Anche Lynda Carter, la prima Wonder Woman, ha subito abusi in carriera

Autore: Silvia Artana ,

Ha precorso i tempi e portato l'empowerment femminile in TV. E a distanza di 40 anni da quell'epoca di grandi rivoluzioni, ha abbracciato il movimento #MeToo con una rivelazione che ha scosso il mondo dello spettacolo e che è destinata a fare discutere.

In una intervista a The Daily Beast, Lynda Carter ha dichiarato che anche lei ha subito abusi in carriera. La prima Wonder Woman non ha voluto fare nomi né raccontare cosa è accaduto, ma ha detto che l'uomo in questione sta affrontando una qualche forma di punizione e giustizia. 

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L'attrice ha spiegato che ha considerato di intraprendere un'azione legale contro di lui, ma che la vicenda è chiusa. Tuttavia, ha aggiunto una postilla che non è sembrata casuale:

È già un uomo finito. Aggiungere altro non serve a nulla. E credo a ogni donna che ha accusato Bill Cosby.

Quando l'intervistatore, Tim Teeman, le ha chiesto se valesse lo stesso anche per le accusatrici di Donald Trump, Lynda ha risposto che non vede perché dovrebbero mentire e che lei "crede alle donne". 

Ma l'enfasi che ha messo nella sua dichiarazione a proposito della star de I Robinson non è passata inosservata. Tuttavia, l'agente dell'attrice ha ribadito la sua volontà di non fare nomi, quando The Daily Beast l'ha contattato chiedendo esplicitamente se il molestatore fosse Cosby.

L'attore sta affrontando diversi procedimenti penali per numerose accuse di violenza che gli sono state rivolte da più donne e recentemente ha affrontato un grave lutto familiare, ovvero la perdita della figlia Ensa, morta a 44 anni per problemi renali.

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Ma per Lynda le speculazioni non contano. Quello che tormenta la prima Wonder Woman è il fatto che la punizione che sta subendo l'uomo che l'ha molestata "non è abbastanza". Perché non ha abusato solo di lei, ma ha usato violenza su "un sacco di persone":

Non posso parlare di soddisfazione [perché la giustizia sta facendo il suo corso, n.d.r.]. Non c'è nulla di più che io possa fare. Vorrei che fosse possibile. Ma a livello legale, non posso dare il mio contributo. Mi sono informata. Sono solo una tra le tante. Vorrei potere fare qualcosa. E se potessi, lo farei. E parlerei [di cosa è accaduto, n.d.r.]. Ma riguarderebbe me e non le altre persone coinvolte. Non riguarda me. È lui che è un sacco di m****. Quindi, a livello legale, non posso fare nulla. Se potessi, lo farei.

L'attrice ha aggiunto che le ci è voluto del tempo per elaborare quello che le è accaduto e che "probabilmente" sta ancora affrontando le conseguenze dell'episodio e ha detto che assistere alla nascita del movimento #MeToo l'ha coinvolta molto intensamente a livello emotivo.

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Poi ha raccontato che quella da parte dell'uomo di cui non vuole fare il nome non è l'unica molestia che ha subito. Lynda ha rivelato di essere anche stata vittima di un guardone sul set di Wonder Woman:

Un cameramen ha fatto un buco nella parete del mio camerino negli studi di Warner Bros. L'hanno preso, l'hanno licenziato e hanno fatto in modo che non potesse più lavorare nel mondo dello spettacolo.

L'attrice ha detto che ci sono stati altri uomini che hanno avuto comportamenti inappropriati nei suoi confronti, ma che non ha mai denunciato per paura delle conseguenze. E ha spiegato che lei e le sue colleghe si sono difese con il passaparola:

Potevi dire o sentire: 'Stai lontana da quel tipo'. 'Fai attenzione a quel direttore del casting'. Tu lo sentivi da altre persone e queste da altre ancora. 'Occhio a questo e a quello'. Era così che ti proteggevi: attraverso le voci. Eravamo donne libere, bruciavamo i reggiseni. Non volevamo prendere m**** dalla gente. Ci sentivamo forti, ma non c'erano ancora molte parti per noi.

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Lynda ha commentato amaramente che lei e tante altre come lei non hanno parlato perché sanno che il rischio molto concreto è di essere screditate e di finire nella "lista nera" (come è successo ad Ashley Judd e Mira Sorvino):

A chi lo dici, al tuo agente? Chi ti crederà? Nessuno ti crederà.

L'attrice ha aggiunto che gli uomini (suo marito per primo) sono rimasti sorpresi dal movimento #MeToo e dalla valanga di denunce che ne è conseguita, ma che non si tratta di una battaglia nuova:

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Ci sono volute donne potenti e famose per gridare 'al fuoco!' in un teatro pieno di pezzi grossi e denunciare Harvey Weinstein. Il suo destino era comunque segnato: non piaceva a nessuno, si comportava da bullo con tutti. Qualcuno ha avuto il coraggio di criticarlo e poi qualcun altro ha parlato.

Chissà che ora che anche Lynda Carter ha condiviso la sua drammatica esperienza, altre attrici non si facciano avanti per raccontare la loro e contribuire a fare iniziare un nuovo corso a Hollywood e non solo?

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