Gli ultimi ritocchi alle cromie, al sonoro e agli effetti speciali di Mulan - il film in live action che riporta l'eroina cinese al cinema a 22 anni dal classico d'animazione - sono in corso di definizione, ma la pellicola di Niki Caro è quasi completata. D'altronde non manca molto all'uscita in sala del remake in live action: in Italia arriverà il 26 marzo 2020, qualche ora prima dell'uscita statunitense. Si preannuncia quindi un periodo piuttosto intenso per la regista neozelandese di La ragazza delle balene e Chiamatemi Anna, la donna che dopo anni di tentennamenti e tanti rifiuti eccellenti (vedi alla voce Ang Lee, che anni fa rimandò al mittente la proposta della Casa del Topo) si è vista affidare da Disney un film ad alto budget e ad alto rischio.
La questione della sensibilità (e del botteghino) cinese, l'ira dei fan del lungometraggio animato per i cambiamenti al cast e alla storia così come narrata nel 1998 e poi la responsabilità di gestire una macchina produttiva colossale: questi sono stati solo alcuni dei grattacapi affrontati da Caro, che ha dovuto sostenere una lavorazione sempre sotto la luce dei riflettori, con l'attenzione degli addetti ai lavori e del pubblico già alle stelle. I numeri parlano da soli: oltre 100 milioni di dollari di budget (cifre che raramente una donna regista ottiene), 900 persone tra comparse e tecnici sul set. Un altro numero interessante è 84: sono i giorni (pochissimi) che sono serviti alla regista per ultimare la fotografia principale del film, rimanendo ampiamente nei termini temporali e non ritoccando troppo il budget.
Ora comincia una lunga campagna promozionale, che si apre con un footage tour per le maggiori città europee e mondiali. La tappa italiana è a Milano, dove ogni anno si tiene un'importante preview disneyana, alla presenza dei protagonisti della Casa del Topo. Stavolta a presentare tre scene in anteprima (per un minutaggio a dire il vero poco generoso di circa 12 minuti) c'è proprio lei, la regista di Mulan. Una donna e un'artista che ha affrontato una nuova sfida rimanendo fedele al motto del film: lealtà, coraggio e verità. Così a deciso di girare un film con la stessa attitudine della sua eroina: con un animo epico, con il coraggio e la determinazione di chi sa di fare la cosa giusta, rimanendo fedele al suo essere donna.
Cosa ti ha portato a prenderti sulle spalle una responsabilità così grande come fare questo film?
Io non prendo mai in considerazione un progetto a meno di un pensare di essere la persona più giusta per farlo. Scherzo sempre dicendo che questo film è un “La ragazza delle balene sotto steroidi”. Quello che voglio dire è che entrambe le pellicole - il mio precedente La ragazza delle balene e Mulan - parlano di quali siano le qualità di un vero leader, interrogandosi sul senso di essere un capo. Quando fai un film con un cast di 900 persone è in un certo senso una prova di leadership. Anche io come Mulan ho tentato di affrontare questa sfida come una guerriera, ma senza perdere la grazia.
Mulan è una storia intrisa di cultura cinese: come avete lavorato sotto l'aspetto della rappresentazione culturale?
Ho fatto parecchi film che non erano incentrati sulla mia cultura d'origine, quindi ho creato negli anni un metodo di lavorazione. Bisogna fare molta ricerca e prendere con grande rispetto la responsabilità di rappresentare una cultura altra. Ci tengo a precisare che è stata fatta davvero moltissima ricerca sulle tradizioni e le fonti della storia originale, io e i miei collaboratori abbiamo voluto avere il massimo della specificità culturale possibile in Mulan. Come regista credo che più specifico sei riguardo una cultura più il risultato finale risulti universale. È uno degli insegnamenti che ho ricavato da La ragazza delle balene. Al centro di Mulan per esempio c’è il grande valore della devozione alla famiglia: è un elemento culturale molto sentito anche nella tradizione italiana, no?
La tua Mulan è diversa da quella animata da Disney negli anni '90. Perché hai voluto apportare queste modifiche?
L'aspetto che mi ha sorpreso cominciando a lavorare su Mulan è capire che il film animato non racconta la storia originale. Mulan è un balletto cinese del Settecento e da allora questa vicenda è stata narrata e rinarrata innumerevoli volte. Tutti i bambini cinesi conoscono la storia e per me era interessante cercare di capire come raccontarla di nuovo nel 2020, per il pubblico di oggi, cinese e non. Ovviamente volevo omaggiare il classico Disney ma anche quella storia originale del balletto, lavorando all'epica di questa ragazza che si traveste da uomo per sostituirsi al padre.
A quanto si legge in giro, non è stato semplice nemmeno trovare Liu Yifei, la vostra Mulan.
Abbiamo cercato la nostra Mulan in tutto il mondo, in tutti i villaggi cinesi, in ogni nazione del globo. Dopo un anno di ricerche, eravamo sicuri di non aver ancora trovato il volto giusto. Siamo tornati in Cina una seconda volta, cercando tra le attrici che non erano disponibili in precedenza. Finalmente abbiamo incontrato Liu Yifei, che ci ha convinto sin dall'inizio. Vedrete: lei è davvero incredibile. Ha fatto tanti dei suoi stunt: sa cavalcare, conosce le arti marziali, sa usare la spada, è intelligente e sa anche cantare. Sia io sia lei pensiamo che sia nata per essere Mulan.
Vedendo i combattimenti delle clip mostrate oggi non si può che pensare a La tigre e il dragone.
Adoro La tigre e il dragone di Ang Lee. È un film che mi colpì moltissimo 20 anni fa, quando lo vidi in sala. Tuttavia per un film come Mulan, girato nel 2020, sentivo che l’approccio alla componente action doveva essere completamente diverso. Era importante per me che non si usassero tanti cavi per sollevare da terra gli attori come accade nel genere wuxiapian (i film di arti marziali cinesi NdR), volevo che Mulan fosse ben accorata a terra e dimostrasse cosa può fare il corpo femminile, con la sua forza e la sua grazia.
Domanda difficile: perché nel film non ci sarà Mushu?
Credo che il classico animato si regga perfettamente sulle sue gambe, ha fatto la storia. Come personaggio Mushu mi piace molto, gli sono legata. È un elemento perfetto di quella pellicola, non può essere ricreato altrove facendogli giustizia: per questo ho pensato che il modo migliore di essere rispettosi nei suoi confronti fosse lasciarlo nella sua forma migliore. Nel live action volevo una storia più intima e realistica, anche se nel film c’è comunque una dimensione di humour, che deriva dall’essere donna in un mondo di uomini.
Dal film animato ti sei portata dietro qualcosa?
Quando sono stata assunta, nella sceneggiatura non c’erano né la scena della valanga né quella dei matrimoni combinati, ma io ho voluto inserirle entrambe, per dare un senso più forte in continuità.
Qualcuno si chiede se anche tu ti "travestirai" da uomo per gestire un film con tanta componente action.
Parlando di travestimenti, tu mi stai chiedendo come una donna regista possa riuscire a fare film d’azione. Beh, a me è sembrata la cosa più naturale del mondo, anche se non avevo mai fatto film d’azione prima d’ora. Nella maggior parte di questi titoli di genere gestiti da uomini la domanda di default è “cosa sarebbe figo far fare al protagonista?”, invece per me era importante che ogni scena di combattimento fosse ancorata alla storia e all’anima di Mulan. Sono molto orgogliosa perché Mulan spacca, certo, ma l’azione è reale e rilevante per la sua storia.
Cosa vorresti dire al pubblico con il film di Mulan?
Sulla spada di Mulan ci sono i kanji di lealtà, coraggio e verità. La sua storia possiede fin da subito le prime due caratteristiche, ma non la terza, dato che deve mentire. Via via che si susseguono le scene, Mulan realizzerà che può essere al suo massimo solo come una donna. C’è una frase nel film in cui Gong Li dice “impossibile che una donna guidi un esercito di uomini”: alla fine è quello che ho fatto io curando questa regia, ma l’ho fatto senza fingere di essere un uomo. L’ho fatto da donna. Mi sento assolutamente a mio agio come donna in questo mondo.
Il film non corre il rischio di essere considerato "da donne"?
La componente di empowerment femminile è già inserita nel DNA di questo racconto. Penso però che questo Mulan sia una storia dedicata a tutti, perché c’è una fluidità di genere in come viene raccontata la crescita di Mulan.
Abbiamo capito che realizzare il film deve essere stato molto impegnativo: come ci si sente una volta concluso questo progetto?
Quando vedrete questo film, vorrei faceste attenzione alla scena dell’allenamento in cui si tenta di arrivare sulla cima della montagna con dei secchi di acqua. Quella scena è girata con una steady cam che segue gli attori mentre stanno per arrivare in cima: ecco, ci si sente così, una volta ultimato il film.
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Mulan di Niki Caro arriverà nelle sale italiane il 26 marzo 2020.
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