The Eddy, recensione della ricercatissima serie di Damien Chazelle

Forse anche troppo ricercata.

Autore: Simone Alvaro Segatori ,

Avete mai avuto una band? Io no, ma come tutti ho avuto un gruppo di amici che nel tempo ho dovuto lasciare andare uno dopo l'altro. Il lavoro, la famiglia, gli impegni, la vita è così no? Ormai è passato così tanto tempo che rimettere insieme i legami di un tempo sarebbe impossibile. Ecco, The Eddy è una storia di legami. Di una band di amici e di tutte le difficoltà che vanno affrontate per tornare insieme dopo che la vita si è messa in mezzo.

Creato e scritto da Jack Thorne, insieme al regista di Whiplash e La La Land Damien Chazelle (che dirige anche i primi 2 episodi), The Eddy è il nuovo originale Netflix che in 8 puntate racconta del ritorno sulle scene di una vecchia band per salvare appunto il locale parigino The Eddy. Girato rigorosamente con la camera a spalla e con quel tocco di cinéma vérité che si adatta perfettamente alla musica jazz che permea la storia, The Eddy trova la sua strada in una miscela di generi diversi - in parte dramma familiare, in parte musical, in parte thriller - che cerca di accontentare tutti, ma non riesce appieno nell'intento.

Suonala ancora Elliot

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I musicisti di The Eddy

Elliot Udo (André Holland) è il protagonista principale della serie. È un famoso pianista jazz americano la cui carriera è finita in frantumi dopo la morte del figlio che ha portato anche alla fine del suo matrimonio. Alla ricerca di un modo per ricominciare, Elliot si è messo in affari con l'amico e socio Farid (Tahar Rahim). Così nasce il The Eddy, un fatiscente locale jazz dove i pochi clienti che lo popolano aspettano solo di vedere Elliot tornare dietro al pianoforte e non sono per niente interessati alle proposte emergenti del luogo. Le casse del The Eddy restano quindi vuote e già dai primi minuti si intuisce che Elliot e Farid sono dovuti scendere a patti con la criminalità per aprire il locale.

Intanto viene presentato anche il personaggio di Julie (Amandla Stenberg), dall'adolescenza travagliata che è fuggita da New York e dal nuovo marito di sua madre alla ricerca di un modo per ricominciare, proprio come il padre. Julie è infatti la figlia di Elliot e pur non essendo particolarmente interessata alla musica le piace vedere il padre lavorare e passeggiare con lui per le strade di Parigi.

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Elliot e Julie protagonisti di The Eddy

Il problema è che Julie è una giovane donna persa in quei periodi della vita dove trovare una strada da seguire risulta complesso e la mancanza di una famiglia stabile non l'aiuta a risolvere i suoi problemi. Il complicato - a volte tenero e a volte doloroso - rapporto padre-figlia tra Elliot e Julie è il vero filo conduttore di tutta la serie. Entrambi gli attori presentano una gamma sconfinata di reazioni veritiere ed emozioni che fanno sembrare il loro rapporto reale e in cui è facile identificarsi specie se si è dall'una o dall'altra parte della barricata.

Per quanto "suoni" bene questo rapporto, che cresce e si sviluppa in ogni episodio, a livello narrativo risulta un "problema" perché toglie il tempo e l'attenzione agli altri personaggi che spesso sono relegati a semplici macchiette con una vita che non va oltre la loro utilità come componenti della band.

Un delizioso dessert che non soddisfa tutti i palati

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Il locale parigino della serie Netflix The Eddy

Il vero problema della serie però è tutto il resto che non ha una precisa identità. Elliot riceve continue telefonate da amici in crisi, gli viene chiesto di salvare il locale, di tornare a suonare, di sistemare problemi e relazioni, il tutto in un turbine di situazioni spesso sconnesse e senza una precisa logica dove l'unica linea narrativa a trasportare gli eventi è quella della musica.

Tutto, in The Eddy, dalle relazioni alle decisioni chiave passa dalla musica. Persino i contorni dei personaggi vengono sfumati e delineati dalla musica. The Eddy non è quindi una serie per tutti, non è uno di quei prodotti colorati che si può mettere di sottofondo mentre si fa altro. È una serie che richiede grande attenzione, molto ricercata, cinema adattato allo schermo della tv in cui i primi due episodi sono in pratica 2 ore di film spezzate a metà e dirette da un regista premio oscar.

Non sono un amante del cinema di Chazelle e forse questo penalizza un po' il mio giudizio, ma la sensazione che si ha dopo aver visto la serie è quella di un'occasione sprecata, come quando vieni invitato a cena fuori ma siccome hai pranzato tardi ordini solo il dolce perché hai lo stomaco pieno. Ecco The Eddy è il dolce con cui rinfrescarsi la bocca, una crème brûlée scomposta che se non siete esperti riuscirete ad apprezzare solo in parte. Un vero peccato quindi non aver potuto fare una cena completa, nonostante il finale della serie riesca sia a commuovere che soddisfare il lento crescendo di eventi che vengono sapientemente impilati puntata dopo puntata.

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Commento

Voto di Cpop

65
Una serie dedicata a chi ha buon occhio e orecchio che difficilmente incontrerà il favore di tutti ma riesce nel suo intento di proporre qualcosa di nuovo, al netto delle carenze narrative.

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