Judge Dredd: la legge sono io

Judge Dredd: da fumetto allegorico dell'Inghilterra violenta degli anni '70 a simbolo del fumetto fantascientifico contemporaneo

Autore: Manuel Enrico ,

Come affrontare la dilagante criminalità, se nemmeno le regolari forze di polizia possono tenere testa ai criminali? Probabilmente riformare interamente il sistema giudiziario, dando vita a una nuova generazione di tutori della legge, che incarnino ogni aspetto della giustizia, divenendo dei veri e propri giudici. Da questo principio ha preso vita uno dei personaggi più iconici del fumetto britannico, capace di portare la sua personale crociata contro il crimine oltre le coste inglese e diventando uno dei personaggi più noti del panorama fumettistico mondiale: Judge Dredd.

Per quanto gran parte della fama di Dredd presso il grande pubblico sia nata dopo che il roccioso Giudice è arrivato sul grande schermo col il volto di Sylvester Stallone, le origini fumettistiche di Joseph Dredd nascono su un piano assai differente rispetto alle visioni luminose che al cinema hanno caratterizzato la Mega-City One di Danny Cannon nel 1995. Incarnazione ipertrofica del motto latino dura lex, sed lex, la vita di Dredd consacrata alla Legge è considerabile come uno dei migliori esempi di allegorica critica sociale nel mondo dei comics.

La nascita di Dredd

Mentre negli anni ’70 in America i due colossi del fumetto supereroico stavano scoprendo come raccontare la società contemporanea rimanendo dei vincoli imposti dal Comics Code Authority, in terra d’Albione l’ambiente creativo era più libero, consentendo di dare vita a personaggi e storie che potessero ritrarre in maniera più dissacrante e sarcastica la contemporaneità. Quello che altrove era riservato alla produzione underground, in Inghilterra riusciva a trovare spazio in riviste e pubblicazioni più visibili, grazie a case editrici come la IPC Publishing.

Fu proprio questa casa editrice, nel 1975, a decidere di dare vita a una rivista di comics settimanale di stampo fantascientifico. La passione per la sci-fi era fortemente radicata presso il pubblico inglese, che a partire dagli anni ’60 aveva assistito al fiorire di una florida produzione seriale in tal senso, grazie a titoli come Thunderbirds, UFO o Spazio 1999, che avevano contribuito a rendere il futuro un elemento sempre più presente nell’immaginario collettivo. Cavalcando questo rinato interesse per il genere, la IPC Publlishing incaricò l’editro Patt Mills di dare vita a una testata che si facesse interprete di questa voglia di fantascienza a fumetti.

Mills si rivolse subito a John Wagner, autore con cui aveva collaborato in passato, noto all’epoca per avere creato One-Eyed Jack, comics poliziesco influenzato dal Dirty Harry di Clint Eastwood. In questo fumetto, Wagner aveva cominciato a trattare la figura di un poliziotto incline a trascendere i limiti della legge come risposta a una criminalità inarrestabile, tanto che in anni seguenti Wagner vide proprio nel suo Jack McBane un proto-Dredd. Quando Pat stava mettendo assieme 2000 AD, capimmo dal successo di One-Eyed Jack che quello era il tipo di storia che dovevamo avere nelle testata, un poliziotto duro e spietato.

Ad arricchire le origini di Dredd fu anche un personaggio creato da Mills, Judge Dread, più vicino all’horror che non alla fantascienza, forse per questo mai concretizzatosi con una pubblicazione. Tuttavia, il nome venne foneticamente recuperato su consiglio dell’editor Kelvin Gosnell, che consigliò di preservare l’associazione fonetica del termine (in inglese dread significa paura), vedendolo come un ulteriore tratto della personalità del nascente Judge Dredd. Definita la connotazione narrativa, per creare il look di Dredd venne coinvolto l’artista spagnolo Carlos Ezquerra.

Partendo dall’idea di mostrare una società futura fortemente violenta, Ezquerra si lasciò influenzare dal ritratto di un domani iperviolento come quello presentato nel film Anno 2000 – La Corsa della morte (Death Race 2000), mutuando dal protagonista Frankenstein il look a base di attilati indumenti in pelle, cui aggiunse catene e altri simboli. Il concept iniziale di Wagner era legato a una visione di un futuro più vicino alla contemporaneità, ma Ezquerra diede al mondo di Dredd un tratto estremamente futuristico, tanto che Mills fu costretto a rimaneggiare pesantemente la trama di Wagner per adattarla a una città dantesca in cui svettavano immensi grattacieli e un look tecnologico estremamente sperimentale.

Prima di arrivare alla sua prima pubblicazione, Judge Dredd fu oggetto di diverse modifiche in itinere, soprattutto per via di continui contrasti all’interno del team creativo. Wagner si sentiva sempre meno padrone del personaggio, arrivando persino ad abbandonarlo e lasciando in mano a Mills il duro compito di arrivare una possibile pubblicazione. Pur di non perdere quello che sembrava una figura promettente, Mills non esitò a risolversi a diversi artisti freelance, pur di realizzare le tavole delle short story di Judge Dredd destinate alla nascente 2000 AD, il cui esordio era fissato per il febbraio 1977.

Dopo un primo esordio realizzato da artisti coinvolti in corsa, la saga di Judge Dredd venne ripresa da Wagner, che iniziò a lavorare in modo continuo su Dredd a partire dal suo primo arco narrativo di un certo spesso, Robot Wars. Nonostante le origini turbolente, Judge Dredd stava iniziando a diventare uno dei personaggi più riconoscibili del mondo dei comics.

Judge Dredd: il giudice per eccellenza

Joseph Dredd, meglio noto come Judge Dredd, è il più temuto dei Giudici di Strada. Corpo di polizia che assume in sé tutto lo spettro delle sfumature della giustizia, dalla legislazione all’esecuzione ultima della stessa, I Giudici di Strada sono stati creati per portare la Legge in un mondo in cui la criminalità è apparentemente inarrestabili. Dalle ceneri della Terza Guerra Mondiale, l’umanità è risorta per vivere all’interno di immense megalopoli, enclavi umane che si contrappongono ai devastanti deserti scaturiti dal conflitto nucleare.  

I Giudici di Strada pattugliano le metropoli a bordo delle loro Lawmaster, potenti moto dotate di armamenti devastanti e di intelligenze artificiali che interagiscono con i Giudici. La vera armata di questi poliziotti futuristici, tuttavia, è il Legislatore, pistola dotata di munizionamento variabile e programmate per funzionare solamente se impugnata da un Giudice.

Con questi due strumenti, Judge Dredd è divenuto noto all’interno del mondo del fumetto. Pur essendo iconici del personaggio, Lawmaster e Legislatore sono solo due elementi del mito di un personaggio ben più complesso, che grazie a una ricca alternanza di autori ha saputo interpretare in modo diverso il proprio ruolo di personaggio di critica sociale. Nella sua prima fase editoriale, dove era soggetto di brevi storie di poche pagine, l’accento sulla caratura di Dredd era posto sulla costruzione di una narrativa in cui emergeva una violenza marcata, spesso caricaturale e grottesca, che fosse una velata critica a una società vista come iniqua, in cui il ruolo del Giudice di Strada diventava allegoria di forze di polizia spesso violente.

Motivo per cui una delle leggi non scritte del personaggio era la decisione di non mostrare il volto di Dredd. Nonostante col tempo sia stato costruito un passato per il personaggio, divenuto centrale nella sua evoluzione da fumetto episodico a narrazione più strutturata, non si è mai voluta mostrare la faccia di Judge Dredd, proprio per preservare una dinamica di anonimato visivo che lo rendesse identificabile con la gran massa della popolazione, come se potesse essere qualsiasi poliziotto del pianeta. Questa regola era stata imposta da Wagner stesso, che aveva ben chiaro come questo tratto distintivo del personaggio avrebbe giovato alla sua trasversalità

È la sublimazione dell’idea della giustizia anonima, perché la giustizia non ha anima. Non è quindi necessario per i lettori vedere la faccia di Dredd, non voglio che la vedano. Motivo per cui non vediamo mai direttamente Dredd levarsi il casco, ma nelle rare occasioni in cui viene mostrato questo evento, è sempre ritratto di spalle.

L’unica parte del volto di Judge Dredd che vediamo nei fumetti è la zona della bocca, utilizzata dai diversi disegnatori del personaggio come unico elemento emotivo del personaggio, tanto che è divenuta iconica la sua espressione di sprezzante forza con cui è solitamente ritratto.

Sfruttando questa particolarità e giocando sul fatto che le prime storie di Dredd fossero stampate in bianco e nero, Ezquerra inizialmente lo aveva ritratto con caratteristiche somatiche ambigue, come labbra voluminose, per dare una precisa connotazione razziale al personaggio, dettaglio che non è mai stato chiarito sulle origini del personaggio, tanto che alcuni autori come Mike Mahon lo ritrassero idealizzandolo come un uomo di colore.

Al netto di queste considerazioni, è da notare come, nonostante in principio il mondo attorno a Dredd non fosse stato particolarmente definito, si fosse comunque messo immediatamente il personaggio al centro di una società stridente che vedeva proprio in questo suo figlio prediletto la propria anima.

Creato geneticamente dal materiale organico del Giudice Capo Fargo, colui che aveva creato il Sistema dei Giudici, Joseph Dredd fu secondo al suo corso in accademia, esperto giurista, ottimo pilota, tiratore scelto e eccellente lottatore corpo a corpo. Il suo percorso di vita è atipico, clone genetico assieme al fratello Rico della massima autorità del corpo dei Giudici, che lo pone a vivere una rapporto quasi esclusivo col fratello di provetta, almeno sino a quando è costretto a giudicare Rico, che sceglie invece di avviare una propria missione di contrasto al Sistema dei Giudici.

Affrontato questo suo difficile momento, Dredd consacra la sua vita esclusivamente alla Legge. Dredd è al contempo risultato e simbolo per eccellenza di una società autoritaria, ma spesso lo vediamo affrontare delle scelte che, anche se paiono eccessive e senza alcuna remora morale, hanno una loro valenza all’interno del credo personale di Dredd e alla sua formazione.

Il mondo di Judge Dredd

Come detto, le prime storie erano principalmente focalizzate su una blanda critica al sistema, considerato che il personaggio era rivolto a un pubblico principalmente tardo-adolescenziale. Di conseguenza, anche il mondo di Dredd è delineato sommariamente, e le avventure del giudice sembrano piatte e ripetitive, con pochissimi spunti di approfondimento su personaggio e società.

Lo stesso Dredd viene disegnato in un modo che oggi difficilmente assoceremmo al suo mito: magrolino, quasi invisibile sotto la pesante divisa. L’intento caricaturale di Judge Dred si fonda su questa particolare caratterizzazione del personaggio, una visione quasi satirica del tutore dell’ordine, visto che la sua fama pare nascere non tanto dal suo ruolo o dalla sua fisicità (come avverrà in seguito) ma dal numero di morti che semina.
 Per avere una più marcata componente di critica sociale, è necessario attendere l’arrivo di un pool di autori che avrebbero sia dato a Judge Dredd la sua matrice critica oggi apprezzata, sia maturato proprio su questo personaggio una visione autoriale poi divenuta essenziale nella propria opera.

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America. Judge Dredd

America. Judge Dredd

America. Judge Dredd collection

In primis, fu Alan Grant a dare alle avventure di Dredd un tono più adulto e calato nella contemporaneità, sviluppando i temi che avrebbero reso il personaggio un’icona. Sotto la sua gestione, i giudici assumono atteggiamenti oltremodo violenti che travalicano il limite della satira per divenire specchio di una violenza palpabile e urticante, nelle trame si inseriscono elementi di critica allo stato autoritario e allo strapotere dato alle forze dell’ordine, tutto condito da una vena di irrivenrente humor che serve a ricordare che Dredd è soprattutto parodia di un certo stereotipo di poliziotto.

È in questa fase che le piccole concessioni ad una critica sociale tipiche delle prime storie del personaggio trovano maggior struttura, considerato come Grant libera Dredd di ogni freno, mostrando un’evidente deriva di iperviolenza, incarnazione di una società repressiva e dittatoriale, in cui la legge diventa uno strumento di dominio e controllo, mai di tutela.

 Aspetti che vennero in seguito ulteriormente valorizzati da autori come Grant Morrison e Garth Ennis, che diedero ulteriore spessore all’ambientazione in cui si muove Judge Dredd. Emblematica in tal senso America, storia di John Wagner, in cui una giovane migrante si avvicina a una fazione di ribelli che intendono riportare la società in un’ottica più democratica, attaccando al cuore il sistema, vedendo nei Giudici la sublimazione di tutti i mali. L’intero ciclo viene narrato dal punto di vista della giovane, con i suoi occhi vediamo come i Giudici, Dredd compreso, siano il braccio armato di una feroce dittatura, fino alla scena culmine di America: Dredd giustizia la ragazza ai piedi della Statua della Libertà. Il messaggio è chiaro: ecco chi ha il controllo della società. La libertà è impotente.

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Batman Judge Dredd (Vol. 1)

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Questa particolare caratura del personaggio viene a maturare soprattutto a partire dai primi anni ’80, quando Judge Dredd valica i confini inglesi per arrivare anche nel mercato americano. Sono gli anni in cui le metropoli statunitensi sono scosse da continui episodi di violenza urbana, dove le ferite dei conflitti recenti inaspriscono un tessuto sociale attraversato da profonde spaccature, per alcuni versi insanabili. Se le due major del fumetto supereroico cercano di affrontare questi temi all’interno di un’autoregolamentazione che impone loro dei ristretti margini di manovra, pur consentendo di ritrarre spaccati autentici di umanità come in Daredevil, una narrativa più acida e irriverente come quella di 2000 AD non ha certo queste limitazioni.

Sotto questo aspetto, l’ambientazione di Judge Dredd è sicuramente uno dei punti di forza del personaggio che fa maggior presa sui lettori americani. Sviluppata sul piano narrativo tardivamente rispetto alla centralità della figura di Dredd, Mega-City One è una megalopoli futura sorta sulle rovine di New York, devastata dalle guerre nucleari. Wagner e Ezquierra le diedero l’aspetto iniziale di un gigantesco agglomerato urbano, una massa di grattacieli in cui la popolazione veniva ammassata senza ritegno, spesso creando all’interno degli stessi edifici delle enclavi isolate, dove ogni palazzo (o block, per usare un termine inglese) doveva risultare completamente autosufficiente. La situazione di queste città in scatola divenne insostenibile, venne presto a mancare l’ordine e fu necessario istituire una forza di polizia che potesse amministrare la giustizia in modo rapido e definitivo, i Giudici.

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Guerra totale. Judge Dredd

Guerra totale. Judge Dredd

Guerra totale. Judge Dredd

Questa impostazione cittadina è figlia di una situazione post-bellica in Inghilterra, in cui un’improvvisa accelerazione dell’urbanistica portò alla costruzione di immensi palazzoni grigi, costruiti anche con materiali scadenti, e in cui spesso vivevano le fasce meno abbienti della popolazione, creando delle vere e proprie città nelle città, con un impressionante sovraffollamento.

Negli anni 70-80 fu proprio da questi centri che si originò una forte ondata di crimini. Questi elementi fecero presa sulla mente dei due autori, che la resero il punto di partenza per una critica sociale feroce da inserire in Judge Dredd. Nel passaggio al mercato americano, questa radice cultura di Mega-City One trovò una certa analogia nelle zone popolose delle grandi metropoli statunitensi, nei quartieri periferici dove l’allegoria di Dredd trovava maggior attinenza, soprattutto per le zone con alto tasso di popolazione immigrata, che vedeva in questo Giudice draconico e spietato un’eco di certe percezioni delle forze dell’ordine reali.

Judge Dredd al cinema

Un personaggio come Dredd non poteva certo esimersi dall’arrivare sul grande schermo. Considerata la caratura del granitico Giudice, tuttavia, è comprensibile come una simile componente di critica sociale necessiti di una chiara comprensione della natura del personaggio. Aspetto tutt’altro che scontato, soprattutto se si punta a una visione del personaggio mutilata di queste sue componenti allegoriche, per mirare solamente alla spettacolarizzazione dei tratti specifici del personaggio.

Dredd - La legge sono io (1995)

30/06/1995 (en)
Fantascienza,

A Mega City Four il crimine è tenuto a bada dai Giudici, che sono contemporaneamente poliziotti, giudici ed esecutori. Il più spietato e freddo è Dredd, muso da...


 

Motivo per cui quando nel 1995 Dredd arrivò sugli schermi interpretato da Sylvester Stallone, in molti videro in questo sfarzoso film tutto effetti speciali e azione un’interpretazione tutt’altro che convincente del Giudice. Film piagato anche da una collocazione infelice, a cavallo tra due diverse concezioni dell’action movie e nell’era sperimentale dei cinecomics, che puntava su uno degli eroi dei film d’azione del decennio precedente, Sylvester Stallone, che era oramai evidentemente oltre il suo ruolo.

Un aspetto che lo stesso Sly ammise tempo dopo, confessando come Dredd- La Legge sono io fosse un film sbagliato sotto diversi aspetti:

Da quello che ricordo, l’intero progetto fu un incubo sin dall’inizio. La filosofia dietro al film non era stabilita, intendo ‘sarò un film davvero drammatico o con una concezione da fumetto’ come lo altri film di fantascienza di successo. Quindi un sacco di elementi non risultavano legati. Alcuni dei lavori in fase di design erano fantastici e i set erano incredibilmente reali, anche stando a poca distanza, ma non c’era comunicazione.

Opinione condivisa anche dal creatore del personaggio, John Wagner, che non ha mai fatto mistero di vedere Dredd – La Legge sono io  come un totale fallimento, non vedendo nulla in questa trasposizione della sua opera. Anche se va ammesso che Stallone sembrava particolarmente cponvito di esser un Giudice, arrivando a interpretare una scena particolarmente intensa in cui, durante il processo a Dredd, la sua proclamazione di essere le Legge rivela il fanatismo del personaggio in modo convincente.

Critica la scelta di mostrare Dredd senza il casco, un errore da molti ritenuto la pietra tombale del film, considerata la scarsa performance attoriale di Stallone in questa fase della pellicola, che ha snaturato eccessivamente il personaggio senza fornire un supporto attoriale sufficientemente solido per andare oltre questo limite.  

Certo le divise dei giudici, modellate su un bozzetto di Versace, sembrano più tute da sadomaso che pratiche tute da combattimento per un Giudice, ma la colonna sonora di Alan Silvestri ha contribuito a rendere un film tutt’altro che perfetto uno dei grandi guilty pleasure del periodo

Dredd - Il giudice dell'apocalisse (2012)

07/09/2012 (en)
Azione, Fantascienza,

America del futuro, la metropoli Mega City è invasa dal caos e dalla criminalità. Le forze dell’ordine, i Giudici, possiedono 3 poteri: arrestare, giudicare e g...

Sicuramente più in linea con il personaggio il secondo tentativo di portare Dredd al cinema, concretizzatosi nel 2012 con Dredd – Il Giudice dell’Apocalisse, dove il testimone passa da Stallone a Karl Urban. Contrariamente al film di Danny Cannon, l’interpretazione di Pete Travis e Alex Garland non cerca di condensare tutto il lungo excursus narrativo di Dredd in un film, ma preferisce mostrare la natura concreta del personaggio e come questi percepisca il suo ruolo.

Intenzione lodevole supportata ottimamente dalla misurata recitazione di Urban, che pur non levando mai il casco come richiede il personaggio, trasmette la coriacea personalità di Dredd tramite una mimica facciale obbligatoriamente minimal e una recitazione fisica impeccabile.

Non privo di difetti, motivati essenzialmente dall’essere un’opera low budget, Dredd – Il giudice dell’Apocalisse è una convincente trasposizione del fumetto, cogliendo anche la giusta connotazione ambientale, evitando di lanciarsi in vertiginose scenografie e mondi eccessivamente futuristici, ma facendo di necessità virtù ambientando la vicenda all’interno di uno dei mega blocchi residenziali di Mega-City One. Comprimendo l’azione, si riesce non solo a ridurre l’impatto sul budget, ma viene imbastita una narrazione che trova in alcuni tratti essenziali della versione a fumetti di Dredd una maggior attinenza.

Un diverso approccio che ha incontrato anche l’approvazione del pubblico, al punto che da diverso tempo si attende l’annuncio di un secondo capitolo delle imprese del Dredd di Karl Urban. Al momento quella che sembra essere una speranza dei fan non ha trovato riscontro, mentre si parla da diverso tempo di una potenziale serie ambientata nel mondo futuro di Judge Dredd.

L'eredità di Judge Dredd

Divenuto uno dei personaggi più riconoscibili del mondo dei comics, Judge Dredd è spesso considerato come un personaggio simbolo della possibilità per la nona arte di farsi interprete di una sentita critica sociale. Specialmente in lavori come America o La Terra Maledetta, la vena di disamine sociale firmata da autori come Wagner e  Ennis risulta evidente, creando un raro spaccato si contemporaneità intrecciata alle potenzialità del racconto fantascientifico, dando vita a un unicum narrativo che impatta con forza sulla percezione del lettore.

Se in Inghilterra il valore in tal senso di Judge Dredd è divenuto tale da venire spesso citato in discussioni politiche e reso centrale nel mostrare pericolose derive autoritarie, anche in altre nazioni, soprattutto in seguito alle sue declinazioni cinematografiche, il Giudice ha ottenuto un simile riconoscimento.

In seguito al suo arrivo sul mercato americano a inizio anni '80, gli autori che si sono susseguiti nel dare spessore al mito di Dredd hanno potuto sviluppare una particolare disamina sociale che ha coinvolto questi due differenti impianti sociali, arrivando a dare al mondo di Dredd una poliedricità tale da incorporare falle e idiosincrasie spesso antitetiche, conferendo al personaggio un tratto di universalità che lo ha reso comprensibile e riconoscibile, nelle sue diverse caratteristiche, ai lettori di tutto il mondo.
 

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