Gal Gadot non tornerà in Wonder Woman 2 se Brett Ratner produrrà il film

Autore: Silvia Artana ,

Dopo essere diventata un simbolo dell'emancipazione e del potere femminile sul grande schermo, Gal Gadot sembra intenzionata ad assumere lo stesso ruolo nel mondo reale.

Stando a ciò che ha rivelato una fonte anonima a Page Six, l'attrice israeliana sarebbe pronta a non tornare in Wonder Woman 2, se Brett Ratner produrrà il film. L'alter ego di Diana Prince non vuole che il blockbuster sulla Principessa delle Amazzoni porti alcun tipo di beneficio al regista e produttore, accusato di essere un predatore sessuale.

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La società dell'uomo, RatPac-Dune Entertainment, ha contribuito a realizzare la pellicola diretta da Patty Jenkins, secondo quanto previsto dall'accordo di cofinanziamento sottoscritto con Warner Bros. E in base al contratto, percepirà una quota significativa degli oltre 400 milioni di dollari incassati dal film. Ma Gal è intenzionata a impedire che accada per il sequel:

Brett Ratner ha fatto un sacco di soldi con il successo di Wonder Woman, grazie all'accordo di coproduzione. Gal Gadot sta dicendo che non firmerà per il secondo capitolo della saga, a meno che Warner Bros. non rilevi la quota di Ratner e si liberi di lui.

La "gola profonda" ha aggiunto che l'attrice non ha paura di prendere posizione e ha una visione molto lucida della situazione:

È una dura e ha solidi principi. Sa che il modo migliore per colpire le persone come Ratner è nel portafoglio. E sa anche che Warner Bros. non può fare a meno di schierarsi dalla sua parte. Non possono realizzare un film sul potere femminile insieme a un uomo accusato di avere una condotta inappropriata nei confronti delle donne.

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Contattato da Page Six, un portavoce di Warner Bros. ha definito l'indiscrezione "falsa". Ma come riportava a inizio novembre The Wrap, la major sta "rivedendo" i termini dell'accordo con Brett Ratner, dopo avere preso le distanze dall'uomo non appena sono emerse le accuse di molestie.

Dunque, non è escluso che possa fare a RatPac Dune Entertainment una proposta a senso unico. Ovvero, liquidare il "socio tossico" per conservare l'accordo di cofinanziamento e tutti i suoi (enormi) benefici economici.

Di sicuro, Gal Gadot non sembra intenzionata a trattare, né a fare un passo indietro.

Non più tardi di un paio di settimane fa, l'attrice ha disdetto la sua partecipazione a un evento organizzato dal Jewish National Fund, durante il quale avrebbe dovuto consegnare un premio a Brett Ratner. Come scrive Variety, la motivazione ufficiale è stata un "conflitto di programmazione" con il press tour di Justice League in Cina. Ma a nessuno è sfuggito che il problema si è verificato subito dopo la valanga di accuse piovute sul regista e produttore.

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Inoltre, quasi in contemporanea, Gal ha pubblicato sul proprio account Instagram un post che non lascia spazio a dubbi sul fatto che sia fermamente schierata dalla parte delle donne e contro i predatori sessuali:

Il bullismo e la violenza sessuale sono inaccettabili. Io sto con tutte le donne coraggiose che hanno affrontato le loro paure e hanno denunciato. Lottiamo insieme. Restiamo tutti uniti in quest'epoca di cambiamento.

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A fronte di una simile dichiarazione, un compromesso o una retromarcia dell'attrice israeliana sembra ancora meno plausibile, dopo che Ellen Page ha dichiarato che Brett Ratner l'ha molestata per il suo orientamento sessuale.

Le accuse di Ellen Page a Brett Ratner

L'interprete di Juno ha accusato il regista e produttore di avere avuto nei suoi confronti un comportamento omofobico umiliante e violento.

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L'attrice ha raccontato l'episodio in un lungo post su Facebook:

'Dovresti s*******, per farle capire che è gay'. [Brett Ratner, n.d.r.] ha detto questo di me durante un 'meet & greet' tra il cast e la troupe prima dell'inizio delle riprese di X-Men: Conflitto Finale. Avevo 18 anni. Ha guardato una ragazza che mi stava di fianco, di 10 anni più vecchia, e indicando me ha detto: 'Dovresti s*******, per farle capire che è gay'. Lui era il regista del film.

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Ellen ha raccontato che per lei è stata una vera e propria aggressione sessuale:

Ero una giovane donna e non avevo ancora fatto coming out. Sapevo di essere gay ma non lo sapevo, per così dire. Quando [Brett Ratner ha detto quelle parole, n.d.r.], mi sono sentita violata. Mi sono guardata la punta dei piedi e non ho detto una parola, mentre anche gli altri stavano zitti. Quell'uomo, che mi aveva fatto il provino e mi aveva scelta, ha dato il via alle riprese riprese durante una riunione con questa terrificante dichiarazione alla quale nessuno ha osato replicare. Ha fatto coming out per me, senza alcun riguardo per come potessi sentirmi io. Il suo è stato un comportamento palesemente omofobico. Sul set, l'ho visto trattare le donne come oggetti. Lo ricordo mentre guardava su un monitor una donna che camminava e commentava la sua 'f*** sventolante'.

Nello stesso post, l'attrice ha raccontato di essere stata vittima di altri molestatori

Quando avevo 16 anni, un regista mi ha portata a cena (un obbligo professionale tra i più comuni). Mi ha palpeggiato una gamba sotto al tavolo e mi ha detto: 'Devi farti avanti tu, io non posso'. Io non l'ho fatto e sono stata fortunata a uscire indenne da quella situazione. È stato allora che ho realizzato dolorosamente che a lavoro la mia sicurezza non era garantita. Un uomo adulto e autorevole, per il quale lavoravo, voleva approfittarsi di me fisicamente. Mesi dopo, sono stata aggredita da un macchinista. Un regista mi ha chiesto di fare sesso con un uomo di 30 anni e poi di raccontare a entrambi cosa avevo provato. Non l'ho fatto. Questo è quello che mi è accaduto quando avevo 16 anni ed ero una teenager nel mondo del cinema.

Ellen ha rivolto un pensiero ai giovani colleghi che non sono riusciti a evitare il peggio e ha puntato il dito contro il sistema:

Guardate cosa è successo agli attori ragazzini che hanno rivelato di essere stati abusati sessualmente a Hollywood. Molti di loro non ci sono più. Alcuni sono stati uccisi dalla droga e dall'alcool. Altri si sono suicidati. E i loro carnefici? Continuano a lavorare. Protetti. Anche ora mentre scrivo queste parole. Sapete chi sono. Probabilmente, ne avete parlato dietro a una porta chiusa, come succedeva con Weinstein. Se io, che tutto sommato sono una persona con dei privilegi, sono riluttante a fare dei nomi e correrei un rischio se li facessi, cosa può fare chi conta poco o nulla?

L'attrice ha anche detto di essere pentita di avere collaborato con Woody Allen, per la reputazione poco limpida del regista:

Ho lavorato in un suo film ed è il più grande rimpianto della mia carriera. Mi vergogno di averlo fatto. Non sapevo ancora fare valere le mie opinioni e non ero chi sono oggi. Mi sentivo sotto pressione, perché 'naturalmente devi dire di sì a Woody Allen'. Tuttavia, alla fine sono io che scelgo quali film fare. Ho detto di sì e ho preso la decisione sbagliata. Ho fatto un terribile errore.

Ellen ha concluso il suo lungo sfogo su Facebook dicendo di essere grata a tutti coloro che hanno trovato il coraggio di parlare e di denunciare, perché il loro è un esempio rivoluzionario e ciò che cambierà il mondo. Del cinema e non solo.

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