Dopo una 70esima edizione ricca di stelle e eventi imperdibili, che ha ricordato i grandi del cinema e accolto quanti si sono fatti le ossa nel Festival elvetico per eccellenza, un'altra annata di cinema si chiuderà stasera 12 agosto 2017 in Piazza Grande. Chi vincerà il Pardo d'Oro? Chi riceverà l'ambito premio dalle mani del presidente di giuria Olivier Assayas e chi sarà il beniamino di Piazza Grande, che con i suoi 6mila spettatori di media a serata?
In attesa di scoprirlo, vi segnalo i 5 film visti qui a Locarno che mi sono piaciuti di più. Tra concorso, retrospettive e sezioni speciali, queste sono le 5 pellicole che ho più amato e che, con un po' di fortuna, presto approderanno anche nei cinema italiani.
Gemini
La giovane assistente e amica di un'attrice in ascesa a Hollywood spende la sua vita a fianco di questa figura controversa per le sue frequentazioni lesbo e per la sua attività professionale. Proprio in vista di un nuovo scandalo amoroso, la graziosa e fidata assistente si troverà alle prese con un crimine efferato. L'unica certezza è che tutti gli indizi puntano a lei, che si vedrà costretta a sfuggire alla polizia e a cercare da sé il colpevole, nel mondo insidioso dello showbiz.

Questo seducente noir losangelino ha già fatto parlare di sé nella comunità cinefila e con tutte le ragioni del caso: con le sue luci raffinate, le sue musiche rarefatte e soprattutto la sua storia ambientata tra le pieghe dello stardom californiano, si candida ad essere il miglior erede del celebre capolavoro di David Lynch Mulholland Drive. Di fatto è quasi l'aggiornamento di quella pellicola, riadattata in chiave millennials e con una sensibilità così simile a quello di Olivier Assayas che non è da escludere che il presidente di giuria se la ricordi bene, al momento di assegnare i pardi.
Edaha No Koto
Quando il cinema è verità e autobiografia strettissima. Ryutaro Ninomiya è il nome del protagonista di questo spaccato verissimo di vita giapponese vissuta e quotidiana, ma anche del regista e sceneggiatore al suo secondo film. Sembra quasi neorealismo e potrebbe all'inizio parere tedioso seguire la vita di un 27enne meccanico giapponese, scapolo, di poche parole e solitario. Quando però ci siamo addentrati nella sua vita fino a comprenderne l'animo, allora viene fuori tutta la forza biografica di questa storia di ordinario dolore e senso di colpa.

Avido lettore e scrittore mancato, rispettoso degli anziani e con un controverso rapporto con il gentil sesso, profondo nei pensieri ma talvolta crudele nelle azioni, quando Ryutaro dovrà fronteggiare l'imminente morte della donna che gli ha fatto da madre, il suo dolore sarà anche il nostro. Un piccolo, grande film, non esente da veri colpi di maestria, anche se non si mette mai in mostra. La storia di questo film è tanto forte quanto vera, perché è lo stesso regista a mettere in scena la sua vita e a coinvolgere i suoi familiari ed amici nel farlo, il tutto in maniera così riuscita che sembrano tutti attori professionisti.
Nothingwood
Potrebbe sembrare una mossa di ripiego quella di proporre un film passato quest'anno a Cannes come proiezione fuori concorso, ma la folla presente ad entrambi gli appuntamenti dedicati a questo bizzarro reportage testimoniano quanto fosse atteso dai cinefili. Di fatto uno dei film più amati a Cannes 2017, il documentario di Sonia Kronlund racconta vita, filmografia e gesta quotidiane di Salim Shaheen, regista e attore re di Nothingwood. Con questo nome esplicativo il regista di oltre 110 pellicole più che amatoriali racconta il desolante paesaggio del cinema afghano, creato a partire dal nulla da un manipolo di mestieranti e da Shaheen stesso.

Il documentario racconta come questo uomo vanesio ma generoso, contraddittorio ma animato dal sacro fuoco dell'Arte sia diventato il punto di riferimento di un'intera nazione in fatto di cinema, girando sotto le bombe, sfidando il comune pudore, finendo per diventare l'eroe persino dei talebani che ne contrabbandavano i film, nonostante combattessero per una nazione in cui il cinema sarebbe stato messo al bando. Una storia bizzarra, intensa e dannatamente divertente: una rarità tra i reportage dall'Afghanistan e una pellicola da recuperare ad ogni costo.
Beach Rats
Anche il film di Eliza Hittman in concorso nella sezione Cineasti del Presente era davvero attesissimo dai cinefili, con due proiezioni che hanno registrato il tutto esaurito e la presenza dell'ottimo interprete protagonista Harris Dickinson. Già salutata come una delle pellicole migliori del filone queer in un'annata ricchissima di proposte LGBT, Beach Rats è uno straordinario coming of age in cui si respira l'aria di Brooklyn e la cupa disperazione della gioventù della classi sociali meno agiate, tra furtarelli, droghe e fuochi d'artificio a Coney Island.

Non fa niente di nuovo, certo, ma fa tutto benissimo: sceneggiatura e regia sono solidissime e in grado di veicolare in maniera emozionale e potente i sentimenti di un giovane alla ricerca di sé stesso e della sua identità. Il resto lo fanno gli occhi azzurri inquieti di Dickinson, il volto perfetto per il ruolo. Beach Rats è il degno erede di Moonlight e per essere un esordio assoluto, forse gli è addirittura superiore.
Madame Hyde
Cosa è rimasto ancora da dire sulla bravura di Isabelle Huppert, una delle attrici viventi più talentuose, la migliore in campo francese, una delle migliori di sempre? Sembrerebbe nulla e invece poi la vedi alle prese con un ruolo che è tutto il contrario del suo personaggio tipo. In Madame Hyde interpreta per gran parte del film una timida e debole professoressa di fisica, bullizzata dai suoi stessi alunni e dal preside, manovrata a suon di lusinghe dal marito.
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Adattamento molto libero, non perfetto ma decisamente interessante di Dottor Jekyll e Mr Hyde, Madame Hyde è un film che conferma quanto il cinema francese sappia diventare potente e rilevante quando parla di uno dei temi che gli stanno più a cuore: l'educazione e la vita scolastica dei giovani. Il resto lo fa Isabelle Huppert, davvero impareggiabile, ma anche Romain Duris come preside vanesio non sfigura. Il finale poi è un fulmine a ciel sereno che fa perdonare tante piccole imperfezioni precedenti.
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