Star Wars, alla scoperta della galassia lontana lontana

Star Wars: storia della galassia lontana lontana di George Lucas, dall'esordio sul grande schermo alla consacrazione come fenomeno culturale

Autore: Manuel Enrico ,

Ted, le uniche persone nell'universo che non hanno visto Star Wars sono i personaggi di Star Wars e questo perché li hanno vissuti! Quando Marshall in How i met your mother mette in guardia il suo amico di non fidarsi di chi non conosce Star Wars diventa parte inconsciamente (o forse no?) della consacrazione della saga di George Lucas a simbolo della cultura pop mondiale. 

Un vissuto collettivo che quotidianamente abbiamo modo di percepire, tramite espressioni divenute linguaggio corrente e riferimenti iconografici che sono divenuti riconoscibili anche da coloro che hanno poca familiarità con la galassia lontana, lontana. Che si tratti del respiro di Darth Vader, della stramba parlata di Yoda o della Forza, tutti sono parte del mito di Star Wars. 

Testimonianza autentica di un fenomeno culturale nato quasi per caso, frutto di una passione per le grandi storie classiche della sci-fi e per il cinema giapponese che aveva talmente spinto un giovane autore californiano a creare un intero universo. 

Star Wars: la galassia lontana lontana tra fantasy e fantascienza

Le origini di Star Wars

A creare Star Wars è stato George Lucas, questo lo sanno tutti, ma pochi sanno che in realtà il primo pensiero di Lucas era di realizzare una trasposizione cinematografica del suo personaggio preferito del mondo dei comics: Flash Gordon

Dopo aver presentato a Cannes L’uomo che fuggì dal futuro, Lucas su avvicinato dalla United Artist, che gli propose di finanziare il suo progetto. Supportato dal produttore Gary Kurtz, Lucas scommise sulla sua passione per l’avventuriero spaziale e acquistò i diritti di Flah Gordon:

In quel periodo ero ossessionato dall’idea di girare il remake della serie televisiva di Flash Gordon, ma non riuscii ad entrare in possesso dei diritti del personaggio. Feci qualche ricerca e scoprii che alla base della storia di Alex Raymond c’erano le opere di Edgar Rice Burroughs, in particolare la saga letteraria di John Carter di Marte. Continuando a scavare, scoprii che anche Jules Verne aveva progettato, senza mai riuscire a realizzarla, una storia in cui un eroe avrebbe dovuto lottare contro creature dello spazio

Un progetto che non vide mai la luce, costringendo Lucas a trovare nuovi spunti per tenere fede all’accordo con la United Artist: la regia di due film. Il primo fu American Graffiti, il secondo avrebbe dovuto essere un film di fantascienza, a cui era stato dato il titolo di lavorazione provvisorio di The Star Wars.

Come raccontò anni dopo lo stesso Lucas:

Avevo in mente Star Wars ancora prima di iniziare il mio ultimo film, American Graffiti, e non appena lo terminai, mi misi subito a scrivere Star Wars, nel gennaio 1973. Ad esser onesti, scrissi ben quattro diversi screenplay per Star Wars, cercando i giusti ingredienti, personaggi e storia. Star Wars è sempre stata ciò che potremmo definire come una buona idea alla ricerca di una storia

Lucas iniziò a lavorare alla stesura del soggetto per il secondo film ad inizio 1973. The Journal of the Whills vedeva un giovane protagonista, C.J Thorpe, diventare allievo del maestro Jedi-Bendu Mace Windy; la storia era particolarmente complessa e lo stesso Lucas non era convinto del suo lavoro.

Il regista non si scoraggiò, ma decise di prendere la struttura narrativa de La fortezza nascosta di Kurosawa e adattarla ad un’ambientazione fantascientifica. Gli aspetti del futuro Star Wars erano già presenti, seppure in forma seminale: un perfido generale, al soldo del malvagio Impero, rapire una principessa ribelle, dando il via ad una missione di salvataggio.

L’idea fu sottoposta, per motivi contrattuali, prima alla United Artist e poi alla Universal Pictures, che rifiutarono entrambe per il budget richiesto, troppo alto per esser accordato da un regista emergente.

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Chi invece diede fiducia a Lucas fu la 20th Century Fox. Uno dei produttori, Alan Ladd Jr. era rimasto colpito dal lavoro di Lucas con L’uomo che fuggì dal futuro e American Graffiti, e volle puntare su questa nuova idea. Nel settembre 1973 a Lucas venne confermata la fiducia della major e si iniziò a scrivere la trama di Star Wars.

Il primo capitolo di Star Wars: Una nuova speranza

La prima sceneggiatura di Star Wars si vide nel maggio del 1974, in cui comparvero elementi che poi sarebbero divenuti parti integranti del mito, come i Sith, la Morte Nera ed un protagonista giovane, inizialmente chiamato Annikin Starkiller. Questa prima stesura venne rielaborata lungo tutto il 1974, fino ad una seconda versione datata gennaio 1975, in cui vennero apportati grandi cambiamenti.

Al centro della storia venne posto il giovane contadino Luke, mentre Annikin  padre di Luke e cavalieri Jedi. Il generale cattivo assunse un ruolo più importante nella storia, trasformandosi nel villain del film e venendo battezzato Darth Vader. In questa fase venne inserito il concetto della Forza, come elemento mistico che conferisce poteri straordinari.

Non ancora convinto, Lucas mise nuovamente mano alla sua sceneggiatura per la prima parte del 1975. Ad agosto di quell’anno la storia era nuovamente cambiata. Annikin venne eliminato, per esser sostituito dalla figura del mentore di Luke, Ben Kenobi, eroe Jedi amico del padre del giovane protagonista. 

Fu in questa fare che Lucas mise dei paletti anche a quelli che sarebbero divenuti gli elementi essenziali della storia:

Quando scrissi la sceneggiatura avevo già pensato al passato di tutti i personaggi, per capirne le origini. Era necessario sapere da dove venissero tutti questi personaggi, come si sarebbero incrociati e quale fosse la loro storia. Creai delle brevi bozze con tutti questi dettagli, ma non avevo la minima idea di realizzarne un film, era semplicemente un breve storia di background su chi fossero stati i Jedi, cos’era la Repubblica e quale fosse il legame tra Obi-Wan e Vader

Il titolo provvisorio di queste sceneggiature era Adventures of Luke Starkiller, as taken from the Journal of the Whills, Saga I: The Star Wars

Questo passaggio della complessa genesi di Star Wars mostra un tratto che sarebbe divenuto essenziale nel mito della saga: una narrazione ampia, difficilmente condensabile in una sola pellicola. Motivo che spinse a Lucas sottoscrivere un accordo con la 20th Century Fox che prevedesse altri due sequel, che avrebbero coperto il periodo di addestramento di Luke come Jedi, con un unico vincolo da parte della major: il primo film doveva essere un successo.

Per non perdere tempo, Lucas coinvolse Alan Dean Foster, a cui diede il compito di scrivere due romanzi che raccontassero gli eventi successivi al primo film. L’idea era di avere già materiale pronto in caso si fosse dovuto lavorare ai sequel di Star Wars.

Il 1976 fu un anno critico per Star Wars. Lucas continuava a scontarsi con la dirigenza della 20th Century Fox, tra liti per il budget e dubbi sul successo del film. Lucas lavorò sotto costante tensione, continuando a togliere elementi dalla trama, sperando di poterli in seguito recuperare per altri capitoli del suo progetto, trasformando il primo episodio della sua saga in una storia autoconclusiva, inserendo la distruzione della Morte Nera come simbolo del crollo dell’Impero. 

Vennero anche cambiati il cognome del protagonista, considerato poco eroico e troppo violento, che divenne Skywalker, ed il titolo del film, che venne ridotto al semplice Star Wars.

In mezzo a tutte queste traversie, si arrivò al 22 marzo 1976, quando iniziarono le riprese di Star Wars, che debuttò nei cinema americani il 25 maggio 1977. Il primo capitolo della saga, Star Wars: Una nuova Speranza dovette scontrarsi anzitutto con la poca fiducia di coloro che ci lavorarono.

Alec Guinness, interprete di Obi-Wan, considerò inizialmente il film come ‘una favoletta da spazzatura’, eppure gli venne raddoppiato l’ingaggio pur di averlo nel cast. Ben presto l’attore inglese comprese le potenzialità di Star Wars, al punto che concordò con Lucas l’anticipo di parte del budget per la produzione in cambio del 2% dei proventi del film. 

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Scelta che gli garantì una vecchiaia priva di pensieri, anche se ebbe parole contrastanti sul film, al punto che soffrì molto di esser associato da parte di giovani spettatori solamente al personaggio di Obi Wan, ultima maschera indossata al termine di una lunga carriera (Lawrence d’Arabia, Il dottor Zivago, Il ponte sul fiume Kwai).

Ma non fu il solo. Inizialmente, gran parte della troupe era convinto che si stesse girando un film per bambini. Kenny Baker (R2-D2) temeva che fosse un fallimento, Harrison Ford (Han Solo) criticò spesso i dialoghi, costringendo anche Lucas a provare in prima persona le battute dei dialoghi.

Come molti altri aspetti della lavorazione di Star Wars, anche il rapporto con il cast contribuì a creare un clima stressante per Lucas. Schivo ed introverso di natura, si chiuse ancora in più sé stesso, divenendo anche bersaglio di battute da parte della troupe, che ne derideva l’aspetto depresso. La pressione per la lavorazione di Star Wars causò a Luca un infarto, al seguito del quale gli furono diagnosticati ipertensione ed esaurimento nervoso.

Tuttavia, giunto in sala Star Wars si rivelò un successo incredibile, al punto che Lucas fu subito incalzato per un sequel:

Quando all’uscita il primo film si rivelò un successo mi dissi ‘Ehi ho l’opportunità di fare altri due film’. Tutti mi chiedevano che altro avrei fatto e io rispondevo ‘ Diamine, potrei fare anche queste storie del passato dei personaggi, sarebbe interessante’. Fu lì che nacque l’idea di partire dal quarto capitolo, perché mi dissi che da quelle backstory avrei potuto trarre anche tre film. Quando il film ebbe successo, concretizzai questa idea. Ma poi il pubblico cominciò a chiedere se avrei mai fatto dei sequel, e mi dissi ‘Cavolo, i sequel, potrei fare dei sequel e raccontare cosa succede dopo!’. MA all’epoca era una riflessione, non avevo ancora una storia né una sceneggiatura pronta’

Dopo il successo del primo film, Lucas vide in Guerre Stellari tutte le potenzialità per dare vita alla tanto sognata saga fantascientifica. Il regista rinunciò all’idea di utilizzare le storie create da Alan Dean Foster per i potenziali seguiti, divenute poi il primo romanzo di Star Wars, La gemma di Kaiburr. Lucas iniziò a riscrivere la sua idea per dare vita ad un ciclo di dodici episodi, che condividessero l’ambientazione ma in cui i protagonisti fossero sempre diversi.

Da film a trilogia

Sull’onda di questa idea, Lucas decise di lavorare a Guerre Stellari II, chiedendo il supporto della scrittrice Leigh Brackett. I loro sforzi diedero vita ad una prima sceneggiatura, battezzata L’Impero colpisce ancora.

A febbraio 1978, la Leigh consegnò a Lucas la prima bozza della storia; Lucas avrebbe voluto mettere mano a molti aspetti del lavoro di Leigh, ma la scrittrice morì di cancro prima di poter lavorare alla storia. Lucas decise allora di scrivere da solo la trama, e in seguito rivelò che la scrittura della storia del secondo capitolo della sua saga fu meno impegnativa e gravosa di quella del primo episodio.

In questa fase, L’Impero colpisce ancora assume il titolo di Episodio V, e vengono inseriti i dettagli che hanno reso questo capitolo centrale per l’intera saga. Fu in questa occasione che venne deciso di rinominare il primo film Episodio IV -Una nuova speranza, trasformando Star Wars nel titolo che identificasse l’intera saga. Lucas chiese a Lawrence Kasdan, reduce del completamento della sceneggiature de I Predatori dell’arca perduta, di revisionare la trama de L’Impero colpisce ancora, con il sostegno del regista Irvin Kerhsner.

Il film assunse un tono più adulto e maturo, Kershner aveva un’idea chiara di cosa servisse alla saga:

Avevo l’impressione servisse dell’umorismo, ma senza siparietti. Avevo necessità di una storia d’amore che non fosse solo smancerie. E soprattutto era necessario un qualcosa di potente che scuotesse Luke nel profondo

Sul finire del 1978, Kasdan e Lucas iniziarono a lavorare alla loro sceneggiatura. Le idee erano molte e di impatto, ma lo scoglio principale fu la complessità dei necessari effetti speciali. Ad esempio, dalla città volante di Bespin vennero tolte delle creature alte pallide che solcavano i cieli a bordo di mante volanti.

Intenzionati a espandere ulteriormente l’universo di Star Wars, Lucas e Kasan videro in L’Impero colpisce ancora l’occasione perfetta per introdurre nuovi personaggi che rendessero ancora più concreta l’ambientazione.

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Dopo avere sentito tanto parlare, finalmente si assiste all’entrata in scena dell’Imperatore. Noto solo col suo titolo, questa figura appare sottoforma di ologramma durante uno scambio di battute con il suo braccio destro, Darth Vader.

Per elaborare l’impatto visivo dell’Imperatore, il truccatore Rick Baker usò come cavia la moglie, Elaine, motivo per cui spesso viene erroneamente indicata Elaine Baker come interprete dell’Imperatore. In realtà, nel film sotto la cappa del Sith c’è Marjorie Eaton.

Parte del misterioso passato di Han Solo viene svelato dall’entrata in scene di Lando Calrissian, ex contrabbandiere e ora padrone della città di Bespin. In principio, il nome del personaggio era Lando Kadar, e avrebbe dovuto essere uno dei pochi cloni sopravvissuti alla Guerra dei Cloni.

Uno dei motivi per l’introduzione del personaggio era inserire un personaggio di colore in quella che sembrava essere una saga di soli attori bianchi, prima che iniziassero le accuse di razzismo. La scelta ricadde sull’attore Billy Dee Williams, che rese Lando uno dei personaggi più interessanti dell’intere saga.

Con la morte di Obi-Wan era necessario trovare una nuova guida per Luke alla scoperta delle vie della Forza. La tecnologia dell’epoca non era ancora ai livelli attuali, e per creare questo piccolo alieno si decise di utilizzare ancora dei pupazzi.

 Su consiglio di Jim Henson, Lucas affidò il compito a Frank Oz, considerato uno dei migliori interpreti di questa arte. OZ, che era stato cresciuto professionalmente da Henson e che era sotto contratto presso di lui, poté lavorare a L’impero colpisce ancora per maturare ulteriore esperienza, specialmente in una produzione ad alto budget.

Le riprese iniziarono nel marzo 1979 e il film raggiunse i cinema il 17 maggio 1980. Ancora una volta, Star Wars si dimostrò un vero e proprio cult, al punto che per gran parte dei fan L’Impero colpisce ancora è il miglior capitolo della saga. Nonostante il suo ruolo di capitolo transitorio, l’Episodio V contiene il fulcro emotivo della trilogia, incarnato alla perfezione nella celebre rivelazione di Darth Vader a Luke. 

Lavorare a L’Impero colpisce ancora fu nuovamente fonte di grande stress per Lucas. Il peso di tener fede alle aspettative dei fan e di rispettare la propria idea portò a Lucas ad attraversare un momento particolarmente duro anche sul piano personale, incrinando il proprio matrimonio.

Fu allora che Lucas decise di rinunciare alla propria idea di una serie di dodici film, decidendo di chiudere la storia di Star Wars con l’ultimo capitolo della trilogia.

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A febbraio 1981 Lucas ultimò una prima stesura della sceneggiatura. Gran parte del materiale iniziale era stato utilizzato in L’Impero colpisce ancora, lasciando solo il confronto finale tra Luke e Darth Vader come punto catartico della pellicola. Intenzionato ad arrivare quanto prima alla fine di questa trilogia, Lucas decise di recuperare parti delle precedenti pellicole, come la Morte Nera.

Conscio dell’assenza di spessore nella trama, il regista decise di colmare le lacune nei tempi narrativi introducendo la sottotrama della liberazione di Ian e la presenza degli Ewoks.

Inizialmente, Lucas avrebbe voluto introdurre uno scontro tra Palpatine e Darth Vader, con in palio Luke; in un secondo momento, Lucas decise di umanizzare il più possibile Vader, avvicinandolo nuovamente ad una visione più positiva e di redenzione, aiutato anche dal supporto di Kasdam. Alla regia venne messo Richard Marquand, il che lasciava Lucas in condizione di poter curare a dovere l’aspetto artistico della pellicola, garantendone un’aderenza non solo narrativa ma anche stilistica.

Nel 1983 venne completata la lavorazione del terzo capitolo della saga, intitolandolo Il ritorno dello Jedi, e la data di uscita prevista venne anticipata di due giorni, portando nelle sale cinematografiche Il ritorno dello Jedi il 25 maggio 1983, ad esattamente sei anni dall’uscita di Star Wars.

Conclusa la trilogia, Lucas era deciso a non proseguire il suo corso con Star Wars, che gli era costato il divorzio e una grossa parte delle proprie fortune personali. Stressato e disilluso, Lucas decise di cancellare ogni progetto in merito, almeno sino a quando, negli anni ’90, Star Wars ottenne un nuovo successo, grazie alla creazione dell’Universo Espanso, dove le storie di Star Wars continuarono su romanzi, fumetti e videogiochi.

Oltre Star Wars: l’Universo Espanso

Ben prima che Lucas rinunciasse alla sua idea di realizzare dodici film, Star Wars aveva iniziato a vivere sotto altre forme. Le avventure dei personaggi di Star Wars si erano già spostate anche in altri media, come i fumetti editi da Marvel Comics, ma nel 1986 si decise di dare un freno alla produzione di nuovi contenuti ambientati nell’universo di Star Wars.

Howard Roffman, presidente di Lucas Licensing, incaricata di gestire le proprietà intellettuali di Star Wars, nel 1986 decise che era il momento di tirare il freno e lasciare che Star Wars lentamente svanisse. Dopo avere dominato per gran parte degli anni ’80, la mancanza di nuovi film sembrò esser un segno che era ora di fermarsi.

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Peccato che i fan non fossero proprio contenti di questa decisione, e la mancanza di nuovi film divenne un’assenza che doveva esser in qualche modo arginata. Si doveva trovare una modalità narrativa che ampliasse quanto noto, lo rispettasse e al contempo lo spingesse verso nuove direzioni e la decisione fu quasi unanime: libri.

All’interno di un romanzo si potevano affrontare con maggior definizione e trasporto le tipiche atmosfere di Star Wars, e quando nel 1989 si decise di avviare una nuova vita per Star Wars ci si affidò proprio ai romanzi.

Pur avendo rinunciato alla sua originaria visione cinematografica, Lucas era intenzionato a riservarsi la possibilità di poter raccontare il passato di Star Wars, decisione che spinse Roffman a spingere l'evoluzione della saga oltre gli eventi de Il ritorno dello Jedi o in momenti interstiziali tra le pellicole. 

Considerati gli anni trascorsi dall'ultimo film, nell'ambiente tuttierano propensi a credere che Star Wars fosse un filone aurifero esaurito. Tutti tranne la Bantham Books, che non solo mostrò interesse, ma propose anche uno scrittore di fantascienza che si era dimostrato particolarmente versatile e con alle spalle una carriera di prestigio: Timothy Zahn.

A lui fu affidato il compito di continuare le avventure di Luke, Han e Leia e il primo compito fu quello di trovare un villain all’altezza degli eroi. Compito non facile, visto che a Zahn venne affidato non un romanzo, ma una trilogia, che esordì con il primo capitolo, L’erede dell’Impero, nel 1991, facendo conoscere agli appassionati di Star Wars un personaggio divenuto uno degli antagonisti più amati dei protagonisti della saga: il Grand’Ammiraglio Thrawn.

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L’universo espanso, per anni, ha raccontato storie che andavano dai primi anni della Vecchia Repubblica sino a un centinaio d’anni dopo gli eventi de Il ritorno dello Jedi. Quando la Marvel perse i diritti sulla pubblicazione dei fumetti di Star Wars, Dark Horse Comics continuò a pubblicare le nuove storie, con la presenza di Lucas come produttore esecutivo o addirittura come consigliere per sviluppi di trame e la creazione di nuovi personaggi.

L’unico limite imposto da Lucas in tal senso, di non trattare gli eventi precedenti alla Battaglia di Yavin, che il creatore della saga avrebbe voluto sviluppare in un’eventuale trilogia prequel, consentendo, per il resto, totale libertà creativa, al punto che fu consentito di far morire personaggi importanti della saga.

Solo con l'uscita della Trilogia Prequel fu consentito agli autori dell'universo espanso di affrontare epoche precedenti della saga. Dopo l'uscita de La Minaccia Fantasma (1999) iniziarono a comparire opere come il videogioco Knights of the Old Republic o saghe a fumetti come Le Cronache dei Jedi (Tales of the Jedi), che facevano luce sui primi secoli della Repubblica e le origini dei Jedi. 

La Trilogia Prequel (1999 – 2005)

La presenza di questo fandom in costante espansione, spinse Lucas a rivalutare le proprie idee e nel 1993 decise di tornare al lavoro sulla propria creatura, riesumando l’idea dei prequel. Sin da quando aveva iniziato a scrivere la storia complessiva della sua saga, Lucas aveva realizzato come questo incredibile universo avesse bisogno di uno sviluppo ampio, difficilmente contenibile in una semplice trilogia.

Quando si trattò di rinsaldare l’impianto narrativo di quella che sarebbe divenuta la prima trilogia di Star Wars, Lucas decise che era necessario trovare un personaggio che fosse il fulcro emotivo della saga: Darth Vader.

Dopo aver pensato di incentrare la storia su un giovane Obi-Wan, Lucas alla fine decise trasformare la nuova storia, nuovamente divisa in trilogia, nella storia del passato di Anakin Skywalker, il Jedi che sarebbe divenuto Darth Vader. Per dare sostanza al passato tragico ed epico del personaggio, si decise di tornare all’infanzia del personaggio.

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Gli studi preparatori per i personaggi effettuati da Lucas ai tempi del primo Star Wars erano focalizzati sugli anni immediatamente precedenti agli eventi raccontati in Una nuova speranza, rendendo necessario creare dall’inizio il passato dei protagonisti della serie. Nel realizzare questo passaggio, Lucas stava ufficialmente rendendo Star Wars una saga.

Ad inizio 1994, la prima sceneggiatura del nuovo film, provvisoriamente intitolato Episode I: the Beginning, primo capitolo di una nuova trilogia che Lucas, in un primo momento, erano deciso di girare in un’unica sessione, salvo poi cambiare idea quando Lucas capì che scrivere le sceneggiature e girare i film erano due attività inconciliabili.

Al centro del primo film, ci sarebbe dovuto essere il momento in cui Anakin Skywalker entrava nell’ordine Jedi, primo passo di una storia sull’ascesa e caduta di un uomo buono, tendenzialmente innocente, che viene corrotto. Le riprese del film iniziarono nel 26 giugno 1997 e Episodio I: La Minaccia Fantasma raggiunse le sale cinematografiche nel marzo 1999.

Con La minaccia fantasma, viene ritratta una società che i fan di Star Wars hanno immaginato in opere parallele e dai ricordi dei protagonisti, che la hanno anche idealizzata come contrapposizione all’era repressiva dell’Impero. Stilisticamente, come impatto visivo, siamo di fronte ad una contrapposizione forte.

Se nella Trilogia Classica dominano l’oscurità dell’architettura, specialmente navale, dell’Impero, e il senso di inadeguatezza delle forze ribelli, i nuovi film di Star Wars hanno un approccio totalmente diverso.

Tolto l’unico ambiente già noto, Tatooine, tutte le altre ambientazioni, come Naboo e Coruscant, sono luminose, colorate e hanno un tocco quasi barocco. Una ricchezza che si estende anche alla linea delle navi e ai costumi, che sembrano stridere in confronto alla rigidità delle future divise imperiali o al look spesso trasandato dei protagonisti già noti.

Lucas annunciò che avrebbe diretto anche i due successivi capitoli della storia. Per Episodio II, Lucas si affidò all’aiuto dello sceneggiatore Jonathan Hales, reduce dalla sceneggiatura della serie Le avventure del giovane Indiana Jones.

Rifacendosi ai commenti fatti nel primo Star Wars in merito alla Guerra dei Cloni, Lucas rende questo conflitto che aveva unito Obi-Wan e Anakin Skywalker come uno dei momenti fondamentali della nuova trilogia, riscrivendone le caratteristiche per adattarlo al nuovo corso della saga.

Iniziate le riprese nel giugno 200, Episodio II: L’attacco dei cloni fu ultimato in tempo per raggiungere le sale americane il 16 maggio 2002

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Lucas si ritrovò a dovere completare il tassello fondamentale della nuova trilogia, il legame finale con le storie già raccontante nella prime trilogia. Per l’ansia, Lucas iniziò a lavorare al capitolo finale delle nuova trilogia ancora prima dell’uscita di Episodio II.

Da questi sforzi, si arrivò La Vendetta dei Sith, il capitolo che segna la caduta nel Lato Oscuro di Anakin, che divenne Darth Vader, e la nascita dell’ordine galattico conosciuto ai tempi de Una nuova Speranza.

Per sviluppare le guerre dei Cloni mostrandone il momento peggiore, Lucas chiese al suo reparto artistico di creare nuovi pianeti, che sarebbero poi divenuti teatro del momento del crollo della Repubblica e della fine dell’ordine dei Jedi.

Poco prima dell’inizio delle riprese, nella primavera 2003, Lucas decise di cambiare l’incipit del film (con il rapimento di Palpatine) e a metà delle riprese cambiò il motivo della caduta di Anakin Skywalker, identificandolo con la voglia di salvare la vita di Padme, arrivando anche a rigirare intere scene nel 2004, poco prima dell’uscita in sala.

L’era Disney e la rinascita di Star Wars

Ma anche la nuova trilogia fu, per Lucas, fonte di amarezza. Le critiche al suo nuovo ritratto della galassia di Star Wars e la furia con cui il fandom criticò le nuove versioni dei vecchi film per il circuito home video portarono nuovamente Lucas a meditare di abbandonare la propria creatura, definitivamente.

Il 30 ottobre 2012, dopo voci di corridoio e presunti leaks nei mesi precedenti, il mondo dell'entertainment percepisce un turbamento nella Forza quando viene fatto un annuncio sorprendente: Disney ha acquistato la LucasFilms, con tutti i suoi diritti.

Una mossa simile infiammò l'interesse dei fan, che in breve vennero tranquillizzati da Disney: la saga si sarebbe arricchita di nuovi film, tra sequel e nuove produzioni che andassero ad arricchire il mito di Star Wars.

Per dare vita a una nuova dimensione di Star Wars si decise di rinnegare quanto raccontato negli anni passati nell’Universo Espanso, relegando queste storie a una sorta di universo alternativo, stabilendo una nuova linea temporale fortemente controllata, il Canon, in cui videogiochi, fumetti, romanzi e nuove produzioni cinematografiche fossero unite in un tutt’uno narrativo coeso.

All’interno di questa nuova cronologia trovarono spazio anche progetti come serie animate. Furono proprio queste le prime opere su cui si inserì il concetto di Canon. A partire da The Clone Wars, in cui vennero raccontate le Guerre dei Cloni. Grazie a un profondo conoscitore del mito di Star Wars come Dave Filoni, infatti, i fan poterono scoprire meglio questo capitolo della storia della saga, conscendo nuovi personaggi che sarebbero in seguito divenuti centrali nel complesso costrutto narrativo di Star Wars.

A The Clone Wars si unirono presto anche Rebels, ambientato tra il finale di La Vendetta dei Sith e Una Nuova Speranza, e The Bad Batch, ambientato durante l'Ascesa dell'Impero e focalizzata su una squadra di cloni 'difettosi' che sono scampati all'esecuzione dell'Ordine 66. Sempre opera di Filoni, questa serie ricostruisce i primi giorni dell’Impero e della Ribellione.

Seguendo il principio del Canon, Filoni mantiene la rotta della continuity di Star Wars, consolidando la narrativa della saga, che nel frattempo era tornata nella sua dimensione originaria: il cinema.

La Trilogia Sequel (2015 – 2019)

Il primo progetto legato a questa nuova vita di Star Wars fu la realizzazione di un nuovo film, che sarebbe divenuto il primo capitolo di una nuova trilogia. Quando Lucas vendette la proprietà di LucasFilm, nonostante il suo volersi sempre distaccare da Star Wars, aveva già iniziato la stesura della sceneggiatura di una terza trilogia, seguente agli eventi de Il Ritorno dello Jedi.

Sull’onda dell’entusiasmo per questa acquisizione, Kathleen Kennedy, nuova guida di LucasFilm, annunciò nel novembre 2012 che Disney era già all’opera su una nuova trilogia, con data prevista per il primo capitolo fissata per il 2015. In questa prima fase, le idee preliminari di Lucas furono prese in seria considerazione, venendo presentata allo sceneggiatore Michael Arndt, incaricato di sceneggiare la nuova trilogia.

L’evoluzione di questo primo, ben presto, si mosse in direzioni che non erano in linea con quanto Lucas avrebbe immaginato per il seguito della sua saga. Motivo per cui, vedendo che il suo ruolo nel processo creativo veniva sempre più ridotto, Lucas decise di fare un passo indietro:

La saga originale era basata sul padre, i figli e i nipoti. Non credo sia un segreto per nessuno, era nei romanzi, e i figli avevano circa vent’anni. Ma loro scelsero di andare in un’altra direzione, ed ero entusiasta, considerato che non stavano seguendo la mia storia, quindi non sapevo cosa stessero combinando. Se mettessi becco nella produzione, causerei solo problemi perché non faranno le cose come vorrei, e non avrei il controllo come in precedenza, con la conseguenza che farei impantanare il tutto. Vogliono fare un film dal gusto retrò, e non mi piace l’idea. Con ogni film, ha sempre cercato di farli diversamente, li ho resi completamente diversi: differenti pianeti, differenti astronavi

Lo sviluppo di questo nuovo film portò alla nascita de Il Risveglio della Forza, che divenne il primo passo per la nascita di una nuova trilogia che avrebbe completato il percorso inziato con Una Nuova Speranza.

L’esordio di questa nuova avventura cinematografica di Star Wars, avvenuta nel 2015, divenne un punto nodale nell’evoluzione della saga, un passaggio delle consegne tra la vecchia generazione di eroi e nuovi protagonisti con cui gli spettatori di oggi potessero identificarsi.

Questo passaggio, ovviamente, ha portato a uno scontro tra le diverse generazioni di fan di Star Wars. I capitoli successivi a Il Risveglio della Forza, Gli Ultimi Jedi e L’Ascesa di Skywalker, non sono stati particolarmente ben accolti dai fan storici della saga, che hanno visto nei temi trattati e nell’evoluzione dei personaggi una sorta di tradimento nell’impostazione originaria della saga.

Dopo il primo capitolo, la Trilogia Sequel ha visto in Gli ultimi Jedi e L'ascesa di Skywalker l'epilogo della Skywalker Saga. Non senza qualche perplessità, legata alla sensazione che ci sia stata una volontà di separarsi dalla tradizione della saga, andando a ribaltare alcuni concetti tipici dei precedenti film per spingere Star Wars verso una dinamica più contemporanea. 

Comprensibile, come approccio, ma non si può ignorare il fatto che, nonostante le reazioni, la scelta di spingere di Star Wars verso nuove direzioni sia comprensibile anche se ha incontrato la reticenza del fandom più datato.

Lo zoccolo duro degli appassionati di star Wars sembrava improvvisamente non riconoscere più il proprio universo preferito. Per LucasFilm questo rapporto in crisi andava sanato quanto prima, intento che si poteva raggiungere non solamente tramite i film legati ai personaggi principali, ma anche con altri mezzi, come gli spin-off e le serie TV. 

Gli spin-off

Con l’intento di dare agli appassionati sempre più avventure ambientate all’interno della saga, la nuova direzione Disney decise di dare vita a film che si discostassero dagli eventi principali, ma che fossero a essi legati in modo da svelare alcuni retroscena di momenti salienti della saga. Questi film avrebbero composto un nuovo percorso narrativo, denominato Star Wars Stories.

A inaugurare questo nuovo corso cinematografico fu Rogue One: A Star Wars Story (2016). Uscito l’anno seguente a Il Risveglio della Forza, il film diretto da Gareth Edwards vede come protagonista la squadra di spie ribelli che riuscì a impossessarsi dei piani per la costruzione della Morte Nera.

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Rogue One ha un tono diverso rispetto agli altri film della saga, più cupo e violento, prossimo al war movie, ma soprattutto è la riprova della validità del concetto di Canon, considerato come la sua novelization diventa l’occasione per ricollegare eventi già noti con il nuovo corso di Star Wars, come la canonizzazione del funzionamento delle spade laser grazie ai cristalli kyber.

Il capitolo seguente delle Star Wars Stories, uscito nel 2018, venne dedicato a una delle figure storiche della saga: Han Solo. Al centro della pellicola di Ron Howard, approdato sulla sedia del regista dopo una sequela di cambi di idea continua sulla natura del film, ha come protagonista il giovane contrabbandiere corelliano reso celebre da Harrison Ford, di cui vengono svelate le avventure prima della sua apparizione in Una Nuova Speranza.

Dall’amicizia con Chewbacca alla conquista del suo amato Millenium Falcon, passando per il primo amore e per la conoscenza con Lando Carlissian, Solo: A Star Wars Story è uno sguardo nel passato di uno dei simboli della saga di Star Wars. E ancora una volta, il Canon viene rispettato e, in certi aspetti, completato da questo racconto.

Le serie TV

Nonostante la spaccatura in seno al fandom di Star Wars nata con l’uscita della trilogia sequel, la galassia lontana, lontana ha trovato un modo per riappacificarsi con gli appassionati delusi. Nel momento in cui Disney decise di inaugurare il proprio servizio streaming, Disney+, si rese conto di avere in mano due grandi universi narrativi da poter rendere i pilastri della sua offerta: Marvel e Star Wars.

La Casa delle Idee è sicuramente radicata nella pop culture, complice l’ottima accoglienza del Marvel Cinematic Universe, ma la fan base di Star Wars è un potenziale target sensibilmente più ampio e maggiormente fidelizzato. Motivo per cui, Disney ha legato l’esordio del suo canale streaming con la prima serie live action di Star Wars: The Mandalorian.

Creata da Jon Favreau, The Mandalorian si sviluppa in seguito agli eventi de Il Ritorno dello Jedi, mostrando la galassia intenta a riprendersi dagli eventi finali del conflitto galattico. Le avventure del cacciatore di taglie mandaloriano Din Djarin e del piccolo Grogu si sono rivelate una delle produzioni di Star Wars più amate, complice un equilibrio tra citazioni di aspetti emblematici della saga e di un autentico rispetto delle ispirazioni originarie della saga.

The Mandalorian è divenuto anche il punto di partenza per una dimensione seriale di Star Wars, non più vincolata alla sola animazione, ma che fa proprio il concetto di live action, trasformandolo nell’ennesimo tassello del Canon.

Diretta emanazione di The Mandalorian è stata The Book of Boba Fett, spin off dedicato al celebre cacciatore di taglie apparso in L'Impero colpisce ancora e da sempre amato dai fan. Un amore non privo di problemi, considerato che la resurrezione di Boba Fett non è stata ben accolta, tanto che è stato richiamato in azione Din Djarin per dare spessore alla serie. 

Una debolezza che è stata percepita anche in Obi-Wan Kenobi, serie attesa da anni dai fan della saga, ma che non è riuscita a creare una storia sufficientemente solida. Fondandosi sul passato di un personaggio estremamente amato, Obi-Wan Kenobi si colloca durante l'Ascesa dell'Impero, occasione utilizzata per mettere in mostra gli anni di esilio del Jedi su Tatooine. 

Pur apprezzando la dedizione di Ewan McGregor nel vestire nuovamente i panni del Jedi, il risultato non è stato incoraggiante, per via di una trama poco ispirata e una realizzazione tutt'altro che ideale. 

Sensazione che è stata fortunatamente rivalutata con l'uscita di Andor, serie che raccontando il passato di Cassian Andor, protagonista di Rogue One, mostra da una prospettiva più umana il drammatico periodo dell'Ascesa dell'Impero. 

Lucasfilm
Star Wars Visions: Jedi con due spade laser blu

Discorso a parte per Star Wars Visions, serie animata antologica che consente di conoscere Star Wars attraverso una serie di avventure what it...?, in cui l'essenza della saga viene rielaborata tramite diversi slanci narrativi modellati su diversi stili di animazione. 

Le ispirazioni di Star Wars

Leggevo molta fantascienza da ragazzino, ma anziché leggere autori tecnicamente autorevoli e di fantascienza hard come Asimov, preferivo Harry Harrison, che mostrava una fantascienza più fantastica e a volte surreale. Sono cresciuto con questi esempi. Star Wars è un mosaico di questa influenze, mai mescolate in una storia in precedenza, mai giunte prima al cinema. A quello, si unirono influenze western, mitologia e la mia passione per i film sui samurai. Si tratta di un insieme di elementi che assieme coesistono magnificamente

Lucas riassume così le suggestioni che lo hanno guidato alla creazione di Star Wars. Da sempre, Star Wars è stato catalogato come fantascienza, ma la presenza di elementi magici e di archetipi narrativi del fantasy rendono difficile la catalogazione della saga in modo netto.

Il confronto principale con cui Star Wars dovette cimentarsi era con le due grandi saghe fantascientifiche della letteratura: il Ciclo delle Fondazioni di Asimov e il Ciclo di Dune di Herbert.

Dalla prima Lucas mutuò l’importanza della figura dei robot e la strutturazione di un forte impianto burocratico, identificato con il pianeta-città Coruscant, che ricorda la capitale dell’impero galattico di Asimov, Trantor.

Da Dune sono mutati gli elementi più spirituali e ‘magici’, come Tatooine, ispirato al desertico Arrakis, o la presenza di una casta di magici guerrieri, i Jedi, ispirati alla figura delle streghe Bene Gesserit.

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Il mondo secondo Star Wars.

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Un libro che analizza l'impatto di Star Wars

Da un punto di vista narrativo, l'influenza del cinema di Kurosawa è evidente in alcuni stilemi di Lucas, rimasti nel DNA della saga al punto da riemergere anche in opere successive.

Oltre al cineasta asiatico, anche il mondo di fumetti sembra avere ispirato alcune intuizioni a Lucas, tanto che in diverse occasioni si sono riscontrate delle incredibili coincidenze tra alcuni aspetti di Star Wars e il fumetto francese Valerian et Laureline, dove alcune trovate dei geniali autori hanno anticipato di anni quanto poi visto sul grande schermo in Star Wars

Lucas oltre alle letture adolescenziali, fu influenzato molto anche dai lavori dello studioso Joseph Campbell, in particolare il saggio L’eroe dai mille volti, in cui veniva elaborato il mito del viaggio dell’eroe, così comune a diverse mitologie.

Specialmente nella prima trilogia, i dogmi elaborati nel saggio di Campbell risultano presenti in modo evidente, dal richiamo all’avventura di Luke al percorso iniziatico, con lo scontro finale contro la nemesi.

Lucas inserì all’interno di Star Wars anche riferimenti alla politica americana del periodo, in particolare alla politica di Nixon e alla sua gestione della guerra in Vietnam, una visione che Lucas sviluppò ai tempi in cui lavorò ad Apocalypse Now.

L’impatto culturale di Star Wars

Se si parla di cultura pop, Star Wars è uno degli argomenti principe. Dall’uscita del primo film al cinema sino a oggi, l’universo creato da George Lucas è divenuto uno dei mondi immaginari più amati. Difficile trovare qualcuno che non abbia familiarità con le spade laser o ignori il respiro affanoso di Darth Vader, dimostrazione di come questa space opera sia divenuta parte integrante della cultura mondiale.

 Senza contare come la rivoluzione narrativa di Star Wars nel 1977 aprì una nuova stagione per intendere il cinema di fantascienza, portandolo in una dimensione più avventurosa e libera di esplorare nuove possibilità.

Non solo Star Wars è divenuto un motore della pop culture, ma la sua fama si spinta anche oltre, arrivando ad aspetti del vivere sociale che nessuno si sarebbe immaginato. Basti pensare al celebre Che la Forza sia con te, in originale May the Force be with you, utilizzato per celebrare la vittoria elettorale della Tatcher o alla parodia Space Balls, omaggio del re della comicità americana Mel Brooks. O più semplicemente a quante volte ci è capitato di sentire beneauguranti incoraggiamenti che inneggiano alla Forza.

Star Wars grazie alla sua natura di racconto universale, nato per rivolgersi a un pubblico adolescenziale ma divenuto rapidamente un patrimonio generazionale, trovando nuove storie e nuovi modi per incorporare nel proprio canone un ventaglio di avventure che fosse eco di emozioni e situazioni reali. 

Questo è il vero segreto di Star Wars: ambientare in una galassia lontana, popolata di strani esseri e grandi misteri, le grandi emozioni quotidiane. 

 

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