Onimusha, la recensione della serie anime sull'omonimo videogioco Capcom

Autore: Giovanni Arestia ,
Serie TV
4' 28''

Da un po' di tempo le produzioni animate basate sui videogiochi stanno vivendo una grande rinascita con non poco successo. Ad arricchire l'offerta arriva su Netflix Onimusha, serie anime tratta dall'omonima saga videoludica sviluppata da Capcom, che racconta una storia con mostri e samurai alla ricerca della sopravvivenza e di riscatto da una vita dura. Ambientato verso la fine del tumultuoso periodo degli Stati belligeranti (o Sengoku) del Giappone, l'anime vede come direttore e supervisore il maestro Takashi Miike, conosciuto in tutto il mondo per le sue trasposizioni live-action del calibro di L'ultimo yakuza, L'immortale o 13 assassini. Alla regia vi è Shin'ya Sugai, dopo il suo lavoro su Dragon's Dogma sempre di Netflix, e la sceneggiatura è stata affidata a Hideyuki Kurata, il cui lavoro su Made in Abyss lo ha subito consacrato nell'ambiente delle produzioni anime.

Onimusha: ambientazione storica tra veri attori e demoni

Realizzato dallo studio Sublimation, la serie offre una prospettiva unica su Onimusha utilizzando una combinazione unica di computer grafica e fotorealismo con qualche elemento riconducibile all'arte 2D. Con la supervisione storica di Shochiku Studio e la coordinazione delle acrobazie a cura di Keiji Tsujii, Onimusha cattura l'azione da ogni angolazione con una fedeltà storica molto forte. La serie sfrutta anche la somiglianza dell'iconico attore Toshihiro Mifune e vanta un cast vocale che include Akio Otsuka, Hochu Otsuka, Daiki Yamashita, Subaru Kimura, Katsuyuki Konishi, Kazuyuki Okitsu, Makoto Furukawa, Aya Yamane, Ryohei Kimura e Toshihiko Seki.

La trama di Onimusha si focalizza su Miyamoto Musashi (un personaggio realmente esistito e considerato il più grande spadaccino della storia giapponese) e sul suo viaggio per combattere i demoni. Ambientato nell'inedito Periodo Edo, un'epoca storica in cui il Giappone stava, con non poche difficoltà, dirigendosi verso la pace e la guerra stava scomparendo nella storia, un invecchiato Musashi intraprende una missione segreta armato del mitico Guanto degli Oni.

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Due guerrieri Onimusha si imbarcano in un'avventura epica! Uno per rovesciare il malvagio signore della guerra Toyotomi Hideyoshi, mentre l'altra cerca vendetta su un traditore del suo clan. Le strade di questi guerrieri Onimusha sono desti...

Musashi, quindi, si avventura in un epico viaggio per sconfiggere i demoni nascosti in tutto il Giappone con la speranza di poter preservare comunque la sua umanità, respingendo gli Oni che albergano dentro di lui.

Stili artistici difficili da capire

Ciò che rende la serie Netflix davvero unica è la narrazione adattata ai meccanismi dei videogiochi. Vi sono sequenze d'azione intense e coinvolgenti, ricche di combattimenti sanguinosi, epici e spettacolari. Tuttavia, ciò che stona è proprio la mescolanza di stili artistici 3D e 2D. Non è una trovata insolita, vi sono numerose serie animate o film d'animazione che mischiano questi due stili per catturare differenti momenti della storia, per sottolineare delle azioni o per dividere diversi archi temporali. Ciò che, invece, incuriosisce è il fatto che in Onimusha la fusione dei due stili d'animazione non è eseguita con una visione sufficientemente chiara da far sembrare gli stili come due metà che unite contemplano l'intera storia. 

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Per esempio alcuni flashback sono in 2D, mentre altri no. Il presente è per quasi tutti gli episodi in 3D, mentre alcuni nemici sono totalmente in 2D. In questo modo il cambiamento nello stile d'animazione diventa confusionario e non più complementare, soprattutto se entrambi gli stili sono meravigliosi senza alcuna vera ragione per coesistere. Al contempo, poi, l'animazione 3D risulta inaspettatamente lenta e leggermente incerta durante i momenti di calma e le scene più drammatiche, dando invece il meglio di sé durante i combattimenti. 

Il protagonista resta fin troppo misterioso, ma che bellezza!

A questa scelta che non valorizza la dicotomia creativa, si unisce anche un uso non proprio eccelso dell'attore Toshiro Mifune. Quest'ultimo risulta innaturale e, a volte, l'eccessiva dipendenza dall'integrazione di elementi del mondo reale realizzati in computer grafica porta all'interruzione più o meno netta del flusso narrativo. Il protagonista, anche per tali ragioni, non viene approfondito quasi per niente durante tutti gli otto episodi della durata di poco più di mezz'ora e non conosciamo nulla del suo passato così come, banalmente, del motivo per il quale va a caccia di demoni. 

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Ciononostante, la resa grafica non è sempre pessima. Anzi la fusione dei due stili di animazione e le particolari scelte di cel shading con un'impronta molto pittorica creano alcuni risultati stupefacenti. Movimento e violenza sono realizzati in maniera efficace e ricordano esattamente i videogiochi, suscitando un buon effetto nostalgia per tutti gli amanti del franchise. Non solo questo, perché Onimusha vanta anche alcune delle ambientazioni più belle che si siano mai viste in un anime di Netflix. Sono interamente realizzati a mano con una qualità pittorica e una meticolosa attenzione alla creazione di profondità in 2D davvero inaspettati. 

Conclusioni

In conclusione, quindi, Onimusha è una serie anime con molti alti, ma anche parecchi bassi. Segue una narrazione altalenante, soprattutto per quanto concerne il protagonista, ma allo stesso tempo segue un percorso abbastanza logico con alcuni guizzi narrativi che tengono lo spettatore incollato allo schermo. Le scene di azione sono ben fatte, ma le scelte di animazione a volte sono illogiche e confondono. Se state, quindi, cercando una buona serie d'azione ambientata in Giappone o siete dei fan della storica saga videoludica, allora dovete assolutamente guardarla. Se invece siete dei semplici appassionati di anime e curiosi di vedere quest'ultima novità, potreste rimanere delusi per qualche difetto di troppo. 

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Commento

cpop.it

65

Onimusha è una serie anime dal potenziale enorme che riprende ottimamente le atmosfere della celebre saga videoludica di Capcom, ma che artisticamente pecca nel voler ricercare per forza virtuosismi senza un reale filo logico. Sebbene anche la storia sia ricca di azione e parecchio coinvolgente, la mancanza di caratterizzazione del protagonista non fa che confermare una certa imperfezione della realizzazione complessiva.

Pro

  • Storia ricca di azione e di scene di combattimento ben realizzate
  • Alcuni paesaggi sono stupendi, tra i più belli mai visti in un anime
  • Lo stile artistico è intrigante...

Contro

  • ...tuttavia il passaggio da 2D a 3D e viceversa non segue una logica
  • La caratterizzazione del protagonista è pressoché inesistente
  • Il realismo del protagonista non è sempre ben amalgamato nel comparto artistico
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