Everything Everywhere All at Once, recensione: il primo classico della gen Z

Leggi la recensione di Everything Everywhere All at Once e scopri perché il film dei Daniel può già essere considerato un nuovo classico.

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Autore: Elisa Giudici ,

Everything Everywhere All at Once è il film più premiato di sempre e da oggi 26 settembre 2023 può essere visto dagli abbonati Paramount+ in streamig!

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La pellicola diretta dal duo di registi noti come i Daniels ha raggiunto questo traguardo portando a casa 7 Oscar di livello: 3 per gli interpreti, quattro per gli aspetti tecnici della pellicola, tra cui miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura originale (dai un’occhiata agli altri nell’elenco di tutti i vincitori degli Oscar 2023). Considerando tutta la stagione dei premi e dei riconoscimenti, Everything Everywhere All at Once ha vinto più di 450 titoli e statuette, un traguardo mai raggiunto da nessun film.

Everything Everywhere All at Once ha scritto la storia del cinema, almeno secondo gli Oscar e gli altri premi di categoria. Solo il tempo rivelerà se sia riuscito a entrare davvero nel canone e nell’immaginario cinematografico collettivo, nel modo in cui per esempio ci è riuscito (senza vincere) La La Land di Damien Chazelle.

Quel che è certo è che, dentro e fuori l’Academy, una fetta di pubblico ha fatto suo questo titolo, riconoscendovisi e riconoscendogli già uno status di classico. Qual è il valore di Everything Everywhere All at Once, cosa lo rende speciale?

Everything Everywhere All at Once è un film generazionale

A dispetto della straordinaria vittoria agli Oscar, Everything Everywhere All at Once non è un film così unanimemente amato come si potrebbe pensare. Facendo una necessaria generalizzazione, si può notare come più l’età dello spettatore cresca, più l’indice di gradimento tenda a diminuire.

Everything Everywhere All at Once ha estasiato una fascia di pubblico molto giovane, lasciando tiepida o indifferente quella più matura. Questo perché è un film generazionale, fatto da un duo di registi molto giovani, che hanno avuto il merito di mettere in maniera convincente su schermo il modo di parlare, di raccontare, di sentire e di essere di quanti hanno più o meno la loro età, la loro filosofia e i loro gusti.

Everything Everywhere All at Once è un film di genere fantascientifico incentrato su un concetto ormai molto familiare: quello di multiverso. L’idea da cui nasce tutto è proprio “mettiamo mia mamma dentro il multiverso”.

La mamma in questione è Michelle Yeoh, veterana del cinema cappa e spada asiatico e volto noto ma mai veramente esploso a Hollywood. Il vero film che le ha cambiato la carriera è Crazy Rich Asians, la pellicola che con il suo successo ha segnalato a Hollywood che i tempi erano maturi per interessarsi delle storie e delle istanze di chi porta con sé un’etnia e una cultura asiatica, aderendo al modello statunitense.

Non a caso il coprotagonista del film è Ke Huy Quan, ex attore bambino prodigio che con in mano l’Oscar tanto sognato urla “questo è il sogno americano”. Everything Everywhere All at Once è il sogno americano in cui è possibile credere nel 2023: difficile, doloroso, ma ancora lì, per chi ci crede almeno.

Everything Everywhere All at Once: perché piace, perché no

Everything Everywhere All at Once funziona proprio in quel senso. Così come la generazione che rappresenta fa, distilla in un discorso prolisso, esuberante e talvolta cacofonico una marea d’influenze che arrivano da lontano. Crea un risultato artistico filtrato attraverso una lente familiare a tutti: quella del cinema statunitense, ancorché indie.

Per gli spettatori più maturi può risultare respingente proprio perché ha un linguaggio cinematografico lontano da un certo tipo di approccio formale classico.

Quello che però oggi noi consideriamo canonico, un tempo è stato a sua volta generazionale e respingente: per fare la storia del cinema, prima devi cancellare quello che è venuto prima, cambiare qualcosa.

I Daniels quanto e cosa hanno cambiato? Spoiler: non le tematiche, ma i modi. Everything Everywhere All at Once racconta una delle storie più semplici e toccanti di tutte: quella di una famiglia i cui legami affettivi si rinsaldano dopo venir messi a dura prova. Raccontato così, potrebbe essere anche la trama di CODA, il vincitore a sorpresa degli Oscar 2022.

Il film dei Daniels si muove su un livello qualitativo infinitamente superiore, ma si sente una certa consonanza di fondo in ciò che sta a cuore a chi vota agli Oscar e a chi guarda da casa.

È una famiglia di migranti di prima e seconda generazione, è una famiglia di una piccola America in difficoltà che non viene travolta da un realismo drammatico, ma da un pastiche multi-genere. Un approccio post-moderno che ormai è troppo vecchio per essere considerato innovativo, se non fosse che Everything Everywhere All at Once è il primo film a farne largo uso e diventare mainstream.

La filosofia di Everything Everywhere All at Once

Everything Everywhere All at Once (2022)

24/03/2022 (en)
Azione, Avventura, Fantascienza,

Evelyn Wang (Michelle Yeoh) gestisce una piccola lavanderia a gettoni, ha una figlia adolescente che non capisce più, un padre rintronato e un matrimonio alla f...

Dal punto di vista tecnico è una pellicola che fa grandi cose con risorse non così cospicue, in cui i problemi e i limiti diventano eruzioni di creatività da parte dei suoi brillanti registi. I limiti tecnici del film però ci sono: una fotografia non così puntuale, un montaggio che cade nell’errore di considerare efficace un lavoro tutto in vista e non di fino, un’incapacità di fare a meno del superfluo, soprattutto nella seconda parte.

A rende particolarmente vivace il film è la filosofia che sta dietro: si ha la distinta impressione di conversare per immagini con qualcuno che ha un approccio estremamente giovanile anche alle grandi domande della vita, con tutti i pregi e i difetti conseguenti.

Da qui la forte identificazione con questo film divenuto per certi versi manifesto. I Daniels risolvono col cuore e con i sentimenti quello che colleghi più maturi (dal punto di vista umano e artistico) risolvono attraverso una scrittura che ti porta in posti inaspettati, magari anche oscuri.

La destinazione di Everything Everywhere All at Once, attraverso le sue lacrime e i suoi fallimenti, è sempre stata casa, l’abbraccio di una madre che finalmente vede e capisce la figlia, il marito, la sua vita.

Per arrivare a questo risultato i Daniels - come tutti - omaggiano, citano e un po’ rubano dal cinema con cui sono cresciuti. Incidentalmente per anagrafica e gusti i titoli e i registi sono molto simili a quelli che hanno avuto un forte impatto su chi scrive.

Il limite di Everything Everywhere All at Once è proprio questo: come tutti i frullati, mescola e annacqua la potenza cruda degli ingredienti originali. Avendo avuto la fortuna di crescere con i film che hanno reso Michelle Yeoh un’icona in Oriente, per quanto ottimamente realizzate, le scene di wuxia dei Daniels non mi hanno impressionato.

Il destino avverso degli amanti di Wong Kar-Wai o Todd Haynes è più sublime e tormentato di quello dei protagonisti di questo film; non per ragioni anagrafiche o estetiche. Sul fondo di Everything Everywhere All at Once c’è un idealismo e un ottimismo che non apparteneva a quelle storie, che a differenza loro non avevano paura di fare male.

Questa forse è la vera cifra del successo di questo film e di quest’epoca di cinema. Entriamo in sala già con le mani alzate, riparandoci da quello che un film ci può dire. Vogliamo essere coinvolti emozionalmente ma travolti solo da visioni e sentimenti positivi, che non ci facciano male. La protagonista di Everything Everywhere All at Once è una donna che sta per fare male in modo forse irreparabile alle persone che ama, ma i Daniels sono pronti a fermarla, a rassicurarci.

No, Everything Everywhere All at Once non ci farà male. I suoi dildo e i suoi eccessi nascondono una tenerezza infinita, ma anche idee e discorsi un po’ spuntati.

L’immagine di copertina di questo articolo è tratta da Everything Everywhere All at Once di Movie Inspired.

Commento

Voto di Cpop

80
Una generazione ha finalmente trovato in un film il modo di cadere e rialzarsi, senza mai farsi male. Non è un film che comunica a tutti con la stessa intensità. Vale sicuramente la visione, anche per capire da che parte stare.

Pro

  • Michelle Yeoh trova a Hollywood un ruolo alla sua altezza
  • Il film più creativo del 2023 per inventiva ed estro
  • Emoziona come un abbraccio lungamente atteso

Contro

  • È davvero tanto, tanto derivativo da opera più riuscite
  • La sceneggiatura contiene molte ingenuità
  • Nella seconda parte si perde un po' per strada
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