La Divina Congrega Canto V - Il Mistero del Boccaccio: il potere delle storie

La Divina Congrega Canto V - Il Mistero del Boccaccio: gli eroi indagano sulla scomparsa di Dante nel maniera della famiglia Boccaccio.

Autore: Domenico Bottalico ,

Arriva sugli scaffali di librerie e fumetterie La Divina Congrega Canto V - Il Mistero del Boccaccio. Il quinto volume della serie firmata da Marco Nucci e Giulio Antonio Gualtieri torna a spingere sulla componente metaletteraria della serie non disdegnando né l'horror né l'azione. Alle matite ci sono Francesco Biagini e Paolo Gallina mentre ai colori c'è Claudia Giuliani. La copertina è invece firmata da Matteo Spirito. Sergio Bonelli Editore presenta La Divina Congrega in volumi cartonati formato 22x30 cm con carta patinata ruvida e opaca.

La Divina Congrega Canto V - Il Mistero del Boccaccio: il potere delle storie

In La Divina Congrega Canto V - Il Mistero del Boccaccio, lasciatisi alle spalle l'umida Malabergo, la Divina Congrega è nuovamente a Firenze ma il tempo per il riposo è sempre scarso. Lorenzo infatti richiama i suoi compagni perché l'Alighieri è scomparso dopo essere andato in avanscoperta a Certaldo proprio per conto della famiglia De' Medici. Dante infatti si era mostrato subito interessato a valutare l'immensa biblioteca dei Boccaccio, ereditata da Lorenzo, dopo la morte di Mario, nipote del più celebre Giovanni autore del Decamerone.

Sellati in fretta e furia i cavalli, la Congrega arriva a Certaldo solo per scoprire un paesaggio pestilenziale. Un misterioso morbo sembra aver fatto piazza pulita sia fuori che dentro il maniero. Ancora più sinistra però è la situazione all'interno della biblioteca perché tutti i tomi in essa contenuti sono vuoti.

Un biglietto di Dante avverte la Congrega. Il demone Caer infesta la Biblioteca e si nutre di storie. Per sfuggire al morbo la Congrega è quindi costretta a raccontarsi storie intorno al fuoco. Lorenzo racconta di un incubo in cui ammorbato dalla peste perdeva il dominio sulla sua città mentre Leonardo delle misteriose polvere dei morti capaci di donare prodigiose doti artistiche... ma a che prezzo?

Basterà la verve della Congrega a fermare il demone e soprattutto Dante sarà perito oppure avrà trovato modo anche lui di saziare la fame di storie di Caer?

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Perché leggerlo: Marco Nucci e Giulio Antonio Gualtieri tornano ne La Divina Congrega Canto V - Il Mistero del Boccaccio alle atmosfere gotiche e metalettarie del terzo volume. In questo caso l'incipit di questo quinto volume è riporta alla mente certe atmosfere alla Edgar Allan Poe forse anche a causa del morbo che diventa un personaggio anzi l'antagonista concreto e letale della Congrega.

La tensione costruita dagli autori è semplice. C'è Boccaccio, c'è la Congrega chiusa suo malgrado in un maniero: tutto porta alla mente il Decamerone. Ed ecco il twist vincente in cui la tripartizione narrativa del Decamerone - narratore onnisciente, di secondo e terzo livello con gli altrettanto gotici racconti di Lorenzo e Leonardo - si unisce a quell'influenza britannica del realismo magico che esalta il potere delle storie in sé che qui diventa addirittura cibo per il demone Caer di cui sarà interessante capire la reale natura.

La Divina Congrega Canto V - Il Mistero del Boccaccio conferma l'ottima tenuta della serie. Gli autori giocano benissimo con il materiale a disposizione, lo combinano e lo rielaborano in maniera nuova e divertente per il lettore che difficilmente non sorriderà nel ricavare tutte le "citazioni". Quello che manca ora forse è un po' di trama orizzontale per rendere i personaggi un po' più tridimensionali e non legati al loro retaggio storico.

Graficamente si amalgamano molto bene gli stili di Francesco Biagini e Paolo Gallina. Il primo con un maggior uso del tratteggio e con neri più importanti stilizza le atmosfere più horror del racconto ben supportate da layout che non disdegnano soluzioni decorative e produttive semplici ma efficaci come sfondi decorati e panel deformati come pagine di un manoscritto.

Il secondo ha uno stile più chiaro con una inchiostrazione meno pesante e un tratteggio che cesella volutamente figure più nitide. Illustrando i racconti nel racconto, il gioco meta-narrativo è subdolamente efficace. Qui i layout fra l'altro si fanno più convenzionali e le forme dei panel sono regolari. Il racconto nel racconto è passeggero e il lettore non deve dimenticare che i personaggi "reali" sono altrove.

Buona la prova di Claudia Giuliani ai colori che vira la sua palette sui colori caldi per la parte più horror e sui colori freddi, blu e verdi, per i racconti nei racconti. Come per il precedente volume anche questo quinto volume è avaro di extra con solo una gallery di studi sui personaggi di Francesco Biagini.

La Divina Congrega Canto IV - L'Orlando Innamorato: conclusione stile Kurosawa

Con un po' di astuzia e pazienza, la Divina Congrega riesce a catturare il fantasma dell'Orlando Furioso. Inizia così La Divina Congrega Canto IV - L'Orlando Innamorato, quarto volume della serie e conclusione della missione che vede il gruppo capitanato da Dante indagare sui misteriosi omicidi che stanno funestando il borgo di Malalbergo nei pressi di Ferrara.

Con somma sorpresa della Congrega però sotto la pesante armatura da combattimento non c'è Orlando bensì l'amata Angelica! Inizia così un altro racconto in analessi, del tutto speculare a quello del primo volume, in cui la ragazza di una bellezza eterea narra la sua versione dell'amore di Orlando. Dopo la cattura infatti Medoro venne giustiziato e lei fu costretta alla prigionia, alle torture e agli abusi. Non corrispondendo l'amore di Orlando venne quindi impiccata.

Ma la morte fu solo l'inizio. Salvata dall'ippogrifo, Angelica arrivò sulla Luna e giurò vendetta. Tornata sulla Terra a cavallo dell'ippogrifo, iniziò quindi a mietere le vite di coloro i quali l'avevano torturata ovvero i cavalieri di Orlando. La Congrega però, con un Dante ferito, decide di riconsegnare la ragazza al nobile Olrico che confessa in realtà essere proprio l'Orlando.

Orlando inebriato dalla furia dei tempi che furono è pronto a mettere definitivamente fine ad Angelica e alla sua sete di vendetta. Tuttavia la Divina Congrega non è dello stesso avviso...

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Perché leggerlo: la conclusione dell'incontro fra la Divina Congrega e l'Orlando reso celebre dall'Ariosto è inaspettatamente rapida e robusta. La Divina Congrega Canto IV - L'Orlando Innamorato infatti abbandona quasi del tutto le atmosfere gotiche della prima parte virando verso territori più asciutti sia in termini di dialoghi che di interazione fra i personaggi - basti vedere come la Congrega ascolta il racconto di Angelica.

È proprio il racconto in analessi, in questa seconda parte del racconto sfruttato decisamente meglio, a creare la giusta tensione che porta il lettore al terzo ed ultimo atto del racconto in cui personaggi e situazioni si capovolgono in maniera drammatica e brutale. In questo senso Marco Nucci e Giulio Antonio Gualtieri riprendono la ruvidezza della narrazione tipica del cinema di Akira Kurosawa e John Milius con la Congrega che sceglie di aderire al proprio codice morale anziché portare semplicemente a termine l'incarico.

È una svolta che funziona bene ma che avrebbe forse meritato ancor maggior respiro, mostrando per esempio la maturazione di questa consapevolezza fra i membri della Congrega che invece sembrano tornare troppo repentinamente sui propri passi per liberare Angelica e farle compiere la propria vendetta.

Simone Pace (Fiaba di Cenere - Edizioni BD) torna a illustrare ne La Divina Congrega Canto IV - L'Orlando Innamorato la sequenza in analessi con risultati eccezionali. La drammaticità che traspare dal suo tratto stilizzato è viva e tagliante tanto da mettere un po' in ombra la buona prova di Antonello Cosentino che illustra invece le sequenze nel presente con una line-art fatta di poche e semplici linee e uno stile molto scattante.

Grazie ad un uso attento delle inquadrature e un layout che predilige un uso massiccio dell'orizzontalità, Cosentino sfrutta al meglio le caratteristiche del suo stile accentuando la dinamicità di alcune sequenze con linee lunghe e continue. In questo senso basti prendere come esempio la concitata battaglia finale. Soffre un po' Valeria De Sanctis ai colori che imbecca subito la paletta materica e brulla per Pace ma non riesce a trovarne una ugualmente efficace per Cosentino.

Dal punto di vista degli extra, questo quarto volume è più avaro rispetto ai precedenti raccogliendo solo una piccola galleria di studi sui personaggi di Antonello Cosentino.

La Divina Congrega Canto III - Il Furioso Orlando: svolta gotica

Dopo aver scongiurato l'invasione del Regno dei Vivi da parte di Lucifero e delle schiere infernali, Dante e la sua banda di eroi e avventurieri nota oramai come La Divina Congrega viene chiamata dagli Estensi nella zona di Ferrara.

L'attenzione di Dante infatti è stata richiamata da un missiva del Duca Ercole d'Este che lo invita ad indagare su alcuni lugubri fatti che si stanno verificando nel borgo di Malalbergo. Si dice infatti che lo spettro del Paladino Orlando, la cui celebre furia venne cantata dall’Ariosto, è stato risvegliato e che la sua furia non si sarebbe placata nemmeno con la morte. È la stessa Congrega ad esserne investita in un primo scontro che la mette a dura prova. Ma perché Orlando è stato risvegliato e come mai sta lasciando una scia di sangue che sembra condurre proprio al Duca?

Il segreto potrebbe essere celato proprio nei versi dell'Ariosto: "Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto [...]".

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Perché leggerlo: La Divina Congrega Canto III - Il Furioso Orlando è una lettura che spiazza. Chi infatti si aspettava una prosecuzione delle vicende dei primi due volumi rimarrà deluso. A quanto pare, almeno per il momento, Lucifero è stato letteralmente gabbato dalla Congrega e dalla loro velocità di mano. Una "conclusione" sicuramente inaspettata che fa da sponda al netto cambio di atmosfere di questo terzo volume, una sorpresa sotto molti di vista che dimostra tutta la bontà di questa serie.

Alle atmosfere tipicamente fantasy dei primi due volumi infatti si sostituisce un racconto dai toni gotici e dalle atmosfere plumbee. Marco Nucci e Giulio Antonio Gualtieri spediscono la Congrega nella paludosa Ferrara per unire l'Orlando Furioso, quello che tradizionalmente è il secondo poema italiano più famoso proprio dopo la Divina Commedia, con La Leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving. 

Una commistione sulla carta impossibile che però funziona benissimo merito anche di una scrittura semplice e diretta che mescola la struttura del racconto di viaggio a quella del racconto gotico fino a quella del racconto di deduzione su cui si basa il cliffhanger che chiude il volume. Non manca l'azione ovviamente né quei dialoghi frizzanti e sbarazzini che rendono questa serie sempre divertente da leggere e mai scontata.

Così come accaduto per i primi due volumi, anche La Divina Congrega Canto III - Il Furioso Orlando porta la firma di due disegnatori ovvero Alessio Petillo e Simone Pace. Si tratta di due matite diametralmente opposte per stile e approcci che trovano un discreta amalgama pur mantenendo riconoscibile il loro tratto.

Petillo si occupa delle sequenze "nel presente" ed ha un approccio più "classico". Si intravedono le influenze della scuola italiana e di quella francesce più moderna. La line art è volutamente materica, lo stile è spigoloso e stilizzato per un dinamismo essenziale e mai ridondante. L'espressività dei personaggi è ricavata dall'utilizzo di grandi campiture di nero mentre dal punto dei layout e della ripartizione degli spazi c'è un predilezione per la coordinata orizzontale con 4/6 riquadri per tavola di modo da mantenere una leggibilità molto alta.

Pace (già visto all'opera per Edizion BD sul graphic novel Fiaba di Cenere) invece si occupa delle sequenze in analessi che rinarrano le vicende di Orlando. Il suo stile è più plastico con il dinamismo tipico del manga che incontra l'urgenza di un certo fumetto indipendente americano (Daniel Warren Johnson e soprattutto James Stokoe). Pur avendo a disposizione solo una manciata di tavole, il disegnatore mostra tutta la sua personalità con inquadrature mai banali e una espressività dei personaggi molto marcata che ben si adatta alla storia di Orlando.

Ai colori troviamo Valeria De Sanctis che adotta una paletta molto satura per le tavole di Simone Pace mentre smorza con toni cerulei quelle di Alessio Petillo. In questo frangente è molto buono il lavoro sugli effetti di luce e ambientali che ricreano perfettamente la "pesante" aria paludosa di Malalbergo. Per la copertina invece Matteo Spirito sembra ispirarsi alle classiche illustrazioni dell'Orlando Furioso, sempre evocativi i suoi acquerelli.

La sezione degli extra, firmata da Marco Nucci, è essenziale: alcuni bozzetti preparatori accompagnano la digressione dell'autore sul varie influenze storiche e metastoriche nonché letterarie che costituiscono la spina dorsale di questo terzo volume.

La Divina Congrega Canto II - Nella Selva Oscura: azione, arguzia e un bellissimo Inferno

Dopo aver convinto la maga Circe ad unirsi alla Congrega e aver assoldato "il mezzo pirata genovese" Cristoforo Colombo e la sua nave, la Divina Congrega prende il largo in La Divina Congrega Canto II - Nella Selva Oscura. La rotta è settata verso l'ingresso della Selva Oscura, ma dove si trova esattamente questo ingresso?

Con grande sorpresa della Congrega infatti Dante conferma che l'ingresso è sott'acqua! Raggiungerlo tuttavia si rivelerà più "facile" del previsto: giunti nei pressi dello Stretto di Messina, la nave viene stretta nell'attacco dei due mitici mostri Scilla e Cariddi. Respinto l'attacco Dante invita la sua Congrega a gettarsi proprio nella fauci di Cariddi perché da lì si arriverà nella Città Dolente. 

Spronati da Dante e galvanizzati da un temerario Colombo, Circe, Leonardo, Silvia, Lorenzo il Magnifico e Otello si gettano in mare riemergendo magicamente sulle sponde della città infernale. Lì Dante spiega la natura della missione:  recuperare l'unico elemento capace di sabotare il diabolico piano del Signore degli Inferi ovvero una l'Occhio di Lucifero, una gemma che racchiude tutti i suoi poteri.

Un po' interdetta la Congrega pensa che la grande missione per cui Dante li ha radunati si sia trasformata in realtà in un semplice furto ma quello del Sommo Poeta è un piano ben studiato. La discesa nei gironi infernali infatti è un cammino da compiere in maniera più silenziosa e circospetta possibile onde evitare che i dannati e le schiere infernali si accorgano della loro presenza.

Ognuno dei membri della Congrega infatti ha motivo di temere un diverso girone, come Otello che in quello dei Traditori teme di incontrare l'amata Desdemona. Arrivati finalmente nel luogo dove l'Occhio di Lucifero è custodito, la Congrega viene indotta in tentazione ma stoicamente resiste dirigendosi, con la gemma, verso la salvezza.

Sfuggendo in maniera rocambolesca dalle schiere infernali, non senza aver giocato prima una partita a scacchi con il Baro sull sponde del Lago Cocito, la Congrega torna vittoriosa a Firenze. Ma la missione non è ancora completa: dopo la Selva Oscura l'attenzione deve essere rivolta la Cielo!

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Perché leggerlo: per La Divina Congrega Canto II - Nella Selva Oscura, Marco Nucci e Giulio Antonio Gualtieri imbastiscono una sceneggiatura veloce e ricca di scambi di battute ironiche e pungenti. Forse il racconto pecca un po' in termini di ritmo arrivando alla conclusione in maniera troppo repentina eppure si riesce a fare dell'immediatezza è uno dei punti di forza di questa serie mantenendo quel carattere popolare, inteso come fumetto popolare, oltre che pop.

Idealmente il volume si divide in due parti. Nella prima c'è la spettacolare sequenza d'azione che vede la Congrega ingaggiare battaglia contro Scilla e Cariddi. La seconda, più corposa, vede la Congrega discendere negli Inferi. Lì i due autori sfruttano l'immancabile passaggio "didattico" dei Gironi per dare un po' di profondità ai personaggi che erano rimasti un po' in disparte nel primo volume come per esempio Otello.

La componente fantasy riemerge allorché il furto della Gemma si trasforma in una prova di coraggio da parte della Congrega che deve resistere a facile gloria, amore o denaro. Si tratta di un classico stilema della narrazione fantasy, soprattutto per coloro che masticano i giochi di ruolo più tradizionali, ma che quindi ancora una volta viene rimaneggiata in maniera efficace grazie ai personaggi coinvolti.

Nucci e Gualtieri vogliono divertirsi e divertire. Pur non resistendo al richiamo di una partita a scacchi con la morte, riletta da Sclavi in Dylan Dog ma mutuata da Il Settimo Sigillo Ingmar Bergman, qui rivisitata in Leonardo contro il dannato chiamato Il Baro, questa si trasforma presto in una chiassosa esagerazione in cui i pezzi degli scacchi si trasformano e la Congrega può menar le mani.

Sì perché anche La Divina Congrega Canto II - Nella Selva Oscura si conferma un fumetto d'azione e dove oltre a menar le mani ci si sbeffeggia con dialoghi brevi e pungenti - vedasi Colombo che sfotte Lorenzo per essere un "animale terrestre" essendo fiorentino - ironia e un non prendersi mai troppo sul serio che farebbe invidia alla Hollywood dei cinecomics. 

Ai disegni ritroviamo Giorgio Spalletta il cui tratto perde un po' di nitidezza per quanto riguarda la linea in favore di una dinamicità esplosiva soprattutto nelle sequenze d'azione, ben orchestrate anche all'interno di una ripartizione degli spazi dominata dalla gabbia bonelliana e dai suoi derivati, e in una prossemica mai rigida e sempre al servizio dei dialoghi.

Si supera invece Matteo Spirito che attinge a tutto l'immaginario più pop dell'Inferno dantesco per realizzare una Dite e i Gironi infernali malignamente bellissimi. Al netto dello stile pittorico ed espressionista, è da rimarcare la capicità del disegnatore di trovare il giusto equilibrio fra l'iconografia più classica e quella più moderna, quindi demoni sì tanto mostruosi quanto propensi all'azione.

Claudia Giuliani ai colori prende le misure nella prima parte del volume con un uso interessante dei verdi mentre nella seconda parte utilizzando il rosso come colore base di sfondo, gioca molto con i contrasti cromatici dei vari protagonisti che quindi spiccano sempre e comunque nella composizione. Una soluzione semplice ma terribilmente efficace.

Il finale di La Divina Congrega Canto II - Nella Selva Oscura è sicuramente intrigante perché se finora la trama era abbastanza lineare, rifacendosi a modo suo al poema dantesco, con il prossimo volume le opportunità di raccontare nuove e divertenti imprese della Congrega sfruttando una sponda metaletteraria praticamente sterminata come quella della nostra letteratura sono infinite.

Gli extra sono firmati da Marco Nucci e si concentrano, accompagnati da studi e bozzetti preparatori, sulla rappresentazione dell'Inferno e dei due mostri Scilla e Cariddi nonché sulla particolare recitazione dei membri della Congrega.

La Divina Congrega Canto I - La Diritta Via: metaletteratura Made in Italy

Dopo aver completato l'ormai celebre viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso, Dante emerge nuovamente dalle profondità del Vesuvio: sono trascorsi due secoli. L'Italia è ora immersa nell'epoca del Rinascimento e Dante porta con sé un oscuro segreto. L'Inferno sta raggiungendo la sua massima capacità e Lucifero si trova di fronte a un'unica alternativa: spalancare i cancelli e invadere il regno dei Vivi.

Tuttavia, il Sommo Poeta ha ugualmente intravisto altri segni presagi di natura più favorevole. Esiste la possibilità di contrastare l'azione di Lucifero, ma per farlo è necessario radunare una Divina Congrega, composta da sette individui che, sotto la sua guida, respingeranno l'assalto proveniente dal Demonio e dalle anime dannate. Dante, quindi, dissemina alcuni indizi affinché gli individui da lui selezionati si dimostrino degni di entrare a far parte della Divina Congrega e lo rintraccino.

Il primo a decifrare l'enigma è Lorenzo De' Medici, il quale incrocia il suo cammino con quello della bella e enigmatica Sylvia, la cui somiglianza con la Venere dipinta da Botticelli è inquietante, e con il turbolento moro Otello.

Quando Lucifero intuisce la trama ordita da Dante, cerca immediatamente di sventare la formazione della Divina Congrega, ma i tre individui vengono prontamente salvati dall'interferenza provvidenziale del singolare Leonardo Da Vinci e dello stesso Dante. Dopo una breve tappa a Firenze, il gruppo si dirige verso Roma con l'obiettivo di cercare di reclutare il sesto componente della Divina Congrega. Tuttavia, di fronte al suo netto rifiuto, la Congrega si dirige verso le paludi di Benevento per recuperare un manuale di magia oscura conosciuto come Il Libro del Comando, il quale, secondo Dante, risulta fondamentale per contrastare l'assalto infernale.

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Perché leggerlo: La Divina Congrega Canto I - La Diritta Via non è né una stucchevolmente riduzione a fumetti de La Divina Commedia né una lettura puramente celebrativa ma al contrario è una lettura dinamica e divertente che coniuga l'eredità letteraria di Dante con spunti marcatamente fantasy ed un piglio metaletterario che sin dalle prime pagine fa convergere ciò che un tempo veniva definito come "letteratura alta" con gli stilemi propri del fumetto e della narrativa fantasy, dando forma a un'interpretazione decisamente nuova e inedita almeno per il mercato italiano.

Mentre in contesti anglosassoni e franco-belgi l'idea di mescolare personaggi storici e letterari all'interno del medium fumetto rappresenta una interessante e raffinata pratica (l'esempio più noto in questo senso è certamente La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore), in Italia tali sperimentazioni sono spesso state accolte con una certa resistenza e sono state prevalentemente associate al genere crime/storico-politico (come evidenziato da opere come Primo di Rizzo e Bonaccorso o la lunga saga di Pietro Battaglia ideata da Roberto Recchioni, in cui è coinvolto anche lo stesso Gualtieri).

Il merito di Marco Nucci e Giulio Antonio Gualtieri è quindi soprattutto quello di aver avuto il coraggio di attingere al ricco immaginario italiano (anche se in modo non sempre diretto, va specificato che Otello, reso celebre dall'omonima tragedia di William Shakespeare, ha origini nelle novelle della raccolta Ecatommiti di Giambattista Giraldi Cinzio). I due autori, con abilità, hanno calato i personaggi scelti in un contesto spiccatamente fantasy sia per la trama, l'apocalittica invasione dei dannati che, privata dei riferimenti religiosi, si fa classico nel genere fantasy, sia in termini di plot. Il ruolo "magico" di Dante, la formazione della Divina Congrega e le dinamiche tra i vari personaggi seguono poi le convenzioni tipiche delle avventure fantasy e delle strutture dei giochi di ruolo.

Tuttavia, l'approccio degli autori non si limita a una semplice sovrapposizione dei ruoli né cerca una qualche forma di trans o crossmedialità. Piuttosto ci si concentra sul narrare una trama solida, intrisa di azione, umorismo e arricchita da riferimenti più o meno sofisticati ai personaggi che la popolano. Sebbene narrativamente La Divina Congrega Canto I – La Diritta Via dovrebbe essere una lettura plot driven, è inevitabile notare come a partire dalla metà del volume in poi sia l’interazione fra i personaggi ad esserne il fulcro.

Se Dante ricalca un po' la figura di Gandalf, un avventuroso e un po' malinconico Lorenzo De' Medici (dai tratti caravaggeschi) gli fa da contraltare. Sylvia rappresenta un'incarnazione letale di Dorian Gray, fungendo da compagna ideale per un tormentato e "barbarico" Otello, mentre Leonardo Da Vinci è un po’ alchimista, un po’ inventore funge anche da comic relief come nella più classica tradizione bonelliana.

È affascinante osservare, dal punto di vista stilistico, il meticoloso equilibrio dei diversi registri linguistici. Le citazioni tratte da La Divina Commedia riempiono le suggestive didascalie del prologo; nel proseguire della lettura, emerge un tono più informale e contemporaneo che si interseca con espressioni più elevate, potenziando così l'immersività dell'esperienza di lettura, senza però renderla ostica ma più "storicamente accurata". È rilevante notare come il linguaggio, o meglio l'uso delle parole, costituisca altresì uno strumento narrativo all'interno del fumetto, come Dante stesso spiegherà in modo eloquente quando descriverà alla Congrega il modo in cui si è smarrito nella selva oscura.

Dal punto di vista grafico, La Divina Congrega Canto I – La Diritta Via è realizzato da Giorgio Spalletta e Matteo Spirito, i quali si dividono il lavoro in modo intrigante ed efficace. È Spalletta a sobbarcarsi il grosso del lavoro. Il suo stile è sicuro e dinamico, caratterizzato da linee agili e nitide. La sua arte è incisiva, con tratti spezzati e una marcata stilizzazione, il che consente di creare sequenze d'azione coinvolgenti senza trascurare l'aspetto espressivo dei personaggi. In questo contesto, il disegnatore usa in maniera versatile la china e i neri che passano da essere ampi e profondi a sottili ed incisivi, un approccio interessante che manca solo di un pizzico di equilibrio in più.

Dal punto di vista della costruzione della tavola invece, emerge la presenza dell'ormai riconoscibile "gabbia bonelliana" lungo tutto il corso del volume, esercitando un'incidenza su Spalletta, che tuttavia riesce a piegare questa convenzione a suo piacimento, per esempio, con doppie vignette orizzontali o con immagini a tutta pagina che fungono da cornice all'interno delle quali trovano spazio i riquadri. Vi sono persino un paio di suggestive doppie splash page, con particolare menzione per quella affascinante che ritrae il laboratorio di Leonardo.

Il lavoro di Spalletta è integrato da quello di Matteo Spirito, il quale ha il compito di raffigurare l'Inferno e i demoni con il suo tratto più espressionista. I demoni, ispirati dall'iconografia dantesca classica, assumono sembianze grottesche e spaventose, trasformandosi anche in diavoli furiosi e insaziabili. Questo contrasto di stili, tanto singolare quanto efficace, conferisce al volume un'atmosfera estremamente particolare. Inoltre, Spirito realizza anche la copertina del volume, adottando uno stile pittorico e fortemente illustrativo. Si ispira, per composizione e disposizione degli elementi, a certe copertine dei manuali dei giochi di ruolo, ma attinge anche da una certa tipologia di manifesti cinematografici.

La presenza di due disegnatori spinge il colorista Francesco Segala a concepire diverse strategie per conferire profondità al volume. La prima consiste nell'accentuare i toni di rosso e verde e le loro sfumature, che diventano effettivamente gli elementi cromatici trainanti del fumetto. Inoltre, Segala si impegna a replicare gli effetti della luce naturale: la luna, ad esempio, e persino la luce solare filtrante dalle finestre del palazzo di Lorenzo De' Medici. Questo tentativo si dimostra impegnativo, date le particolari circostanze storiche in cui si svolge la narrazione, che offre scarse fonti di luce artificiale per creare effetti suggestivi. Tuttavia, il colorista non esita a conferire un tocco etereo all'opera, sfruttando appieno la presenza di entità sovrannaturali, ad esempio, o adottando soluzioni ad alto impatto, come sfondi monocromatici che valorizzano le figure, soprattutto nelle scene di azione.

La sezione degli extra è particolarmente interessante, poiché Marco Nucci e Giulio Antonio Gualtieri condividono i retroscena sulla creazione di alcune tavole, scelte stilistiche e l'introduzione di due personaggi chiave: Circe e Otello.

Commento

Voto di Cpop

75
La Divina Congrega Canto V - Il Mistero del Boccaccio mostra il buon stato di salute della serie. I giochi metaletterari nelle mani dei due autori infatti sono forieri di trovate che non mancheranno di intrattenere anche i lettori più veraci. Fra Boccaccio e Edgar Allan Poe questo arco narrativo mostra tutto il potenziale della serie a cui forse manca soltanto un po' di trama orizzontale per rendere i personaggi davvero tridimensionali e interessanti oltre il loro retaggio storico.

Pro

  • la fusione fra atmosfere gotiche e metaletterarie è la marcia in più della serie
  • ottima amalgama grafica

Contro

  • manca un po' di trama orizzontale
  • i contenuti extra nei volumi purtroppo stanno diminuendo
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