Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti, recensione: l'apparenza inganna

In Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti, Alceste Santacroce entra in contatto con Tito Forte, un presentatore in declino.

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Autore: Domenico Bottalico ,

Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti è il secondo volume della nuova serie di Alessandro Bilotta editata da Sergio Bonelli Editore. Ad affiancare lo scrittore romano troviamo Matteo Mosca ai disegni, un'altra matita familiare per chi ha seguito Mercurio Loi, con Adele Matera ai colori e Sergio Gerasi che firma la copertina. Alceste Santacroce entra in contatto con Tito Forte, uno dei presentatori più famosi di sempre, ma che sembra avviarsi verso un repentino e fragoroso declino.

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Di cosa parla Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti?

Lo scandalo che coinvolgeva l’influencer Lucrezia e il Ministro della Famiglia, rivelato da Sant’Alceste sulle pagine de L’infinito, non ha solo sconvolto l’opinione pubblica e mandato in subbuglio l’ambiente politico, ma ha anche avuto delle ripercussioni professionali e personali sul giornalista. Non solo Alceste ha visto Lucrezia suicidarsi davanti ai suoi occhi, non sapendo di poterla salvare, e la sua casa essere distrutta dalle fiamme, ma è stato anche messo in ferie forzate dalla rivista. Il direttore Quinto Serafini, infatti, ha subito pressioni dagli ambienti politici e clericali affinché la rubrica di Sant’Alceste fosse modificata o addirittura cancellata.

Ospite di un albergo di lusso, Alceste passa le sue giornate annoiandosi, finché la sua curiosità non viene attirata dal ritorno in televisione del mitico Tito Forte, uno dei presentatori di maggior successo di sempre. Per la prima puntata del suo nuovo talk show, Forte invita come ospiti il Cardinale Giuseppucci e Bonadonna, un imprenditore dei VIP appena uscito dal carcere. La situazione degenera velocemente e Forte viene nuovamente ostracizzato.

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Sentendo l’odore di una storia, Alceste si mette sulle tracce di Tito Forte, scoprendo che l’uomo irreprensibile, l’idolo di una nazione patriarcale, cattolica e familista, è in realtà un uomo dai molti segreti e trincerato dietro un'immagine costruita ad hoc. Inizia così una surreale frequentazione fra Alceste e Tito, fatta di serate alcoliche e rimpianti. Tito farebbe di tutto per riavere la notorietà e il rispetto del passato, anche abbassandosi a vestire uno stupido costume per fare l’intervistatore d’assalto in un programma satirico. Un lavoro che lo porta a calpestare non solo la dignità, ma anche la propria integrità.

Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti: arte che "imita" la vita

A dispetto della struttura narrativa di Eternity, fatta di episodi autoconclusivi, questo secondo volume riprende la narrazione esattamente dalle conseguenze dell’incredibile e drammatico scoop che chiudeva il volume d’esordio. C'è da dire però che Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti sviluppa attorno a un plot più asciutto e lineare, ma anche più spigoloso, quasi grezzo, nel senso più nobile del termine, nel presentare personaggi sì di finzione, ma facilmente accostabili a personaggi reali, come ad esempio l'archetipico Tito Forte e Bonadonna. Una scelta che avvicina questa lettura a certi episodi di Dylan Dog, allorché, in maniera disturbante, realtà e finzione sembrano sovrapporsi senza un confine ben preciso.

In questo senso, Bilotta lavora di sottrazione, spogliando Tito Forte, strato dopo strato, dei suoi orpelli per mostrarne le contraddizioni, ma anche l'umanità. Quella dello scrittore romano è un'operazione abbastanza lapalissiana, soprattutto se si ha familiarità con la ricerca filosofica di Guy Debord o con le ultime opere di Pedro Almodovar: la società dello spettacolo è una forma d'arte che imita la vita e viceversa.

 

Prigioniero di un'immagine creata a tavolino, Forte si sfalda e Alceste osserva incuriosito questo sfaldamento. Ma Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti non è disturbante per questo, quanto per la consapevolezza e la schiettezza con cui mostra l’evanescenza di quel contesto in cui un personaggio come Forte aveva prosperato e la sua successiva repentina perdita di punti di riferimento: le rovine metaforiche che danno il titolo al volume. Bilotta sembra voler quindi portare il lettore a chiedersi non tanto cosa si cela oltre l’apparenza, oltre l’immagine pubblica, anelito proprio di una certa società consumistica, quanto se non ci possa davvero essere altro al di là di essa se non una spirale autodistruttiva.

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È interessante notare che parallelamente alle vicende di Tito Forte, ci sono dei rapidi passaggi su un'altra storia che ha per protagonista un ragazzino recluso nella sua stanza, un hikikomori come lo definisce poi Quinto Serafini, il direttore de L’Infinito. Un ragazzo che ha rigettato completamente l'idea di una vita pubblica e il cui destino è legato, con un colpo di scena, proprio a L’Infinito.

 

La narrazione incentrata sul disfacimento dell'immagine pubblica trova in Matteo Mosca un interprete azzeccatissimo, che imposta il suo lavoro in maniera decisamente interessante. Tutto il volume, infatti, è realizzato con tavole che vanno dai 2 ai 6 riquadri, massimo. Questa scelta è inusuale e molto illustrativa, poiché vuole imitare l'univocità dello schermo televisivo. Lo storytelling è spesso incentrato sui controcampi così come le inquadrature privilegiate sono spesso primi piani, piani americani, mezzo busti e così via. Grazie a questo punto di vista "unico", la spirale distruttiva di Tito Forte risulta ancora più vorticosa, con un Alceste osservatore interessato e spesso sorpreso. In tal senso, la linea di Mosca è sicura, con anatomie solide e fisionomie che esaltano espressività volutamente marcate.

 

Da segnalare nuovamente l’ottimo lavoro di Adele Matera ai colori. Impostata la palette e le luci "base" per la serie, in questo volume la colorista lavora con campiture piatte per rendere al meglio le texture di tessuti e i materiali vintage degli ambienti.

 

Il volume

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Sergio Bonelli Editore propone Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti nel medesimo formato del precedente volume, ovvero un cartonato di grande formato, 22x30 cm, ovviamente a colori, con carta patinata non eccessivamente lucida. La cura carto-tecnica è buona, anche se, rispetto al primo volume, in alcune tavole c’è qualche problema con la colorazione. Non si tratta di problemi in termini di resa, ma di messa a fuoco: nulla che infici la lettura, sia chiaro, ma ad un occhio attento e allenato, il problema risulta evidente. Non ci sono extra a fine volume, ma di contro, Alessandro Bilotta firma una puntuale introduzione che inizia a concentrarsi sulle tematiche di Eternity, dando alla serie i primi punti di riferimento per la sua trama orizzontale.

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Tito Forte è stato più famoso dei sei Presidenti della Repubblica che si sono alternati durante la sua carriera televisiva. Ma quando sei stato uno degli uomini più popolari del Paese, la strada del declino sembra uno strapiombo.

Commento

Voto di Cpop

80
In Eternity Volume 2 - Rovine Metaforiche Visitate dai Turisti, Alessandro Bilotta sembra voler quindi portare il lettore a chiedersi non tanto cosa si cela oltre l'apparenza, l'immagine pubblica, anelito proprio di una certa società consumistica, quanto se non ci possa davvero essere altro al di là essa se non una spirale autodistruttiva. Matteo Mosca imposta il suo lavoro in maniera decisamente interessante. Tutto il volume infatti è realizzato con tavole che vanno dai 2 ai 6 riquadri, massimo. È una scelta inusuale, molto illustrativa per certi versi, che vuole imitare l'univocità dello schermo televisivo

Pro

  • in alcuni frangenti questa storia ricorda quelle del Dylan Dog di Tiziano Sclavi e di Mercurio Loi...
  • interessante approccio grafico di Matteo Mosca
  • a dispetto del carattere autoconclusivo delle storie, Bilotta inizia a disseminare indizi per le trame orizzontali della serie

Contro

  • ...ma il suo carattere "aperto" potrebbe lasciare interdetto i lettori meno navigati
  • una lettura non basta, bisogna leggerlo almeno una seconda volta per apprezzare alcune sfumature del racconto
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