Blue Eye Samurai, la recensione: uno dei migliori prodotti Netflix mai realizzati

Autore: Giovanni Arestia ,

Una guerriera solitaria e un po' burbera entra in un saloon. Al suo interno, un cliente un po' su di giri, spinge il suo nervosismo così oltre da non poterlo ignorare. Un momentaneo impasse, un rivolo di sangue e inizia la storia. Non è di certo un inizio originale trattandosi di un momento cardine di numerosissimi film western o samurai, tuttavia è alquanto ammirevole osservare l'audacia con cui Blue Eye Samurai, la nuova serie TV d'animazione per adulti di Netflix creata da Amber Noizumi e Michael Green (celebre per Logan e Blade Runner 2049), utilizza lo scontro nel saloon come introduzione al suo momento tanto familiare quanto sorprendente. 

L'aspetto più impressionante è la sicurezza con cui viene mostrata, montata e stilisticamente realizzata la scena, ma proprio la sicurezza è una delle più grandi qualità di Blue Eye Samurai. Infatti per tutti i suoi 8 episodi, in cui ogni singolo frame è davvero mozzafiato, sfrutta la sicurezza per rendere con grande coraggio omaggio alle opere di Akira Kurosawa, Clint Eastwood e il "nostro" Sergio Leone.

Blue Eye Samurai: il periodo Edo tra emarginazione e violenza

Tutti coloro che hanno anche una sommaria conoscenza di opere western o legate al mondo dei samurai, ha già avuto modo di vedere qualcosa di simile a Blue Eye Samurai, tuttavia questo senso di familiarità non dona una sensazione di noia o di plagio, bensì ne aumenta il valore generale dello spettacolo. Arricchisce di curiosità e ammirazione il modo in cui ogni episodio sfrutta i riferimenti per incrementare il ritmo narrativo mentre ci porta in un tumultuoso viaggio attraverso il Giappone del XVII secolo.

Così come un'altra serie d'animazione Netflix di cui vi abbiamo parlato in una recensione, Onimusha, anche Blue Eye Samurai è ambientato nel periodo Edo, però diversi decenni dopo l'istituzione di una rigorosa politica isolazionista che aveva vietato a tutti gli stranieri di attraversare i confini nazionali. La protagonista è Mizu, una spadaccina di origini miste che presenta un aspetto caucasico, ma un insolito colore degli occhi blu. Ad aggravare la sua situazione ci pensa anche il sesso, ovvero l'essere donna che ha sempre cercato di nascondere spacciandosi per maschio.

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Il suo carattere, fin da piccola, è stato plasmato dalla voglia di vendetta contro quattro uomini maschi bianchi. Infatti, al momento del suo concepimento, in tutto il Giappone vi erano solo questi uomini che avrebbero potuto mettere incinta sua madre. Si è quindi promessa di ucciderli uno dopo l'altro per ripagarli di averla resa una vergogna per il suo popolo e per farlo è diventata un'allieva di un maestro fabbro spaccino cieco. 

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Blue Eye Samurai

Questa storia, condita di vari antagonisti e stravaganti alleati, danno a Blue Eye Samurai una giustificazione per riempire ciascun episodio di un'elegante violenza che rappresenta ogni fendente della spada di Mizu come un colpo di pennello eseguito con precisione, mentre le inevitabili esplosioni di sangue che ne conseguono altro non sono che i colori da lei scelti usati per colorare splendidi campi innevati o sporche stanze in legno. 

Il genere jidaigeki nel suo massimo splendore

Il richiamo alle opere di Kurosawa è palese, dopotutto ultimamente tra videogiochi come Ghost of Tsushima e serie TV come Ahsoka, di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione, dell'universo di Star Wars, i riferimenti al genere jidaigeki è tornato prepotentemente. Tuttavia Blue Eye Samurai mostra uno dei risultati migliori essendo anche più realistico rispetto alla media degli anime presenti, ma allo stesso tempo abbastanza fantasioso da mantenere alto il coinvolgimento dello spettatore. 

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Dal punto di vista artistico, si capisce il grande impegno di Netflix e un livello così alto forse non si vedeva da Arcane uscito nel 2021. In ogni singola inquadratura si percepisce una cura speciale e minuziosa dei dettagli. Il suo stile di animazione, poi, spazia dalle classiche pitture giapponesi ai classici film sui samurai per arrivare ai western degli anni 60.

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Prodotto Consigliato

T-Shirt Blue Eye Samurai

La maglietta ufficiale della serie Netflix Blue Eye Samurai con la stampa della protagonista Mizu

Volendo fare un paragone con Onimusha, visto che ne condividono anche il periodo di uscita nel servizio di streaming della grande N, anche in Blue Eye Samurai è presente un uso intenso dell'animazione ibrida 2D-3D, tuttavia in questo caso segue una logica efficace e presenta una qualità pittorica unica. La bellezza visiva riesce a compensare, anche se non sempre, uno stile narrativo fin troppo didascalico e non esente da buchi, soprattutto quando si trattano elementi soprannaturali la cui spiegazione viene bloccata da fastidiosi e deludenti cliffhanger. 

Ottima caratterizzazione dei personaggi: Mizu è splendida!

Il comparto artistico brilla soprattutto nelle sequenze di combattimento, maggiormente e inaspettatamente durante le battaglie più lunghe. La coreografia del combattimento è vibrante e fresca e gran parte del merito va dato all'animazione che rende ogni battaglia emozionante. I meriti, però, vanno dati anche a Mizu e alla sua splendida caratterizzazione. Il personaggio ha un carattere forte e avvincente ed è talmente centrale alla storia che banalmente tutto ciò che si osserva non esisterebbe se lei non fosse quello che è. Il suo stile di combattimento è un miscuglio di tecniche diverse che ha imparato dalla sua infanzia, fondendo insieme varie scuole di allenamento.

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Blue Eye Samurai

Amici e nemici sono unici e sono perfettamente amalgamati nella storia anche perché Mizu, in molti aspetti, è una classica anti-eroina. Blue Eye Samurai riesce ad approfondire magistralmente e gradualmente il paesaggio psichico della protagonista, offrendo uno sguardo nel suo passato che rivela una complessità emotiva maggiore di quanto possa sembrare inizialmente. La serie, poi, caratterizza molti altri personaggi, ma lo fa in maniera unidimensionale per donare la giusta tridimensionalità solo alla protagonista e a qualche sporadico altro personaggio potenzialmente importante per la storia futura.

Conclusioni

In conclusione Blue Eye Samurai è un prodotto che rasenta la perfezione. I difetti sono minuzie di poco conto considerando i numerosi pregi presenti. È una serie forte, coraggiosa, con parecchi riferimenti, ma non derivativa e riesce a donare allo spettatore vere emozioni difficili da provare guardando una serie d'animazione. La protagonista e il resto dei personaggi sono molto umani e reali e fanno immergere perfettamente nel periodo Edo Giapponese. Allo stesso tempo, però, viene utilizzata l'animazione e l'azione per spingere la storia verso qualcosa di più epico e fantastico, senza mai perdere il punto di vista centrale di Mizu. In poche parole, e senza mezzi termini, è uno dei migliori prodotti che si siano mai visti su Netflix.

Commento

cpop.it

90

Blue Eye Samurai è un prodotto solido che aumenta la qualità delle serie d'animazione Netflix e invita tutti gli appassionati di azione e di Giappone a fare un salto sulla piattaforma. Green e Noizumi hanno creato una saga travolgente, ricca di riferimenti, ma anche di elementi unici e originali che offre molte scene entusiasmanti per attirare l'attenzione degli spettatori. Il comparto artistico è splendido, la protagonista e i vari personaggi secondari sono stupendi, peccato per qualche buco narrativo che rimane irrisolto fino alla fine.

Pro

  • Storia coinvolgente, dinamica e ricca di citazioni
  • Animazione sbalorditiva, soprattutto nei combattimenti
  • Mizu è una protagonista memorabile e ben caratterizzata

Contro

  • Narrazione spesso troppo didascalica e diretta
  • Presenti deludenti cliffhanger che mantengono i dubbi su alcuni elementi narrativi
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