Pedro Almodóvar a Venezia 77: "Netflix è importante, ma girerò una distopia per raccontare la scomparsa delle sale"

Pedro Almodóvar è un fiume in piena. Il lock down gli ha ridato l'energia per fare cinema e una nuova missione: salvare l'esperienza in sala. Anche grazie alla nuova musa Tilda Swinton.

Autore: Elisa Giudici ,

Che Pedro Almodóvar sia a Venezia per il bene della Mostra più che del suo è chiarissimo sin dalle prime battute della sua conferenza stampa. The Human Voice, il cortometraggio realizzato poco dopo il lock down con Tilda Swinton, dura appena trenta minuti, eppure è l’evento di giornata in una Laguna. Abbandonata da Hollywood, Venezia ha visto accorrere in suo aiuto i grandi maestri europei. 

Quando in sala stampa chiedono al regista spagnolo premio Oscar quali siano le sue illusioni, lui risponde pronto: essere vivo, fare cinema, presentarlo qui con voi a Venezia. Difficile non sentire nelle sue parole e nel suo tono di voce tutto il dolore e l’umore crepuscolare di Dolor y Gloria, il suo celebratissimo film del 2019. Il regista spagnolo non nasconde i suoi problemi di salute né la vecchiaia che avanza e filtra su grande schermo.

El Deseo
Tilda Swinton compra un'ascia
Tilda Swinton è la nuova musa di Pedro Almodóvar

Nel corto vediamo un bagno con una boccetta di Chanel numero 5 persa tra uno stuolo di confezioni di farmaci, che spuntano come un pattern ripetuto da cassetti e comodini. 

Pedro Almodóvar vuole che andiate al cinema

Tuttavia quello sbarcato al Lido è un Pedro Almodóvar rinato o quantomeno ritrovato. C'è un’energia creativa e umana nelle sue parole che promette di allontanare un’addio al cinema che solo qualche mese fa sembrava imminente. Dopo un film testamento così crepuscolare da fare temere il peggio, il regista di Donne sull’orlo di una crisi di nervi e Tutto su mia madre ha trovato una nuova, insospettabile energia: quello di un’artista che vuole salvare le sale cinematografiche

Tutto è nato dal Covid-19 e dall’isolamento che ne è conseguito. Il lock down ci ha mostrato la casa come un luogo di reclusione - ha spiegato il cineasta - dove possiamo fare tutto in modo sedentario. Lavorare, fare la spesa, mangiare, vedere film: tutto senza mai lasciare le mura di casa. A me sembra molto pericoloso.

El Deseo
Tilda Switon sola nel salotto di casa
Pedro Almodóvar teme le conseguenze del lock down: le aziende ci vorranno sempre più reclusi

Le aziende hanno scoperto quanto sia conveniente lo smart working, perciò temo che quello che è stato obbligatorio per necessità impellenti durante la pandemia diventi consuetudine, che si esca sempre meno di casa. Come alternativa e antidoto io voglio proporre il cinema e chiedo ai presenti di invitare i loro lettori ad andare in sala, stando insieme alle persone.

Il cinema è un’avventura: bisogna vestirsi, decidere che immagine proiettare di sé al mondo, prepararsi a incontrare gli altri in un luogo buio da condividere con sconosciuti. Piangere e ridere in sala con altri è fondamentale per l’essere umano.

Quello di Pedro Almodóvar è insomma un appello al ritorno nelle sale, alla loro salvaguardia. Senza negare la realtà presente e il suo ruolo. Il regista infatti riconosce il merito di tutto il lavoro di finzione che ha aiutato le persone in quarantena forzata: le serie, i libri, i film, l’informazione. Tutta la parola scritta e l’audiovisivo sono stati fondamentali per garantire il benessere collettivo.

Netflix e le altre piattaforme sono importanti, oggi tutti si focalizzano sul fare serialità. Per me invece come spettatore e regista l’esperienza della sala rimane fondamentale. Sentire il respiro delle persone al mio fianco, capire come reagiscono al mio film. Sento che è un’esperienza umana fondamentale: andare al cinema, condividere il buio in sala con sconosciuti o persone care…è eccitante. 

È proprio urlo di dolore delle sale, sempre più rare e sempre più vuote, ad aver dato al regista l’energia per rimettersi a scrivere e a dirigere. Pedro Almodóvar è un fiume in piena di progetti e idee: dopo il corto girato con Tilda Swinton  (la sua prima volta in inglese), ha già scritto due soggetti brevi, uno da 45 minuti e uno da 20. 

La libertà che altri trovano nelle serie io la trovo in questa forma del corto. Poter girare in un solo luogo contenuto è fondamentale per me, perché non aggrava il mio mal di schiena. Inoltre mi dà molta libertà creativa che non ho nel lungometraggio, mi avvicina al teatro.

Nel futuro di Pedro Almodóvar c'è una distopia western 

Dei suoi progetti futuri Pedro Almodóvar parla molto, anche quando sa che dovrebbe tacere. Ritrovarsi a Venezia con un testo tratto da Jean Cocteau, già omaggiato in Donne sull’orlo di una crisi di nervi presentato in laguna 32 anni fa, gli scioglie la lingua. A salvare il cinema Almodóvar ci pensa sul serio, mettendoci in guardia da un mondo senza sale. 

Il suo prossimo progetto infatti s'intitolerà A Strange Form of Life, un western dispotico che racconterà la Spagna in cui le sale cinematografiche hanno chiuso, soffermandosi sugli effetti della morte del cinema sulle persone. 

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The Human Voice è stato insomma una parentesi, in cui è tornato ai colori brillanti e a certi momenti barocchi tipici del suo cinema di un tempo. È lui stesso a confermare che da Julieta (2016) in poi il suo cinema si è evoluto, divenendo più austero e contenuto. Poche idee analizzate profondamente. 

Una nuova energia, un nuovo ciclo di cinema e un nuovo amore: Tilda Swinton, che da anni sognava di lavorare con lui e che è l’assoluta protagonista del cortometraggio. Ci sarà un bis? Stando al regista spagnolo, serve solo la sceneggiatura giusta: 

Mi è capitato un paio di volte nella mia carriera di creare una relazione di questo livello. È fantastico: l’interprete diventa un amplificatore di quello che tu vuoi dire come regista. All’inizio comunicare e girare in inglese non è stato semplice, ma quando Tilda ha fatto suo il personaggio, vederla parlare in inglese, la sua lingua madre, esprimendo la mia arte è stato incredibile. 

Immagine di copertina: Divine Decor / CC BY-ND 2.0

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