Quando #Ginny & Georgia è arrivata su Netflix, qualcuno ha pensato di rilassarsi davanti allo schermo con una commedia divertente – e magari un po’ stralunata e surreale – come #Una mamma per amica.
Anche diversi siti e blog hanno etichettato la nuova serie di Sarah Lampert come una nuova versione di Gilmore Girls e in tanti abbiamo sperato di ritrovare almeno uno scampolo della magia di Stars Hollow.
E invece niente.
La verità è che Ginny & Georgia cerca di emulare (in parte) Una mamma per amica, ma non ci riesce. Cade rovinosamente e soprattutto manca del mood, non solo il mood della famosa serie di Amy Sherman Palladino, ma anche un mood qualunque purché sia coerente con se stesso.
Si può guardare questa serie (senza troppe aspettative) ma senza pensare neanche per un secondo di intraprendere un nostalgico viaggio nel tempo – neanche sul piano delle citazioni o degli omaggi, come faceva #Stranger Things - e tornare ai tempi d’oro di Lorelai e Rory.
Per quanto vada incontro a un’evoluzione non sempre coerente e piacevole, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Rory, Una mamma per amica rimarrà per sempre una serie che ha fatto la storia. Che colpisce al cuore. Che fa empatizzare con i personaggi. Che fa ridere, che fa arrabbiare.
Difficilmente potrebbe essere lo stesso per Ginny & Georgia.
Ecco per quali motivi questa serie Netflix non si può proprio paragonare agli alti e ai bassi delle Gilmore Girls.
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Non ha un genere chiaro
Parlare di genere in un confronto con Una mamma per amica è un po’ complicato, perché si può dire che questa epica serie ne abbia creato uno con una formula perfetta, che assomiglia a quella segreta di un drink: un po’ favola, un po’ sogno, un po’ comico, un po’ commedia, un po’ sentimentale.
Il risultato però era un ibrido delizioso, che non usciva mai dai propri binari, non superava i limiti di linguaggio e toni imposti da una “serie leggera” e metteva ben in chiaro che in questa storia, pur riflettendo e crescendo, si avrebbe riso.
Non si può classificare Una mamma per amica come una semplice commedia, perché sarebbe riduttivo, ma alla fine ne rispetta tutti gli stilemi. Reiventa il genere ma in modo sempre fedele a se stessa.
Ginny & Georgia invece fa letteralmente confusione. Sembrerebbe una classica dramedy, ma le incursioni nel teen drama, nel thriller, nel grottesco e addirittura nel noir lasciano destabilizzati.
Quando ci si abitua alle battute ironiche - battute lontane dallo humor tagliente e sardonico di Lorelai e degli altri personaggi di Una mamma per amica, ma anche dal genere slapstick e da quelle della commedia romantica - ecco che succede qualcosa che inverte la rotta e fa sprofondare nella solita serie sugli adolescenti difficili.
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Georgia spara a un coniglio e lo getta nella spazzatura (che orrore!); poi piombano in casa i parenti sconosciuti e si passa al dramma familiare; i flashback fanno ripensare a Bonnie Clyde o a Natural Born Killers (in versione cheap, ovviamente); l’amica di Ginny s’innamora di diverse ragazze (e si torna al teen drama arcobaleno); scopriamo che la mamma protagonista è (forse) un’assassina e questo torna nel torbo-thriller. Ginny conosce se stessa e il microcosmo della scuola, legge Orgoglio e pregiudizio e ci fa sentire nel racconto di formazione.Dire che c’è troppa carne al fuoco sarebbe un eufemismo. Ginny & Georgia fa un pastone, un miscuglio di generi, ma in un modo che rende impossibile identificare la propria esperienza davanti allo schermo (stiamo per vedere un nuovo episodio di una commedia? O di un dramma? O di un giallo?).
Non prende una direzione chiara e questo impedisce di affezionarsi alla storia e ai personaggi.
Copia (male) Una mamma per amica
Non bastano un po’ di zucchero e caffeina per riprodurre la Coca-Cola. E soprattutto non basta parlare di Coca-Cola per riprodurre la Coca-Cola.
Ginny & Georgia non cita, saccheggia, ma quasi come se fosse un copia e incolla non riuscito.
C’è la provincia nordamericana, ma non c’entra niente con il paesino di Lorelai e Rory.
C’è il Luke della situazione (Joe, che gestisce ovviamente una tavola calda) e c’è l’ex fidanzato rampollo di una famiglia ricca. C’è la gravidanza in giovanissima età e la preoccupazione della baby mamma che sua figlia non cada nel suo stesso percorso. C’è la riunione del paese, la comunità, c’è il junk food come manifesto delle mamme moderne.
C’è la figura genitoriale materna che è sexy e anticonvenzionale (ma ormai che cos'è la convenzione?), mentre il padre è assente.
E naturalmente c'è la ragazzina studiosa, ma non abbastanza da saltare le feste e lo sballo.
Tutti questi elementi sono copiature fatte male. E nominare esplicitamente Una mamma per amica nel primo episodio come ispirazione alla nuova vita di Ginny e Georgia non salva dall’effetto pasticcio.
Perché invece non raccontare mamma e figlia da una prospettiva nuova, nell’era dei social, cambiando i contorni, i riferimenti, i contesti? Così sembra davvero la brutta copia.
I personaggi non sono caratterizzati (e neanche coerenti)
La caratterizzazione spiccata era uno dei grandi plus di Una mamma per amica, che serviva su un vassoio d’argento la possibilità di gag che praticamente si creavano da sole, con lo scontro di mondi così connotati.
C’era Sookie, c’era l’irresistibile nonna Emily, c’era Luke, c’era Paris, c’era Lane.
Ognuno di loro aveva una particolarità che lo rendeva prezioso nel contesto Gilmore. E sia Lorelai che Rory potevano contare su spalle validissime.
Qui invece i personaggi sono un magma abbandonato a se stesso. Marcus non riusciamo a capirlo chiaramente, così come Maxime e le altre amiche di Ginny, per non parlare del sindaco o dei personaggi che spuntano dal passato. Sono talmente sfumati e a volte incoerenti da far pensare quasi a un’operazione di racconto della frammentarietà della realtà (ma questa serie non lo è).
È impossibile comprenderli, è impossibile amarli, a parte rare eccezioni come il figlio Austin o il povero Hunter.
Ma l’incoerenza peggiore è quella che riguarda la protagonista Ginny.
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In questo caso il “silenzioso patto”, dichiarato con la citazione iniziale che rispolvera le Gilmore, viene rotto quasi subito, al punto da far pensare a un sogno quando nei primissimi episodi vediamo la ragazzina solitaria, studiosa e assennata perdere la sua verginità letteralmente con il primo che passa, dopo essere stata al primo appuntamento con un altro.Rory l’abbiamo odiata e si è dimostrata odiosa in tante occasioni – dimostrandosi tutt’altro che una santa o una brava ragazza - ma non avrebbe mai fatto una cosa simile nel primo episodio. Non si poteva almeno aspettare la fine della prima stagione per contraddire l'immagine con cui è stata presentata?
E poi Ginny, che fa la morale a sua madre perché è troppo frivola e leggera, non si comporta molto correttamente con il suo primo ragazzo, Hunter. Questo lo faceva anche Rory, ma non da subito. Viene da pensare che almeno Georgia rispetto a sua figlia non finge (o almeno, non con se stessa) di essere quello che non è.
Dov’è il rapporto madre e figlia?
Una mamma per amica arriva a una tesi autoinvalidante: non esiste una mamma per amica. Neanche se si comporta come tale. Neanche se passa le serate accanto a un’adolescente a guardare film e mangiare cibo spazzatura. Neanche se è divertente, simpatica e non sa cucinare. Prima o poi un figlio prenderà sempre una direzione che non ci piace e lì sarà inevitabile il conflitto.
Tra Lorelai e Rory va tutto a meraviglia finché la figlia dà la più grande delusione a sua madre: si comporta come quei borghesi che lei aveva sempre detestato. Si comporta come i nonni e va a vivere con loro, tradendo anni e anni di esempi e insegnamenti sulle selfmade women, sulla semplicità, sul voltare le spalle al lusso, al prestigio.
Anche se poi Lorelai è la prima a piegarsi a un compromesso, purché sia figlia frequenti una scuola prestigiosa.
A parte queste zone d’ombra, che hanno causato tante discussioni e tante critiche alla serie, la cosa più bella delle Gilmore Girls era il loro modo di comunicare. Lorelai e Rory avevano un rapporto speciale, un modo brillante di pensare e parlare, come se fossero due anime gemelle. Sono i perfetti elementi di una storia d'amore, che però è un amore materno e filiale. Quanti uomini si sono sentiti esclusi dal loro rapporto speciale?
Di Ginny e Georgia non vediamo niente, o quasi. Solo scontri, rabbia e attacchi, un po’ come in un teen drama qualunque. Ma non c’è niente che renda il loro rapporto prezioso, degno di essere raccontato.
I due personaggi sono talmente confusi e sfumati che è impossibile capire – cosa che in Una mamma per amica avveniva a colpo d’occhio – chi è l’assennata e chi l’impulsiva, chi l’ordinata e chi la disordinata, chi la timorosa e chi la spavalda. Anzi, ogni volta che le due imbastiscono un discorso ci sono di mezzo le amiche di Ginny o gli altri personaggi di contorno.
La questione afro perde un’occasione
Georgia è bianca e bionda. Sua figlia è mulatta e ha i classici ricci afro. Ama leggere, ma vorrebbe anche un punto di vista diverso rispetto al classico sguardo dell’autore maschio e caucasico.
Uno spunto interessante che viene vanificato. A confronto anche l'italiana #Skam fa un lavoro molto molto più attento, calibrato e approfondito, nell'ultima stagione dedicata a Sana e al tema dell'integrazione.
Ginny subisce i pregiudizi dei compagni (e di se stessa) ma in questa indagine non si va mai oltre alla superficie, oltre ai classici cliché. Dai capelli ai simboli pop di riferimento (come Britney Spears o Vivien Leigh, la protagonista di Via col Vento amata da Georgia), si spreca l’occasione per raccontare davvero la storia di una ragazza dell’epoca del Black Lives Matter, delle polemiche sul cinema hollywoodiano, della questione sociale negli Stati Uniti.
Lo spunto iniziale sulla letteratura rimane così, appeso come la battuta (un po’ arrogante) di una studentessa che poi non vediamo quasi mai studiare e che subito si piega al mondo meno interessante del sesso, delle droghe, dei party.
Tutte cose già viste fin troppo e con tagli molto più interessanti.
Il vero problema di Ginny & Georgia però non è che copia male Una mamma per amica. Il problema è che questa serie non è godibile e discreta neanche senza l’accostamento ovvio al modello di riferimento famoso, e solo perché non riesce a essere fedele nemmeno a se stessa.
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Voto di Cpop
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