Guai a chiamarlo veramente Natale senza una maratona cinematografica a tema che si rispetti. E se per entrare in clima festaiolo la ricetta prevede un ripasso dei classici sotto il vischio (i titoli li sanno a memoria un po' tutti, si va dal cult della Vigilia, Una poltrona per due, a tutta una serie di pellicole meno canoniche ma natalizie d'adozione, capitanate da Trappola di cristallo) per imprimere una vera e propria svolta trash alla consueta indigestione di torroni e pandori, il cinepanettone rappresenta la strenna perfetta.
Non è bello, piace (Jerry Calà docet). E se siete alla ricerca di comicità a buon mercato o di un rimedio allo stress di fine anno, il filone vacanziero all'italiana potrebbe fare al caso vostro. Nato come instant movie sul modello del nostalgico Sapore di mare, il genere - con Vacanze di Natale, era il 1983 - avrebbe virato solo in un secondo momento verso il trash duro e puro, superando i confini dello scurrile e del pecoreccio.
Il primo Vacanze di Natale, film di costume che si inserisce perfettamente nel filone della commedia all'italiana, era uno sfoggio di ingenuo edonismo che, seppur limitata allo strato superficiale, offriva una disamina sociale graffiante: "Papà, a te t'ha fregato il benessere. Tu facevi il capo mastro! Invece oggi c'hai i soldi e te scandalizzi"; così il personaggio di Christian De Sica fotografa l'alta borghesia anni '80 protesa verso il benessere e l'arrivismo, attribuendo per giunta la propria omosessualità ad un insieme di fattori consequenziali alle possibilità degli arricchiti: "M'hai mandato in America, a New York. Noi semo de Frascati".
La deriva trash nel film dei Vanzina, specie se ricalcolata con i parametri odierni, risultava praticamente assente. C'era invece tutto un gioco di contrasti sociali, seppure abbozzati (ricchi vs "torpigna"), così come l'eterno duello Roma/Milano, non mancavano le divagazioni calcistiche ("Di' un po', secondo te dove lo festeggia il Capodanno Toninho Cerezo?; si chiede Luca Covelli, sognante nei riguardi della professionalità del calciatore della Roma) e neppure quelle motoristiche, spazio poi a corna ("Te la copro io Ivana"; promette il dongiovanni Jerry Calà a.k.a. Billo al marito fedifrago Guido Nicheli in procinto di appartarsi con la mandrilla di Porto Recanati) e, più in generale, ad una comicità genuina, spensierata e su misura per la società di quel tempo, desiderosa di lasciarsi alle spalle gli anni di piombo per abbracciare lo yuppismo.
Vacanze di Natale era, sulla carta, solo un replicante invernale di Sapore di mare: stesse dinamiche, stessi attori, con la neve - finta, perché il film venne girato a settembre - di Cortina D'Ampezzo - a sostituire le spiagge di Forte dei Marmi. È finito col diventare l'antesignano di un filone campione di incassi che, prima in maniera discontinua (Dopo '90 e '91 un salto al '95 e poi direttamente al 2000 per la settimana bianca) e poi con l'avvento del nuovo millennio ha finito con l'essere etichettato come cinepanettone, serie di pellicole dalla formula sempre uguale ("Natale + preposizione + località esotica" la più gettonata).
In quasi 30 anni si è passati da fenomeno di costume citato a memoria dai fan (basta farsi un giro sui social per farsi un'idea) a pellicole spazzatura, almeno stando al severo giudizio della critica, in cui di natalizio rimane ben poco, se non l'uscita in sala. Per orientarsi nell'universo cinepanettoniano è indispensabile tenere a mente i capisaldi: gag slapstick, hit dance e bellezze di turno. E una dose (via via sempre più) generosa di trash ad innaffiare il tutto.
Nelle righe seguenti una guida cronologica al cinepanettone proporrà un'ampia selezione di film, analizzandone di volta in volta il contesto storico-produttivo.
Vacanze di Natale '90, la genesi del cinepanettone tipo
Quando si parla di Natale all'italiana, tutto ha avuto inizio in una località da sogno metà proibita degli italiani dell'epoca (Cortina) in fissa per il Rolex sul polsino come l'avvocato Agnelli. La cugina del tortellino (la gnocca), le mutande del maestro di sci Zartolin ("Perché nse po?"), il peso a valle come battute da ripetere a memoria, unitamente ai tormentoni "Alboreto is Nothing" e "Sole, whisky e sei in pole position", la cui paternità è rigorosamente del Dogui. Dopo il 1983 un buco natalizio di 7 anni. Si è dovuto attendere fino a Vacanze di Natale '90 per il bis, ma già era tutto completamente cambiato: via Jerry Calà, con una nuova coppia fissa a fare da perno - De Sica e Massimo Boldi - dopo le prove generali nei due Yuppies e la regia affidata a Enrico Oldoini.
Nel film la suggestiva St. Moritz accoglie imprenditori cornuti (Boldi), mantenuti insoddisfatti (De Sica), ristoratori afoni ma miliardari (Diego Abatantuono, agli ultimi fuochi del "terrunciello", il personaggio forse più divertente assieme all'Arturo Zampini di Ezio Greggio) e maestri di deltaplano con la fama di tombeur de femmes (Andrea Roncato). La coppia Boldi/De Sica lavora sulle differenze estetiche ("I capelli ndo l'hai messi, sotto traccia? E sta panza? Amore mio sei 'na tragedia"), meditando l'omicidio delle proprie consorti. Inutile dirlo, finirà tutto a tarallucci e vino, con le note di "I Can't Stand It!" dei Twenty 4 Seven a propiziare il ballo della frusta.
Natale trash: cronologia del cinepanettone e quali film guardare
Dopo '90 il tasto del volgare è stato sempre più sollecitato. In Vacanze di Natale '91 c'è De Sica col sedere in bella mostra che si chiede dove sia finita la dignità, ci sono i cafoni arricchiti (i coniugi Lambertoni, in pelliccia e Ferrari), doppisensi e battute sessiste, stemperate dalla genialità di Nino Frassica. Soprattutto c'è la presenza di Alberto Sordi a nobilitare (o almeno a tentare di farlo) l'intera operazione.
Dopo il '91 uno stop vacanziero di 4 anni, riempito nel box-office natalizio prima da Anni 90 - Parte II e poi da S.P.Q.R. 2000 e 1/2 anni fa, sorta di Tangentopoli al tempo della Roma repubblicana, sulla cui natura trash c'è poco da sindacare ("Timida cara, co' sta faccia da zoc#!*a?", così il senatore Cesare Atticus rivolto alla bella Iside).
Vacanze di Natale '95 per primo ha portato il carosello di protagonisti fuori dai confini europei, destinazione Aspen in Colorado. Tra proposte indecenti (il Paolone di Bonacelli come Robert Redford) e Luke Perry scelto per cavalcare l'onda di Beverly Hills 90210, a fotografare la connotazione triviale dell'intera operazione è la sciata sul water di Boldi, corpo cinematografico da strapazzare per il regista Neri Parenti, che da questo momento in poi diventerà l'autore principe del cinepanettone, con i contributi di Martani e Brizzi in fase di sceneggiatura a partire dai primi 2000. La scena madre del film, però, è la riflessione senza filtri del Remo Proietti di De Sica sui tempi moderni e sulla facilità di costumi dei giovanissimi, quasi una stilettata al fenomeno Non è la Rai.
Con A spasso nel tempo il cinepanettone ha riletto la saga di Ritorno al futuro mentre con Paparazzi ha sfruttato l'interesse degli italiani nei confronti del gossip e del divismo. In entrambi i casi, le pellicole hanno rinnegato qualsivoglia elemento natalizio, ripristinato invece con Vacanze di natale 2000, vera e propria operazione nostalgia - non a caso con I Vanzina richiamati a script e regia - che ha sancito il ritorno sul luogo del delitto, quella Cortina d'Ampezzo agognata dai borghesi e fagocitata dal berlusconismo. La pellicola è comunque una commedia a tratti garbata che ripropone la classica struttura a storie parallele destinate ad intersecarsi con parentesi trash affidate al "coatto" Enzo Salvi (suo il tormentone "Mamma mia commmme sto!").
Da qui in poi il termometro del volgare è salito repentinamente verso il rosso: prima Merry Christmas ("Se non riesci a sco*à qua la mazza da baseball la puoi pure attaccà ar chiodo"; così il comandante Trivellone liquida la caratteristica Amsterdam) poi l'apoteosi "sventra-papere" di Natale sul Nilo, un concentrato di tradimenti, defecazioni piramidali e principi del foro sui generis. Successivamente è stata la volta di Natale In India, fac-simile del precedente dalla comicità ormai da discount più che a buon mercato ("l'uomo, che essere meraviglioso... ") e con qualche gag assai stiracchiata.
Con Christmas in love si è tentato invece un ritorno alle origini ma l'ingranaggio era ormai inceppato, soprattutto a causa della rottura fra la coppia di fatto del cinema italiano, De Sica e Boldi, che lasceranno dopo Natale a Miami, ultimo acuto dei due - condito da "palle al sugo" - prima della separazione. La pellicola ha lanciato Massimo Ghini come partner di De Sica nei cinepanettoni.
Il fenomeno cinepanettoniano, nell'immediato, non ha conosciuto flessioni, nonostante l'addio di Boldi a Filmauro. Il genere, sempre più acchiappaincassi, ha saputo rinnovare interpreti (da Bisio a Mandelli a Siani) e canovacci, insistendo nel booking mondiale (da New York a Rio) da consumato globetrotter, allontanandosi però da mete a cinque stelle per adeguarsi invece all'epoca Ryanair e dei low-cost. In questo periodo il trash non conosce sosta e passa per giochi di prospettiva e "volgari pecorine" (Natale a New York), conoscenza della lingua del posto ("Ah, no fallo italiano? Solo caz*i locali?", chiede il turista Berni in Natale a Rio) e coscienza civile (Natale in crociera).
Un periodo natalizio sempre più inflazionato come uscite in sala e un mercato ormai saturo di commedie in guerra tra loro hanno via via decretato il tramonto del genere, da Natale a Beverly Hills in poi sempre più incolore e incapace di strappare risate di pancia. Il fondo lo si è toccato con pellicole di bassissima lega come Natale in Sudafrica e Vacanze ai Caraibi. La morte del genere è stata lenta e accompagnata da soffi vitali (per niente male la commedia a episodi Colpi di fulmine e il demenziale Natale col boss, entrambi con Lillo & Greg protagonisti) prima del definitivo tracollo e del conseguente funerale, officiato dalla frizzante commedia Boris - Il film, capace di prendersi gioco del fenomeno cinepanettoniano mettendo in scena la realizzazione di un film d'inchiesta che un poco per volta prende la fisionomia di un cinepanettone (Natale con la casta), tra peti e nonsense.
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