L'Universo in cui viviamo potrebbe non essere stato il primo a esistere: questa l'eccentrica conclusione di una nuova teoria portata avanti da Roger Penrose, Daniel An e Krzysztof Meissner, fisici e matematici presso le Università di Oxford, New York Maritime College e Varsavia.
In parole povere, questi scienziati sostengono che milioni di anni fa esistevano altri Universi e, di conseguenza, altri buchi neri. La prova dei resti di tali buchi neri starebbe nella radiazione cosmica di fondo (CMBR), cioè la redazione elettromagnetica che permea l'Universo, considerata anche la prova del modello del Big Bang.
La teoria di questi studiosi è chiamata CCC (Conformal Cyclic Cosmology) e sostiene che gli Universi si sviluppano, si espandono e muoiono con ciclicità, e i buchi neri in ognuno di essi lascerebbero il segno sull'Universo che segue.
Roger Penrose avrebbe dunque dichiarato:
Se l'Universo continuerà a crescere e i buchi neri divoreranno tutto, a un certo punto avremo soltanto buchi neri. Quello che accadrà, quindi, è che questi buchi neri si ridurranno gradualmente.

Si ritiene infatti che i buchi neri perdano costantemente massa nel tempo, rilasciando gravitoni e fotoni. Alla fine potrebbe perciò arrivare il momento in cui si disintegreranno completamente e verrà rilasciata una grande quantità di queste particelle prive di massa.
Tuttavia, secondo la teoria della relatività ristretta di Einstein, le particelle senza massa non sono soggette alle leggi della fisica come lo sono gli oggetti dotati di massa.
Daniel An ha così spiegato:
Pertanto, in un Universo con soli gravitoni e fotoni non esiste né tempo né spazio.
Stando alla teoria CCC, l'Universo in questo stato di disintegrazione "post buco nero" inizierebbe ad assomigliare allo stato pressurizzato del Big Bang.
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