, infatti, l’acchiappafantasmi di colore aveva maggior minutaggio, che veniva utilizzato per raccontare il suo passato da veterano ed ex-paramedico. Il background di Winston non venne del tutto dimenticato, venendo utilizzato come soggetto per uno degli episodi della serie animata, The Real Ghostbusters.

Per dare volto a Egon Spengler, dopo una serie di casting fallimentari che videro attori di grande fama (Christopher Walken, John Lightgow, Jeff Goldblum e Christopher Lloyd), alla fine venne convito Harold Ramis, che sin dall’inizio aveva tentato di defilarsi da questo ruolo. Eppure, alla fine accettò, imponendo come condizione di aggiungere al suo personaggio un tono erudito, che lo portò a trasformare la sua passione per la storia antica, in particolare quella babilonese, in uno dei punti essenziali della storia: l’evocazione di un dio sumero, Gozer. Il personaggio di Egon deve il suo nome a un compagno di scuole di Ramis, Egon Donsbeck, studente ungherese parte di un programmo di scambio culturale, e al filosofo tedesco Owald Spengler.

Alla morte di Belushi, per il ruolo di Venkman inizialmente si pensò a Steve Guttemberg, che preferì diventare una recluta delle forze dell’ordine interpretando Carey Mahoney in Scuola di Polizia. Una rinuncia che aprì le porte a Bill Murray, spalleggiato da Aykroyd che lo aveva già affiancato durante alcune gag al Saturday Night Live. Ancora una volta, il caso riservò a Ghostbusters una mano vincente, visto che la vena comica di Murray diede il meglio durante la lavorazione del film. La leggenda vuole che nemmeno una delle scene del film andò come inizialmente prevista, considerato che l’improvvisazione divenne la regola sul set. Un dogma che diede vita ad alcune scene più riuscite del film, come l’incrociare i flussi durante lo scontro con Gozer.

Dopo avere scelto il cast, tra rinunce celebri e nomi emergenti del panorama comico americano, l’inizio delle riprese divenne un vero e proprio evento per New York, che vide alcune zone della metropoli americane interdette durante la lavorazione di Ghostbusters, causando anche qualche fastidio ai cittadini. Quando arrivavano delle lamentele, gli addetti del set dicevano che stavano lavorando a un film di Francis Ford Coppola, ma questo piccolo stratagemma non impedì a un newyorkese particolarmente acuto di cogliere la verità. D’altronde, se sei Isaac Asimov non è facile ingannarti, ma apparentemente chiudere l’accesso alle tue strade solite è un motivo sufficiente a farti arrabbiare, visto che il popolare scrittore si lamentò dei disagi. Una lamentela che durò pochissimo, quando Bill Murray riuscì a placarlo rivelandosi un suo grandissimo fan.

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Piccoli problemi che però non impedirono a Ghostbusters di diventare un vero e proprio cult, una volta giunto in sala. Costato 32 milioni di dollari, il film ne incassò quasi 300 milioni, diventando la pellicola di maggior successo del 1984, oltre a imporsi come uno dei cult più iconici della pop culture del periodo, grazie anche a una definizione di piccoli dettagli, come il logo degli acchiappafantasmi, che venne realizzato dal produttore esecutivo Michael Gross e da un amico di Aykroyd, John Daveiks. Nel creare il simbolo, si cercò di non renderlo troppo simile a Fatso, uno dei personaggi di Casper, fumetto della Harvey Comics, che alla fine pensò bene di intentare causa alla Columbia ritenendo che il logo dei Ghostbusters fosse troppo simile al proprio fantasma, perdendo però il contenzioso.

Le armi del mestiere

Quando nel 1984 uscì Ghostbusters, i quattro folli scienziati protagonisti divennero immediatamente icone della pop culture. Difficile non lasciarsi affascinare dall’ironia e dalla unicità di questa insolita avventura newyorkese, ma ad affascinare gli spettatori furono anche le incredibili dotazioni con cui i Ghostbusters svolgono la loro attività, caratterizzate da un desigh che sembra appellarsi ai classici della weird science. Che si tratti della leggendaria Ecto-1 o degli zaini protonici, all’uscita del primo film dedicato agli acchiappafantasmi tutti rimasero colpiti dalla genialità e dal look sci-fi delle armi dei Ghostbusters, che poteva vantare un’attrezzatura all’altezza della loro missione.

Ecto-1 / Ecto-2

Immancabile compagna di avventure dei Ghosbusters è la leggendaria Ecto-1, l’auto con i quattro acchiappafantasmi scorrazzavano per New York a sirene spiegate. Quando Dan Aykroyd aveva concepito Ghostbusters, la Ecto-1 non era una semplice automobile, ma era una vera e propria base mobile, capace di viaggiare anche attraverso diverse dimensioni. Il design inziale prevedeva avesse una colorazione nera, con lampeggianti bianchi e porpora, ma come altri aspetti dell’iniziale script di Aykroyd vennero in seguito modificati per andare incontro alle esigenze di budget della produzione.

Per creare la Ecto-1, si scelse una combination car, ovvero un’auto che era assemblata su un apposito chassis allungato in modo da essere impiegata come autoambulanza, carro funebre o limousine. Popolare negli anni ’60 negli States, questa tipologia di veicolo era ormai un ricordo negli anni ’80, ma la produzione riuscì a trovare un modello ancora funzionante, una Cadillac Miller-Meteor Combo del 1959, attrezzata per essere un’ambulanza, che venne appositamente modificata da Stephen Dane per essere utilizzata in Ghostbusters. Data la particolarità del mezzo, ne venne trovato un solo esemplare, che fortunatamente resistette per tutta la durata delle riprese. Per la sua inconfondibile sirena, Richard Beggs, sound designer del film, campionò il ringhio di un leopardo, elaborandolo poi analogicamente.

All’uscita di Ghosbusters II nel 1989, per trasmettere il senso di fallimento dei quattro acchiappafantasmi, la Ecto-1 venne inizialmente mostrata come una macchina da sfasciacarrozze. Con il rinnovato successo dei Ghosbuters, l’auto venne ristrutturata, venendo riqualificata come Ecto-1A, anche se in alcune scene si può vedere che la targa recita Ecto-2, in virtù del fatto che nelle prime idee si era pensato di ribattezzare l’auto con questa sigla, che venne invece utilizzata in seguito in The Real Ghostbusters, serie animata in cui i gli acchiappafantasmi utilizzavano anche un piccolo elicottero identificato dalla sigla Ecto-2

Nel reboot della saga del 2016, la Ecto-1 era stata realizzata una Cadillac Fleetwood del 1984, mentre la Ecto-2 era una moto, realizzata usando una Harley SX250.

Rilevatore di energia psicocinetica (P.K.E. Meter)

Per svolgere il loro lavoro, i Ghostbuster utilizzando un Rilevatore di energia psicocinetica ( P.K.E. Meter), che consente loro di individuare i fantasmi, come vediamo nella scena della biblioteca nel primo Ghostbusters, ma anche di rilevare eventuali possessioni, capacità che aiuta Egon a riconoscere la presenza del Mastro di Chiavi in Luis Tully. Costruito da Egon Spengler, questo strumento appare anche in una prima versione piuttosto elementare durante la scena della biblioteca, dimostrando la genialità di Egon nel realizzare attrezzature incredibili con scarse risorse, mentre una volta raggiunta la celebrità, con la disponibilità di fondi Egon riesce a creare strumentazioni dall’aspetto più funzionale. Il Rilevatore, data la sua utilità durante la caccia agli ectoplasmi, è una delle principali armi dei Ghostbusters.

Nella serie animata, venne presentato un modello di Rilevatore ancora più evoluto, con uno schermo che agevola la lettura dei dati, oltre a mostrare una serie di ulteriori comandi che consentono di tarare al meglio i sensori del dispositivo.

Una curiosità: il Rilevatore usato in Ghostbusters venne riutilizzato in Essi Vivono di John Carpenter (1988), dove viene impiegato come detector da parte delle truppe aliene nelle scene finali del film.

Zaini Protonici

Le armi dei Ghostbusters per eccellenza, gli zaini protonici sono acceleratori nucleari capace di generare un flusso di energia, sparato da un fucile collegato agli zaini stessi, con cui si possono catturare i fantasmi, trattenendoli sino al completamente della cattura.

Il design degli zaini protonici, come per gran parte delle attrezzature dei Ghostbusters, fu realizzato Stephen Dane, che si lasciò ispirare da una rivista di dotazioni militari. Dopo aver visto la fotografia di un nuovo modello lanciafiamme, Dane utilizzò quell’arma come modello su cui realizzare lo zaino protonico dei Ghostbusters. Dovendo realizzare tutta la dotazione per gli acchiappafantasmi in meno di sei settimane, Dane realizzò lo zaino protonico con particolare rapidità

Dopo avere visto quell’immagine, andai a casa e presi dei pezzi di foam, raccolsi della roba e assemblai il tutto per avere un’idea del look. Era incredibilmente macchinoso ma doveva dare la sensazione che si trattasse di un attrezzo fatto in casa e utilizzando avanzi di strumentazioni militari

Per agevolare i tecnici degli effetti speciali, Dane posizionò sull’estremità del fucile protonico una lampadina, in modo da dare un punto di riferimento da cui far partire i flussi protonici.

Trappola per fantasmi

Una volta imbrigliati i fantasmi, è necessario riporli all’interno di un’apposita Trappola, contenitore temporaneo che i Ghostbusters utilizzano in attesa di stivare gli ectoplasmi catturati nell’Unità di Contenimento. La Trappola, una delle armi dei Ghostbusters più note,  viene attivata tramite un pedale, collegato a un filo che trasmette l’apertura del dispositivo, che emette un fascio magnetico che attrae il fantasma catturato.

Per Ghostbusters, vennero realizzati da Chuck Gaspar quattro Trappole perfettamente funzionanti, con un rudimentale impianto elettrico e un pedale idraulico, che consentiva l’apertura del dispositivo. Per l’effetto del fumo che si vede alla chiusura della Trappola dopo la cattura di un fantasma, si utilizzavano delle strisce di tessuto imbevute di un apposito liquido che genera fumo.

Unità di contenimento

Una volta catturati, i fantasmi devono essere riposti in un’apposita zona detentiva, nota come Unità di Contenimento. Installata nello scantinato della base dei Ghostbusters, in questo dispositivo vengono scaricate le trappole contenenti i fantasmi catturati. Il funzionamento dell’Unità di Contenimento si basa su quello delle Trappole, prevedendo una griglia di contenimento che racchiude l’energia ectoplasmica dei fantasmi. Nel primo film, l’Unità di Contenimento è al centro degli eventi finali della pellicola, quando Walter Peck ne impone lo spegnimento, causando il rilascio di tutti i fantasmi contenuti.

La nascita di una saga

Il successo del film, come prevedibile, spinse Columbia a realizzare subito un seguito, Ghostbusters II, che non riuscì però a ripetere l’exploit del capitolo precedente. Ma cosa andò storto? Per Ghostbusters II furono nuovamente Aykroyd e Ramis a occuparsi della sceneggiatura, ma diversamente da quanto fatto in precedenza, dove si era maggiormente valorizzato un umorismo dalle tinte dark, con il secondo capitolo delle avventure degli Acchiappafantasmi si volle tentare un approccio più morale.

L’idea di base divenne che le emozioni negative di una grande metropoli come New York potessero animare una forza malvagia, mentre i Ghostbusters, dopo avere oramai ripulito la Grande Mela da ogni infestazione ectoplasmica, sono oramai in disgrazia, con Ray e Winston ridotti a fare comparsate alle feste di compleanno, mentre Peter è divenuto un anchorman televisivo.  Riuniti dagli eventi che stanno scuotendo New York, i quattro scienziati decidono di indossare nuovamente i loro zaini protonici, cercando di salvare la metropoli mettendo in atto un piano decisamente incredibile, ma in linea con il loro stile.

Ghostbusters II fu, per la critica, un flop. Le critiche furono impietose, l’accusa principale era di avere sacrificato lo spirito originale del primo film, per un intento morale, riproponendo a tutti gli effetti la trama del capitolo precedente senza grandi innovazioni. Lo scarso appeal del film si può imputare alla fretta imposta da Columbia per non lasciare passare troppo tempo dal primo capitolo, al punto da forzare i tempi di lavorazione ed eseguire una serie di tagli al materiale girato dopo i primi esiti negativi degli screening, imponendo una serie di reshooting che terminarono appena due mesi prima dell’uscita al cinema. Nonostante Ghostbusters II si fosse piazzato nella top ten degli incassi del 1989, per la Columbia questo fu insuccesso, opinione espressa platealmente e che portò Bill Murray, interprete di Peter Venkman, a non volere più essere parte del franchise.

Una scelta che spinse Aykroyd e Ramis a cercare un modo per fare cambiare idea al collega realizzando un nuovo script, che poteva risollevare le sorti della saga. Ricevendo solo risposte negative, Aykroyd iniziò a lavorare a un terzo capitolo, in cui Venkman decideva di appendere lo zaino protonico al chiodo per vivere assieme alla sua amata Dana, lasciando un posto vacante nella squadra. Con Ghostbusters in Hell, Aykroyd immaginava che una nuova recluta, il cui ruolo era stato pensato per Ben Stiller, entrasse in squadra mentre i Ghostbusters affrontavano un’invasione di spiriti demoniaci proveniente da un’infernale dimensione parallela chiamata Manhelltan. Il progetto, come noto, non ebbe mai seguito, nonostante le continue insistenze di Ayrkoryd e di Columbia di coinvolgere nuovamente Murray, sino a che la morte di Harold Ramis nel 2014 spinse la major a tentare un reboot, adattando il franchise ai tempi moderni.

Nel 2016 esce Ghostbusters, reboot al femminile della saga. Sin dall’uscita del primo trailer su YouTube fu chiaro che il fim si sarebbe scontrato con una platea poco amichevole, considerato che i dislike erano costantemente superiore ai like. L’uscita in sala confermò questa previsione, con una forte ostilità da parte dei fan del franchise che mal accolsero l’idea di slegare completamente questo film dalla continuity della saga, mentre la produzione difese la pellicola accusando il pubblico di misoginia. Per Sony, il risultato al botteghino fu fallimentare, al punto da bloccare sul nascere ogni possibile idea di seguito.

A dare speranza ai fan della saga è stato il nuovo capitolo del franchise, Ghostbusters: Legacy (in originale, Ghostbusters: Afterlife). Pensato come parte integrante della continuity della saga, escludendo quindi totalmente il fallimentare reboot del 2016, Ghostbusters: Legacy vede la comparsa di una nuova generazione di Acchiappafantasmi, tra cui gli eredi di Egon Spengler. Affidandosi al concetto di legacy, ossia di ereditarietà, l’idea di Ivan Reitman, figlio del regista del primo Ghostbusters, è di dare vita a una storia che valorizzi la famiglia e il senso di appartenenza, in cui le dinamiche tipiche del franchise vengono rilette sotto una luce differente. 

L'accoglienza entusiasta dei fan ha fatto sì che Ghostbusters: Legacy sia divenuto un punto di ripartenza per la saga, non solamente grazie al ritorno di figure cult della saga, ma ponendosi come un trait d'union tra la componente classica del franchise e la possibilità di dare vita a una storia contemporanea, capace di accontentare tanto i fan di vecchia data quanto di attirare nuovi appassionati. Un obiettivo che vede in Ghostbusters: Minaccia Glaciale uno dei titoli più attesi sul grande schermo nel 2024. 

Ecco l'ordine corretto di visione dei film della saga di Ghostbusters: 

  • Ghostbusters

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  • Ghostbusters: Legacy

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  • Ghostbusters (2016) - fuori continuity

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Le serie animate

Dopo il successo del primo film, mentre si lavorava per riportare gli Acchiappafantasmi al cinema si decise di mantenere vivo l’interesse sui personaggi avvicinando anche il pubblico più giovane, dando vita a una serie animata che proseguisse le avventure dei quattro scienziati. Memori del contenzioso con Filmation, la versione animata di Ghosbuters divenne The Real Ghostbusters, in modo da distinguersi dai The Originals Ghostbusters della Filmation.

Graficamente, i quattro protagonisti vennero rappresentati con fattezze diverse da quegli degli attori, che non prestarono nemmeno le loro voci per il doppiaggio. La serie, ideata come un seguito degli eventi del primo film, ha una blanda continuity, che si basa principalmente su dei riferimenti a quanto visto sul grande schermo, come la presenza di Walter Peck nella terza stagione o delle citazioni a Gozer in alcune situazioni.

A rendere particolarmente importante The Real Ghostbusters è il fatto che il fantasma verdognolo incontrato nella prima missione dei Ghostbusters al cinema ottiene finalmente il suo nome, Slimer, diventando amico e mascotte della formazione, un ruolo che lo porta a essere uno dei simboli del franchise. The Real Ghostbusters durò per sette stagioni, dal 1896 al 1991, mantenendo vivo il mito dei Ghostbusters, anche nel momento più duro, il fallimento del secondo film.

The Real Ghostbusters si impose come uno dei prodotti d’animazione più noti del periodo, al punto che nel 1997, a sei anni dalla sua conclusione, venne prodotto un seguito, Extreme Ghostbusters, che introduceva nel franchise il concetto di legacy. Ambientato diversi anni dopo la fine di The Real Ghostbusters, Extreme Ghostbusters vede Egon s Slimer come unici membri del team originale ancora operativi, incaricati della manutenzione del sito di stoccaggio dei fantasmi nella loro vecchia base. Egon si mantiene come insegnante di scienze paranormale presso il college, ma quando i fantasmi improvvisamente iniziano a riapparire decide di assumere quattro dei suoi studenti più promettenti come nuovi Ghostbusters.

Extreme Ghostbusters rappresenta un’evoluzione non solamente grafica ma anche narrativa del franchise, in cui i toni della precedente serie animata vengono modulati secondo una dinamica più contemporanea, con inserimenti di elementi della cultura emo-rock e con tematiche e relazioni personali più libere. Dopo una quarantina di episodi, la serie conclude con un doppio episodio in cui le due generazioni di Ghostbusters collaborano per scongiurare una minaccia paranormale che rischia di distruggere New York.

L'eredità dei Ghostbusters

Sin dal loro primo film, i Ghostbusters sono divenuti uno dei punti fermi della pop culture degli anni ’80, capaci di influenzare anche i decenni successivi. Complice uno sfruttamento del brand ben pianificato, che ha portato alla nascita di un merchandise, legato in particolare alle serie animate The Real Ghostbusters e Extreme Ghostbusters, che ha invaso i negozi di giocattoli con action figure ispirate a protagonisti e fantasmi della saga. Una valorizzazione del franchise che, consapevole dell’affetto dei fan rimasto immutato negli anni, si è riconfermato anche in anni recenti, come accaduto con il set Lego Ecto-1, che consente di costruire l’inconfondibile auto dei quattro acchiappafantasmi, o alla linea di prodotti Playmobil dedicata ai Ghostbusters, tra cui figurano la Caserma e la Ecto-1. 

L’impatto culturale di Ghostbusters è ancora oggi una delle punte di diamante della pop culture, tanto di venire inseriti all’interno della National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel 2015. Dall’uscita del primo film, cui seguirono un sequel non pienamente riuscito e una serie animata, i quattro acchiappafantasmi sono divenuti un simbolo di questo decennio cinematografico, spinti da un merchandising impeccabile, come le Reebok a tema, e che ha mantenuto vivo l’interesse per  Ghostbusters, che costato 32 milioni di dollari ne fruttò quasi 300 milioni, diventando il film dell’anno per il 1984. Il film di Reitman è stato citato in diverse opere che trattano di questo periodo, non ultimo Stranger Things.

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