Non potrei mai paragonarmi a una persona come Salvatore Ferragamo, un uomo che è stato un fuoriclasse e un outsider, anche se questo secondo tratto lo sento molto mio. Niente paragoni con il calzolaio di Hollywood per Luca Guadagnino, anche se entrambi si sono fatti strada nella città dei sogni partendo dal Mezzogiorno italiano per conquistare il mondo. Nemmeno lui ricorda più quante volte è stato presente in Laguna in veste di regista o di produttore; dieci, forse di più. Per un decennio outsider lo è stato davvero, osteggiato da una parte della stampa nostrana, incapace di perdonargli il suo successo con un film commerciale e mal riuscito come Melissa P.
Nel frattempo però il regista ha spiegato le vele, trovato la sua voce internazionale al fianco di Tilda Swinton ( "una sorella"), infilato un successo clamoroso come Chiamami col tuo nome, fino a diventare uno dei registi stranieri più corteggiati a Hollywood. Nonostante qualche ruggine nei suoi confronti ancora si percepisca, Guadagnino non è più un outsider, almeno al Lido. È un autore amato e atteso, come ha dimostrato la viva curiosità destata dal suo ultimo passaggio in concorso con Suspiria.
La missione di Guadagnino? Salvare le sale (e la Mostra)
Nuova edizione, nuova trasformazione: Luca Guadagnino nel 2020 ricopre le vesti di salvatore della Mostra, insieme a un altro grande maestro come Pedro Almodóvar. Entrambi hanno portato in tutta fretta al Lido le loro ultime creazioni post lock down, sperimentali e alternative. Così come il collega spagnolo, Luca Guadagnino spende parole calorose per la Mostra e non nasconde che il salvataggio del circuito festivaliero e dell'esperienza del cinema nelle sale è anche per lui una missione di vita.
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Si sente anzi in debito con il Festival e la sua presenza nel 2020 vuole essere un tentativo di ripagarlo almeno in parte:
Sento di avere un grande debito con la Mostra, mi sento di appartenervi da sempre. Forse è la decima o undicesima volta che vengo al Lido, per me qui c'è aria di casa. Ammiro enormemente come quest'anno sia andata contro corrente rispetto ad altri Festival, come abbia messo in piedi con rigore e impegno quest'edizione, nonostante tutto.
Una scelta artistica definita per da alcuni di ripiego, ma che Guadagnino abbraccia senza riserve:
Grazie al Covid-19 il concorso è ricco di opere di cineasti al secondo o terzo film, addirittura di debuttanti. Ci sono tante donne registe. Ovviamente ho gioito per il Leone d'oro a mia sorella Tilda Swinton e pe quanto riguarda quello ad Ann Hui, vidi per la prima volta un suo film proprio qui a Venezia.
Luca e Salvatore
In conferenza stampa Guadagnino è affiancato dagli eredi della famiglia Ferragamo. Il documentario che racconta la fondazione della griffe italiana porta la sua firma e nasce proprio dalla conoscenza con la famiglia di Salvatore, con cui Guadagnino aveva collaborato in passato. In quell'occasione gli era stata donata una copia della biografia del celebre imprenditore, passato dall'essere un giovanissimo calzolaio a realizzare le scarpe di tutto il gotha di Hollywood.
Rapito dalla storia, Guadagnino ha ricontattato la famiglia, intenzionato a raccontare la biografia di un uomo straordinario, una vita in cui s'intrecciano cinema e moda. Dopo aver a lungo discusso con gli eredi dell'impero Ferragamo, ha deciso di realizzare un documentario sulla vita del fondatore: Salvatore: Shoemaker of Dreams.
Oltre all'accesso allo sterminato archivio di famiglia, il regista e i suoi collaboratori hanno realizzato decine d'interviste, scavato tra i materiali di produzione della Hollywood dei film muti e di Rodolfo Valentino, intervistato celebri colleghi come Manolo Blahnik e Christian Louboutin.
Affiancato dal fidato montatore Walter Fasano, il regista ha lavorato per alcuni anni alla sistematizzazione di questa mole di materiale, trovando una struttura e un ritmo per raccontare un'esemplare storia imprenditoriale e umana:
Abbiamo potuto persino vedere i filmati super 8 che girò lo stesso Salvatore, in un’epoca in cui quella tecnologia era davvero un lusso per pochi. Il montaggio del documentario ha richiesto tantissimo tempo. Ci abbiamo lavorato per anni. La sfida era quella di bilanciare l’equilibrio della storia tra cinema e moda.
Quella di Ferragamo è la storia di un ragazzino di soli dodici anni che lascia lo sperduto paesello di Bonito, nell'Avellinese, e sbarca negli Stati Uniti ad inizio Novecento. Si trasferirà presto sulla Costa Ovest, cominciando il suo sodalizio con le prime case di produzione di film muti. Per Guadagnino Salvatore fu uno degli attivi creatori di Hollywood come la conosciamo oggi:
Salvatore è uno dei creatori di Hollywood. Non si limita a disegnare scarpe. Diventa amico e confidente di tante star, che vanno a casa sua a mangiare la pasta, per cui prepara cocktail. È una storia fondamentale per Salvatore e per Hollywod e volevo che occupasse un ruolo centrale nel film.
Per raccontare la Hollywood degli albori, Guadagnino si è rivolto a un collega come Martin Scorsese, la cui enciclopedica conoscenza della storia del cinema lo rende competente quanto uno storico o un critico di livello.
L'incontro tra i due è avvenuto a New York: l'intervista doveva durare un'ora, si è protratta per tre. Un uomo dal volto bellissimo e dall'umorismo affascinante, commenta il regista italiano.
Il lock down di Luca Guadagnino
L'altro progetto di Luca Guadagnino presente in Mostra è un cortometraggio intitolato Fiori! Fiori! Fiori!, girato sul finire del lock down. Il regista lo definisce un piccolo film, nato proprio come conseguenza della situazione straordinaria vissuta nel 2020.
Nel corto Guadagnino torna in Sicilia, terra dove ha trascorso l'infanzia, raccontando il lock down di amici e parenti, visitando i luoghi dell'infanzia siciliana. Com'è stato per lui invece il lock down? Duro e difficile, non nasconde Guadagnino, che però sottolinea felice che gli ha lasciato in eredità questo e altri progetti ultimati.
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