È difficile ricordare con chiarezza l'ultima volta in cui Marvel ha davvero sbagliato un film sui supereroi e già questo è un dato importante. Tuttavia l'aspetto più impressionante della quarta fase del MCU è come il livello qualitativo e l'ambizione che lo studio mette in ogni progetto cinematografico trasformino ogni uscita (comprese quelle estive e relative a personaggi ancora tutti da lanciare) in un vero tentativo di graffiare, di sbancare.
È impreciso sostenere che Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli sia un film marginale, nonostante l'uscita tardo estiva suggerisca il suo status di esperimento rispetto a pellicole su cui Disney si gioca tantissimo come Gli Eterni e Spider-Man: No Way Home. Programmate in autunno, nel pieno dell'alta stagione cinematografica, queste pellicole già dal trailer mostrano una diversa scala di ambizione rispetto al film con protagonista Simu Liu...o almeno così sembra a un occhio occidentale.
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Marvel infatti si gioca una vera e propria sfida diplomatica con Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli: quella dell'assalto al ricchissimo box office cinese, che implica una piena rappresentanza del mondo cinese (e non solo sinoamericano) nell'universo Marvel, ma anche lo scontro con le maglie fini dell'inevitabile censura a cui Pechino sottopone scrupolosamente quel pugno di pellicole occidentali approvate per la distribuzione entro i propri confini nazionali. Per lo spettatore casuale Tony Leung è solo un altro attore straniero che interpreta un villain, per quello cinese (e per i cinefili dalla memoria lunga) e un'autentica leggenda del cinema asiatico che reclama un ruolo come quello del Mandarino, tra l'altro al fianco di un'attrice come Michelle Yeoh.
Kevin Feige poteva dunque giocarsela sul sicuro, presentandoci un film educatissimo e dal sapore vagamente turistico (magari persino un po' propagandistico) dell'eroe cinese cresciuto a San Francisco che riscopre le sue origini tornando a Macao e scontrandosi con la pesante eredita paterna. Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli è tutt'altro: qui a essere introdotto in una nuova era è semmai il pubblico statunitense, accompagnato per mano in un futuro fatto di arti marziali e sottotitoli.
Bentornato wuxia
Non era nemmeno così scontato che il film diretto da Destin Daniel Cretton abbracciasse così entusiasticamente il genere delle arti marziali asiatiche coreografate su grande schermo, il wuxia. Shang-Chi invece sfrutta appieno e con discreti risultati la fisicità del suo protagonista Simu Liu, campione di arti marziali e convincente nel ruolo di un ragazzone asiatico cresciuto negli Stati Uniti ma turbato da un'infanzia tormentata dall'ingombrante e violenta figura paterna.
Stavolta Marvel non commette l'errore di lasciare un interprete che punta tutto sulla fisicità da solo, isolato nel gestire la parte recitativa ed emotiva del film. In particolare Tony Leung sembra essere stato assoldato proprio per fare da contrappunto emotivo nei passaggi più complessi del film, dimostrando ancora un volta come da qualcosa di stereotipato questo interprete di razza possa tirar fuori un grande ritratto umano. Non è che Marvel gli abbia dato molto su cui lavorare per il suo Mandarino (un personaggio che proprio non riesce a trovare una versione appassionante nel MCU), ma date una pena d'amore o una bega familiare all'attore feticcio di Wong Kar-wai e lui farà il resto.
Ancora più sorprendente è la sfaccettata performance di Awkwafina nei panni dell'amica d'infanzia di Shang-Chi Katy, in un ruolo femminile ben più ricco dello standard Marvel e da lei gestito oltre il solito stereotipo caricaturale della ragazza spiritosa e diretta su cui talvolta si adagia. Certo poi la gestione dell'altro personaggio femminile - la sorella Xialing - è quando di più stereotipato e istituzionale si possa pensare, perché anche se con qualche passaggio sorprendente, Shang-Chi rimane figlio di tutti i limiti e le sovrastrutture dei cinecomics di casa Marvel.
Per esempio la CGI che ritocca i combattimenti dà una certa patina di finto di cui molti si sono lamentati (e parzialmente a ragione: quelli di Shang-Chi potrebbero essere al contempo i più belli e tra i più brutti scontri visti nel MCU). Difficile poi difendere entusiasticamente la seconda parte del lungometraggio, dove si tira troppo per le lunghe la narrazione. Tutto sommato, è andata molto, molto meglio del previsto.
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Voto di Cpop
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