Flee racconta la vera storia di un rifugiato afghano in Danimarca, senza rilevarne l’identità

Autore: Elisa Giudici ,

La storia raccontata nel documentario Flee è vera, ma ricca di modifiche e omissioni rispetto alla realtà. Come è possibile e perché Jonas Poher Rasmussen ha deciso di apportare questi cambiamenti alla testimonianza del protagonista Amin? Il motivo sarà ben chiaro a chi ha già visto il film documentario animato candidato a tre premi Oscar.

Flee è stato creato sulla base di un racconto fatto al regista documentarista da un ragazzo che ha conosciuto durante la sua adolescenza. Quella nata come un semplice chiacchierata tra amici, dettaglio dopo dettaglio, è diventata una confessione intima ricca di passaggi sorprendenti e drammatici.

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D’apprima Jonas Poher Rasmussen ha pensato di realizzarne un corto con il permesso dell’amico, ma quando la storia è andata espandendosi, ha tentato di finanziare un film animato vero e proprio, con l’aiuto di star come Riz Ahmed e Nikolaj Coster-Waldau, produttori della pellicola.

Flee Flee Amin ha 36 anni, vive in Danimarca, è un affermato docente universitario e sta per sposarsi con il suo compagno. Ma proprio poco prima delle nozze, il passato torna a ... Apri scheda

La scelta di animare il film a partire dalla voce del protagonista è presto spiegata: l’uomo ora quarantenne non vuole che vengano divulgati il suo vero nome e la sua identità. Amin non si chiama veramente così e l’amico e regista ha provveduto a cambiare molti dettagli della storia e della sua identità, in modo da renderlo irrintracciabile. Il motivo? Amin vive a Copehangen sin da quando gli è stato riconosciuto lo status di rifiugiato, da ragazzino. La realtà dei fatti è un po’ differente e potrebbe causargli seri guai legali.

La vera storia di Amin, il protagonista di Flee

Così come raccontato nel film, il regista Jonas Poher Rasmussen ha conosciuto Amin negli anni ‘80. All’epoca in Danimarca i rifugiati afghani davano parecchio nell’occhio, perché erano pochissimi. Rasmussen ha subito notato sul treno e a scuola quel ragazzino con un approccio riservato e con un attitudine sempre sul chi vive, diventando presto suo amico.

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Il film si apre con un seduta d’ipnosi a cui si sottopone Amin, che comincia pian piano a raccontare la sua storia e quella della sua famiglia. All’inizio della storia Amin è un bambino come tanti che vive a Kabul insieme ai fratelli, le sorelle e la madre. Il padre è un pilota mentre infuria la guerra contro la Russia. Non appena i mujaheddin prendono il potere, arrestano il padre, che scompare nel nulla.

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La famiglia di Amin fugge in Russia, l’unica nazione pronta a fornire un visto ai rifugiati. Il fratello più grande di Amin vive in Svezia e vorrebbe portare i due fratelli, le due sorelle e la madre con sé, ma lo status politico della famiglia afghana è traballante. Quando scadono i documenti, Amin e i suoi si nascondono, dato che sono di fatto clandestini e bersaglio delle angherie delle forze dell'ordine. Nel frattempo il fratello mette da parte i soldi necessari per corrompere la polizia russa e pagare i trafficanti di essere umani che porteranno i parenti in Svezia.

Dopo parecchie vicissitudini, Amin finisce a Copenaghen, dove viene accolto in quanto minore arrivato non accompagnato. Il trafficante russo gli ha consigliato di mentire, dicendo che la sua famiglia era morta, per ottenere lo status di rifugiato. Il film racconta quanto l’identità di rifugiato di Amin, che ha anche fatto coming out come omosessuale da giovane adulto , sia ancora appesa a quella bugia. La sua famiglia è salva e vive in Svezia, ma lui non osa parlarne nemmeno con il suo compagno, per timore di perdere passaporto, nazionalità, protezione.

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Quella di Flee è una storia attualissima, che il regista ha deciso di animare per proteggere la privacy della sua fonte. Le animazioni del film sono state realizzare sotto la direzione di Kenneth Ladekjaer, a capo di un squadra di dieci animatori danesi e alcuni coloristi francesi. Rasmussen ha citato il film animato Valzer con Bashir come maggior fonte d’ispirazione per il suo lavoro.

Flee racconta una storia vera?

Sì, la storia di Amin è autentica. Il regista ha solo cambiato alcuni dettagli per proteggere il suo anonimato

Amin di Flee esiste davvero?

Sì, Amin è un amico del regista, che gli ha a poco a poco rivelato la sua storia, taciuta per evitare problemi con le autorità danesi. Il regista ha solo cambiato alcuni dettagli per proteggere il suo anonimato

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Perché Flee è un documentario animato

Per proteggere l’anonimato del protagonista, di cui non viene quindi mostrato il volto. Amin infatti non vuole che la sua storia venga a galla, per paura di ripercussioni da parte delle autorità danesi.

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