Star Trek: Picard: il ritorno di Patrick Stewart è top o flop? Prime impressioni sulla serie Amazon

Autore: Elisa Giudici ,

C'è un qualcosa di shakespeariano nell'avvio di Star Trek: Picard. Sembra un'affermazione banale, dato che è notorio quanto Sir Patrick Stewart sia un grande interprete e amante del teatro del Bardo. Non più tardi di qualche mese fa, durante il tour promozionale per la nuova serie trekkiana di Amazon Prime Studios, l'attore declamava poesie in versi di Shakespeare dal palco del Teatro del Giglio nel cuore della cittadina di Lucca, durante il Comics & Games; forse la manifestazione più nerd d'Italia. Durante quell'incontro col pubblico Stewart non aveva fatto mistero di aver avuto parecchie remore rispetto a un suo ritorno nei panni di Jean-Luc Picard, facendo penare sceneggiatori e produzione per mesi, tentennando fino all'ultimo prima di dire sì al progetto. 

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Il suo timore era quello di tornare nei panni di un personaggio con cui aveva già detto tutto il possibile, per una stanca riproposizione del passato. Un timore fugato in sede di trattativa da Alex Kurtzman, Akiva Goldsman, Michael Chabon e Kirsten Beyer (ideatori del soggetto alla base di questo arco narrativo) e dai primi due episodi di Star Trek: Picard, che ho avuto l'occasione di vedere in anteprima qualche giorno fa a Milano. Il senso di stanchezza c'è, ma è propulsivo rispetto al ritorno di Picard.

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Sembra quasi lo studio di un uomo che è scivolato senza rendersene conto dall'autunno all'inverno della sua vita, intrappolato in un contesto idilliaco come la tenuta agricola in cui si è autoesiliato, scoraggiato e disilluso dalle stesse istituzioni che ha protetto e sostenuto per tutta la vita. Non suona molto trekkiano, perché in effetti è davvero un avvio diverso dal solito. 

Star Trek Picard: la trama della nuova serie con Patrick Stewart

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Sembra malinconico (e in effetti lo è), ma sin da subito c'è un mistero subconscio a dare ritmo all'avvio e a stuzzicare gli spettatori che conoscono bene il passato del protagonista: Picard è infatti tormentato da dei sogni sibillini che hanno per protagonista Data, l'amico e collega sacrificatosi per salvarlo anni prima.

All'improvviso si materializza nella sua tenuta una ragazza spaventata e in fuga di nome Dahj (Isa Briones); la giovane non l'ha mai incontrato ma ha un suo chiaro ricordo, che l'ha guidata fin lì dopo un'esperienza traumatica e il risveglio di alcune misteriose abilità. Da questo presupposto prende il via la prima stagione, che a differenza del suo protagonista ingrana sin da subito un ritmo spedito, tanto che nel primo episodio le spiegazioni iniziali e introduttive si trasformano rapidamente in sequenze d'azione e in alcuni avvenimenti già irreversibili, che danno mordente e spinta inerziale alla narrazione.

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Isa Briones è Dahj
Isa Briones sarà una delle protagonista di Star Trek: Picard

Il secondo episodio fila via in un lampo, lasciando la forte impressione che la benzina narrativa sia a livello massimo e che, una volta che Picard avrà finito il giro delle sue e nostre vecchie conoscenze, si partirà finalmente alla volta di un viaggio stellare. A mancare davvero nell'avvio della serie è lo spazio, quello stellare e quello ben limitato dentro le astronavi e navicelle. È un inizio molto terrestre quello che sceglie Star Trek: Picard, che riesce con una certa maestria a tenere per mano il pubblico dei nuovi arrivati e quello dei fan di vecchia data, dando le informazioni essenziali e gli easter egg giusti per non annoiare né l'uno né l'altro, mentre procede spedito verso il suo destino. 

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Star Trek: cosa funziona (e cosa no) nel ritorno di Picard

A colpire però è come manchi la narrazione collettiva tipica dell'universo di Star Trek. Nelle sue varie incarnazioni, questo franchise ha sempre raccontato una storia di gruppo, intessuta da più fili narrativi e più voci. Protagonista è un equipaggio, non il suo capitano. Qui invece ruota tutto attorno a Picard e alla sua crescente diffidenza verso quello che la Flotta stellare è diventata. Una sfiducia verso le istituzioni e i loro fini che è cresciuta negli ultimi decenni nell'universo trekkiano: se i film di J.J. Abrams hanno alluso chiaramente alla militarizzazione di un istituto costituito con scopi di ricerca, diplomazia e pace, la recente Star Trek: Discovery si è incaricata di descrivere la corruzione degli antichi ideali con uno sguardo ben più critico.

In questo senso diventa stuzzicante la centralità dell'etnia romuliana in Picard: il popolo ligio a complotti e missioni segrete per antonomia ben si accorda alla lenta realizzazione di Picard di quanto sia cambiata la Flotta (ma anche la serialità e la situazione geopolitica attuale) nei lunghi anni in cui è rimasto entro i confini della sua tenuta. Rispetto a Picard e ai suoi vecchi amici però i nuovi personaggi sinora introdotti ricano ancora nel pieno territorio dello stereotipo. Gli sceneggiatori Duff e Kurtzman sembrano esserne ben consapevoli, perciò scelgono per loro un'ambientazione di sicuro impatto come quella del Curbo Borg (o l'Artefatto). Questo ritorno dal passato trekkiano - che ha generato più di un gridolino tra gli appassionati in sala - permette di introdurre l'altro tema cardine della serie: l'intelligenza artificiale.

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Picard e Dahj si incontrano per la prima volta
Picard e Dahj scopriranno di essere uniti da un forte, inaspettato legame

Dopo la scomparsa di Data e l'attacco al cantiere marziano di Utopia Planitia, la costruzione e diffusione di Sintetici (o androidi che dir si voglia) è stata bruscamente interrotta. Tuttavia non sono in pochi nella comunità scientifica a ritenere che un bando totale sia stata una reazione spropositata e incapace di indagare le vere cause di quanto successo. Dall'altro lato scopriamo che tra i Romulani esiste una sorta di setta nota come Zath Vash, il cui solo scopo è osteggiare e distruggere qualsiasi essere artificiale, verso cui i suoi appartenenti provano un profondo, ancestrale rancore. 

Intelligenza artificiale e deriva delle istituzioni sembrano essere i due poli narrativi forti di Star Trek: Picard, ulteriormente rafforzato dal ritorno introspettivo di Patrick Stewart. Se la serie saprà presto tornare nello spazio e affiancare la consueta ironia e leggerezza a questo "nucleo pesante", potrebbe riservare molte sorprese interessanti. A non impressionare è la regia di Hanelle M. Culpepper, fatta di stacchi continui e montaggio forsennato, che non fanno brillare di certo la cura produttiva dietro l'operazione.  L'impressione iniziale è insomma positiva: Star Trek Picard è accessibile anche per il pubblico dei non addetti alle cose trekkiane, basta un minimo di predisposizione al genere space opera (qui ben innervato da una componente misteriosa e thriller). Per gli appassionati è invece ovviamente imperdibile, considerato che riporta in scena uno dei personaggi più amati in assoluto del franchise. 

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Picard sul set della serie Amazon
Picard sarà il centro focale della nuova stagione, meno corale del solito a livello narrativo

Star Trek: Picard sarà disponibile con un episodio a settimana a partire dal 24 Gennaio 2020 su Amazon Prime, in versione originale, doppiata e sottotitolata.

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