Il giovane immigrato cinese Ah Sahm (Andrew Koji) sbarca nella San Francisco del 1870 alla ricerca della sorella Xiaojing, di cui non ha più notizie da anni.
Esperto di arti marziali e con origini americane, Ah Sahm viene subito assoldato da una delle potenti Tong e si ritrova ben presto nel mezzo di una guerra tra le cosche mafiose di Chinatown.
Warrior è la serie che prende le mosse da un soggetto di Bruce Lee scritto nel 1971 e mai realizzato, quello che un anno dopo sarebbe stato "scippato" al Piccolo Drago da Warner Bros e affidato a David Carradine diventando Kung Fu.
Grazie alla figlia Shannon Lee e al regista e produttore Justin Lin, ora #Warrior è diventato realtà. I due hanno trovato lo showrunner ideale in Jonathan Tropper, appassionato di arti marziali, cintura nera e fan sfegatato di Bruce Lee.
Dopo il passaggio su Sky Atlantic e il rinnovo per una seconda stagione (iniziata il 2 ottobre scorso negli Stati Uniti su Cinemax: il finale è previsto il 4 dicembre con l'ultimo episodio), la serie è in onda in prima visione free su Rai 4 (canale 21 del digitale terrestre) da venerdì 23 ottobre 2020.
Ecco dieci curiosità da scoprire su questo mix di azione ed avventura ricco di combattimenti corpo a corpo e kung fu acrobatico, senza dimenticare un'accurata ricostruzione storica e una dura critica sociale.
- L'idea di Bruce Lee
- Le Tong Wars
- La sinofobia americana
- La formazione di Andrew Koji
- Un cast cinese... senza cinesi
- La questione della lingua
- Un solo personaggio è esistito davvero
- Le origini di Justin Lin
- L'omaggio a I 3 dell'Operazione Drago
- L'eredità di Shannon Lee
L'idea di Bruce Lee
Linda Lee Cadwell, la moglie di Bruce Lee, è stata la prima a raccontare nel suo memoir che il concept di The Warrior fu ideato dal marito agli inizi degli anni Settanta.
L'idea di Lee era quella di uno show televisivo su un esperto di kung fu che arriva nel Vecchio West. I network, però, furono contrari all'idea di un eroe cinese in una serie americana, come ha raccontato Lee nella celebre intervista concessa l'8 dicembre 1971 al talk show di Pierre Berton.
Loro pensano che sia un rischio per gli affari. Non li biasimo. Se la situazione fosse invertita, e una star americana venisse a Hong Kong, e io fossi l'uomo con i soldi, mi preoccuperei di sapere cosa comporterebbe il suo consenso...
Le Tong Wars
Tong significa letteralmente "un posto dove incontrare la famiglia". Con questo termine si fa riferimento alle organizzazioni cinesi che operano negli Stati Uniti e in Canada.
Le Tong Wars, lo sfondo storico di Warrior impastato di razzismo e discriminazione, violenza e corruzione, sono avvenute nella Chinatown di San Francisco tra il 1862 e il 1921. Le due gang che si battono nella serie sono la Hop Wei e la Long Zii.
Nella realtà, le Tong più note erano la Chee Kong, la Hip Yee e la Kwong Duck. All'epoca, in Cina imperversava la seconda guerra dell'oppio e molti emigrati fuggivano negli Stati Uniti per cercare di costruirsi un futuro migliore, diventando spesso manodopera a basso costo o spietati criminali.
La droga, la prostituzione e il gioco d'azzardo erano i settori principali delle Tong, la base della nascita della futura mafia cinese.
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La sinofobia americana
L'odio degli statunitensi per i cinesi non è certo una novità dei nostri giorni, con il presidente Donald Trump che chiama il Covid "kung flu".
Gli irlandesi, arrivati nel Nuovo Mondo durante la prima ondata migratoria e diventati la carne da macello della Guerra di secessione, disprezzavano le "cipolle" che rubavano loro il lavoro e mettevano tutti gli altri operai all'angolo. I cinesi diventarono il nemico pubblico numero uno perché la loro manodopera costava la metà. Una guerra tra poveri che vedeva le "tigri celtiche" da una parte e i "musi gialli" dall'altra.
Warrior è ambientata nel 1870: la sinofobia è soltanto agli inizi. Nel 1882 l'allora presidente Chester A. Arthur firmò il Chinese Exclusion Act, la legge federale che vietava l'immigrazione di lavoratori cinesi. Il provvedimento fu abrogato soltanto nel 1943 (ma con una limitazione agli accessi ogni anno: 105 persone) e successivamente con l'Immigration and Nationality Act del 1952 e del 1965.
"La Cina non è sulla Bibbia": è una delle frase emblematiche che si ascoltano nella serie. La storia dei cinesi negli Stati Uniti è utile per capire il razzismo di oggi, come ha spiegato la scrittrice Igiaba Scego su Internazionale.
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La formazione di Andrew Koji
Classe 1987, Koji è figlio di madre britannica e padre giapponese. Nato e cresciuto a Epsom, nel Surrey, si è trasferito soltanto successivamente in Thailandia e Giappone per studiare le arti marziali.
L'attore pratica varie discipline: kung fu stile Shaolin Quan, taekwondo, karate e kick boxing. Eppure, i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo non li ha mossi sui tatami e sul ring: Andrew si è esibito con la Royal Shakespeare Company e si è perfezionato all'Actors' Temple Studio di Londra.
Prima di diventare Ah Sahm, Koji aveva lavorato soltanto da stuntman in alcune produzioni hollywoodiane, tra cui #Fast & Furious 6. Tutto è cambiato quando ha fatto il provino per Warrior e si è assicurato il ruolo principale della serie, come ha raccontato in un'intervista al sito ComicBook.com.
Stavo per mollare la recitazione. E non so davvero cosa avrei potuto fare al di fuori del cinema. Ho ottenuto l'audizione quando ero in macchina di ritorno da casa di mia madre. Ho pensato: 'Presto farò 30 anni, devo davvero riconsiderare molte cose nella mia vita'.
Andrew credeva che non sarebbe mai stato scelto (ai produttori ha mandato un video-provino registrato in garage) e invece è successo esattamente il contrario.
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Un cast cinese... senza cinesi
Una curiosità di Warrior è la composizione del cast. Senza considerare i personaggi irlandesi e americani, nei ruoli principali non ci sono attori cinesi.
Koji è nippo-britannico. Ah Toy, la tenutaria del bordello che aiuta Ah Sahm, è interpretata dalla canadese Olivia Cheng.
Il sino-britannico Jason Tobin è Jun, il figlio di Father Jun, mentre quest'ultimo ha il volto del sino-statunitense Perry Yung.
Mai Ling, ovvero Xiaojing, la sorella di Ah Sahm, è un'altra attrice canadese, Dianne Doan. Wang Chao, il trafficante che vende Ah Sahm a Father Jun, ha le fattezze dello statunitense Hoon Lee.
La questione della lingua
Un'altra singolare circostanza etno-storiografica riguarda proprio Andrew Koji.
L'attore non parla una parola di cinese: per trasformarsi in Ah Sahm ha dovuto imparare foneticamente tutti i suoi dialoghi in cantonese.
Jonathan Tropper ha spiegato al sito Inverse che i cinesi della San Francisco dell'Ottocento che vediamo sullo schermo parlano meglio inglese che cantonese perché "l'obiettivo era quello di rendere i personaggi più accessibili al pubblico".
Abbiamo voluto dare allo spettatore anglofono un 'traduttore universale'.
Questo "universal translator" è Wang Chao, che nel primo episodio, in una delle scene iniziali, parla cantonese a Jun e nella scena immediatamente successiva comincia a parlare in inglese dopo un evidente effetto sonoro.
Un espediente simile a quello usato da John McTiernan in #Caccia a Ottobre Rosso per far dialogare russi e statunitensi.
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Un solo personaggio è esistito davvero
L'unico personaggio di Warrior ispirato a una persona realmente esistita è Ah Toy, nota come "la prima prostituta cinese di San Francisco".
Arrivata in California durante la corsa all'oro, Ah Toy iniziò a offrire i suoi servizi ai minatori prima di trasferirsi in una baracca di Kearney Street, diventando ben presto la madame di una prestigiosa casa di piacere e "la donna più bella che abbia mai visto", come la definì l'avvocato Charles Duane, collaboratore del senatore David Broderick, nel suo libro di memorie del 1881.
L'atmosfera "esotica", gli ambienti raffinati e le tariffe economiche attiravano moltissimi clienti, sia bianchi che cinesi. Ah Toy gestiva la sua piccola impresa con determinazione, intelligenza e astuzia, difendendola con successo dalle frequenti controversie legali.
La sua storia è stata ricostruita dalla giornalista May Jeong in un articolo del New York Review e dalla scrittrice JoAnn Levy nel romanzo storico Daughter of Joy.
Le origini di Justin Lin
Warrior ha un significato speciale per Justin Lin, regista di quattro capitoli della saga di Fast & Furious, di #Star Trek Beyond e del mockumentary Finishing the Game, dedicato a #L'ultimo combattimento di Chen.
Lin, nato a Taipei nel 1971 e arrivato in California all'età di 8 anni, è produttore esecutivo della serie e l'ha fortemente voluta perché racconta un capitolo oscuro di storia americana, mai insegnato nei licei.
Quanto alla scelta dell'inglese preferito al cantonese, Lin ha spiegato a Inverse che "ci sono alcune parole che non hanno una traduzione perfetta".
A quel punto, abbiamo pensato di divertirci e creare il nostro slang.
Due delle parole più usate sono quelle che i cinesi usano per indicare i bianchi e i quartieri dove vivono: "ducks", ovvero "anatre", e "ponds", cioè "stagni".
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L'omaggio a I 3 dell'Operazione Drago
Quattro personaggi della serie – Lee, O'Hara, Bolo e Mai Ling – hanno nomi che sono un dichiarato omaggio a I 3 dell'Operazione Drago, l'ultimo film interpretato da Bruce Lee prima della prematura scomparsa e il primo kung fu movie interamente prodotto con capitali di Hollywood.
Nel film, Lee e Bolo Yeung usano i loro veri nomi, ovvero Lee e Bolo.
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L'eredità di Shannon Lee
In una intervista concessa a Deadline, la figlia di Bruce ha rivelato che "il viaggio di Warrior è iniziato 50 anni fa con lui".
Avevo sempre sentito questa storia che aveva creato e lanciato, ma immagino di non sapere con certezza che esistano le pagine reali che aveva scritto.
Shannon ha rivelato di aver trovato tantissime scatole di appunti, ma la maggior parte del materiale era nella "testa" del padre.
Quando Lin le ha proposto di riprendere quelle bozze, ha accettato con entusiasmo il ruolo di consulente e produttrice esecutiva perché ha voluto assicurarsi in prima persona che "tutto venga fatto nel modo giusto".
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Nelle parole di Shannon, "Warrior deve essere in linea con l'eredità di mio padre e della mia famiglia".
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